Caratterizzare il profilo di educatore professionale nei servizi sociali degli ATS


Francesco Crisafulli | 23 Giugno 2025

La lettura del recente Piano Nazionale degli Interventi e dei Servizi sociali, anno 2024/2026, offre diversi spunti per riflettere l’opportunità di caratterizzare il profilo dell’educatore professionale già presente o da implementare negli organici degli Enti Locali che compongono gli Ambiti territoriali sociali (ATS) del territorio italiano. Un nuovo piano assuntivo nazionale, per il rinforzo degli organici degli ATS e le recenti modifiche contrattuali (CCNL Funzioni Locali del 16 novembre 2022), accompagnano tale processo prevedendo per i nuovi assunti EP socio pedagogico ed EP socio sanitario, il livello contrattuale dei funzionari e della elevata qualificazione (ex livello D). Possiamo partire da questi tre passaggi per riflettere sul tema.

Nel contatto diretto con le persone, lo schema dei Servizi Sociali territoriali fino ad oggi costruito nel paese, vede perlopiù la figura dell’assistente sociale come cardine delle organizzazioni ed altre figure professionali come l’educatore professionale ingaggiate solitamente attraverso appalti e convenzioni con Enti del Terzo settore (ETS), per lo svolgimento di prestazioni educative nell’ambito della tutela minori, del disagio adulto e delle famiglie, nei servizi per la disabilità e per la non autosufficienza. Fanno eccezione a questo schema gli organici pubblici, educativi, di alcune ex Ipab (oggi Aziende di Servizi alla persona, Unioni di Comuni, ecc), inquadrati anch’essi con il CCNL Funzioni Locali, ai quali in alcuni territori vengono assegnate dagli Enti Locali mediante accordi di programma, funzioni di gestione di accoglienza ed erogazione dei servizi per target specifici come ad esempio le persone senza fissa dimora, i servizi di accoglienza della bassa soglia, il pronto intervento sociale, la gestione diretta di strutture di accoglienza e di assistenza. Anche in questo caso tali Enti gestiscono direttamente con proprio organico alcuni servizi e appaltano alcune funzioni agli ETS. Questo schema organizzativo – sia consentito, per lo scopo dell’articolo, un certo carattere di generalizzazione – si è rinforzato nel tempo, da un lato con il riconoscimento del LEPS – livello essenziale di sistema – nel rapporto Assistenti Sociali e popolazione minimo di 1:5.000 residenti; dall’altro con il riconoscimento della funzione di “servizio sociale” che hanno assunto gli ETS, nella strutturazione dei percorsi di co-programmazione e co-progettazione, oggetto di recenti interventi normativi.

Un approccio multi ed inter professionale alla comprensione e soluzione dei problemi delle persone

Nel capitolo “Supportare e potenziare l’integrazione tra le politiche pubbliche” il Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali – anno 2024/2026 (di seguito Piano) riporta:

“Un approccio multidisciplinare risulta necessario per poter rispondere ai bisogni complessi delle persone, da realizzarsi con il lavoro svolto dall’intera équipe multidisciplinare, costituita da professionisti con le competenze necessarie ad inquadrare i bisogni della persona e del nucleo familiare ed intraprendere un percorso di superamento delle diverse condizioni di bisogno: assistente sociale, educatore professionale, psicologo e altre figure di riferimento”.

Il Piano in questo passaggio (pag.7) evidenzia la necessità del lavoro multiprofessionale che diventa multidisciplinare, nell’ascolto, comprensione dei problemi, valutazione professionale, pianificazione e realizzazione di un progetto, erogazione di prestazioni e si evolve auspicabilmente, in un lavoro interprofessionale in cui le diverse discipline sono coinvolte in sinergia, fondendo le loro competenze e responsabilità per creare un approccio coeso e unificato. A pag. 98 del Piano nel passaggio dello sviluppo delle équipe multiprofessionali per un approccio multidisciplinare della presa in carico, viene inclusa la figura dell’EP socio-pedagogico, “

per esercitare le funzioni di collaborazione alla valutazione multidimensionale con specifica attenzione ai bisogni socio educativi ed all’accompagnamento delle persone nell’attuazione degli impegni previsti nel progetto quadro e individualizzato”.

Nel capitolo “Potenziamento delle Equipe multiprofessionali (pag. 46), si legge che

“Le équipe multidisciplinari devono sempre prevedere la presenza dell’Assistente Sociale del Comune di competenza della persona o del nucleo beneficiario, affiancato da altre figure professionali interne, quali l’Educatore e lo Psicologo, nonché da uno o più referenti delle altre Istituzioni competenti (Centro per l’Impiego, Distretto sanitario, Istituzioni scolastiche, Servizi abitativi, ecc.) per realizzare i risultati concordati e condivisi all’interno delle équipe, grazie anche al LEPS Supervisione del personale dei servizi sociali in prospettiva multiprofessionale”.

Seguendo questi 3 punti-traccia, come si caratterizza un profilo educativo nel servizio sociale dei territori? Secondo l’articolo “Verso una Epistemologia dell’educazione professionale” del 2023,

“l’educazione professionale ha per oggetto l’educazione, la cura (to care), e/o la riabilitazione (social rehabilitation), il potenziamento (empowerment), l’accompagnamento all’autonomia delle persone (soggetti, individui, cittadini) in sviluppo o in difficoltà, vulnerabili e/o a rischio di emarginazione/esclusione, o con problemi che impediscono l’accesso o la fruizione dei diritti umani, civili e di cittadinanza e la partecipazione alla vita sociale, nonché con problemi che si riflettono sulla collettività”.

In tale prospettiva questa figura è particolarmente appropriata per rispondere ai bisogni delle persone in difficoltà, fragili o vulnerabili che si rivolgono ai Servizi Sociali dei nostri territori.

Interventi specifici per l’Educatore Professionale e nuove prospettive

Il Piano successivamente richiama le funzioni educative in alcune Schede di intervento: nel Centro/Servizio Affido familiare, nell’Educativa domiciliare, negli Spazi multifunzionali di esperienza per preadolescenti e adolescenti, nei Patti educativi di comunità (progetti Get up), nelle Azioni educative per la prevenzione dell’abbandono scolastico e attivazione di misure per il rientro nel percorso formativo (Accompagnamento formazione-lavoro), nel Centro servizi per il contrasto alla povertà (front office, assessment ed orientamento, nella Presa in carico e case management/indirizzamento al servizio sociale professionale o ai servizi specialistici), nell’Housing first/Housing led.

Vale la pena riflettere sull’opportunità di individuare alcuni altri ambiti nei quali la professionalità educativa trova una appropriata collocazione nel Servizio Sociale, a partire da esperienze già presenti negli organici pubblici dei servizi:

  • il processo, i percorsi, i supporti per i giovani alla conclusione del ciclo scolastico o formativo e la pianificazione del sostegno nei percorsi verso il lavoro e/o l’occupazione delle persone con particolari barriere verso l’inclusione (persone con disabilità, con problemi di salute mentale, con problemi di dipendenza patologica, fragili o vulnerabili, ecc);
  • l’accoglienza, la presa in carico, la pianificazione di interventi volti all’autonomia e all’inclusione sociale delle popolazioni immigrate in condizione di precarietà, fragilità e/o vulnerabilità;
  • il sostegno alla crescita, alla adultità, alla genitorialità, alla capacitazione, allo sviluppo di abilità e competenze, all’acquisizione di autonomie, elementi utili e fondamentali per la costruzione di una vita di qualità, armonizzata nella comunità e nella società civile;
  • la co-costruzione di progetti di prevenzione, di promozione della salute e di lavoro di comunità in collaborazione e sinergia con le altre figure professionali della rete dei servizi.

Progettazione individuale e personalizzata e attività di Valutazione

La recente riforma in materia di Disabilità ha posto al centro dell’attività territoriale degli Enti Locali, nella logica dell’integrazione socio sanitaria,  i temi della valutazione multidimensionale e la definizione dei Progetti di vita. Occorre guardare la persona da diversi punti di vista, secondo le sue preferenze ed i suoi bisogni e progettare – prefigurare il futuro almeno nel medio periodo. Il tema della Progettazione che nell’ambito della disabilità deve essere individuale, personalizzata e partecipata, richiama fortemente una funzione educativa che ha tra le sue attività core, proprio la pianificazione dell’intervento educativo.

Nel testo “Il Core Competence dell’Educatore Professionale” (F.Crisafulli et al, 2010) tra le funzioni fondamentali di questa figura professionale, sono comprese:

  • la funzione di pianificazione dell’intervento educativo rivolta alla comunità/gruppi;
  • la funzione di pianificazione dell’intervento educativo rivolto al singolo.

Entrambe queste funzioni si esplicano attraverso le seguenti attività: accoglienza, anamnesi, osservazione, identificazione delle necessità educative, presa in carico e cura, progettazione, programmazione e attuazione, follow up.

La progettazione individuale e personalizzata è quindi una attività core dell’Educatore Professionale che trova, naturalmente, uno spazio di azione e di senso nell’idea di un Servizio Sociale territoriale che si occupa delle persone in difficoltà con un approccio di prossimità. La costruzione di percorsi educativi e socio-riabilitativi volti allo sviluppo delle potenzialità dei singoli individui in un quadro di piena realizzazione personale e nella condizione massima e possibile di partecipazione sociale, di vita con gli altri, è la cifra che questa figura professionale può mettere in campo.

Nel testo “La valutazione nel lavoro dell’Educatore professionale” si legge che:

“l’attività di valutazione in educazione professionale, è quell’azione specialistica che consente di arrivare ad avere un giudizio su una determinata situazione e, di conseguenza, di poter sia prendere delle decisioni sia scegliere con cognizione di causa, il percorso di pianificazione dell’intervento educativo o riabilitativo da adottare e praticare; quel giudizio consente anche di modificare alcuni aspetti dell’intervento, quando se ne presenti la necessità. L’attività di valutazione ha inoltre, lo scopo di cogliere le conseguenze di un’azione educativa-riabilitativa intenzionale, cioè di comprendere se l’intervento sia di beneficio per le persone e se stia producendo – o abbia prodotto – il cambiamento desiderato (F. Crisafulli, 2018)”.

La valutazione professionale è necessaria per affrontare la complessità delle situazioni nelle quali condizioni oggettive (patologie, difficoltà economiche, scelte avventate, ecc) determinano svantaggio sociale che spesso si concatenano tra loro creando una spirale negativa che porta le persone ed i nuclei familiari, verso il disequilibrio ed il dissesto. Individuare – attraverso una funzione valutativa – gli elementi centrali di tale complessità e quindi le risorse, i perni su cui ricostruire un equilibrio possibile, sono elementi importantissimi nel lavoro che si svolge nei Servizi Sociali.

Case manager e funzioni di presa in carico

“L’educatore professionale socio pedagogico e lo psicologo – afferma il Piano – non hanno una diretta funzione di case manager che rimane incardinata nella figura dell’assistente sociale ma partecipano a tutte le fasi progettuali, dalla valutazione preliminare fino alla verifica finale del progetto individualizzato”.

Senza dubbio la figura dell’Assistente Sociale ha le competenze, il ruolo e l’autorità per essere una figura centrale in questa funzione di presa in carico ed accompagnamento delle persone. Tuttavia, ritengo che identificare un Servizio o la funzione di Servizio Sociale, unicamente con la figura dell’AS può offrire dei vantaggi organizzativi ma essere altresì una scelta non sempre adatta ad alcuni bisogni, domande, fasi della vita o problemi prioritari delle persone seguite.

“Occorre sviluppare paradigmi nuovi di presa in carico – ci ricorda il Piano – attraverso la creazione di Reti istituzionali che consentano, innanzitutto, l’interazione tra il mondo sociale e sanitario per l’attuazione sinergica dei LEPS e dei LEA, oltre che la creazione di uno stretto raccordo con il sistema giudiziario, dell’istruzione e della formazione, delle politiche del lavoro e delle politiche abitative” (Piano, pag.7)

A partire da questa prospettiva, si auspica che si possa aprire una riflessione congiunta tra le professioni, con le autorità nazionali competenti la programmazione e la costruzione dell’assetto dei servizi di welfare nel Paese, affinché altri profili possano assumere questa funzione di case manager nei Servizi Sociali, mutuando da un lato l’esperienza già avviata tra le figure del ruolo sanitario, dall’altro utilizzando le diverse competenze professionali specifiche che hanno altre figure professionali come quella dell’Educatore Professionale che possono avere la medesima efficacia e appropriatezza nella presa in carico delle persone che si rivolgono ai Servizi Sociali delle ATS.

Il nuovo inquadramento contrattuale ed il piano assuntivo 2025 previsto dal Ministero del lavoro: un’opportunità per rafforzare ed innovare i Servizi Sociali dei territori

Il recente Contratto Collettivo Nazionale dei Lavoratori delle Funzioni Locali, sottoscritto il 16 Novembre 2022, re-inquadra la figura dell’Educatore Professionale socio pedagogico e socio sanitario dall’ex Categoria C, alla nuova Area del livello contrattuale dei funzionari e della elevata qualificazione (ex livello D). Questa misura rappresenta un fatto importante che colma un divario professionale che aveva perso il suo senso. I nuovi assunti nel profilo saranno collocati quindi al pari di altre figure come l’Assistente Sociale, l’Avvocato, il Docente o l’Insegnante.

È di prossima uscita un “Maxi Concorso ATS 2025” che prevede la selezione di 3.839 funzionari tra i quali ci saranno 1.251 posti per Educatori/Pedagogisti. Le assunzioni avverranno con contratto a tempo determinato di 3 anni, finanziate integralmente dal Piano Nazionale Inclusione.

“La Strategia di intervento riguarda il rafforzamento degli ATS e lo sviluppo del sistema dei servizi. … Questi professionisti avranno il compito di garantire la stabilità del sistema di servizi dedicati alla non autosufficienza e alla disabilità. Il contributo sarà assegnato agli ambiti territoriali sulla base delle assunzioni a tempo indeterminato effettuate dai soggetti pubblici designati da ciascun ambito”.

Alla luce di questi due fatti vale la pena pensare ad una evoluzione dei Servizi Sociali territoriali prevedendo diverse figure professionali che svolgano in sinergia e perché no in alternanza nell’arco temporale della vita delle persone, le funzioni di accoglienza, ascolto, valutazione, presa in carico, pianificazione, attuazione e verifica del piano degli interventi.