Il potenziamento del servizio sociale


Elisa Concina | 9 Settembre 2025

I livelli essenziali delle prestazioni sociali rappresentano il pilastro fondamentale per garantire l’equità e la giustizia sociale su tutto il territorio nazionale. Per quanto riguarda il CNOAS, la loro attuazione non è solo un obbligo normativo, ma anche un imperativo etico per assicurare che ogni cittadino, indipendentemente dalla Regione di residenza, possa accedere a servizi sociali di qualità. La Legge di bilancio del 2021 ha individuato l’obiettivo di servizio del rinforzo del servizio sociale professionale – individuato espressamente come LEPS – definito da un operatore ogni 5.000 abitanti e da un ulteriore obiettivo di servizio definito da un operatore ogni 4.000 abitani. Tale previsione aveva la finalità di potenziare il sistema dei servizi sociali e in particolare di quei servizi che erano rivolti ai beneficiari del Reddito di Cittadinanza, di cui all’articolo 7 del Decreto legislativo 147/2017.

Il raggiungimento del LEPS è sostenuto da due canali di finanziamento: il Fondo povertà e il Fondo di solidarietà comunale. Il Fondo povertà ha finanziato circa 180 milioni di euro per il triennio 2021-2023, riconfermati anche per il triennio 2024-2026, per tutti quegli ATS che assumono assistenti sociali a tempo indeterminato. Le risorse sono vincolate a dei processi di rendicontazione, che devono avvenire l’anno successivo, e vengono perse in caso di mancato utilizzo. Il Fondo di solidarietà comunale, invece, è più orientato al raggiungimento di obiettivi di servizio nei Comuni, con una spesa storica per il sociale che è inferiore a quello che è il fabbisogno standard. Anche in questo caso le risorse devono essere rendicontate, ma non è previsto un obbligo specifico a destinarle al reclutamento di assistenti sociali, neppure se l’ATS è sotto-organico. Questo rappresenta un limite sostanziale anche nell’efficacia del meccanismo.

Nel marzo scorso l’Ufficio parlamentare di bilancio ha pubblicato un rapporto, ad integrazione di quanto già presentano nel dicembre 2023, ossia un focus tematico di analisi dei risultati dei primi quattro anni di attuazione del LEPS. Quest’ultimo rapporto, a differenza di quello precedente, associa l’aspetto quantitativo a un incentivo specifico per favorire la qualità del servizio. Quindi, non solo viene considerato il numero dei professionisti assunti, che deve essere adeguato allo standard, ma anche il tipo di contratto, privilegiando quelli a tempo indeterminato. Dal documento emerge che nel periodo 2020-2024 il numero complessivo di assistenti sociali in servizio è cresciuto da 9.749 unità a 13.622, con un incremento complessivo del 39,7%. Un aumento senz’altro significativo, ma non ancora sufficiente. Risulta evidente una crescita del numero di professionisti che soddisfano il requisito qualitativo del contratto a tempo indeterminato, ma ci sono ancora importanti differenze tra i territori. L’aumento delle assunzioni ha interessato soprattutto le Regioni del Nord, in cui la maggior parte degli assistenti sociali viene assunta con contratto a tempo indeterminato. Alcune Regioni hanno raggiunto e addirittura superato lo standard, ad esempio il Friuli Venezia Giulia e la Valle d’Aosta. Nelle Regioni del Centro e del Sud, invece, la presenza di figure con contratti a tempo determinato, piuttosto che altre forme contrattuali, rimane molto significativa, in particolare in Campania, Calabria e Sicilia.

Il solo incremento del personale non è, quindi, sufficiente a colmare le carenze strutturali. Considerata la popolazione al 1° gennaio 2023, per la piena attuazione del LEPS sarebbero necessarie ulteriori 1.126 assunzioni in circa 228 ATS. Volendo rispettare anche il requisito qualitativo, quindi l’assunzione a tempo indeterminato, sarebbero necessarie ulteriori 2.677 assunzioni di assistenti sociali in 352 ATS. Volendo essere ancora più ambiziosi, quindi per il raggiungimento dell’obiettivo 1 a 4.000 incentivato dal Fondo povertà, sarebbero necessarie ulteriori 4.607 nuove assunzioni oppure stabilizzazioni di personale.

Le motivazioni del mancato raggiungimento del LEPS sono individuabili in ostacoli strutturali, tra cui la mancata integrazione tra i due sistemi di finanziamento che operano con logiche diverse e non coordinate. Nonostante le deroghe introdotte ai vincoli di spesa a partire dal 2021, le difficoltà legate alla stabilizzazione del personale permangono. Un altro elemento critico riguarda anche la scarsa utilizzazione delle risorse: su 540 milioni di euro del triennio 2021-2023, sono stati effettivamente spesi solo 194 milioni. Il mancato rispetto degli standard qualitativi ha comportato l’esclusione di molti ATS dal finanziamento.

I progressi raggiunti sono, tuttavia, significativi: si tratta del LEPS che dal punto di vista della struttura è sicuramente in fase più avanzata degli altri, è previsto l’obiettivo del servizio ma i risultati sono ancora parziali. Il LEPS non è stato pienamente conseguito né sul piano quantitativo né su quello qualitativo, limitando fortemente la possibilità di garantire dei servizi uniformi ed efficaci sul territorio. I finanziamenti non sono sufficienti se poi manca la volontà politica e organizzativa di trasformarli in diritti concreti, e se prevale una logica burocratica che non comprende – o non comprende del tutto – il lavoro trasformativo professionale esercitato attraverso la costruzione di servizi pubblici in grado di rispondere con competenza e continuità ai bisogni delle persone. La precarietà lavorativa degli assistenti sociali compromette notevolmente la qualità dell’intervento e, di conseguenza, la soddisfazione dei bisogni dei cittadini.

In conclusione, guardando al futuro, le domande che dovremmo porci riguardano quali sono le condizioni istituzionali, organizzative e professionali necessarie. Innanzitutto, un’assunzione di responsabilità da parte degli enti locali: i Comuni e gli ATS devono essere messi nelle condizioni di attuare la previsione della norma per garantire l’esigibilità dei diritti; dove questo non accade deve essere attivata un’azione di vigilanza pubblica sulle scelte dei territori. L’altra componente importante per poter garantire la piena attuazione del LEPS, è il ruolo attivo delle Regioni: un ruolo di accompagnamento dei territori, promuovendo linee guida e offrendo supporto tecnico, ma anche prevedendo atti vincolanti nei confronti degli enti inadempienti. Non possiamo più pensare solamente a fare delle raccomandazioni, forse è arrivato il momento di concretizzare le disposizioni della norma. Infine, l’importanza di una programmazione strutturata e integrata: va rafforzata la programmazione triennale dei fabbisogni di personale sociale, vincolandola ovviamente ai LEPS e integrandola con la programmazione sanitaria, delle politiche educative, abitative, e via dicendo.