L’esperienza di Arghillà: tra sacche di disagio e opportunità di sviluppo (Parte I)


Eleonora ScrivoLuca Fanelli | 22 Luglio 2025

Il quartiere di Arghillà si trova nella periferia nord di Reggio Calabria, su un pianoro con vista sullo Stretto di Messina. In origine zona agricola con un microclima favorevole, è stato trasformato negli ultimi cinquant’anni in area edificabile. Negli anni Settanta del Novecento, scartata l’ipotesi di insediarvi l’università, si decise di avviare interventi di edilizia pubblica e privata sui terreni espropriati a famiglie produttrici del vino che portava lo stesso nome, Arghillà1.

Mentre in Arghillà sud si costruivano edifici residenziali per il ceto medio, negli anni Ottanta il Comune autorizzò la costruzione di 950 alloggi di edilizia popolare, concentrati ad Arghillà nord. A partire dalla fine degli anni Novanta iniziò a trasferirvi delle famiglie rom, in esito al fallimento di una politica di equa dislocazione, che avrebbe dovuto distribuire in maniera uniforme tra le circoscrizioni cittadine, le famiglie sgomberate dall’ex caserma Cantaffio, conosciuta con il nome di “208” e dall’ex lazzaretto, lì confinate dopo aver dovuto abbandonare il campo delimitato da due torrenti a seguito delle alluvioni del 1970 e 1976. Nel corso degli anni, sino al 2006, con il completamento dello sgombero della ex caserma, ulteriori famiglie rom furono spostate ad Arghillà sud o vi si spostarono autonomamente, occupando gli appartamenti rimasti2.

Oggi il rione di Arghillà è diviso in due aree ben distinte: Arghillà sud, con circa 3.000 abitanti, caratterizzata da villette, un asilo e la chiesa di Sant’Aurelio; e Arghillà nord, con palazzine popolari in cui vivono altrettante persone, tra italiani e stranieri. Appare particolarmente significativo di un contesto urbano fortemente spersonalizzante, la mancanza per oltre trent’anni della toponomastica, questione affrontata solo nel 2019.

Arghillà nord è caratterizzata da forte povertà e disagio sociale. L’età media è di 43 anni, con una bassa presenza di over 65 e quasi totale assenza di ultra75enni. La popolazione straniera rappresenta circa il 30%, con presenze romene, marocchine, senegalesi, nigeriane e indiane. L’alta concentrazione di povertà ha impedito la costruzione di una rete sociale solida, a differenza della zona sud, dove una maggiore mixité sociale ha favorito la nascita di associazioni e iniziative comunitarie. Esistono residenti con condizioni economiche migliori, ma sono invisibili: lavorano e si svagano altrove, usando il quartiere solo come dormitorio.

Una parte significativa degli abitanti prova un forte senso di chiusura nei confronti del territorio cittadino, vissuto come deludente, inaccessibile e ostile. Appare forte il senso di solidarietà e mutualismo all’interno della rete parentale e della comunità rom, ma altrettanto forte è il timore dell’esclusione e dello stigma causato dal pregiudizio e dalla discriminazione avvertiti come insuperabili.

Nel rione è particolarmente evidente la disuguaglianza di genere. Le donne, in lieve maggioranza, vivono condizioni di vita peggiori: bassa scolarizzazione, maternità precoce, scarse opportunità lavorative (spesso nel sommerso), esposizione a dinamiche di segregazione sociale e sfruttamento, notevole carico di lavoro di cura. La partecipazione alla vita comunitaria è ridotta e l’accesso ai servizi sanitari è difficile. Molte non sono mai state al cinema o in biblioteca, né hanno ricevuto informazioni sulla salute sessuale e riproduttiva. Particolarmente frequente è la presenza di nuclei monogenitoriali composti da donne e bambini, con padri spesso assenti o in carcere.

La situazione che caratterizza Arghillà pregiudica la soddisfazione di diversi diritti, tra i quali: avere un’abitazione dignitosa, giovarsi di contesti di aggregazione positiva, esercitare il diritto alla salute, acquisire competenze chiave, crescere in una famiglia supportata e accedere a opportunità di lavoro. A questi sei ambiti volgiamo ora lo sguardo in modo più analitico.

Avere un’abitazione dignitosa

Arghillà nord conta circa 1.250 alloggi di edilizia pubblica, 50 dei quali sono di proprietà del comune. Metà risultano occupati irregolarmente, generando precarietà e impedendo l’accesso ai servizi. Le assegnazioni avvengono spesso per emergenza, fuori dalle graduatorie. Risulta, per esempio, a livello comunale, che dei 1.200 vincitori del bando ordinario ERP 2005 in 10 anni (dal 2012 al 2022) solo i primi sette hanno avuto assegnato un alloggio, mentre dei 210 nuclei familiari vincitori dell’ultimo bando ordinario 2019, solo cinque, nel 2024 e solo in seguito al commissariamento del settore ERP3.

Le occupazioni abusive hanno alimentato illegalità, le manutenzioni ordinarie e straordinarie previste per legge sono state fortemente carenti o, del tutto assenti, nonostante l’assessora competente, nel 2017 abbia dichiarato che venivano stanziati 2,8 milioni di euro derivanti dai canoni degli alloggi, per eseguire i lavori necessari nelle unità abitative. Le condizioni degli edifici restano, pertanto, critiche: infiltrazioni d’acqua, ascensori inagibili e rischio sismico a cui si aggiunge il problema dei rifiuti abbandonati e incendiati nelle vie e nelle piazze, contribuendo ad aggravare l’insalubrità.

Nel 2018 è stato siglato un protocollo tra comune di Reggio e Aterp per creare una banca dati condivisa e open sugli alloggi popolari e provvedere ad una mappatura che avrebbe tra l’altro informato anche il lavoro dell’istituenda Agenzia per la casa, il cui obiettivo principale è:

“accorpare e coordinare le competenze esistenti in materia di accesso all’edilizia popolare, in modo da poter costruire un punto di riferimento unico per il disagio e le povertà abitative”.

Ciò nonostante, nel febbraio 2024 emerge un ulteriore elemento di grave corruzione in esito all’inchiesta “Case popolari”; nove persone sono arrestate, il reato contestato è l’associazione per delinquere, per alcuni di stampo mafioso, finalizzata all’illecita gestione di immobili di edilizia popolare ed alla commissione di condotte estorsive.

Un sopralluogo dei commissari dell’Aterp nel gennaio 2025 ha determinato l’ordinanza d’urgenza del sindaco di Reggio Calabria con cui si prevede lo sgombero di 110 alloggi del cosiddetto Comparto 6, a causa del grave deterioramento delle condizioni di vivibilità4. A tutt’oggi non si conoscono le modalità di dislocazione e solo le associazioni locali e i volontari stanno supportando le famiglie interessate per garantire loro condizioni alternative sostenibili e dignitose.

Giovarsi di contesti di aggregazione positiva

Il quartiere è privo di veri luoghi di aggregazione: solo parrocchia, cortili, da un anno e mezzo il campetto di calcio recuperato dal comune e pochi esercizi commerciali. Gli spazi pubblici, progettati in passato, come la palestra o la pista di pattinaggio, sono spesso vandalizzati, a seguito di mancanza di manutenzione ordinaria e straordinaria o di una programmazione condivisa di rigenerazione.  Le attività giovanili si limitano a passeggiate o musica ascoltata tra i palazzi. I collegamenti pubblici sono scarsi e lenti, con poche corse serali.

Esercitare il diritto alla salute

La condizione critica della sanità nel rione va inquadrata nel contesto regionale: commissariata a più riprese dal 2010, ha visto il taglio progressivo di personale e strutture ospedaliere ed è riuscita a sfruttare l’opportunità del PNRR meno di altri territori; non a caso, “la percentuale di pazienti calabresi che sceglie di rivolgersi alle strutture sanitarie di altre regioni è pari al 43%”5.

In Arghillà non ci sono ambulatori e consultori pubblici, né medici di base residenti all’interno del rione, ma solo in quelli adiacenti. Dal 2018 è operativo il Centro di medicina sociale Ace che offre gratuitamente visite specialistiche, ma non servizi diagnostici e dal 2022 è operativa sul territorio l’equipe di Medici del mondo. Va però notato che l’ambulatorio di prossimità incontra una sorta di resistenza e sospetto: le richieste di accesso a servizi di cura e prevenzione sono inferiori alle previsioni e al bisogno stimato. L’assenza cronica di poli sanitari pubblici che possano offrire livelli di cura avanzati e servizi di prevenzione costituisce una grave carenza, così come la mancanza di ricerche e dati rispetto al tipo di patologie diffuse. L’accesso alla sanità è ostacolato da distanza, sfiducia e carenze strutturali. Le donne raccontano esperienze traumatiche legate alla salute riproduttiva. Sono diffuse malattie respiratorie, alimentazione scorretta e disagio psichico, specie tra le giovani. Persone disabili vivono in condizioni drammatiche, per l’inagibilità degli ascensori e la ricorrente carenza d’acqua.

Acquisire competenze chiave

La povertà educativa è diffusa: la dispersione e l’abbandono scolastico, sebbene non adeguatamente rilevati, sono una realtà soprattutto per quanto concerne la conclusione del ciclo della scuola secondaria di secondo grado, ma interessano anche la scuola secondaria di primo grado e la scuola primaria. Nel 2019 (ultimi dati disponibili), 61 giovani del rione tra i 13 e i 17 anni erano segnalati per dispersione scolastica al servizio sociale, il 13% di questa fascia d’età; anche molti giovani intervistati tra gli 11 e i 17 anni hanno denunciato una scarsa motivazione alla frequenza, mettendo in luce che il periodo di transizione dalla frequenza regolare all’abbandono vero e proprio è abbastanza lungo (a volte un intero anno scolastico) e vissuto in solitudine, ovvero senza forti azioni da parte della famiglia e della scuola.

Particolarmente significativa la chiusura nel 2018 di un plesso di secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo Radice Alighieri, che rappresentava un importante presidio di legalità, garantendo anche un più facile accesso per le famiglie sprovviste di mezzi di locomozione privati. Il plesso era ospitato presso il centro civico Ciprioti, in attesa che venissero completati i lavori nella sede centrale posta a circa 3 km da Arghillà, nel quartiere Catona. Terminata la ristrutturazione, la scuola è stata trasferita6. Nel frattempo, a partire dall’anno scolastico 2023/24, anche il suddetto plesso nel quartiere Catona è stato chiuso, per inagibilità dei locali; dopo due mesi è stata assegnata alla scuola una nuova sede, prossima a quella precedente, sempre con gli stessi parametri di accessibilità provenendo da Arghillà nord, la presenza degli scuolabus garantisce un trasporto pubblico, ma spesso si sono registrati episodi di morosità nel pagamento degli abbonamenti, soprattutto nei nuclei familiari con più figli e, quindi, il rischio di essere esclusi dal servizio. In questi casi, le associazioni si sono fatte carico dei contributi previsti, sanando così le circostanze di criticità.

La situazione della dispersione scolastica si è aggravata con la pandemia; a Reggio, tra i primi comuni a livello italiano, nel 2021 è stato siglato un protocollo tra il Tribunale dei minori, tre scuole, il Comune e l’Inps, finalizzato a sensibilizzare le famiglie sulla frequenza scolastica dei figli e a condizionare a questa l’erogazione di sussidi (allora il Reddito di Cittadinanza). Non vi sono dati che dimostrino l’impatto di questo provvedimento a distanza di quattro anni. Il protocollo è comunque “superato” dalle disposizioni del Decreto-Legge 123/2023, cosiddetto “decreto Caivano”, che ha introdotto sanzioni penali per i genitori di chi frequenta irregolarmente la scuola. Si registra comunque una dispersione implicita con un basso livello di competenze di base e una significativa assenza di presidi educativi nel quartiere. Le ragazze, dopo l’abbandono degli studi, vengono immediatamente assorbite dal lavoro di cura, all’interno delle famiglie di origine o di nuovi nuclei parentali, i maschi lavorano irregolarmente e saltuariamente.  Il CPIA (Centro Provinciale di Istruzione per Adulti) è stato chiuso, dopo una breve esperienza, impedendo la formazione degli adulti che pur vorrebbero riprendere gli studi e conseguire un titolo, ma che incontrano molta difficoltà nell’organizzazione dei tempi e degli spostamenti in altre parti della città.

Crescere in una famiglia supportata

Il quartiere è segnato da una povertà economica grave. Molti residenti ricevono sussidi di vario genere. Una stima da noi fatta su dati amministrativi nel 2020 evidenziava la presenza di un numero di beneficiari di Reddito di Cittadinanza di circa 200 unità, che rappresentavano il 27% della popolazione, un valore senza paragone rispetto alla media nazionale (1,6%) e di Reggio Calabria (3,6%)7. Peraltro, un numero consistente di nuclei familiari che versano in condizioni di grave povertà non ha accesso ai sussidi per la mancanza di documenti di identità, dell’ISEE, per situazioni pregresse non risolte (ad esempio partite IVA non chiuse). Come per altri contesti, si può affermare che probabilmente non hanno accesso alle misure di sostegno al reddito proprio le famiglie più in difficoltà.

A fronte di questi sussidi monetari, la presa in carico è stata minata nel corso degli anni da carenze strutturali di personale, legate ai vincoli del bilancio comunale, al sistema di calcolo della spesa da allocare ai comuni – Reggio Calabria è tra le città più colpite dall’attuale meccanismo8. I vincoli del bilancio comunale si sono allentati con la conclusione, nel 2023, del piano di riequilibrio del Comune, consentendo così il rafforzamento del settore dei servizi sociali, con personale adeguato. Gli effetti di tale mutamento impiegheranno tempo a vedersi e si rileva comunque la mancanza di un censimento effettivo delle famiglie residenti nel riolne e una programmazione adeguata a colmare lo svantaggio accumulato nel tempo.

Accedere a opportunità di lavoro

Il tasso di occupazione ad Arghillà è molto basso: gli informatori sono concordi nell’affermare che sia inferiore a quello provinciale, che si assesta al 32,5% (dato ISTAT 2024). In tanti lavorano irregolarmente, in condizioni precarie. I giovani spesso diventano genitori senza un’istruzione o un lavoro. Il Centro per l’Impiego non è percepito come utile. Una nostra ricerca su dati amministrativi nel 2020 stimava la frequenza del CpI cittadino da parte del 13,7% delle persone disoccupate nel rione, dato ancora più esiguo del già basso 24,2% di persone disoccupate che in Italia si rivolgono ai CPI9. Di conseguenza, anche le politiche attive del lavoro, come il programma GOL, fanno fatica a raggiungere gli abitanti di Arghillà. Le donne affrontano ostacoli culturali e pratici. Manca totalmente un’azione volta a valorizzare le competenze presenti nel quartiere.

In sintesi, dunque, il quartiere di Arghillà è un quartiere nato in modo pianificato, ma con scelte urbanistiche che ne hanno accelerato il degrado. Oggi vive una situazione sociale critica, con gravi emergenze abitative, sacche di povertà significative, dispersione scolastica e carenza di servizi di base. Tuttavia, come vedremo nella seconda parte del presente contributo, la forte presenza del terzo settore, i numerosi progetti di riqualificazione attivi e le più recenti scelte di policy, stanno dando nuovo impulso al quartiere, nella direzione di un suo positivo auspicabile sviluppo.

  1. Il presente articolo si basa su una profonda conoscenza del contesto da parte della prima firmataria, che vi opera continuativamente dal 2017 e da un costante confronto su tale realtà con il secondo firmatario; nel corso degli anni, sono state realizzate dagli scriventi alcuni specifici approfondimenti analitici.
  2. Isaia Invernizzi, «Il quartiere fuorilegge di Reggio Calabria», Il Post, 19 dicembre 2023
  3. Redazione, «Reggio, Un mondo di mondi: Saranno avviate le assegnazioni degli alloggi del bando 2019», Il Reggino, 9 marzo 2024; Redazione, «Un mondo di mondi: L’amministrazione Falcomatà, nega il diritto fondamentale alla casa alle famiglie a reddito basso», ReggioToday, 10 maggio 2024.
  4. Paola Suraci, «Scatta lo sgombero ad Arghillà, via gli occupanti abusivi dai 110 alloggi inagibili», 31 marzo 2025.
  5. Anna Spena, «Calabria, la sanità “a passo di gambero”», Vita.it (blog), 14 marzo 2025
  6. Il Centro, seppur richiesto dalle associazioni come sede di un luogo di aggregazione e animazione è stato ceduto al Ministero dell’interno, e destinato ad ospitare il commissariato, ma a tutt’oggi, la transizione non è stata compiuta e la struttura viene regolarmente vandalizzata e pesantemente danneggiata.
  7. INPS, «Reddito e Pensione di Cittadinanza e Reddito di Inclusione. Osservatorio Statistico. Con tabelle allegate» (Roma, 8 aprile 2020)
  8. OpenPolis, «Proiezione del fondo di solidarietà comunale per i comuni con più di 60.000 abitanti», Openpolis, 4 novembre 2019.
  9. ISTAT, «Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie. Cartogrammi del Comune di Reggio di Calabria» (Roma, 31 maggio 2017). Per il dato nazionale, cfr. ISTAT, «Indagine cono-scitiva sul funzionamento dei servizi pubblici per l’impiego in Italia e all’estero. Audizione del Presidente dell’Istituto nazionale di statistica Giorgio Alleva» (Roma, 18 luglio 2018).