L’esperienza di Arghillà: tra sacche di disagio e opportunità di sviluppo (Parte II)


Eleonora ScrivoLuca Fanelli | 31 Luglio 2025

La prima parte di questo contributo1 è stato pubblicato su welforum.it il 22 luglio 2025

 

Quartieri pianificati e politiche pubbliche

Il rione Arghillà, in modi simili ad altri esperimenti urbanistici presenti in quasi tutti i centri urbani medio-grandi, pur nella sua peculiarità, porta con sé una path dependence per cui, se le politiche pubbliche istitutive dello spazio urbano in questione sono la (con)-causa del problema, altre politiche pubbliche devono esserne la soluzione.

Seguendo questa logica, questo territorio è stato oggetto di molte progettazioni, le più consistenti delle quali sono state a valere su fondi europei. Senza risalire ai programmi PIC Urban – che finanziò il vicino parco Ecolandia – e i successivi Urban I (1994-1999) e Urban II (2000-2006), ci limitiamo ad una ricognizione non esaustiva degli ultimi 10 anni. In questo arco di tempo si segnalano finanziamenti che interessano Arghillà inseriti nel: nel PON FESR (programmazione 2007-2013), con interventi di risistemazione urbana; PON Metro (programmazione 2014-2021), con interventi infrastrutturali (recupero immobili, illuminazione, ecc.) e sociali; POR Calabria Fesr 2014-2020, ancora con interventi di riqualificazione; PNRR – Missione 5 (Dipartimento Coesione e MIT), con interventi di rigenerazione urbana, sociale e produttiva di spazi degradati nel quartiere Arghillà; il Fondo Sviluppo e Coesione (FSC 2021-2027), con interventi straordinari per rimuovere degrado, illegalità e migliorare sicurezza.  

Si devono poi menzionare, a valere su fondi esclusivamente nazionali, il cosiddetto Decreto Reggio, cui afferiscono quattro leggi con competenze diverse (L246/1989, L295/1998, L388/2000, L350/2003), finalizzato alla creazione di un istituto di profumeria (mai avviata) e a lavori di illuminazione e rete fognaria e il più recente PINQuA (Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’Abitare)2, su cui ritorniamo sotto.

Una stima per difetto da noi elaborata stima stanziamenti per 35 mln di euro nel periodo in questione.

Le difficoltà più tangibili rispetto a tutti questi fondi sono legate alla loro messa a terra: per quanto i ritardi nell’implementazione dei programmi nazionali e, in particolare, europei, non sia un problema della sola Reggio, né della Calabria, si rileva qui una particolare criticità, con dilazionamenti della spesa, riprogrammazioni, fondi stanziati, non spesi e quindi perduti. In parte, questo è da imputare alla difficile condizione delle casse comunali, che, finché non è stato superato il piano di recupero del predissesto non ha consentito la possibilità di accedere ai fondi di rotazione e ai mutui, ma solo di partecipare a bandi ministeriali ed europei, e, di conseguenza, annullando anche un’attività di programmazione che non fosse essenziale o emergenziale. È emblematico, in tal senso che il primo piano di zona comunale sia stato redatto nel 2021 per il successivo triennio, mentre il secondo, chiusa la progettazione nel dicembre dell’anno scorso, è in corso di applicazione3.

Analogamente, il territorio ha visto anche il fiorire di interventi del Terzo settore, finanziati dagli stessi enti implementatori o da soggetti terzi, come fondazioni di origine bancaria o finanziatori pubblici. Vista la loro parcellizzazione, è ancora più difficile fare una ricognizione di queste operazioni, ma, per la dimensione non possono non essere menzionati il poliambulatorio dell’associazione ACE e il progetto “F.A.T.A. Comunità”, promosso dalla Chiesa Valdese in collaborazione con il Consorzio Ecolandia.

Nei fatti, le oltre dodici realtà del Terzo settore che da tempo operano ad Arghillà hanno dovuto sopperire a vuoti istituzionali, in un’ottica di sussidiarietà, che spesso ha sconfinato nella supplenza dell’ente pubblico. Per diversi anni vi è stato una presenza preziosa di volontari che hanno gravitato prima intorno all’Opera nomadi e poi alla realtà di Un mondo di mondi, anche a titolo di supporto personale, come si evince da Il tacco di dio di Katia Colica (Città del Sole, Reggio Calabria 2009) e dall’esperienza della cooperante sui generis Fausta Ivaldi4. Fondamentale, poi, è stata l’azione di inclusione avviata con il programma Rom sinti e caminanti, a partire dal 2013, anche per attrarre altre realtà associative cittadine sul quartiere. All’interno della vita parrocchiale e dell’impegno sociale della Chiesa, dal 2011 si è sviluppata la realtà associativa della Collina del sole, che ha promosso nel tempo diverse attività di inclusione e contrasto al disagio giovanile e delle famiglie, gestendo direttamente anche il Centro diurno finanziato con fondi comunali.

In generale, però, le azioni di intervento sociale, legate, inevitabilmente, ai tempi e ai finanziamenti dei bandi o ai percorsi di vita dei volontari fuori da organizzazioni, non hanno garantito la continuità richiesta né vi è stato sempre un coordinamento tra le varie realtà che potesse assicurare un’omogeneità degli interventi. Solo negli ultimi anni, si è sperimentato, seppur con difficoltà, un approccio di rete effettiva che ha gravitato attorno allo spazio fisico del centro Ace, dimostrando ulteriormente la fondamentale importanza di luoghi rigenerati e restituiti alla comunità intesa come presidio di prossimità.

Nel 2023 è nata la rete informale Energie di comunità che ha unito diverse realtà associative attive nel quartiere con l’obiettivo di costruire un patto di comunità condiviso e sostenibile5.

Avanzamenti e prospettive

Proprio sulla base degli interventi pubblici e del privato sociale, non sono mancate negli anni azioni che hanno concretamente contribuito a migliorare la vita degli abitanti o a far fronte alle situazioni più difficili. È utile qui menzionarne alcune per sommi capi.

Il Coordinamento di quartiere, insieme al centro di ascolto e a varie associazioni (alcune delle quali riunite nella rete Energie di comunità), tra cui Ace, che dal 2018 ha aperto il Centro di medicina di prossimità sopra menzionato, ha promosso azioni concrete: supporto per la regolarizzazione degli alloggi, accesso a sussidi economici, gestione dei buoni spesa durante la pandemia, monitoraggio quotidiano di acqua e rifiuti, visite mediche specialistiche, screening di prevenzione gratuita, attività di animazione per bambini e famiglie, attività sportive. Di recente, in collaborazione con il centro antiviolenza cittadino Angela Morabito, è stato inaugurato uno sportello di ascolto indirizzato al contrasto e alla prevenzione e destinato alle donne del quartiere.

Un ulteriore impulso è stato dato dal progetto F.A.T.A., che ha promosso un coinvolgimento maggiore, seppure ancora ridotto, di donne appartenenti alla comunità rom, sia per quanto riguarda attività ludico ricreative che per esperienze lavorative, promuovendo la nascita di leader di comunità.

Come già menzionato, a più di trent’anni dalla nascita del rione, una delibera comunale nel 2019 approvava l’avvio di un processo partecipativo per dare i nomi a vie e piazze; dopo un contorto iter, il processo ha visto la sua conclusione nel 2024, con un effetto molto rilevante sull’identità locale.

Significativi interventi di tipo strutturale sono pure previsti. Alcuni saranno realizzati con fondi privati nell’ambito del progetto F.A.T.A, che prevede azioni integrate di rigenerazione socio-ecologica del quartiere, tra cui comunità energetica, recupero acque piovane, realizzazione di un eco-compattatore, hub del riuso, spazi sportivi e animazione di comunità.

Molto consistente si prospetta il sopra menzionato intervento Pinqua, che, con uno stanziamento di 19 milioni di euro per l’intera città, prevede per Arghillà la riqualificazione edilizia di 50 alloggi abitati, attualmente in condizioni di estremo degrado, attraverso soluzioni di messa in sicurezza, efficientamento energetico e abbattimento delle barriere architettoniche, nonché la realizzazione di orti domestici e playground negli spazi comuni di pertinenza. Saranno realizzati impianti fotovoltaici integrati sui tetti degli edifici per i fabbisogni condominiali e soluzioni per il riuso delle

acque piovane da riutilizzare per scopi irrigui negli orti domestici e a fini antincendio. Le parti comuni degli edifici al piano terra saranno riqualificate e destinate alle “Officine di Comunità”, spazi attrezzati per i servizi socioculturali ed attività economiche-produttive e commerciali di prossimità.

Si attende inoltre l’attivazione del polo di prossimità, realizzato con i fondi del PON città metropolitane la cui struttura, di proprietà comunale, è in ristrutturazione e dove saranno presenti vari servizi di welfare e di supporto al disagio, anche per persone senza fissa dimora e comunità straniere.

Conclusioni

Un bilancio che guardi agli interventi degli ultimi vent’anni deve partire dalla constatazione che Argillà fosse stata pensata come un qualcosa, che successivamente si è evoluta lungo linee molto diverse – e, purtroppo, più negative – rispetto a quelle inizialmente immaginate; ciò ha indotto ad implementare una serie di progetti e programmi che, oltre a presentare problemi significativi in fase di implementazione, non hanno davvero affrontato né risolto le criticità in essere. Tali progetti e programmi hanno per lo più considerato Arghillà come un “malato da curare”, senza una chiara visione di futuro per il rione e senza la partecipazione – intesa nella doppia dimensione di “avere voce in capitolo” e “responsabilizzarsi” – della popolazione locale.

Proprio questo sguardo in avanti è ciò di cui Arghillà ha bisogno: una visione capace di mettere insieme società, lavoro, istruzione e urbanistica, integrando cioè tutti gli ambiti socioeconomici e culturali su uno spazio concreto e restituendo al territorio un progetto di sviluppo complessivo, coerente e sostenibile, che prenda le mosse dal superamento del ghetto e della concentrazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica e di condizioni di fragilità, anche mediante piani partecipati di dislocazione e introdurre elementi di attrattività in relazione al resto della città, favorendo una comunicazione bidirezionale. In tale direzione va il lavoro propedeutico alla sottoscrizione del Documento Costituente del Patto di Comunità di Arghillà, realizzato da dodici organizzazioni della società civile organizzata, in esito al lavoro avviatosi con la convocazione di un tavolo in Prefettura nel febbraio scorso.

La sfida, in definitiva, è quella di concentrare gli sforzi, economici e di programmazione, per rigenerare il territorio, liberandolo dai non luoghi del disagio e dell’emarginazione, come avvenuto, per esempio, a Scampia e decidendo assieme a chi lo vive se immaginarlo, restituito alla sua vocazione naturale a destinazione agricola o come bioparco in cui sperimentare colture ed ecosistemi o trasferire servizi pubblici per decongestionare il centro città che tra l’altro si trova ad affrontare il tema dell’inagibilità di edifici destinati a scuole e uffici.

Si tratta, dunque, di una scelta politica, nel senso più vasto e complesso che prevede, cioè, più livelli di visione, sociale, urbanistica (Reggio è sede di una tra le più importanti facoltà di Architettura d’Italia), economica, ma soprattutto, di legalità, in un contesto in cui la presenza della criminalità organizzata condiziona lo sviluppo generale e la vita, soprattutto di chi è più a rischio di esclusione sociale. Su questa scommessa si muoveranno i prossimi passi, ma la sfida sicuramente più importante è quella del protagonismo dal basso di chi finora non ha avuto voce ha scelto, per rassegnazione e delusione, il silenzio.

  1. Il presente articolo si basa su una profonda conoscenza del contesto da parte della prima firmataria, che vi opera continuativamente dal 2017 e da un costante confronto su tale realtà con il secondo firmatario; nel corso degli anni, sono state realizzate dagli scriventi alcuni specifici approfondimenti analitici.
  2. Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, «Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’Abitare. Progetti e prime evidenze» (Roma, s.d. [giu 2022).
  3. Redazione, «A Reggio La comunità che vorrei: cittadinanza protagonista nella scrittura del Piano di Zona», 6 novembre 2024.
  4. Gabriella Lax, «Reggio ricorda Fausta Ivaldi: aneddoti e testimonianze sulla donna dalla vita esagerata», Il Reggino, 31 dicembre 2020.
  5. Redazione, «Arghillà, la rete Energie di Comunità chiede condizioni di vita dignitose», 20 maggio 2023.