L’attivismo e la partecipazione civile dei giovani


8 Luglio 2025

Chiara Agostini su Percorsi di Secondo Welfare segnala una ricerca sull’attivismo giovanile realizzata da Italia Non Profit ed Eclectica, e riportata nel Quaderno 48 pubblicato dalla Fondazione CRC. Le nuove generazioni sono impegnate nella promozione del cambiamento e dell’innovazione sociale. Questo impegno, tuttavia, assume forme e modalità che le generazioni precedenti non sempre sono in grado di riconoscere e accogliere tempestivamente. Non si tratta di “lasciare spazio ai giovani”: un messaggio di questo tipo sottende una visione paternalistica che vede le nuove generazioni come soggetti passivi e sostanzialmente incapaci di esprimersi adeguatamente. In realtà, l’unico limite obiettivo è numerico: i/le giovani sono pochi e questo rischia di tradursi in una marginalità politica e sociale di cui il mondo adulto è responsabile. Si tratta di questione di equità intergenerazionale. I dati disponibili evidenziano una minor adesione della popolazione giovanile italiana rispetto a quella europea al “volontariato formale”, ovvero l’attività svolta all’interno di gruppi, associazioni o organizzazioni riconosciute, che in Italia coinvolge il 5,1% mentre in Europa il 13,3%. Una dinamica simile emerge anche nel “volontariato informale”, che riguarda le attività svolte fuori dalle organizzazioni ufficiali e spesso individualmente, che vede impegnati il 3,7% dei giovani in Italia e il 14,8% in Europa. Tuttavia, in Italia i giovani e le giovani dichiarano una più ampia adesione ad altre pratiche attive.