Accompagnamento all’abitare

Il monitoraggio dell’inserimento abitativo di persone senza dimora nella città di Padova


A cura di Marta GaboardiEleonora ZamunerChiara Bonechi | 26 Aprile 2023

Il disagio abitativo è un fenomeno sempre più rilevante nel panorama italiano (Mozzana et al., 2023) e l’incremento delle persone senza dimora ne è uno degli aspetti (Consoli e Meo, 2020). Negli ultimi anni stanno aumentando i servizi per le persone senza dimora che offrono una abitazione stabile, come i programmi Housing First (Lancione et al., 2018) o Housing-led, mirati al reinserimento abitativo (Linee di indirizzo di contrasto alla grave marginalità adulta, 2015). Inoltre, nel territorio italiano si cerca di promuovere iniziative di collaborazione e lavoro di rete tra enti con una gestione sempre più sociale dell’abitare (Mozzana et al., 2023).

In quest’ottica appare rilevante prevedere una gestione condivisa della persona che vive la condizione di marginalità attivando un percorso di accompagnamento verso l’autonomia attraverso la messa in rete dei servizi del territorio e degli enti del Terzo Settore. Da queste premesse nasce il progetto “Accompagnamento all’Abitare” del Comune di Padova che prevede la collaborazione tra Settore Servizi Sociali, Cooperative sociali e Università, al fine di aiutare persone senza dimora nella transizione dalla strada o dai servizi a bassa soglia (quali dormitorio o appartamenti condivisi) all’inserimento in un’abitazione propria e stabile1.

Il progetto

Nel 2020 la graduatoria relativa all’assegnazione di alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica (ERP) ha consentito a 40 cittadini padovani in carico all’ufficio inclusione sociale di poter accedere ad un alloggio. Il passaggio dai servizi alla casa per persone che vivono in strada da anni è complesso e delicato (Boland, Yarwood, & Bannigan, 2021; Gaboardi et al., 2022), e per favorire questa transizione il Settore Servizi Sociali del Comune di Padova ha deciso di avviare il progetto di “Accompagnamento all’Abitare” attraverso fondi regionali per il Sostegno all’Abitare (SoA).

Lo scopo del progetto è quello di creare un percorso di sostegno e aiuto per l’accompagnamento all’abitare, ovvero un affiancamento educativo da parte di un operatore di riferimento al fine di fornire un sostegno pratico ed emotivo nell’affrontare questo cambiamento di vita e per gestire ogni aspetto di cui si compone il vivere in autonomia.

Con ogni persona è stato stipulato un “patto educativo” per l’avvio dell’accompagnamento, ossia uno strumento attraverso cui il beneficiario individua gli aspetti dell’autonomia abitativa percepiti come più critici. Questo prevede il grado di intensità dell’intervento, la durata e i reciproci impegni tra i sottoscrittori. Le aree di attività su cui valutare il livello di autonomia e l’eventuale supporto riguardano: la gestione delle risorse economiche, dell’alloggio e del tempo; la cura di sé; la conoscenza del territorio e i rapporti di vicinato.

Il monitoraggio

Fin dalla fase di progettazione è apparsa evidente l’importanza di capire come gli utenti inseriti nel percorso vivessero la casa e il percorso di accompagnamento e se la loro qualità di vita e l’integrazione sociale migliorassero nel tempo. A tale scopo è stata avviata una collaborazione con un gruppo di ricerca del Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione (DPSS) dell’Università di Padova.

Il primo passo è stato un incontro con le assistenti sociali del Settore Servizi Sociali del Comune di Padova e i rappresentanti delle cooperative per la definizione della strategia di monitoraggio. Gli obiettivi principali dell’incontro erano quelli di delineare i costrutti da indagare e capire l’interesse e la disponibilità dei professionisti a cooperare. Durante l’incontro è stata condotta un’attività partecipata per ripensare ai principali obiettivi che guidano gli operatori nel lavoro con le persone inserite negli appartamenti ERP e quali aree avrebbero voluto monitorare. Attraverso una discussione di gruppo si è arrivati all’individuazione di tre aree: la gestione della casa e la cura di sé; la gestione del tempo e le prospettive future; l’integrazione e le relazioni sociali.

Il passo successivo è stato quello di definire gli strumenti utili a indagare le aree identificate da parte del gruppo di ricerca del DPSS. La strategia valutativa scelta prevedeva interviste semi-strutturate svolte in due tempi a distanza di sei mesi l’una dall’altra condotte da un membro del gruppo di ricerca insieme a un operatore di riferimento.

Alcuni risultati

Complessivamente hanno preso parte al monitoraggio 14 persone (12 uomini, 2 donne), con un’età media di 56,4 anni (range 33-83 anni; DS = 13,57 anni) e con una media di anni passati in strada pari a 10 (range 4-27 anni; DS = 6,5 anni). Prima di entrare nella casa, 7 persone vivevano nel dormitorio pubblico, 5 in un appartamento condiviso, e due per strada o in un alloggio abbandonato.

Dal monitoraggio è emersa la centralità della casa, considerata elemento stabile nella vita delle persone in grado di restituire loro l’autonomia e la privacy assenti nei servizi o per la strada, come hanno notato alcuni partecipanti:

“Già da tempo direi che si sono autonomo, ho trovato lavoro, riesco a gestirmi”; “Poi ho pensato anche che di fronte a me praticamente nessuno mi spia, questa è stata una cosa più piacevole per me, più bella”.

La transizione dai servizi o dalla strada alla casa è un passaggio complesso, che richiede tempo e che spesso necessita del sostegno di una figura di accompagnamento, come emerso dall’esperienza di un partecipante:

“Certe notti mi svegliavo ed ero convinto di essere all’asilo notturno e non ero convinto, cioè non mi sembrava vero […] diciamo che sembrava un sogno”.

Per quanto riguarda i punti di forza del progetto, i partecipanti sembrano condividere gli obiettivi dell’accompagnamento, poiché hanno apprezzato il sostegno degli operatori nella gestione degli aspetti pratico-organizzativi della vita in casa e sottolineato la capacità di questi ultimi di fungere da sponda emotiva in questi mesi di cambiamento. Gli operatori sono stati percepiti come utili nella gestione delle pratiche, dei documenti, delle utenze, come sostiene un partecipante:

“Per le pratiche, per arredare un po’ ecco così […], per gli allacciamenti di luce e gas, tipo non so…documenti, carta d’identità”.

Inoltre, hanno affiancato le persone nelle mansioni quotidiane, come emerso da altri partecipanti:

“Mi porta a fare la spesa, mi aiutano e questa è una grande cosa”; “Sempre, dappertutto, tanto sul mangiare, tanto sulla spesa insomma io sono contenta”.

I partecipanti hanno sottolineato l’importanza del legame di fiducia creato con i professionisti di riferimento, apprezzandone la disponibilità, la compagnia e il sostegno:

“Mi è stato di aiuto perché le persone che erano coinvolte nel percorso mi hanno sempre dato l’impressione confermata di essermi vicino, nel senso che sapevo che potevo contare su di loro anche in momenti in cui non erano fissati appuntamenti, avevo il loro numero, potevo mandare loro messaggi, potevo chiedere delle cose e ho trovato sempre disponibilità”.

Avere una persona presente in questo percorso verso la riappropriazione di uno spazio proprio e l’accettazione e gestione della propria casa è risultato pertanto fondamentale per i partecipanti.

La casa viene percepita come il primo passo per ricostruire una propria quotidianità e la presenza di un operatore è stata un valore aggiunto. Avere una casa, però, comporta anche una serie di preoccupazioni importanti, legate soprattutto alla sfera economica, come riporta un partecipante:

“C’è un sintomo di libertà, ma con tanto peso in più”.

Inoltre, l’aspetto economico viene percepito come centrale anche per la gestione del tempo libero, come riporta un altro partecipante:

“Interessi, hobby, beh gli hobby vanno sempre a spasso con il portafogli è sempre così”.

Se da un lato il processo di monitoraggio ha messo in luce i punti di forza del percorso di accompagnamento all’abitare, dall’altro ha evidenziato come rimangano alcune sfide aperte riguardo l’integrazione comunitaria delle persone beneficiarie, che rendono evidente come la casa da sola non basti. Dalla condivisione dei diversi punti di vista tra tutti gli attori coinvolti (beneficiari, operatori, Settore Servizi Sociali e gruppo di ricerca dell’Università) è emersa, infatti, la difficoltà di promuovere lo sgancio dai servizi per senza dimora e di contrastare il senso di solitudine che frequentemente permane anche dopo l’ingresso in casa, spesso per una mancanza di alternative o per l’assenza di una rete sociale di riferimento. Infatti, alcuni partecipanti riportano:

“Anche adesso non c’ho amici, sono sempre solo”; “Sto sempre in casa […] non mi muovo quasi mai io”.

Coerentemente con le testimonianze degli intervistati e come mostrato in Figura 1 e Figura 2, con il passare del tempo anche se aumentano le relazioni con gli amici e con i vicini, rimane importante poter contare sui servizi in caso di bisogno.

Figura 1 – Frequenza delle risposte alla domanda: “Chi incontri/con chi fai qualcosa/a chi chiederesti aiuto?” alla prima intervista (N = 10)
 
Figura 2. Frequenza delle risposte alla domanda: “Chi incontri/con chi fai qualcosa/a chi chiederesti aiuto?” alla seconda intervista (N = 10)

 

Alcune riflessioni

Alla luce di questo percorso emergono alcune riflessioni che da un lato riguardano il tema dell’accompagnamento, dall’altro il processo di collaborazione tra diverse realtà.

Riguardo all’accompagnamento all’abitare è evidente come il processo non implichi solo aspetti pratici, come arredare la casa o la gestione delle bollette. L’accompagnamento implica fiducia con la persona nel rendere la casa uno spazio sicuro e relazionale. Tale relazione non riguarda, però, solo il rapporto dell’individuo con sé stesso ma anche, e soprattutto, con il suo contesto abitativo e relazionale. Avere una casa non vuol dire automaticamente avere una dimora, con tutte le dimensioni psicosociali che ne comporta: ossia, sentire di avere un luogo che ti rappresenta, dove poter svolgere attività significative che diano un senso all’abitare.

Aver scelto insieme la strategia di monitoraggio con tutti gli attori coinvolti ha fatto sì che le aree indagate risultassero particolarmente utili per gli addetti ai lavori ai fini di una riflessione approfondita sulle modalità dell’accompagnamento verso l’autonomia di persone in condizione di fragilità abitativa. Di certo non sono mancate le sfide dovute soprattutto al coinvolgimento di persone in situazione di fragilità e alla difficoltà a organizzare momenti di monitoraggio con le persone e gli operatori. Nonostante ciò, in un contesto in cui solitamente prevale la risposta emergenziale, la sinergia ha consentito di avere momenti di confronto condiviso per riflettere sulla necessità di mettere in atto azioni mirate e aggiuntive in linea con i bisogni e le risorse delle persone beneficiarie.

  1. Hanno partecipato alla stesura dell’articolo, oltre alle curatrici, anche: Simonetta Rando e Sonia Mazzon (Settore Servizi Sociali, Comune di Padova) e Massimo Santinello (Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione, Università degli Studi di Padova).