Aumenta il costo della vita: come se la passano le famiglie lombarde?


A cura di Daniela MesiniGiulia Assirelli | 19 Aprile 2024

L’articolo è pubblicato anche su LombardiaSociale.it

 

L’edizione 2024 del Report dell’Osservatorio OVeR1 si concentra sull’evoluzione dei redditi e della capacità di spesa dei contribuenti lombardi, che hanno presentato la propria dichiarazione dei redditi con il Modello 730 tramite i CAF ACLI nel triennio 2021-2023, alla luce del recente consistente incremento dell’inflazione, che sta mettendo a dura prova le capacità di galleggiamento delle famiglie. 

Il panel analizzato è costituito da 307.277 persone, i “fedelissimi” di CAF ACLI che si sono ripresentati presso i Centri di Assistenza Fiscale lombardi in tutti e tre gli anni di nostro interesse e che rappresen

 

tano il 76% del totale dei contribuenti2. Si tratta per oltre il 90% di persone nate in Italia, per il 52,4% di donne, di età media intorno ai 60 anni, e per la metà proveniente dalle due province più popolose, Milano e Brescia.

Il campione rappresenta, quindi, una porzione del ‘ceto medio lombardo3, composto essenzialmente da lavoratori dipendenti e pensionati, con un reddito medio pro-capite di circa 26 mila euro, in linea con i dati del MEF relativi alla totalità dei contribuenti lombardi (25.330 per il 2021) e più in generale ricompresi, tra i 5.000 e 100.000 euro annui, parimenti al profilo reddituale dei contribuenti che compilano il 730 a livello nazionale.

Ma come si sono modificati questi redditi nel triennio e soprattutto come si è modificata la capacità di spesa dei contribuenti e delle loro famiglie alla luce dell’attuale congiuntura economica?

Una prima considerazione è che nel triennio 2020-2022 i redditi4 dei cittadini lombardi sono diminuiti, ma in maniera differenziata sia per target che per distribuzione provinciale.

A fronte infatti di un aumento complessivo del 1,9% del 2021 rispetto al 2020, anno della pandemia, i redditi (equivalenti a valori costanti) nel 2022 hanno registrato una diminuzione del 3,7% rispetto all’anno precedente, in gran parte imputabile all’effetto erosivo dell’aumento dei prezzi al consumo.

Tra i contribuenti più vulnerabili si confermano le donne, che dichiarano redditi significativamente più bassi degli uomini (€ 17.831 vs € 23.552), a riprova del noto gender gap, da cui evidentemente nemmeno la Lombardia è esente, e i contribuenti nati all’estero, con redditi dichiarati pari a circa il 60% di quelli dei nativi. In effetti sono proprio gli stranieri, ci ricorda ISTAT5, i più colpiti dalla povertà, con un’incidenza di quasi cinque volte superiore a quella degli italiani (34% vs 7,4%).

Di contro l’età avanzata costituisce un fattore di resilienza o comunque protettivo, per lo meno per questa fascia intermedia della distribuzione dei redditi: gli anziani di 65-79 anni dichiarano, infatti, redditi nettamente più elevati (+31%), rispetto ai 30-45enni, e hanno avuto nel triennio osservato una contrazione decisamente contenuta.

Guardando ai dati a livello territoriale, Milano e Lecco rappresentano le province più sperequate, cioè dove la divaricazione tra i redditi dei più ricchi e dei più poveri è più accentuata in tutti e tre gli anni considerati; a Sondrio, Lodi e Varese i redditi hanno subito una maggiore contrazione (-2.4% dal 2020 al 2022), mentre a Brescia i redditi hanno tenuto di più, riducendosi per meno di un punto percentuale nel triennio.

Un secondo ordine di considerazioni riguarda l’ambito delle spese portate in dichiarazione, con la possibilità di guardarne i cambiamenti in termini quantitativi e qualitativi. La forte accelerazione dell’inflazione registrata nell’ultimo biennio (+12,3% nel 2021 e +8,7% nel 2022 la variazione su base annua dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo – IPCA6) ha comportato, anche per i contribuenti lombardi, un considerevole aumento della spesa sostenuta e dichiarata. L’ammontare totale delle spese dichiarate mediante modello 730 passa infatti da circa 467 milioni di euro del 2021 (anno di imposta 2020) a quasi 575 milioni di euro nel 2023 (+23%).

Se guardiamo poi alle diverse tipologia di spesa, il valore medio della spesa aumenta in maniera significativa con particolare riguardo alle spese sanitarie (+22% dal 2021 al 2023), trainate dall’aumento delle spese per visite specialistiche, alle spese per istruzione e sport (+12,5%) ed alle spese per erogazioni liberali (+12%). Seppure solo 2 su 10 contribuenti del nostro panel abbiano dichiarato spese per immobili, a differenza delle spese sanitarie sostenute da 8 contribuenti su 10, appare comunque rilevante considerarle, per l’incremento decisamente significativo registrato nel corso del triennio: gli interessi passivi sui mutui sono infatti cresciuti del 52%, passando da un importo medio (calcolato sui mutui di nuova stipula) di € 1315 nel 2020 a €1999 nel 2022, pari ad un aumento a contribuente di ben 684 euro. Milano (capoluogo), protagonista come noto, di un’impennata dei prezzi medi delle case, saliti di ben il 41%7 nell’ultimo settennio, è anche in testa alla classifica con spese per interessi passivi sui mutui decisamente più alte che nel resto della Lombardia e pari a 1.608 euro a contribuente nel 2020 e a 2.218 euro nel 2022.  Si conferma invece pressoché costante nel triennio la percentuale di contribuenti lombardi che dichiara spese per istruzione e sport, con un’incidenza decisamente maggiore, comprensibilmente, per i contribuenti con figli a carico: quasi 1 su 2 sostiene questa tipologia di spesa contro il 15% del totale del campione.

Appare infine interessante fare uno specifico affondo sulle spese per erogazioni liberali, seppur sostenute solo da circa 1 contribuente su 10 del nostro panel. Si tratta in particolare di liberalità a favore di organizzazioni di volontariato, ONLUS e APS, istituzioni religiose, associazioni e fondazioni, enti universitari di ricerca, istituti scolastici, partiti politici, Stato ed enti locali. Tali spese, pari ad un totale di circa 39 milioni di euro nel triennio, sono aumentate sia in termini di valore medio (da 260 a 585 euro), che di incidenza di contribuenti che le sostengono. Bergamo e Lecco risultano essere le province ‘più generose’ in cui cioè sono state maggiori nel triennio le erogazioni liberali, per un importo medio che nel 2022 supera i 500 euro pro-capite.

L’incremento delle diverse voci di spesa dichiarata, abbinato ad una contrazione più o meno marcata dei redditi ci porta infine a una terza considerazione e cioè a registrare un diverso impatto delle spese stesse sui singoli bilanci familiari, con forti differenze in termini di peso sui vari quintili reddituali. Le spese sanitarie, ad esempio, registrano complessivamente un aumento del loro peso sui redditi dei contribuenti di circa il 2% nel triennio, ma incidono per il 18% sul reddito dei contribuenti del primo quintile (contribuenti più poveri), mentre il peso registrato nel quinto quintile (contribuenti più ricchi) è pari a poco meno del 5%. Questo impatto risulta particolarmente significativo con riferimento alle spese dentistiche e per le spese farmaceutiche. In linea con quanto rilevato nell’XI Rapporto del Banco Farmaceutico8, infatti, l’impatto della spesa per farmaci sui redditi delle famiglie meno abbienti è quasi 5 volte più alto di quello delle famiglie più povere. Decisamente più significativo, seppur relativo ad una quota ridotta di contribuenti, l’incremento sui bilanci familiari del peso delle spese relative agli interessi sui mutui. Se l’aumento negli ultimi anni degli interessi sui mutui è una inevitabile conseguenza dell’aumento del costo del denaro, ad opera della BCE, per contrastare l’effetto dell’inflazione, certo è che questo meccanismo mette a dura prova la cosiddetta home affordability, cioè la sostenibilità delle spese abitative da parte dei cittadini. Con riferimento al nostro panel tale aumento è quantificabile nel 3,2%, passando da un’incidenza di tale voce di spesa sui redditi dal 9,9% del 2020 al 13,1% del 2022.

Dopo aver analizzato il panel nel suo complesso, ci siamo concentrati sull’identikit dei contribuenti prevalenti dei CAF ACLI lombardi e cioè i pensionati, distinguendo tra più giovani e grandi anziani, e i lavoratori dipendenti o assimilati9, a loro volta distinti in base alla presenza o meno di figli a carico. Dall’analisi dei suddetti profili emerge un quadro composito, contraddistinto da profonde differenze e specifici fattori di vulnerabilità e resilienza.

Da un lato, i pensionati, pari al 45% del campione, con un’età media di 76 anni, presentano una condizione non particolarmente critica, benché profili di vulnerabilità più marcati si riscontrino tra i grandi anziani, che registrano redditi inferiori e più instabili nel triennio. La maggiore voce di spesa è, prevedibilmente, quella sanitaria, il cui importo è aumentato del 20% tra il 2020 ed il 2022, arrivando a pesare addirittura per il 14% del reddito degli over80. A fronte di redditi non particolarmente elevati (20.000 euro) e di spese per la salute massicce, i pensionati possono però contare sulla casa di proprietà (80%) su cui quindi ormai non pende più un mutuo, mentre il 6% di loro dispone di immobili locati a terzi.

Situazione più tutelata per i lavoratori senza figli a carico, pari al 26% del nostro panel. Caratterizzati da un’età decisamente più bassa (48 anni in media) e redditi più elevati (circa 25.000 euro all’anno), che sono peraltro leggermente aumentati nel triennio, nonostante l’impennata inflattiva, questi contribuenti sostengono un più ampio ventaglio di spese: quelle sanitarie sempre in testa, seguite dalle spese per immobili. Rispetto a questa tipologia, ‘solo’ il 60% ha una casa di proprietà, mentre è significativa la quota di contribuenti che tutela il proprio futuro investendo parte del reddito in coperture assicurative e forme previdenziali integrative.

Infine, i lavoratori con figli a carico minori di 14 anni, corrispondenti al 17% dei contribuenti, risultano la categoria più giovane (43 anni in media), ma sicuramente la più fragile, in linea con tutte le statistiche più recenti che individuano nelle famiglie con minori una delle tipologie familiari più a rischio di scivolamento in povertà, se non già in una situazione di povertà conclamata. Con un reddito equivalente medio di circa 13.500 euro annui, lavoratrice e lavoratori genitori hanno conosciuto un considerevole aumento nel triennio di diverse voci di spesa, sempre sanitarie (+25%), ma nel loro caso anche per l’istruzione (+30%). Anche in questa categoria la grande maggioranza dei contribuenti possiede la casa di abitazione, ma uno su due sta ancora pagando un mutuo, come abbiamo visto, un ulteriore significativo aggravio su un bilancio familiare già fragile.

In sintesi quindi anche il ceto medio lombardo è stato messo a dura prova dal considerevole aumento dell’inflazione: i redditi sono diminuiti nell’ultimo biennio e di conseguenza anche la capacità di spesa si è contratta, ma non per tutti allo stesso modo. Decisamente consistente sui bilanci familiari l’impatto delle spese sanitarie e relative agli interessi sui mutui, ma se i lavoratori senza figli a carico ed i pensionati hanno retto meglio il colpo per via di redditi più alti o perché più patrimonializzati, i lavoratori con figli a carico, specie se minori di 14 anni, sono risultati decisamente i più vulnerabili e a rischio di ulteriore scivolamento.

  1. L’Osservatorio OVER – Vulnerabilità e Resilienza in Lombardia – nasce nel 2022 da un’alleanza tra ACLI Lombardia APS, l’Istituto per la Ricerca Sociale (IRS) e l’Associazione per la Ricerca Sociale (ARS), quale dispositivo strutturale di raccolta e analisi dei dati sulla popolazione lombarda, a partire dal prezioso patrimonio informativo sviluppato dalle ACLI nelle attività associative e di servizio (in particolare Servizi fiscali e di Patronato) promosse nei confronti di migliaia di cittadini lombardi e delle loro famiglie.
  2. L’incidenza si riferisce in particolare all’anno 2021.
  3. Ricordiamo che sono esclusi dall’orizzonte di osservazione le cosiddette “code” della distribuzione dei redditi, cioè sia i lavoratori con redditi molto bassi che i lavoratori con redditi alti o che hanno presentato un diverso tipo di dichiarazione (lavoratori autonomi in primis).
  4. Allo scopo di rendere paragonabili le situazioni di persone con caratteristiche diverse, registrate in diversi punti nel tempo, abbiamo ricalcolato i redditi nominali lordi, ossia quelli riportati nella dichiarazione dei redditi, in redditi equivalenti a valori costanti, ‘depurandoli’ per così dire dei carichi familiari, differenti per ogni contribuente, e pesandoli opportunamente al fine di tenere in considerazione l’inflazione maturata nel triennio.
  5. ISTAT, 2023, Le statistiche dell’ISTAT sulla povertà. Anno 2022.
  6. ISTAT, 2024 – Stime preliminari povertà assoluta e spese per consumi – Anno 2023.
  7. OCA (Osservatorio Casa Abbordabile), 2023, Non è una città per chi lavora. Costi abitativi, redditi e retribuzioni a Milano.
  8. Banco Farmaceutico, 2023 – Donare per curare –  11° Rapporto.
  9. I restanti contribuenti sono classificati nelle categorie “profilo misto” o “altro profilo”.