Dai banchi di scuola alla vita

L’esperienza delle Cucine Economiche Popolari di Padova


Luca Marabese | 2 Ottobre 2025

Il contesto di riferimento

Fondate nel 1882 da Stefania Omboni, le Cucine Economiche Popolari (Cep) di Padova sono una delle istituzioni più radicate nella città. Nacquero dopo la grande alluvione che aveva colpito Padova, con l’obiettivo di garantire un pasto quotidiano ai più poveri. Da allora, senza interruzioni, hanno mantenuto fede a questa missione, rinnovandosi e ampliando i propri servizi. Oggi offrono non solo pasti caldi, ma anche servizi igienici, ambulatorio sanitario, guardaroba, ascolto e orientamento. Sono, di fatto, un punto di riferimento imprescindibile per chi vive in condizioni di grave marginalità.

Questa realtà, che accoglie centinaia di persone ogni giorno, è diventata negli ultimi anni anche un laboratorio educativo. Le Cep aprono infatti le porte a studenti delle scuole superiori che, nell’ambito dei PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento)1, vivono una settimana immersiva tra la mensa, spazi di accoglienza e momenti di riflessione. È un’esperienza che non si limita a “fare volontariato”, ma che entra nel cuore stesso del percorso formativo, trasformandosi in una palestra di cittadinanza attiva.

Il progetto si ispira al modello dell’apprendimento esperienziale elaborato da David Kolb, secondo cui si impara davvero quando l’azione concreta è seguita dalla riflessione e dalla rielaborazione. In questo senso, il PCTO alle Cep va oltre l’addestramento a un mestiere: mette in moto un processo che tocca la persona nella sua interezza, aiutandola a crescere come cittadino e come individuo.

Per queste caratteristiche, l’esperienza padovana rappresenta un osservatorio prezioso per valutare l’impatto sui ragazzi, ma soprattutto per interrogarsi su come i PCTO possano diventare strumenti autentici di educazione alla vita e alla comunità2.

Una settimana che trasforma

Nel 2025 hanno preso parte al PCTO alle Cep 58 studenti, provenienti da cinque istituti superiori del territorio. È un gruppo variegato per provenienze e indirizzi di studio, ma accomunato dal desiderio – a volte scelto, a volte suggerito dagli insegnanti – di mettersi in gioco in un contesto non convenzionale3.

Gli studenti sono stati suddivisi in dieci settimane. Questa scelta organizzativa è frutto dell’esperienza maturata negli anni: mantenere numeri contenuti permette di curare meglio l’accompagnamento, di favorire relazioni autentiche con ospiti e volontari, e di dare spazio a ciascuno per vivere un percorso personale.

La settimana tipo è scandita da tre momenti fondamentali, che insieme costituiscono l’ossatura del progetto:

  • Il servizio operativo: fin dal mattino, gli studenti partecipano alle attività di preparazione e distribuzione dei pasti, all’accoglienza in sala mensa, al riordino degli spazi. Si tratta di compiti semplici, ma che, inseriti nella quotidianità delle Cep, assumono un forte valore simbolico. Apparecchiare la sala o servire un piatto diventa gesto di cura, atto di responsabilità verso chi si siede di fronte. Molti ragazzi hanno raccontato di aver scoperto che “anche nelle mansioni più umili c’è dignità, se sono fatte con attenzione e rispetto”.
  • Il pranzo condiviso con gli ospiti: è il cuore dell’esperienza. Gli studenti non restano dietro le quinte, ma siedono accanto alle persone che frequentano le Cucine, ascoltano i loro racconti, scambiano domande e sorrisi. È un momento che mette in crisi pregiudizi e stereotipi: la povertà non è più un concetto astratto, ma ha il volto e la voce di chi siede accanto a te. Una ragazza ha scritto nel questionario finale: “A tavola ho capito che la povertà non è un numero, ma una storia”.
  • La riflessione quotidiana: ogni giorno, subito dopo pranzo, i ragazzi si raccolgono in cerchio con un operatore per condividere emozioni e pensieri. È un tempo breve ma intenso, che permette di rielaborare ciò che si è vissuto, di dare parola a domande e intuizioni. “Ho imparato ad ascoltare non solo gli altri, ma anche me stesso”, ha scritto uno studente. Questo spazio rappresenta il momento in cui l’esperienza si trasforma in apprendimento consapevole.

Tre passaggi che potrebbero sembrare ordinari, ma che, intrecciati tra loro, danno vita a una palestra di umanità, e permettono di sperimentare in prima persona un processo educativo che coinvolge mente, cuore e mani. È questa combinazione di concretezza e riflessione a rendere l’esperienza unica e memorabile.

Obiettivi e cambiamenti

L’esperienza del PCTO alle Cucine Economiche Popolari è costruita su obiettivi educativi chiari. La scelta delle attività, la scansione della settimana e persino i momenti di riflessione sono stati pensati per accompagnare i ragazzi in un percorso di trasformazione che riguarda tanto la loro crescita personale quanto la loro visione della società.

Le aree di cambiamento individuate sono quattro, e costituiscono il cuore della proposta educativa:

Area di cambiamento

Cosa significa per gli studenti

Crescita personale

Sentirsi utili, maturare autonomia e responsabilità; sperimentare la fatica e la soddisfazione di un impegno reale.

Competenze trasversali

Imparare ad ascoltare, collaborare con gli altri, adattarsi a contesti nuovi e imprevedibili.

Consapevolezza di sé

Riconoscere emozioni e limiti, dare parola alle proprie domande, capire meglio i propri valori.

Attivazione civica

Sviluppare sensibilità verso le disuguaglianze e desiderio di continuare a impegnarsi nel volontariato.

Queste aree di cambiamento permettono anche di leggere l’esperienza in chiave formativa ampia. Se in un PCTO aziendale l’accento è posto sulle competenze professionali, qui il focus si sposta sulle competenze di cittadinanza: capacità di relazione, consapevolezza critica, responsabilità verso la comunità. È questo che fa del progetto un unicum nel panorama dei PCTO.

Indicatori e risultati

La valutazione dell’esperienza non si ferma alle impressioni raccolte durante la settimana: alle Cep i questionari finali sono diventati uno strumento prezioso per osservare l’impatto del percorso. Nel 2025 hanno risposto 35 studenti su 58 partecipanti, restituendo un quadro ricco e coerente con le aspettative.

I dati principali parlano da soli:

  • il 100% degli studenti ha espresso una valutazione positiva dell’esperienza;
  • l’85% ha dichiarato di aver sviluppato nuove competenze relazionali;
  • l’82% ha affermato di aver cambiato prospettiva sul mondo e sulle persone;
  • il 93% consiglierebbe il PCTO ad altri compagni;
  • l’87% ha espresso il desiderio di tornare come volontario in futuro.

Questi numeri descrivono il vero cuore dell’esperienza: la capacità di generare cambiamento interiore e desiderio di impegno. Una frase raccolta tra i questionari riassume bene questo passaggio: “Non pensavo che servire un pasto potesse insegnarmi così tanto”.

Il confronto con le edizioni precedenti conferma un trend positivo che si consolida anno dopo anno:

Indicatore

2023

2024

2025

Soddisfazione complessiva

100%

97%

100%

Cambiamento personale percepito

76%

79%

82%

Intenzione a consigliare l’esperienza

90%

92%

93%

L’aumento della soddisfazione complessiva, unito alla stabilità sopra l’80% del cambiamento personale percepito, indica che il modello educativo è solido e riesce a coinvolgere generazioni diverse di studenti senza perdere intensità. L’esperienza non dipende dalla fortuna di un gruppo più motivato di altri, ma si conferma ripetibile e affidabile.

La volontà di tornare come volontari è un segnale ancora più significativo: dimostra che la settimana alle Cep non resta confinata all’interno di un PCTO scolastico, ma apre a un futuro di partecipazione. In altre parole, non è solo un esercizio formativo, ma un seme che continua a germogliare anche dopo.

Una rete che educa

Il PCTO alle Cucine Economiche Popolari non è mai un’esperienza individuale. È vero che ogni studente vive il percorso in modo personale, ma la forza del progetto sta proprio nella rete di relazioni che lo sostiene e che amplifica gli effetti educativi.

Gli studenti sono i protagonisti, ma fin dall’inizio sono accompagnati dai loro insegnanti referenti, che li introducono al senso del progetto e li aiutano a collocarlo dentro un cammino scolastico più ampio. Per i docenti, il PCTO alle Cep è anche occasione di osservare i ragazzi in contesti diversi dall’aula: molti raccontano di averli ritrovati più maturi, più disponibili al confronto, più attenti alle dinamiche di gruppo.

Accanto agli studenti ci sono gli operatori delle Cep, figure chiave che svolgono il ruolo di facilitatori e coordinatori. Oltre ad assegnare compiti, accompagnano i ragazzi nel dare senso a ciò che fanno: spiegano le attenzioni da avere in mensa, stimolano il dialogo, guidano le riflessioni quotidiane. La loro competenza educativa è ciò che trasforma un’esperienza di servizio in un processo formativo.

Un ruolo fondamentale è giocato anche dai volontari, che affiancano gli studenti nelle attività quotidiane. Sono persone di età, storie e provenienze diverse: alcuni giovani, altri pensionati, alcuni con esperienze consolidate di volontariato, altri alla prima esperienza. La loro presenza diventa per i ragazzi un esempio concreto di impegno civico: testimoniano che dedicare tempo gratuito agli altri è possibile a qualsiasi età.

Gli ospiti delle Cucine sono forse i maestri più autentici, anche se inconsapevoli. Con i loro silenzi, i loro racconti, le loro fragilità e i loro sorrisi, offrono agli studenti una lezione di umanità che nessun libro potrebbe trasmettere. “Ho scoperto che dietro ogni volto c’è una storia che merita ascolto”, ha scritto una studentessa.

Infine, ci sono le famiglie: spesso coinvolte indirettamente, ascoltano i racconti dei figli, raccolgono emozioni e riflessioni che diventano occasione di dialogo anche in casa. Non di rado, i genitori hanno testimoniato che i ragazzi sono tornati “più consapevoli e responsabili” dopo la settimana trascorsa alle Cep.

Tutti questi attori compongono una alleanza educativa che rende il progetto più grande della somma delle singole parti. È in questa rete che la settimana di PCTO acquista forza: il cambiamento che avviene nei ragazzi si innesta dentro una comunità educante che include scuola, volontariato, famiglie e città.

Conclusioni

“Dai banchi alla vita” non è solo un titolo evocativo, ma la sintesi di ciò che accade alle Cep. L’esperienza padovana mostra come i PCTO possano diventare strumenti di educazione integrale, capaci di coniugare formazione personale, crescita civica e sensibilità sociale.

In un contesto nazionale in cui spesso i PCTO vengono percepiti come un obbligo burocratico o come attività marginali, il modello delle Cucine Economiche Popolari dimostra che è possibile costruire percorsi significativi e trasformativi. Il segreto sta nella cura educativa, nella centralità della relazione, nella capacità di unire azione e riflessione.

Gli studenti che hanno partecipato raccontano di aver visto il mondo con occhi diversi, di aver scoperto la dignità nascosta nelle fragilità, di essersi sentiti utili. Le scuole partner trovano un alleato credibile e apprezzano i benefici sulla crescita dei ragazzi. La città riceve, indirettamente, cittadini più consapevoli e disponibili all’impegno.

Il PCTO alle Cep è dunque un laboratorio civico che educa a vivere da cittadini responsabili e solidali. È un’esperienza che arricchisce chi la vive e restituisce valore all’intera comunità.

  1. Eredi dell’Alternanza scuola–lavoro, sono stati introdotti con l’obiettivo di rendere la scuola un luogo aperto alla vita reale, offrendo agli studenti occasioni concrete per sperimentarsi in contesti diversi, anche a contatto con le fragilità, sviluppando competenze che vadano oltre i programmi scolastici e che li accompagnino nella costruzione della propria identità personale e professionale.
  2. Il presente contributo rappresenta una sintesi di un più ampio report scaricabile al seguente link.
  3. I PCTO sono obbligatori per il triennio delle scuole superiori. L’età minima per poter partecipare è 15 anni.