I reati commessi dagli stranieri irregolari


Franco Pesaresi | 5 Novembre 2019

La popolazione straniera è responsabile di circa il 31% di tutti i reati commessi in Italia (Pesaresi, 2019) ma c’è una straordinaria differenza fra la frequenza dei reati commessi dagli stranieri regolari e di quelli commessi dagli immigrati irregolari.

 

I reati degli stranieri irregolari

La gran parte dei reati commessi dagli stranieri sono commessi dagli immigrati irregolari.

Gli stranieri irregolari sono coloro che non hanno più titolo a restare in Italia. Fra di essi ci sono: titolari di permessi di soggiorno non più in corso di validità, persone venute in Italia in esenzione di visto (o più spesso con visto turistico) e trattenutesi oltre il consentito, richiedenti asilo diniegati e inottemperanti all’ingiunzione di lasciare l’Italia, persone arrivate in Italia senza autorizzazione e trattenutesi anche se intimate di espulsione. Il loro numero oscilla annualmente fra 400.000 e 600.000 unità; nel 2018 erano stimati 533.000 irregolari.

Ebbene, le persone denunciate senza permesso di soggiorno sul totale degli stranieri denunciati è, negli ultimi anni,  mediamente del 70%. Una percentuale elevatissima. Abnorme se si pensa che gli irregolari costituiscono una quota mediamente  attorno al 10% del totale degli stranieri presenti nel territorio italiano. Questo significa che il 10% degli stranieri commette il 70% di tutti i reati commessi dagli stranieri. Tale percentuale si mantiene sempre molto elevata come risulta dalla più importante ricerca effettuata nell’ultimo decennio (Barbagli M., Colombo A., 2011) che ha analizzato i dati di un ventennio, dal 1988 al 2009 (Cfr. Tab. 1).

 

Tab. 1 – Percentuale di stranieri senza permesso di soggiorno sul totale degli stranieri denunciati per aver commesso un reato in Italia dal 1989 al 2009, per tipo di reato.

Reati 1989 1999 2009
Omicidio consumato 91 83 69
Omicidio tentato 84 71 70
Lesioni dolose 88 68 62
Rissa 82 69 64
Contro la famiglia 69 56 49
Violenza sessuale 77 nd 60
Atti di libidine 95 nd nd
Atti osceni 94 82 65
Sfruttamento prostituzione 91 70 65
Violazione legge stupefacenti 89 nd 76
Furto 96 85 78
  Furto di automobile 96 85 83
  Furto con destrezza nd nd 77
  Furto con strappo nd nd 85
  Furto in appartamento nd nd 75
Rapina 95 81 nd
Rapina impropria 94 86 68
Estorsione 85 71 73
Ricettazione 90 78 71
Danneggiamento 91 74 56
Contrabbando 80 nd 82
Evasione 94 79 71
Porto abusivo di armi 95 78 75
Violenza, resistenza oltraggio 90 nd nd

Fonte: Barbagli, Colombo, 2011.

 

La quota di irregolari cresce quando si passa dalla valutazione dei reati espressivi, fini a sé stessi, a quelli strumentali1, compiuti per fini economici. Nel 2009, la quota di reati commessa da irregolari sul totali di quelli commessi dagli stranieri è compresa tra il 62% nel caso delle lesioni dolose e il 70% nel caso degli omicidi tentati, ma cresce dall’83% nel caso dei furti di automobile, all’85% dei furti con strappo. L’analisi dell’andamento nel corso del tempo suggerisce una sostanziale stabilità della quota di reati commessi da irregolari sul totale degli stranieri denunciati (Barbagli, Colombo, 2011).

La stessa tendenza era stata rilevata da un’altra   ricerca condotta dal Centro Studi e Ricerche  IDOS insieme a Redattore Sociale (2009) secondo la quale, su quasi tutte le fattispecie criminose addebitate alla popolazione straniera, le persone in posizione irregolare, o di passaggio, nel 2005, esercitavano un impatto che mediamente era  del 71,1%, arrivando a superare l’incidenza dell’80% in alcune fattispecie criminali (nel furto, ad esempio) (Pittau, Trasatti, 2009).

 

Il tasso di criminalità relativo è dunque straordinariamente diverso se estrapoliamo quello degli italiani, degli stranieri regolari e quello degli stranieri irregolari. Il tasso di devianza degli stranieri  regolari è effettivamente un po’ più basso di quello della popolazione straniera generale, ma rimane comunque più alto di quello degli italiani. Il rapporto è di quasi 3 a 1. Le differenze diventano molto marcate con gli stranieri irregolari: il tasso di criminalità degli stranieri senza permesso di soggiorno è addirittura 34 volte superiore a quello italiano. Va da un minimo di 15 per gli omicidi volontari e sale addirittura a 123 per i borseggi. Gli irregolari, poi, superano anche gli stranieri in regola con il permesso di soggiorno, di ben 12 volte (Cfr. Tab. 2) (Cima, Ricolfi, 2015).

 

Tab. 2 – Tassi di criminalità relativa di italiani, stranieri regolari e stranieri irregolari (2004-2009).

Reati Stranieri regolari su italiani Stranieri irregolari su italiani Stranieri irregolari su regolari
FURTI 3,1 51,9 16,6
  Furto con strappo 1,5 23,0 15,1
  Furto con destrezza 3,9 122,8 31,1
  Furti in abitazione 3,0 68,3 22,7
  Furti di autovetture 1,7 36,3 21,0
  Altri furti 3,2 48,6 15,0
RAPINE 2,0 30,6 14,9
RICETTAZIONE 3,9 43,5 11,1
ESTORSIONI 1,6 13,6 8,7
DANNEGGIAMENTI 1,8 19,3 10,8
CONTRABBANDO 7,1 46,0 6,5
OMICIDI VOLONTARI CONSUMATI 1,4 15,2 10,7
TENTATI OMICIDI 2,4 24,6 10,3
LESIONI DOLOSE 2,6 18,9 7,2
VIOLENZE SESSUALI 4,2 29,7 7,0
Media 2,8 33,9 12,1

Fonte: Cima, Ricolfi 2015 su dati Ministeri interno e Barbagli, Colombo 2011.

 

La conferma della forte propensione degli immigrati irregolari a delinquere rispetto ai regolari  ci viene anche da un altro studio di Paolo Pinotti (2017).  L’autore, utilizzando i dati del 2010 del Ministero dell’Interno, dell’Istat e dell’ISMU ha calcolato l’incidenza relativa di ogni gruppo sul totale della popolazione residente e il rapporto tra la percentuale di arresti e la percentuale sul totale dei residenti per ciascun gruppo (Cfr. Tab. 3). Gli immigrati sono sovra-rappresentati tra gli individui arrestati ma la differenza rispetto agli italiani è dovuta quasi interamente alla componente irregolare. Gli irregolari presentano un tasso di dieci volte più alto per crimini violenti ed estorsioni, e di 25 volte più alto per furti d’auto e in abitazione. Al contrario, gli immigrati regolari si caratterizzano per tassi di arresto simili a quelli degli italiani.

Le enormi differenze osservate nei tassi di arresto ci portano a concludere che gli immigrati irregolari si caratterizzino, effettivamente, per una fortissima maggior propensione a delinquere rispetto ai regolari (Pinotti, 2017).

 

Tab. 3 – Italia. Arresti dei residenti per cittadinanza e status legale, dati in percentuale (2010).

  Italiani Immigrati
  Totale Regolari Irregolari
Percentuale sulla popolazione residente totale 91 9 7 2
Percentuale degli arresti per:
Omicidio 67 33 10 23
% arrestati su % residenti (0,7) (3,7) (1,5) (11,4)
Aggressioni 72 28 11 17
% arrestati su % residenti (0,8) (3,1) (1,5) (8,7)
Furto di automobile 66 34 7 27
% arrestati su % residenti (0,7) (6,6) (1,0) (13,3)
Furto in abitazione 41 59 9 50
% arrestati su % residenti (0,5) (3,8) (1,3) (25,1)
Estorsioni 74 26 8 18
% arrestati su % residenti (0,8) (2,9) (1,2) (8,8)

Note: All’interno delle parentesi viene indicato il rapporto tra la percentuale di arresti e la percentuale sul totale dei residenti per ciascun gruppo. Per cui per il dato in parentesi la media è costituita dal valore 1. – Fonte: Pinotti, 2017

 

I reati degli stranieri regolari

I dati relativi al tasso di criminalità degli stranieri regolari ci dicono che questi sono pari a 2-3 volte quelli dei nativi. Ma per molti reati, come si può verificare nella tab.3, il tasso scende al range di 1-2 volte.

Per interpretare correttamente i dati sul tasso di criminalità occorre però premettere che la popolazione immigrata è più concentrata – rispetto a quella nativa – in particolari classi di età: quelle dei giovani adulti e degli adulti. Il problema è che proprio queste classi di età forniscono un maggiore contributo al fenomeno criminale, in Italia come negli altri Paesi. Se non si tiene conto di questo, l’indice relativo di incriminazione rischia di fornire un’immagine non del tutto realistica della situazione. Per questo Solivetti (2018), ha introdotto un nuovo sistema di calcolo2 proprio per tener conto di queste differenze e permettere una comparazione più corretta fra i dati degli immigrati e dei nativi. Non a caso, con questa correzione l’indice relativo di incriminazione degli immigrati per la sola classe di età 18-49 anni si abbassa notevolmente, collocandosi ad un livello inferiore alle 2 volte quello dei nativi (Solivetti, 2018).

 

Sempre su questi temi, occorre tener conto di quanto affermato da  Pittau e Iafrate (2018) che rilevano che per una corretta comparazione del tasso di criminalità degli italiani e degli stranieri andrebbero scorporati da questi ultimi i reati relativi alla violazione del Testo Unico sull’immigrazione (D. Lgs. 286/198) come l’ingresso irregolare, la permanenza oltre la scadenza del visto, o del permesso di soggiorno, la non ottemperanza al decreto di espulsione, ecc. (che nel 2012 secondo l’Istat  costituivano il 17,7% del totale dei reati degli stranieri). Questo perché tali reati non possono essere commessi dagli italiani. I due autori concludono affermando che se la quota di denunce di pertinenza dei soggiornanti regolari fosse ancora quella del 2005 (escludendo quella degli irregolari)  e la quota delle infrazioni al Testo unico immigrazione fosse quella calcolata dall’Istat per il 2009, il tasso di criminalità degli stranieri regolarmente soggiornanti sarebbe simile a quella degli italiani (Pittau, Iafrate, 2018).

 

In sostanza, dunque, si può affermare che il tasso di criminalità degli stranieri regolari è superiore a quello dei nativi ma che se si operasse una comparazione corretta dei dati (per fasce di età ed eliminando i reati in violazione del Testo unico dell’immigrazione) questo si avvicinerebbe moltissimo a quello dei nativi.

Naturalmente queste riflessioni valgono sia per gli stranieri regolari che per gli irregolari ma sono molto più importanti per il primo gruppo di stranieri perché, stanti le contenute differenze di partenza, questo diverso metodo di calcolo permetterebbe al tasso di criminalità degli stranieri regolari di essere assimilabile o vicino a quello dei nativi, cosa non possibile per gli stranieri irregolari stante la straordinaria distanza fra i loro tassi di criminalità e quelli dei nativi.

 

Qualche osservazione finale

Sulla base delle valutazioni appena sviluppate è possibile sintetizzare alcuni concetti:

  • Il 70% dei reati commessi dagli stranieri viene commesso dagli stranieri irregolari che, in realtà, costituiscono solo il 10% circa di tutti gli stranieri presenti in Italia. Conseguentemente, anche il tasso di criminalità degli stranieri senza permesso di soggiorno è straordinariamente elevato. E’ stato calcolato che esso corrisponda a 34 volte quello dei nativi italiani (Cima, Ricolfi, 2015). Esiste, dunque, una correlazione fortissima fra permanenza irregolare e criminalità. Va ricordato che gli immigrati irregolari — non avendo permesso di soggiorno o forme di protezione internazionale — non possono trovare lavoro regolare o altre forme di sostentamento legittimo.
  • Il tasso di criminalità degli stranieri regolari è superiore a quello dei nativi (da 1,5 a 3 volte a seconda del reato) ma che se si operasse una comparazione corretta dei dati (per fasce di età ed eliminando i reati in violazione del Testo unico dell’immigrazione) questo sarebbe molto vicino a quello dei nativi.
  • Il vero problema è dunque rappresentato dai reati commessi dagli stranieri irregolari. Riuscire a eliminare (l’obiettivo più realistico è quello di ridurli radicalmente) i reati commessi dagli stranieri irregolari comporterebbe una riduzione fino ad un massimo del 20% circa dei reati complessivi annualmente commessi in Italia.
  • Le politiche di sicurezza rivolte agli stranieri irregolari sono più complesse di quelle rivolte ad altro tipo di criminalità perché hanno bisogno di essere integrate con altre politiche. In questo caso, infatti, l’aumento delle pene o una diversa organizzazione delle forze di polizia possono produrre risultati contingenti ed ordinari che non sono comunque in grado di ridurre il numero degli irregolari e di contrastare le motivazioni alla base dei reati da loro commessi. Risulta facile constatare che gli stranieri irregolari, non potendo lavorare regolarmente, sono facilmente esposti al lavoro nero o alla criminalità dovendo comunque procurarsi di che vivere. La riduzione dei reati, in questo caso, passa anche e soprattutto attraverso la radicale riduzione del numero degli irregolari che si realizza con un mix di misure che, oltre che a guardare alle politiche di sicurezza, facciano esplicito riferimento alle politiche integrate dell’immigrazione (governo dei flussi migratori, rimpatri effettivi, sanatoria per alcune categorie di lavoratori in nero (badanti, ecc.), leggi che non producano ulteriori irregolari, modifica dei trattati europei, ecc.). Occorre cioè intervenire all’origine del fenomeno.
  1. I reati espressivi sono quelli innescati da una spinta emotiva, assolutamente endogena, dovuta a rabbia, frustrazione, desiderio di rivendicazione mentre quelli strumentali sono innescati dal desiderio di trarne un beneficio  “materiale”.
  2. Il nuovo calcolo  presenta al numeratore la percentuale di immigrati, imputati o denunciati, nella sola classe di età 18-49 anni, rispetto al totale della popolazione imputata o denunciata della stessa classe di età, e al denominatore la percentuale di immigrati nella classe di età 18-49 anni rispetto al totale della popolazione della stessa classe di età residente in Italia.

Commenti

Ho letto gli articoli suggeriti dall’autore ed ora il quadro generale è più chiaro. In merito alla mia affermazione circa la propensione a delinquere degli stranieri regolari simile a quella italiana trova riscontro in quanto viene affermato in quest’ultimo, ovvero eseguendo una corretta comparazione escludendo i crimini in materia di immigrazione e tenendo conto determinate fasce d’età partendo a periodi passati. Rimane il fatto che ad oggi, l’immigrazione in Italia, rappresenta un argomento di complessità vastissima e che, per come è stata e viene gestita, non può che renderla ancora più controversa e difficilmente interpretabile, stante la mancanza di una corretta divulgazione dei dati da parte dei più comuni canali di comunicazione.
A tal proposito, citando Pinotti, quando la popolazione nativa viene messa al corrente di una corretta interpretazione dei dati, c’è un forte calo dell’avversione al fenomeno dell’immigrazione da parte del popolo ospitante.