I servizi sociali e l’inclusione dei minori migranti

Promuovere l’inclusione sociale dei minori e dei giovani migranti: un ruolo fondamentale per i servizi sociali


Valentina Guerra | 9 Maggio 2018

Lo European Social Network – ESN (Rete sociale europea) ha recentemente pubblicato il rapporto Social inclusion of unaccompanied children and young people: the duty of social services: il rapporto nasce da un questionario sottoposto ai membri di ESN e da un seminario tenutosi lo scorso Ottobre a Stoccolma, organizzato in collaborazione con Socialstyrelsen (agenzia governativa svedese per il welfare e la sanità). Il seminario ha raccolto più di 160 professionisti del sociale provenienti da 33 paesi europei, impegnati nell’accoglienza e nella gestione dei servizi rivolti ai minori stranieri non accompagnati, alle famiglie rifugiate con bambini e ai giovani migranti. Il rapporto è stato recentemente presentato all’incontro del Comitato per la Protezione Sociale, organo di consultazione per le questioni sociali del Consiglio dell’Unione Europea, tenutosi a Sofia il 20-22 marzo nell’ambito della Presidenza bulgara del Consiglio.

 

Accoglienza dei minori stranieri: principali criticità

La presa in carico dei minori stranieri non accompagnati e dei giovani migranti all’arrivo nell’UE è fondamentale: gli operatori intervistati hanno individuato alcune importanti criticità in tale ambito. Una delle maggiori è il ritardo nel trasferimento dei minori dai centri di accoglienza che possono essere inadatti a loro; un’altra è la carenza di personale adeguatamente formato sulla protezione dei minori nei centri di accoglienza e, in particolare, i ritardi nell’assegnazione dei tutori per i minori non accompagnati. L’UE e le organizzazioni internazionali stanno ora fornendo finanziamenti e formazione sul campo per garantire che il personale di accoglienza negli hot spot sia adeguatamente formato alla presa in carico dei minori.

L’uso della detenzione, che dovrebbe essere presa in considerazione per i minori esclusivamente in circostanze eccezionali, il problema della tratta di bambini, la determinazione e la valutazione dell’età rimangono ancora questioni aperte, sulle quali le principali organizzazioni internazionali ed europee si stanno concentrando. Poiché la grande maggioranza di minori stranieri giunge senza documentazione, la determinazione dell’età è un problema di non facile soluzione, data anche la varietà di pratiche nei diversi stati europei di accoglienza, spesso incoerenti e non adeguate agli standard raccomandati dall’UE e dalle organizzazioni che si occupano di protezione dell’infanzia.

I professionisti del settore sociale coinvolti nell’accoglienza dei minori stranieri concordano che i lunghi processi di richiesta di asilo ostacolano l’integrazione. È cruciale che il processo di richiesta di asilo si risolva in tempi ragionevoli per premettere ai minori non accompagnati e ai giovani migranti di prender parte pienamente al processo di inclusione. Il rapporto sottolinea anche quanto sia fondamentale affrontare le questioni legate ai minori stranieri non accompagnati da una prospettiva di protezione dell’infanzia e non solo dalla prospettiva della politica migratoria del paese di accoglienza. In questo senso si inserisce la necessità di assegnare loro i tutori nel minor tempo possibile, per permettere ai minori di avere un adulto di riferimento che possa aiutarli ad orientarsi nel sistema di accoglienza del paese, supervisionando l’accesso ai diversi servizi di cui essi necessitano.

 

Il ruolo dei servizi sociali nel promuovere l’accoglienza e l’inclusione sociale dei minori stranieri non accompagnati

I minori stranieri non accompagnati affrontano diverse sfide lungo tutto il percorso di integrazione nelle società di accoglienza. Tra le principali vi è la comprensione delle procedure per la richiesta di asilo e la preparazione della documentazione necessaria per il colloquio con le autorità incaricate della valutazione della richiesta. Durante il processo di richiesta di asilo, questi minori hanno diritto ad un’accoglienza adeguata in strutture o presso famiglie affidatarie, all’assistenza sanitaria e all’istruzione, nonché ad altri servizi che possono facilitare la loro integrazione, come corsi di integrazione linguistica e culturale o formazione professionale.

La Convenzione sui diritti dell’infanzia delle Nazioni Unite sancisce che ad ogni fanciullo, indipendentemente dalla nazionalità, devono essere garantiti gli stessi diritti. Pertanto, l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati e la loro inclusione sociale stanno esercitando una pressione significativa sui servizi sociali, i quali sono direttamente responsabili nel garantire una serie di diritti sanciti nella Convenzione. Alcuni di questi diritti includono l’accesso all’alloggio, all’assistenza sanitaria e all’istruzione. Come ESN ha sottolineato più volte sebbene i minori stranieri richiedenti asilo abbiano diritto a questi servizi, in realtà esistono molteplici difficoltà al loro accesso. I membri di ESN hanno notato in particolare la carenza di figure quali interpreti, assistenti sociali e famiglie affidatarie. I servizi sociali hanno anche difficoltà nel gestire casi di sospetto di violenza e maltrattamento nelle case delle famiglie affidatarie o nelle strutture che ospitano minori stranieri.

In vari paesi europei l’accesso alle cure sanitarie è spesso difficoltoso: accanto alla carenza e indisponibilità di alcuni servizi sanitari, tra i quali in particolare le cure odontoiatriche, l’accesso alle cure può essere ostacolato dal timore di essere denunciati alle autorità giudiziarie in caso il minore si trovi in situazione di immigrazione irregolare.

Per quanto riguarda l’alloggio, la prassi in vari paesi europei prevede l’assegnazione del minore a famiglie affidatarie. In alcuni casi l’accoglienza in famiglia non è la soluzione migliore per i minori dai 15 anni in su, poiché questi hanno acquisito un’ampia indipendenza grazie alla loro esperienza di vita. In questi casi, la coabitazione con i coetanei in appartamenti o strutture supervisionati da personale specializzato è una soluzione più adatta.

Le scuole hanno difficoltà nel soddisfare le esigenze dei minori non accompagnati. E’ auspicabile che l’integrazione nel sistema scolastico pubblico avvenga nel minor tempo possibile: l’accesso all’istruzione dovrebbe essere garantito subito dopo l’arrivo del minore. Il ruolo della scuola, degli educatori e dei mediatori culturali è infatti fondamentale per aiutare i minori non accompagnati e i giovani migranti a compiere le scelte giuste nella loro carriera professionale. Le lezioni preparatorie sono inoltre fondamentali per aiutare i minori ad apprendere la lingua del paese ospitante.  Formare insegnanti e professionisti che lavorano con minori non accompagnati e giovani migranti è cruciale per sostenere la loro integrazione. Un buon esempio è il servizio per i giovani e l’istruzione per i rifugiati e i migranti della Città di Dublino (Irlanda), che fornisce una vasta gamma di programmi educativi e di sostegno ai minori non accompagnati e per i giovani di età compresa tra 12 e 25 anni. Si tratta del programma di accoglienza e transizione “Migrant Access” che prepara i minori e i giovani all’integrazione nel sistema scolastico nazionale. Il programma mira ad accrescere la capacità degli studenti di integrarsi nel percorso scolastico, sviluppando insieme alla loro alfabetizzazione generale, l’apprendimento e le competenze interpersonali utili per integrarsi nella scuola e nella vita in Irlanda. Tra il 2016 e il 2017, 112 minori stranieri non accompagnati e giovani migranti hanno preso parte al programma migliorando rapidamente il loro inglese e aumentando i livelli di autostima, così come le loro abilità e conoscenze.

 

L’integrazione delle famiglie rifugiate

Rispetto ad altre famiglie di migranti, le famiglie di rifugiati non scelgono di migrare, ma lo fanno per fuggire da guerre, pericoli o persecuzioni. Pertanto sono molto vulnerabili e spesso hanno esigenze specifiche nel loro percorso di integrazione nelle società di accoglienza. I servizi sociali hanno importanti responsabilità nella gestione di questi casi, dal momento che sono chiamati a fornire supporto educativo, formazione linguistica, orientamento professionale e scolastico, assistenza sanitaria e supporto per l’integrazione sociale alle famiglie e ai minori. Alcune famiglie sono anche più vulnerabili di altre, come le famiglie monoparentali o le famiglie in cui si è verificata violenza domestica. Un buon esempio è quello dell’unità per la migrazione e l’integrazione presso il Dipartimento per lo sviluppo sociale della città di Hannover (Germania) che ha creato una struttura di sostegno specifica per le madri single richiedenti asilo, che sembrano essere le tipologie famigliari con maggiori difficoltà ad accedere ai servizi. Gli assistenti sociali forniscono servizi specializzati a questo gruppo target, incluso il sostegno psicologico e la consulenza sui diritti delle donne. Il dipartimento organizza consulenza di gruppo e individuale. Grazie a queste sessioni, le partecipanti hanno l’opportunità di imparare il tedesco, creare la propria rete sociale, affrontare traumi ed orientarsi nel sistema dei servizi tedeschi. Durante la fase pilota del progetto sono state coinvolte 60 madri single. Cinque delle prime partecipanti sono ora responsabili di alcune sessioni di gruppo, in cui lavorano come co-moderatrici.

I minori che migrano con le loro famiglie richiedono un’attenzione significativa nel loro percorso di integrazione scolastica perché spesso hanno meno probabilità di integrarsi rispetto ai minori stranieri non accompagnati, in quanto protetti dalle loro famiglie e non esposti alla società del paese ospitante. Un problema messo in luce dagli operatori svedesi e che a loro parere rende necessario uno specifico supporto riguarda i minori stranieri non accompagnati che ottengono il ricongiungimento familiare: sovente, in seguito all’arrivo della famiglia, essi smettono di frequentare corsi e percorsi formativi per trovare un lavoro e supportare la famiglia. È stato notato anche un interessante squilibrio che sta emergendo nelle famiglie, dove i bambini hanno più potere a causa della loro capacità di parlare la lingua del paese ospitante mentre i genitori spesso non la imparano

Un altro problema che affligge le famiglie di rifugiati è il fatto che tendono a concentrarsi in aree segregate, dove è più economico vivere e dove dunque si stabiliscono più frequentemente  i migranti: si tratta di aree spesso povere e con servizi pubblici di qualità inferiore e alti livelli di criminalità.

 

Il passaggio all’età adulta dei minori stranieri non accompagnati

Per molti giovani migranti il raggiungimento dell’età legale adulta è associato a una perdita di accesso ai servizi pubblici, come l’alloggio e la rappresentanza legale da parte del tutore. Tuttavia sono stati compiuti progressi per estendere l’assistenza oltre i 18 anni: nella maggior parte dei paesi europei l’età è stata estesa ai 21 anni e in un numero crescente di paesi fino a 24 o 26 anni.

In uno studio condotto nel 2014 il Consiglio d’Europa e l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati hanno evidenziato che il raggiungimento dell’età adulta ha un impatto significativo sul benessere psicologico dei minori stranieri non accompagnati a causa della loro specifica vulnerabilità. Questi giovani adulti necessitano l’accesso ad alloggi appropriati, all’istruzione, all’occupazione e all’assistenza sanitaria, nonché a informazioni appropriate sulle conseguenze del raggiungimento della maggiore età, in particolare per quanto riguarda i diritti e le responsabilità che assumono diventando maggiorenni. In molti paesi sono in fase di sviluppo diversi programmi per garantire la loro integrazione e transizione verso l’età adulta, e in essi i servizi sociali svolgono un ruolo chiave fornendo orientamento e accesso ai servizi. L’accesso all’istruzione, l’occupazione, l’alloggio, l’assistenza sanitaria e il sostegno psicologico restano al centro di qualsiasi politica volta a promuovere con successo l’inclusione sociale dei giovani migranti.

Un esempio significativo è il progetto “CURANT” realizzato dai servizi sociali della città di Anversa in Belgio volta alla promozione della condivisione per almeno un anno di appartamenti tra giovani rifugiati non accompagnati e giovani fiamminghi. CURANT offre anche sostegno psicologico e training per favorire la vita indipendente. Il progetto è rivolto ai giovani adulti non accompagnati, di età compresa tra 17 e 22 anni, con status di rifugiato. In Belgio una volta che i minori non accompagnati raggiungono l’età adulta, non beneficiano più dell’alloggio in centri di accoglienza sovvenzionati, iscrizioni alle classi di accoglienza, formazione personalizzata e del supporto di un tutore legale. Questo gruppo di giovani adulti è molto spesso un NEET privo di qualificazione e ha maggiori probabilità di sviluppare una dipendenza prolungata dal sistema di assistenza sociale. CURANT mira ad aumentare le loro possibilità di integrarsi pienamente nella società belga promuovendo  diverse forme di convivenza nel quadro di un progetto che offre alloggi a prezzi accessibili (250 EUR mensili a persona) insieme a servizi di orientamento e consulenza personalizzati incentrati sull’attivazione, l’istruzione, la vita indipendente, la lingua, il tempo libero e l’integrazione sociale.

Per quanto riguarda l’integrazione nel sistema educativo e formativo, un esempio di successo è quello dalla città di Vienna, in Austria, dove grazie all’uso del Fondo Sociale Europeo, un consorzio di 9 partners ha creato lo Youth College che fornisce percorsi di istruzione a giovani migranti, in prevalenza richiedenti asilo, rifugiati o beneficiari di protezione sussidiaria internazionale. Il progetto è iniziato nel 2016 e oggi 1.000 giovani migranti frequentano il College, che offre anche assistenza sociale e consulenza socio-educativa e conta tra il personale più di 80 insegnanti di tedesco per stranieri e 28 counsellors che assistono gli studenti nel loro sviluppo personale.

 

Messaggi-chiave conclusivi

Alcune importanti lezioni possono essere tratte dal rapporto e meritano di essere prese in considerazione nell’elaborazione futura di politiche e servizi per minori stranieri non accompagnati e giovani migranti. Innanzitutto, è necessario che i dispositivi di protezione dell’infanzia dei diversi stati europei vengano attivati già al momento della prima accoglienza dei minori, e che questi vengano considerati come minori prima che migranti. In quanto minori, detengono una serie di diritti sanciti nella Convenzione dei diritti dell’infanzia delle Nazione Unite: i servizi sociali sono responsabili dell’accoglienza e dell’integrazione di questi ragazzi nei paesi ospitanti, pertanto hanno un ruolo fondamentale da espletare. Nonostante ciò è necessario che i servizi sociali agiscano in maniera coordinata ed efficace coinvolgendo anche i servizi di protezione dell’infanzia, i servizi sanitari,  i servizi educativi, e i servizi addetti alle politiche migratorie per far sì che il minore abbia accesso a tutti i servizi di cui ha bisogno.