Il nuovo SIA: facciamo il punto


Daniela Mesini | 24 Febbraio 2017

La Legge di Stabilità 2016 (L. n. 208 del 28 dicembre 2015) ha istituito per la prima volta in Italia un apposito Fondo per la Lotta alla Povertà e all’Esclusione Sociale nell’ambito di un Piano Nazionale di contrasto alla povertà che ha come obiettivo l’introduzione entro il 2018 di uno schema di Reddito Minimo su tutto il territorio nazionale.

 

Nell’attesa della nuova misura è operativo dal 2 settembre 2016 il SIA (Sostegno all’Inclusione Attiva 1), uno schema transitorio, erogato a livello nazionale, e rivolto ad alcune categorie familiari in condizioni economiche molto deprivate.

Si tratta di un sussidio economico 2 sottoforma di carta pre-pagata, di entità variabile tra gli 80 euro e i 400 euro mensili, rivolto alle famiglie con soglia ISEE (indicatore della condizione economica equivalente) al di sotto di 3.000 euro, con almeno un figlio minorenne o disabile o alle donne in stato di gravidanza accertata.

Per accedere alla misura, occorre essere cittadini italiani o comunitari o avere un permesso di soggiorno di lunga durata; essere residenti in Italia da almeno 2 anni; non bisogna beneficiare di altri trattamenti assistenziali o indennitari rilevanti (di ammontare superiore ai € 600 mensili), né di altre prestazioni di sostegno al reddito per disoccupati (NASPI o ASDI).

Soprattutto, per accedere al beneficio il nucleo familiare del richiedente dove ottenere un punteggio relativo alla valutazione multidimensionale del bisogno uguale o superiore a 45. Si tratta di una valutazione che tiene conto contemporaneamente dei carichi familiari, della situazione economica e della situazione lavorativa, privilegiando quindi situazioni multiproblematiche e molto compromesse, caratterizzate ad esempio da famiglie numerose con figli piccoli, in cui vi è un solo genitore ed in cui sono presenti persone con disabilità grave o non autosufficienti.

I trasferimenti alle famiglie, pari a complessivi 750 milioni di euro, sono erogati ogni due mesi direttamente dall’INPS tramite il circuito delle Poste Italiane e sono subordinati all’adesione ad un progetto personalizzato di attivazione sociale e/o lavorativa predisposto dal livello locale, in particolare dai servizi sociali dei Comuni, in rete con i servizi per l’impiego, i servizi sanitari e le scuole ed i soggetti privati non profit.

 

Al fine di rafforzare i servizi territoriali per la gestione della misura il Governo ha stabilito per la prima volta anche lo stanziamento di specifiche risorse del PON Inclusione 3, pari a 500 milioni di euro per il triennio 2017/2019. Per accedere a tali risorse tutti gli Ambiti Territoriali (Consorzi di Comuni Associati) hanno dovuto presentare, entro il 15 febbraio 2017, appositi progetti di riorganizzazione del loro sistema di interventi consistenti ad esempio nell’acquisizione di nuovo personale, nel potenziamento della dotazione strumentale o informatica, nell’attivazione di nuovi servizi e interventi (es. borse lavoro, tirocini, ecc.) e nella creazione di reti con gli attori territoriali. E’ del 1 gennaio u.s. il Decreto Direttoriale n. 11 con gli elenchi dei primi 80 progetti (presentati tra il 30.9.2016 e il 15.11.2016) a valere sul suddetto Bando Non Competitivo, ammissibili al finanziamento e per lo più concentrati in Puglia, Toscana e Friuli Venezia Giulia.

 

E’ ancora presto per poter disporre di dati completi sull’iniziale attuazione della misura e sulla sua capacità di coprire il bisogno potenziale, stimato in 800.000/1.000.000 di persone. Gli unici dati disponibili a livello aggregato sono quelli elaborati da INPS a dicembre 2016 relativi al primo bimestre di attuazione e presentati dal Direttore Generale Tangorra ad un incontro a Roma cui sono stati invitati l’ANCI, le città con più di 250.000 abitanti, i rappresentanti delle Regioni e l’INPS.

Ammontano a 200.000 le domande presentate dalle famiglie entro il 31 ottobre 2016 e di queste ne sono state accolte solo il 30%. Il motivo principale dei bassi tassi di accoglimento è relativo alla valutazione multidimensionale del bisogno (ossia, il mancato raggiungimento dei 45 punti), ma non mancano esclusioni di famiglie che già percepiscono trattamenti per un ammontare superiore alla soglia dei 600 euro previsti.

I criteri di accesso molto stringenti portano evidentemente ad escludere nuclei familiari comunque bisognosi 4 e dalle primissime analisi svolte a livello locale sembrerebbero beneficiare del SIA soprattutto famiglie numerose, in prevalenza di stranieri, che più facilmente di altre evidentemente assommano le fragilità previste per l’accesso alla misura.

Altra questione abbastanza critica l’importo dell’erogazione monetaria che non tiene conto dei differenziali di costo della vita tra nord e sud Italia ed in generale risulta di esigua entità specie per le famiglie uni personali (pari a 80 euro al mese).

 

Per porre rimedio alle suddette distorsioni ed ampliare la platea di beneficiari è attualmente in fase di predisposizione un nuovo decreto ministeriale che dovrebbe a breve ridefinire i criteri di accesso al SIA, rendendoli meno selettivi.

Aumentare il numero di beneficiari comporterà inevitabilmente un incremento del lavoro da parte dei territori, in gran parte ancora in attesa dell’approvazione dei progetti di rafforzamento dei servizi visti sopra, e nelle more della predisposizione degli strumenti utili al servizio sociale professionale per la realizzazione delle prese in carico, a cura del Coordinamento Nazionale 5, appena insediato. Tutto questo stanti le scadenze previste che, seppur dilazionate di qualche settimana 6, impongono la realizzazione entro il 31 marzo dei progetti di presa in carico per i nuclei accolti entro il 31 ottobre ed entro il 29 aprile per i nuclei accolti entro il bimestre successivo.

 

Nell’attesa della messa a regime del Reddito di Inclusione, prevedibile a partire dal 2018, il SIA rappresenta un’utile ed indispensabile palestra per i territori per sperimentarsi nell’attivazione e/o nel consolidamento di forme di governance locali per il contrasto alla povertà, così come per la messa a punto delle forme organizzative più funzionali alla gestione delle prese in carico dei beneficiari. L’esercizio sarebbe stato più mirato ed efficace se fin da subito adeguatamente accompagnato, mentre l’assistenza tecnica agli enti territoriali per l’attuazione della misura tarda ancora ad arrivare.

  1. Decreto Interministeriale Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Ministero dell’Economia e delle Finanze n. 166 del 26 maggio 2016.
  2. La carta può essere usata presso tutti i negozi del circuito Mastercard (supermercati, negozi di alimentari, farmacie), per pagare le bollette della luce e del gas ma non può essere usata per effettuare acquisiti on-line o prelievi. L’entità del sussidio varia al variare della composizione del nucleo familiare: 80 euro per famiglia formata da un solo componente; 160 euro per famiglia composta da due componenti; 240 euro per famiglia di tre componenti; 320 euro per famiglia di quattro componenti e 400 euro per famiglia di cinque componenti e più.
  3. Decreto n. 229/2016 del 3 agosto 2016 del Direttore Generale della Direzione Generale per l’inclusione e le politiche sociali.
  4. Le analisi svolte evidenziano come la gran parte dei nuclei esclusi presentino un punteggio compreso tra i 45 e i 35 punti, caratterizzata dunque da situazioni di un elevato grado di compromissione.
  5. È costituito da referenti del MLPS, dell’ANPAL, dei servizi, esperti accademici con il supporto dell’INAPP (ex ISFOL).
  6. Nota del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali n. 629 del 27 gennaio 2017.