Il Reddito di Inclusione: la parola ai beneficiari


Giovanni Garena | 8 Novembre 2019

Nell’ambito del Progetto “Oltre la povertà, percorsi di inclusione sociale1, è stata prevista una specifica azione di valutazione da parte di beneficiari del REI. Si è così programmata e implementata una vasta analisi in cinque ambiti della Regione Piemonte in cui si sono realizzati Focus Group finalizzati a raccogliere il punto di vista dei beneficiari sulle misure nazionali di contrasto alla povertà che li hanno coinvolti con particolare riguardo al Reddito di inclusione.

L’azione2  si è sviluppata attraverso una fase propedeutica (luglio 2019) ed una fase operativa (settembre 2019).

 

La fase propedeutica è consistita in:

  1. un incontro con gli operatori referenti di tutti gli ambiti coinvolti finalizzato a concordare le modalità di coinvolgimento dei beneficiari nell’esperienza di Focus group3. In particolare: le caratteristiche dei beneficiari da coinvolgere; le modalità di comunicazione dell’invito ai potenziali partecipanti al Focus; il tipo di discussione; gli obiettivi e le relative domande da porre; i tempi; le caratteristiche della location in cui realizzare i focus group.
  2. monitoraggio dei diversi passaggi organizzativi.

 

La fase operativa è possibile articolarla in due sezioni, una processuale e l’altra più di esito.

 

Aspetti generali di processo

Si trattava di verificare, nella pratica attuazione dei Focus, se le modalità concordate con gli operatori avrebbero ottenuto un esito positivo. Tante erano le incognite: si riuscirà a comporre in ciascuna delle cinque sedi un campione significativo di beneficiari del Rei? Come i beneficiari stessi avrebbero inteso questa proposta di confronto, sicuramente nuova e forse un po’ inusuale e quali aspettative potrà in loro generare? Si riuscirà a far comprendere la metodologia di questo strumento di confronto? Come i partecipanti accetteranno di mettersi a confronto tra di loro accettando il “setting”, le regole proposte dal conduttore?  Si riuscirà ad entrare bene nel merito di quanto ha funzionato e di quanto non ha funzionato della misura REI?

Quanto segue conduce ad una risposta complessivamente positiva sull’iniziativa nel suo complesso e sulle specifiche domande ora esplicitate.

Nel box sottostante si riportano alcuni elementi di dettaglio

Ambito Numero beneficiari invitati

Numero beneficiari

partecipanti

COMUNE di Biella

Consorzio CISSABO

Consorzio IRIS 

 

17

14 partecipanti

(7 uomini

7 donne)

CSSAC (Chieri) 10

8

(4 uomini

4 donne)

INRETE (Ivrea)

CISS38 (Courgnè)

CISSAC (Caluso)

14

12

(8 uomini e 4 donne)

CSAC (Cuneo) 12

9

(3 uomini

6 donne)

COMUNE di Torino 18

15

(7 uomini

8 donne)

TOTALE 71

58

(29 uomini

29 donne)

 

Aspetti specifici di esito emersi4

 

I punti di forza del progetto REI

La domanda iniziale ha riguardato l’invito al confronto sugli elementi positivi del progetto REI, a cui i beneficiari hanno partecipato da soli o con l’intero nucleo.

Quasi unanime è stata l’opinione che il REI fosse una buona idea, ma solo “un embrione” non proseguito e poi superato dal Reddito di Cittadinanza (per ora solo centrato sul sostegno economico). Il REI è stato accolto con grande attesa, finalmente come un aiuto concreto, anche se solo “una goccia”, una “manina”, “un po’ di manna dal cielo” per affrontare le difficoltà a sopravvivere. “Se non ci fosse stato il Rei ed ora il reddito di cittadinanza, io a 58 anni ero disposto a tutto, anche a fare sciocchezze, anche ad andare a rubare…” . Si è recepito un sensibile miglioramento nel modo di fare “servizio sociale” da parte degli operatori: alcuni esplicitano di essere stati accolti, ascoltati e anche compresi, pur sapendo che “…assistenti sociali ed educatori non hanno un lavoro da darci”. Quindi sono emerse esperienze complessivamente positive, seppur molto diverse nella fruizione della misura. Praticamente tutti hanno riconosciuto di aver ottenuto benefici nel costruire il loro portafoglio di competenze.

Risorse, qualità e competenze messe in gioco

Sollecitati ad entrare nel merito delle questioni, diverse testimonianze si sono dimostrate concordi sul fatto che con il REI, i servizi sociali hanno potuto occuparsi dell’insieme dei problemi del loro nucleo (reddito, lavoro, casa, scuola dei figli), permettendo loro di mettersi ancora in gioco. Nessuno si è lamentato della gravosità dei progetti, anzi tutti sono stati concordi nel ritenere che, grazie all’accompagnamento degli operatori sociali, attraverso sostegno morale, ma anche aiuto nell’espletamento di pratiche burocratiche, quali riallaccio utenze o domande per la casa, si siano avviati progetti utili ed interessanti. Alcuni beneficiari hanno dichiarato di esser stati posti nelle condizioni per rivedere, riprendere, le loro potenzialità e competenze anche in un’età in cui “sei troppo vecchio per lavorare, ma contemporaneamente, sei troppo giovane per andare in pensione!”. Il REI è stato fondamentale, a giudizio di molti, per meglio comprendere il ruolo dei servizi sociali che non è solo quello di erogare sostegni economici (quando possono). Almeno due terzi dei beneficiari ha riconosciuto come attraverso il REI si sono potuti affrontare problemi non solo economici ma di “educazione alla vita”. Una diversa relazione con assistenti sociali ed educatori professionali ha consentito di rivedere il proprio portafoglio di risorse e di competenze, di affrontare sotto una luce non depressiva diverse condizioni precarie, di accettare – quando necessario – le cure sul piano del sostegno psicologico.  Molti hanno evidenziato che i servizi hanno a volte letteralmente ‘inventato’ per loro soluzioni inedite ed innovative, coinvolgendo la rete di volontariato attiva sul territorio. Tutto ciò nonostante il fatto che nessuno dei 58 partecipanti ai cinque Focus realizzati abbia di fatto completato il percorso ottenendo una occupazione stabile e quindi un reddito tale da renderlo autonomo dal bisogno assistenziale.

Problemi e criticità

La maggiore criticità lamentata da molti è consistita nella pressoché totale assenza di offerte occupazionali stabili e nel conseguimento di titoli non direttamente spendibili sul mercato del lavoro locale. Diversi beneficiari hanno evidenziato che al termine del tirocinio lavorativo, sia presso ditte private che presso enti pubblici, sono stati lasciati a casa, salvo poi assumere altre persone per qualifiche analoghe. Altra questione evidenziata è stata la difficoltà a comprendere la differenza tra il contributo dichiarato (780 euro) e quello effettivamente spettante, spesso molto più contenuto, stante i criteri di calcolo della situazione economica. Preoccupazione inoltre rispetto alla durata del beneficio ed al fatto che, anche il Reddito di Cittadinanza, passati i 18 mesi, si possa interrompere rimanendo privi di aiuto senza aver nemmeno avuto l’opportunità di inserirsi al lavoro. Alcuni partecipanti hanno inoltre raccontato di loro vertenze con INPS per aver avuto detratto dal REI quanto guadagnato per lo svolgimento di tirocini. Altro punto lo scollamento tra Centri per l’impiego e l’offerta di opportunità sul territorio, specie per over 55-enni per i quali la ricollocazione nel mercato del lavoro è apparsa una chimera, così come il difficile accesso sia ai servizi che alle opportunità occupazionali per coloro che vivono in contesti extra-urbani, collinari o montani, privi di servizi di trasporto pubblico “…se non hai la macchina sei finito !”

A questo si aggiunga il fatto che le difficoltà già presenti per tutti nella ricerca di un’occupazione stabile si amplificano, diventando praticamente insormontabili per cittadini appartenenti alle fasce protette, “se non c’è lavoro per quelli che sono in buona salute, figuriamoci per noi che abbiamo invalidità che non ci consentono di svolgere lavori gravosi…”.

Molti, infine, mettono in evidenza il palleggiamento di competenze tra i diversi servizi pubblici preposti al REI ed anche nei collegamenti con il volontariato.

 

Facciamo un bilancio

I partecipanti ai Focus, in base a quanto emerso sulle tre questioni appena analizzate, sono stati invitati a tentare un bilancio tra punti di forza e criticità. In sostanza, in che cosa è stato utile il REI? È migliorata la situazione dei singoli e dei loro nuclei familiari, tra il primo ed il dopo REI? Se sì, in quale ambito?

Tutti hanno riconosciuto il miglioramento della loro situazione generale a fronte dell’adesione al REI e ciò indipendentemente dalla soluzione del problema fondamentale che è il lavoro. In sintesi gli aspetti che portano ad un prevalente bilancio positivo riguardano essenzialmente il cambiamento nelle competenze grazie ai vari corsi di qualificazione che hanno rilasciato attestati di frequenza, in alcuni casi anche qualifiche; il tirocinio non solo li ha impegnati per alcune ore al giorno per diversi mesi, ma li ha anche aiutati a sperimentarsi al lavoro, magari dopo anni di totale assenza opportunità di impegnarsi in attività occupazionali; tutti contano su una soluzione definitiva grazie al Reddito di Cittadinanza che al momento ha ‘tamponato’ le esigenze più impellenti sul piano economico (grandi aspettative sul ruolo dei navigator).

Assolutamente rilevante è il nuovo rapporto con i servizi sociali. Si sono superati alcuni pregiudizi circa il ruolo dell’assistente sociale e si sono apprese nuove modalità di gestione delle risorse economiche e del risparmio; soprattutto si è ricevuto un aiuto concreto per investire sulle risorse personali e del proprio nucleo di cui prima non c’era consapevolezza.

 

Qualche nota di sintesi dall’esperienza Focus Group

La scelta di coinvolgere i beneficiari REI nella valutazione della misura che, come noto, si prefiggeva di andare “oltre le povertà”si è rilevata vincente. La compliance dimostrata dai partecipanti ai cinque Focus, l’attivazione ad esprimersi tutte e tutti anche su questioni molto intime e delicate, lo stare volentieri all’interno del setting proposto, hanno consentito di raccogliere testimonianze e narrazioni di indubbia significatività. Oltre a quanto espresso attraverso il linguaggio, a volte anche molto colorito, è stato importante osservare i significati espressi con chiare meta-comunicazioni attraverso il linguaggio del corpo che via via accompagnava, rinforzava quanto veniva detto nella reciprocità maturata in due ore circa di incontro.

Questi cittadini che hanno accettato di partecipare all’esperienza Focus group ora si attendono mosse conseguenti delle Istituzioni: è naturale considerare come l’esser stati invitati alla interlocuzione, anche critica, sul funzionamento della misura REI (ed in prospettiva RdC) generi inevitabilmente aspettative non solo di ascolto, ma anche di presa in carico delle criticità evidenziate.

È stata empiricamente e significativamente dimostrata l’intima interconnessione tra le diverse forme di povertà: economica, sociale, relazionale, educativa, culturale, ecc.

Quanto emerso può innescare spunti di riflessione ai diversi livelli di programmazione-gestione delle policy sociali contro le povertà. In particolare: la necessità di una attenta riflessione, sia per quanto riguarda la natura dell’azione professionale messa in atto dai servizi sociali, sia per le forme organizzative adottate dagli enti gestori per l’implementazione della misura Rei; il riscontro espresso dai beneficiari nei confronti degli operatori sociali intervenuti nel Rei denotano che si è attuata una importante intenzionalità di approccio capacitante, fondato sull’empowerment. Ciò rappresenta un risultato molto rilevante specie nei casi in cui il beneficiario usciva da anni di vita marginale, quando la disperazione sembrava essersi fatta cronica, quando si era quasi persa ogni fiducia nella possibilità di uscire da una dimensione di marginalità.

Si può quindi concludere affermando che, al di là delle criticità sul versante lavorativo ed occupazionale, le testimonianze espresse nei Focus conducono ad un bilancio sostanzialmente positivo di una misura sicuramente pilota per il sistema dei servizi piemontesi.

  1. Il Progetto è stato realizzato con il contributo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali attraverso i “Finanziamenti per il sostegno di Progetti di rilevanza locale promossi da Organizzazioni di Volontariato e Associazioni di Promozione Sociali del codice del Terzo Settore” e in collaborazione con la Regione Piemonte. Capofila ACLI Piemonte in partnership con ACLI Biella e ACLI Torino. Collaborazioni: ActionAid Italia, ACLI Asti, Consorzio Servizi Sociali lN.RE.TE, Consorzio Servizi Socio Assistenziali Chierese, Circoscrizione 7 di Torino, Città di Alba, Città di Piossasco, CNA Piemonte e EnAlP Piemonte. Periodo di svolgimento: Novembre 2018 / Settembre 2019
  2. L’azione è stata condotta da chi scrive nelle vesti di collaboratore di ActionAid Italia
  3. Iniziativa che rappresenta una importante novità per i beneficiari delle misure di sostegno, sicuramente non adusi ad essere interpellati e coinvolti, in gruppo, per fornire loro pareri sulla incisività dello strumento, ma anche per le modalità operative dei Servizi.
  4. Le frasi ed i termini riportati tra virgolette sono la voce diretta dei partecipanti