In Campania, nuove frontiere del lavoro sociale


Angelo Buonomo | 16 Settembre 2021

Il lavoro sociale e di comunità è in continuo mutamento, in particolare in questo tempo nel quale le incertezze e le fragilità si moltiplicano. Per questa ragione diventa sempre più urgente accompagnare percorsi evolutivi delle professioni sociali, promuovere nuove collaborazioni, riconoscere le connessioni, diffondere un approccio multidimensionale. La diffusione del virus Covid-Sars 2 ha amplificato le fragilità sociali, individuali e collettive, e i disagi economici, rendendo palesi le disuguaglianze. In altre parole, è possibile dire che a un quadro complessivo caratterizzato da situazioni critiche radicate, con l’avvento della pandemia si sono aggiunti nuovi problemi e bisogni precedentemente sconosciuti, sottesi o ancora inespressi.

 

Lo scenario di mutamento qui brevemente descritto impone profonde riflessioni su diversi aspetti del lavoro sociale e di comunità: strumenti, approcci, modalità di intervento, competenze, saperi connessioni e alleanze territoriali. In questo senso si evince la necessità per le professioni sociali e per gli attori territoriali di sviluppare la capacità di ibridazione, di contaminazione e di intervento multidisciplinare.  Attraverso queste dimensioni è possibile incidere diversamente, operando dentro e con le comunità, aprendo prospettive di cambiamento profondo e partecipato. Mediante queste modalità di intervento diventa possibile trasformare il compito degli operatori e professionisti del lavoro sociale, promuovendo un ruolo che possiamo definire come “facilitatori di comunità” capaci di anticipare e rispondere i bisogni, leggere i cambiamenti del contesto in cui operano, promuovere aggregazione e benessere sociale collettivo, portando i servizi territoriali fuori dagli steccati normativi e burocratici.

In tal senso, nelle professioni sociali, si manifestano nuovi ruoli e nuove dimensioni di intervento, si sviluppano competenze e capacità inedite. La pandemia ha fatto emergere la necessità di rendere trasversale la promozione del benessere psicologico e sociale, inteso come processo collettivo preso in carico da diversi attori territoriali, confermando l’ipotesi che i progetti di rigenerazione urbana e sociale di luoghi in disuso hanno la capacità di generare servizi innovativi, in grado di modificare il ruolo delle organizzazioni e dei professionisti. Affiorano dunque nuovi e improcrastinabili interrogativi: Come si trasforma il lavoro dei professionisti in questo contesto? In che modo si introducono modalità di formazione alla pari, senza necessariamente etichettare questi processi come formazione professionale in senso formale? In che modo il lavoro interdisciplinare di equipe può contribuire al cambiamento delle professioni sociali? Come possono essere attivati percorsi di formazione?

 

Certamente qui non abbiamo l’ambizione di rispondere in modo esaustivo a questi quesiti complessi, che necessitano di riflessioni lunghe e approfondite. Sicuramente, però, appare importante provare a indagare alcune prospettive e pratiche che vanno nella direzione di innovare le professioni sociali, in modo aperto e senza definizioni aprioristiche. In primo luogo, la progettazione assume un valore decisivo sia nell’ottica generativa dei contenuti e dei processi da innescare, sia nelle possibilità di innovare l’intervento e il ruolo delle professioni sociali, nella creazione di spazi di contaminazioni attraverso l’approccio multidisciplinare e la formazione a un lavoro orientato nella comunità, fuori dalla logica assistenziale. In secondo luogo, è necessario ripensare i percorsi formativi non formali in una prospettiva di condivisione, scambio e cooperazione, intensificando il lavoro di gruppo. In ultimo, è necessario sviluppare la capacità di leggere i mutamenti in atto, in modo da ripensare e riprogettare continuamente gli interventi, riconoscere nuovi attori, realizzare hub sociali e relazionali capaci di creare nuovi servizi e nuove opportunità. Senza ricercare in maniera ossessiva definizioni e griglie di valutazioni, in un contesto informale, possiamo evidenziare mutamenti importanti, in particolare nei processi di rigenerazione socio-urbana e di riutilizzo sociale dei beni in disuso: la necessità di interpretare e anticipare il bisogno, l’urgenza di promuovere interventi multidisciplinari, l’esigenza di intrecciare processi e progetti inediti.

 

Nell’attuale contesto, brevemente descritto in precedenza, assumono un valore importante, come accennato, i processi di rigenerazione urbana, la promozione del benessere psicologico, la capacità di intervenire nei contesti sociali di riferimento. Relativamente alla prima dimensione appare importante, anche se avviene di rado, il coinvolgimento degli assistenti sociali al fine di progettare meglio l’intervento e di dare vita a nuovi servizi sociali territoriali attraverso i processi di rigenerazione. La rigenerazione dei servizi sociali territoriali passa dalla creazione di nuovi dispositivi di welfare di comunità e dalla trasformazione delle pratiche sociali dei servizi, da attivare dentro una dimensione sempre più territoriale e meno burocratica-amministrativa dei problemi. Il coinvolgimento degli assistenti sociali nei progetti di rigenerazione urbana si potrebbe tradurre, con una nuova modalità di intervento territoriale, in una maggiore capacità di rispondere ai bisogni insieme ad altri soggetti territoriali, in una dimensione reticolare e collaborativa, in contesti volti alla promozione del benessere collettivo. Relativamente alla seconda dimensione, numerosi progetti evidenziano la necessità di rispondere in maniera più complessa agli emergenti disagi di natura psicologica. La promozione del benessere psicologico dovrebbe diventare un processo che coinvolge i diversi attori locali, attraverso lo sviluppo di reti tra professionisti, organizzazioni e istituzioni di diversa natura. Un processo molecolare capace di intervenire nel contesto locale e di ricercare soluzioni condivise attraverso il lavoro di equipe insieme a operatori e assistenti sociali, docenti delle scuole e altri soggetti del territorio.

In un tale contesto, stanno prendendo forma nuove occasioni di sviluppo e connessioni capaci di generare mutamenti nel lavoro sociale, che si trasforma nei processi di innovazione sociale e nelle collaborazioni inedite.  In questo quadro, il progetto Scuole di comunità, promosso da Legambiente e Libera Campania, sta rappresentando una straordinaria occasione per sperimentare metodi, pratiche e approcci innovativi. Il progetto, avviato nel febbraio del 2020, ha innescato nuovi processi collaborativi, capaci di generare traiettorie in particolare nel lavoro sociale e di comunità. Il processo attivato dalle due organizzazioni si basa sull’intreccio tra la dimensione sociale e quella ambientale, con l’obiettivo di dare vita ad ecosistemi di sviluppo sostenibile. Nell’ambito del progetto il tema delle nuove competenze ha assunto un ruolo centrale, coinvolgendo tutti gli attori (docenti, studenti, genitori, operatori degli Enti del terzo settore e dei piani sociali territoriali).

 

Nell’ambito del percorso sono stati coinvolti gli operatori delle due organizzazioni, i docenti interessati dal progetto, con una partecipazione ampia a livello regionale, gli psicologi, a partire dalla collaborazione con gli psicologi scolastici impegnati nelle scuole partner, gli assistenti sociali, a seguito delle interlocuzioni aperte con i piani sociali territoriali in cui rientra il progetto. Il senso di questo interessamento è quello di riflettere insieme su temi diversi: il sostegno alla genitorialità, lo sviluppo sostenibile e di comunità, la rigenerazione urbana come processo per innovare servizi sociali territoriali, la promozione del benessere psicologico, la presa in carico delle fragilità attraverso percorsi di comunità, il lavoro sociale come spazio per costruire il riscatto dei territori al fine di progettare nuovi processi comuni di intervento territoriale.

 

Attraverso la vocazione delle due organizzazioni, sociale e ambientale, si intende evidenziare le connessioni tra le due dimensioni, attraverso la promozione di percorsi professionali capaci di sviluppare nuove competenze nelle professioni sociali, collegandole a quelle cosiddette green che emergono nei processi di economia circolare e civile: nel lavoro sociale è stato avviato un percorso di formazione e di condivisione tra i professionisti per attivare processi di comunità e diffondere saperi legati alla green economy; nel lavoro con le scuole, con gli studenti e con i genitori; insieme alla presa in carico delle fragilità, sono stati attivati laboratori e incontri dedicati ai green jobs, all’economia circolare e civile, al riuso sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Un intreccio, quello tra dimensione sociale e quella ambientale, sempre più decisivo per intervenire nei contesti e innescare cambiamenti.

 

Nell’ambito dello sviluppo progettuale, Legambiente e Libera hanno attivato una collaborazione inedita con l’Ordine degli assistenti sociali della Campania sui temi della rigenerazione urbana, del riuso sociale dei beni confiscati, della progettazione partecipata. Uno scambio di pratiche, metodi, strumenti e approcci per condividere saperi e competenze volte a costruire percorsi di empowerment e riscatto delle comunità nelle quali si opera. L’intervento sociale, attraverso un processo di ibridazione, supera la logica assistenziale e si trasforma in processo di mutamento economico, ambientale, sociale e culturale.

Al tempo stesso, attraverso il progetto, oltre al coinvolgimento delle psicologhe scolastiche, sono state avviate interlocuzioni con gli psicologi al fine di progettare nuovi interventi di comunità, lavorare in collaborazione nei territori per sviluppare reti informali tra organizzazioni e persone, operare per la manutenzione e la cura delle relazioni e delle comunità. Un percorso collettivo per promuovere il benessere psicologico, per attenuare l’impatto psicologico dei cambiamenti climatici, per superare gli ostacoli e i disagi emersi e intensificati dalla diffusione della pandemia da covid 19, per attivare processi di memoria civile. Nella regione italiana al penultimo posto per il minor utilizzo di antidepressivi1 e nella quale ancora esistono solide reti relazionali, la collaborazione tra gli psicologi e due organizzazioni come Legambiente e Libera assume un valore decisivo per disegnare e progettare nuovi interventi.

 

Intervenire nel contesto ambientale e sociale diventa così la chiave per innescare processi di innovazione, di empowerment e di autonomia superando le logiche assistenziali e la classificazione del disagio e delle fragilità. In altre parole, la contaminazione e lo scambio tra gli attori del lavoro sociale diventano gli strumenti per costruire insieme alle comunità il cambiamento necessario. La riflessione resta aperta.

  1. Dati relativi al consumo di psicofarmaci pubblicati dall’AIFA nell’ultimo Rapporto Nazionale sull’Uso dei Farmaci in Italia (anno 2018)