Istat: primi risultati del censimento 2021


Gianfranco Marocchi | 16 Maggio 2023

È stato rilasciato il 10 maggio un primo report frutto del censimento degli Enti non profit dell’Istat. Va subito segnalato che si tratta, almeno con riferimento a questo primo rilascio, di una pubblicazione anomala rispetto agli standard Istat, che non offre le consuete informazioni generali sulla quantificazione del fenomeno (si veda, per confronto, il precedente rilascio del 2019, commentato da un articolo di Welforum), ma si concentra su alcuni aspetti specifici – in particolare sulle reti di relazione degli enti non profit, sul loro impegno a favore di fasce fragili e sull’utilizzo di tecnologie; tra l’altro, almeno alla data di consultazione (14 maggio 2023) le statistiche generali sulle Istituzioni non profit successive al censimento 2011 non appaiono nel Datawerehouse dell’Istat.

Nella pagina Istat dedicata al report sono disponibili un report sintetico, alcune tavole dati, le relative slide e alcuni dati, esterni alla ricerca, relativi agli Enti di Terzo settore; gli “Enti di Terzo settore”, come è noto, non coincidono con le “Organizzazioni non profit” censite dall’Istat, ma ne sono un sottoinsieme, come sarà evidenziato più avanti. Vi sono poi alcune slide specificamente dedicate alla digitalizzazione delle Istituzioni non profit.

Partiamo, comunque, dalle poche informazioni disponibili relative alla quantificazione degli Enti non profit. Sebbene ciò non appaia essere stato colto dall’Istat (ma ad esempio dai commenti del Forum del Terzo settore) si legge un dato di estrema rilevanza, che conferma analisi parziali precedenti e che rappresenta la prima conferma statistica complessiva di un fenomeno per nulla scontato: le organizzazioni non profit hanno retto l’impatto della pandemia. I dati, infatti, fotografano le organizzazioni non profit al 31 dicembre 2020, quindi nel corso della “seconda ondata” della pandemia, dopo l’allentamento delle restrizioni durante l’estate 2020: in sostanza, fotografa la situazione successiva di sei mesi rispetto a quella in cui Cariplo e Istat avevano rilevato, con riferimento al contesto lombardo, una situazione critica connessa alla chiusura dei servizi e alla caduta degli introiti.

Ebbene, la situazione è la seguente: anche facendo riferimento, appunto, al momento potenzialmente più critico, il numero di organizzazioni non profit aumenta rispetto alla rilevazione precedente del 2019.

Riprodotta da Istat, Censimento permanente delle istituzioni non profit, 2023.

 

È vero che questo andamento nazionale è frutto di situazioni diverse nelle macroaree del Paese, con un aumento al centro sud e una lieve flessione al nord, ma si tratta di cifre minime che certificano la resilienza delle Istituzioni non profit alla crisi sanitaria del 2020; un responso definitivo si avrà comunque quando saranno disponibili e dati relativi ad anni successivi, dal momento che nel corso del 2020 erano comunque presenti talune misure di tutela di posti di lavoro a fronte della situazione eccezionale creata dalla pandemia.

L’unico dato che mostra un segno negativo è quello relativo al numero di volontari, 4,661 milioni al 31/12/2021, il 15.7% rispetto all’ultima rilevazione risalente al 2015 e meno anche della precedente rilevazione di censimento del 2011, in cui risultavano essere 4,758 milioni. Va però ricordato che la componente volontaria era appunto quella più penalizzata dalle misure di distanziamento imposte dall’emergenza sanitaria e dunque è bene adottare una certa cautela nel commentare questi dati.

Certo che qui ci farebbe piacere leggere di più: dati sugli andamenti delle diverse famiglie dell’universo non profit – associazioni, cooperative sociali, fondazioni, altri enti – con dati disaggregati su volontari e lavoratori per ciascuna di esse, ma, appunto, questa edizione del censimento, almeno in questo primo report, tralascia questi dati.

Un dato che probabilmente necessita di conferme ulteriori, ma che è comunque utile rilevare, riguarda uno degli aspetti forse meno solidi della rilevazione Istat (nonché soggetto a recenti revisioni), ma che offre comunque in questo caso uno spunto che sarà utile verificare nelle prossime rilevazioni: uno spostamento di grande entità degli occupati delle Istituzioni non profit registrati nel settore dalla sanità (erano 188.506 nel 2019, scendono a 103.215 nel 2020) a vantaggio di quelli registrati nell’assistenza sociale (erano 324.192 nel 2019, salgono a 421.356 nel 2020, pari a circa metà del totale degli occupati nel non profit). Tale consistente aumento, pari a 97.164 unità, si verifica a fronte dell’aumento del numero di Istituzioni non profit registrate in questa categoria, che salgono dalle 34.380 del 2019 alle 35.868 del 2020 (poco meno del 10% del totale), ma anche dell’aumento del numero medio di lavoratori, che sale del 25% circa, da 9.4 a 11.7 in media per ciascuna unità. Anche nelle altre categorie si registrano taluni scostamenti dalla precedente rilevazione, ma per cifre assai minori. Va comunque segnalato che Istat in una nota fa cenno ad alcuni cambiamenti nella classificazione delle Istituzioni non profit che potrebbero contribuire a spiegare tali differenze.

Riprodotta da Istat, Censimento permanente delle istituzioni non profit, 2023.

 

In ogni caso, la presenza di oltre 420 lavoratori di Istituzioni non profit nell’ambito del welfare sociale (cui si aggiungono tutte le persone che operano a titolo volontario) rappresenta un numero di grande rilievo che ben fa comprendere come sia impossibile pensare oggi al nostro welfare senza l’apporto delle Istituzioni non profit.

Veniamo ora agli aspetti specifici sviluppati da Istat in questa edizione del Rapporto.

Il primo riguarda il sistema delle relazioni. Emerge come quasi il 90% delle organizzazioni abbia relazioni significative con altri soggetti: principalmente enti pubblici (in particolare a livello locale e regionale, ma anche a livello nazionale), altre Istituzioni non profit e poi, a seguire, con scuole, enti religiosi e altri soggetti.

Riprodotta da Istat, Censimento permanente delle istituzioni non profit, 2023.

 

L’immagine generale che ne emerge è quella di enti profondamente immersi in una rete di relazioni e collaborazioni: “Più dei due terzi delle istituzioni interessate (77,2%) hanno consultato i propri stakeholder per la definizione delle proprie attività. Circa metà delle istituzioni ha inoltre progettato (53,7%) e realizzato progetti (47,9%) con i diversi soggetti coinvolti. Considerando invece i rapporti d’influenza, un terzo delle istituzioni (32,7%) ha avuto relazioni con soggetti che ne hanno finanziato le attività o fornito gratuitamente spazi, servizi e strumenti (28,1%) e quasi quattro istituzioni su 10 (39,3%) con i soggetti coinvolti nel monitoraggio e valutazione dei risultati conseguiti.

Un secondo approfondimento riguarda l’orientamento al disagio sociale; si tratta della vocazione che caratterizza il 13.5% delle Istituzioni non profit (e il 3.7% si dedica a una specifica categoria di destinatari), mentre l’86.5% si rivolge alla collettività in generale. Le istituzioni orientate a persone con specifici disagi operano prevalentemente nel capo dell’assistenza sociale, mentre quelle orientate alla collettività in generale si occupano in prevalenza di cultura, sport e ricreazione.

L’ultimo approfondimento riguarda il rapporto con le tecnologie digitali, tema che costituisce una focalizzazione inedita per le rilevazioni Istat sulle Istituzioni non profit.

Va in primo luogo evidenziato come quasi l’80% delle Istituzioni non profit facciano un uso più o meno intenso di tecnologie digitali; ci sono talune differenze connesse agli ambiti di attività (oltre il 90% delle Istituzioni che operano nella tutela sindacale, nella sanità e nell’istruzione fanno uso di tecnologie, a fronte di valori più bassi, ma comunque superiori al 70%, per gli enti che operano in campo religioso e ricreativo), ma in generale la digitalizzazione appare diffusa in tutti gli ambiti.

Certo, se poi si approfondisce in cosa consistono tali utilizzi di tecnologie digitali, prevalgono livelli non avanzati come la connessione internet fissa o mobile, mentre tecnologie più impegnative riguardano una quota minima di enti.

Riprodotta da Istat, Censimento permanente delle istituzioni non profit, 2023.

 

Il 20% di Istituzioni non profit che rimane estraneo alla digitalizzazione indica nella carenza di risorse economiche e nella scarsa cultura digitale i principali fattori che possono trattenere l’ente dal digitalizzarsi, oltre ad una quota di circa un terzo che non ritiene utile farlo visto il tipo di attività svolte.

Infine, la presentazione del Rapporto Istat è stata anche l’occasione per fare il punto sulla consistenza del Registro Unico del Terzo Settore (RUNTS). Come è noto, non tutte le Istituzioni non profit sono Enti di Terzo settore: alcune, infatti, non possono esserlo (ad esempio gli enti sindacali), altre possono scegliere se fare istanza di iscrizione al RUNTS o meno (tutto il mondo associativo diverso dalle organizzazioni di volontariato e dalle associazioni di promozione sociale), eventualmente apportando modifiche allo statuto ove necessario. La situazione alla data dell’8maggio vede 65.268 enti “trasmigrati”, quindi iscritti automaticamente in quanto in precedenza presenti nei registri delle organizzazioni di volontariato o delle associazioni di promozione sociale, oltre a 17.530 iscritti per decorrenza dei termini; vi sono poi circa 8 mila enti la cui richiesta è pendente a causa di richieste di integrazione o rettifica e 7800 enti a cui la trasmigrazione è stata negata. Vi sono poi enti che hanno fatto autonomamente richiesta di iscrizione al Registro: 25.317 domande, 14.337 delle quali hanno già avuto ad oggi risposta positiva. E vi sono infine le 24.232 imprese sociali (comprese le cooperative sociali) come da risultanze del Registro imprese.

Il quadro sintetico complessivo è quello sotto riportato, con 104 mila enti ad oggi iscritti al RUNTS. È ragionevole, sulla base di quanto sopra evidenziato, che si tratti comunque di una stima “per difetto”, viste le richieste di iscrizione ancora pendenti e i casi di trasmigrazione che devono ancora essere esaminati.

Slide presentate da Alessandro Lombardi in occasione della presentazione del volume Istat, Censimento permanente delle istituzioni non profit, 2023.

 

Vi è poi la questione, destinata a sciogliersi nei prossimi anni, relativa al numero di enti che, anche sulla base del consolidarsi del trattamento fiscale riservato agli Enti di Terzo settore, opteranno per richiedere l’iscrizione. Si tratterà, su questo tema di fare il punto tra alcuni mesi.