La scelta della scuola superiore
Quale ruolo gioca la composizione delle classi nella scuola media?
Francisco FerraioliAndrea ParmaCostanzo Ranci | 2 Dicembre 2025
È risaputo come contesti familiari e risultati scolastici precedenti influenzino le scelte educative degli studenti. Ma può anche la composizione della classe giocare un ruolo nelle decisioni relative ai percorsi di studio successivi? È questo il cuore della nostra analisi che si concentra sul passaggio tra la scuola secondaria di I grado e quella di II grado. La ricerca è sviluppata all’interno del progetto EDIN, finanziato da Fondazione Cariplo (Bando 2023 – Inequalities Research – Generare conoscenza per ridurre le disuguaglianze). L’Italia rappresenta un contesto particolarmente interessante per approfondire questo quesito, poiché combina un sistema educativo di tipo comprensivo con tracking relativamente tardivo (scuola media unica, scelta dell’indirizzo scolastico a 14 anni), una distribuzione residenziale della popolazione diseguale in base al livello socio-economico (Barbagli e Pisati, 2014) e significativi flussi migratori in alcuni contesti urbani (ISMU 2022), che hanno ulteriormente contribuito ad aumentare l’eterogeneità nella composizione dell’utenza scolastica. Utilizzando dati longitudinali INVALSI (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione), che seguono gli studenti nel corso del loro percorso educativo, indaghiamo come la composizione della classe – in termini socio-economici e di background migratorio – nella scuola secondaria di I grado possa incidere sulla scelta dell’indirizzo di scuola superiore a cui iscriversi e per quali studenti l’impatto è più forte.
Il punto di partenza: individui e famiglie
Decenni di ricerche mostrano come la scelta scolastica dipenda innanzitutto dal background dello studente e dalle risorse che la famiglia può mettere in campo. Lo status socio-economico, i risultati precedenti e la fiducia in sé stessi giocano un ruolo rilevante nelle traiettorie scolastiche: gli studenti provenienti da contesti socio-economici svantaggiati risultano sottorappresentati nei percorsi liceali, sia a causa delle competenze mediamente inferiori acquisite nei primi gradi di istruzione (INVALSI 2022), sia per effetto di una percezione di sé più bassa, che può limitare le proprie ambizioni educative (Thrupp et al. 2002). Il ruolo delle famiglie è strettamente connesso alle risorse di varia natura (culturali, economiche, informative, di tempo e di supporto emotivo) che sono distribuite in modo diseguale. Le famiglie più dotate di risorse, solitamente appartenenti ai ceti medio-alti, dispongono di maggiori strumenti per decodificare il sistema scolastico, gestire le pratiche e affrontare lo stress, anche in un’ottica di lungo periodo (Kao e Tienda 1995). Le aspettative familiari che siano esse razionali, aspirazionali o radicate nella tradizione, giocano un ruolo altrettanto significativo e sono legate ad una dimensione collettiva, a “ciò che le persone come noi fanno”.
Perché la composizione del contesto classe conta
Queste dinamiche non si sviluppano nel vuoto. I propri compagni contribuiscono a delineare modelli comportamentali in ambito scolastico. Dove l’abitudine allo studio e le alte aspettative sono diffuse, gli orizzonti si possono ampliare; dove si concentrano lacune di apprendimento, problemi di comportamento e condizioni di svantaggio, le pratiche scolastiche mutano e le ambizioni possono essere più facilmente limitate, spingendo le scelte verso percorsi meno ambiziosi (Goldsmith 2011). Il contesto scolastico, quindi, può aiutare a spiegare come le disuguaglianze si riproducano da una fase all’altra del sistema di istruzione.
Le dinamiche tra pari e i processi di confronto sociale possono favorire le motivazioni di alcuni studenti, ma scoraggiarne altri. Distinguersi può essere un trampolino di lancio; sentirsi fuori posto può minare le proprie motivazioni, soprattutto per gli studenti svantaggiati in contesti ad alte prestazioni. Le reti familiari amplificano ulteriormente queste dinamiche, poiché i genitori si scambiano informazioni su scelte, scuole, indirizzi, reputazione di determinate scuole (Conger 2015; Coleman e Hoffer 1987). Anche gli insegnanti e l’organizzazione della classe possono giocare un ruolo rilevante: le esigenze linguistiche e l’eterogeneità possono ridurre il tempo dedicato all’insegnamento (influenzando i livelli di apprendimento) e all’orientamento, mentre aspettative e raccomandazioni possono, spesso involontariamente, favorire chi parte già avvantaggiato (Kalogrides e Loeb 2013). Le scuole stesse differiscono per risorse, offerta formativa e standard: alcune rendono più facile immaginare e raggiungere percorsi liceali, altre devono privilegiare l’immediatezza rispetto all’apprendimento a lungo termine.
Il nostro studio
Da questo quadro teorico deriviamo tre interrogativi:
- A parità di caratteristiche individuali e familiari, una maggiore presenza di compagni di classe con basso status socio-economico riduce la probabilità di scegliere un liceo e aumenta quella di optare per un istituto tecnico o professionale?
- La composizione etnica della classe ha un effetto sulle scelte scolastiche, indipendentemente dalla composizione socio-economica?
- Gli effetti della composizione della classe variano in base alle caratteristiche degli studenti?
Per rispondere a queste domande, utilizziamo i microdati INVALSI relativi agli studenti che hanno effettuato il test al terzo anno della scuola secondaria di I grado nell’anno scolastico 2020/21, che sono stati poi seguiti nel passaggio alla scuola secondaria di II grado. Per garantire la disponibilità completa dei diversi indirizzi, l’analisi si concentra su tredici capoluoghi di provincia (Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Venezia, Verona).
La composizione della classe nella scuola secondaria di I grado è misurata attraverso due indicatori: la quota di compagni con basso status socio-economico (quintile inferiore dell’indice calcolato da INVALSI basandosi su istruzione e occupazione dei genitori e al possesso di determinati beni culturali) e la quota di compagni con background migratorio. Gli esiti nella scuola secondaria di II grado distinguono tra licei, istituti tecnici, istituti professionali e coloro che non hanno sostenuto il test di seconda superiore nel 2022/23 o 2023/24. Questo ultimo gruppo include pluri-ripetenti, abbandoni e coloro che frequentano percorsi professionali regionali.
Risultati
La composizione socio-economica conta
Come mostra la Figura 1, all’aumentare della quota di compagni di classe con basso status socio-economico diminuisce la probabilità di scegliere un liceo, mentre cresce quella di orientarsi verso un istituto tecnico o professionale. Nelle classi più svantaggiate aumenta anche il rischio di trovarsi in percorsi professionali regionali o di essere ripetente. In sintesi, la concentrazione di svantaggio socio-economico riduce l’accesso ai percorsi accademici e accresce l’esposizione a traiettorie più fragili.
Figura 1 – Probabilità di scelta del tipo di scuola superiore in base alla quota di compagni di classe con basso livello socio-economico nella scuola media frequentata
Nota: probabilità stimata in base ad un modello di regressione logistico multinomiale multilivello (studenti, classi, scuole) che tiene in considerazione variabili individuali (status socio-economico, origine migratoria, punteggio nel test INVALSI nella scuola secondaria di I grado, genere e dimensione della classe), effetti fissi a livello di città e quota di studenti con background migratorio nella classe. Numero osservazioni: 65.991.
Effetti differenziati tra gli studenti
Non tutti gli studenti reagiscono allo stesso modo. Tra coloro con basso status socio-economico, background migratorio o risultati scolastici più deboli, concentrazioni di svantaggio nella classe frequentata si associano a un calo più marcato dell’accesso ai licei e a una maggiore probabilità di essere inseriti in percorsi di formazione professionale regionale oppure di essere ripetenti o aver già abbandonato gli studi. Queste ultime opzioni coinvolgono oltre il 50% degli studenti con basso livello socio-economico o con risultati di apprendimento inferiori alla media nei test di terza media, che avevano frequentato la scuola media in classi in cui oltre il 60% degli studenti proveniva da contesti socio-economici svantaggiati1.
Per gli studenti con livelli socio-economici più alti e con buoni risultati pregressi, i contesti più segregati spostano invece le scelte dai licei verso gli istituti tecnici, più che verso l’abbandono o la formazione regionale. Buone performance precedenti offrono una certa protezione: chi ottiene risultati elevati tende a mantenere una maggiore probabilità di accesso ai licei anche in ambienti difficili, sebbene questa tendenza si attenui con l’aumentare dello svantaggio (ma rimane sopra il 40% delle scelte anche quando gli studenti con basso background socio-economico sono oltre il 60%).
Composizione etnica: effetti minori e contestuali
E per quanto riguarda la quota di compagni con background migratorio? Una volta considerati lo status migratorio individuale e la composizione socio-economica della classe, l’effetto indipendente della componente etnica risulta complessivamente modesto (figura 2). Molto di ciò che appare come un “effetto etnico” riflette in realtà la concentrazione dello svantaggio socio-economico, dimensioni che nel contesto italiano spesso si sovrappongono.
Figura 2 – Probabilità di scelta del tipo di scuola superiore in base alla quota di compagni di classe con background migratorio nella scuola media frequentata
Nota: probabilità stimata in base ad un modello di regressione logistico multinomiale multilivello (studenti, classi, scuole) che tiene in considerazione variabili individuali (status socio-economico, origine migratoria, punteggio nel test INVALSI nella scuola secondaria di I grado, genere e dimensione della classe), effetti fissi a livello di città e quota di studenti con basso livello socio-economico nella classe. Numero osservazioni: 65.991.
Conclusioni
Dalla nostra analisi, quindi, emerge che la composizione della classe può amplificare le differenze individuali proprio nel momento in cui le traiettorie scolastiche iniziano a divergere. Nel complesso, è la composizione socio-economica ad esercitare l’influenza più rilevante, mentre la composizione etnica introduce solo variazioni più contenute e specifiche al contesto.
Le conseguenze si estendono ben oltre la scuola: scegliere un indirizzo di scuola secondaria piuttosto che un altro ha conseguenze sulla possibilità di proseguire i propri studi all’università e, in prospettiva, sulle opportunità di ottenere lavori più stabili e meglio retribuiti (ISTAT 2021). Se si vogliono davvero promuovere le pari opportunità, non basta lavorare sulle tradizionali diseguaglianze individuali, ma occorre considerare anche i contesti di apprendimento in cui gli studenti sono inseriti, le reti che li circondano e le dinamiche che si sviluppano dentro le classi.