Le partnership tra imprese sociali e aziende funzionano

Le evidenze dell’ultima edizione dell’Osservatorio Isnet


Laura Bongiovanni | 3 Aprile 2020

A che punto sono le relazioni tra aziende e imprese sociali: dati e potenzialità

Insieme ad esperienze eccellenti di rapporto tra Enti pubblici e imprese sociali, sicuramente gli anni passati hanno messo in luce criticità non marginali: la necessita da parte degli enti di far fronte a sempre maggiori bisogni senza una proporzionale crescita di risorse, i problemi di cassa degli enti locali che ciclicamente si ripercuotono sui tempi di pagamento, la difficoltà nel riuscire a definire un rapporto di reciproco riconoscimento con molti committenti pubblici rappresentano punti di tensione che hanno spinto un numero crescente di imprese sociali a considerare vitale ampliare la propria sfera di interlocuzione con una molteplicità di attori, in primis le imprese for profit. Proprio a partire da questa constatazione, tra gli aspetti che Associazione Isnet attraverso il proprio Osservatorio, monitora a cadenze periodiche vi è proprio, oltre alle variabili di andamento e sentiment economico e occupazionale, la dinamicità relazionale delle imprese sociali e la loro capacità di avviare nuove relazioni con i diversi stakeholders: enti pubblici, locali, altri enti del terzo settore, associazioni di rappresentanza e, appunto, le imprese for profit.

Nell’ultimo anno, le relazioni con questo tipo di stakeholder sono all’insegna della stabilità, con quasi 5 imprese sociali su 10 che dichiarano di aver mantenuto invariate le relazioni e il 16,5 % che presenta dati in aumento. Sono però, ben il 30% le imprese sociali che ad oggi, dichiarano di non avere alcuna relazione con l’azienda.

Osservando la composizione dei ricavi, la media delle percentuali derivanti da contratti e le convenzioni con enti pubblici è pari al 58,5%, mentre la vendita di prodotti e servizi alle aziende rappresenta in media il 13,8% delle entrate; la quota restante è rappresentata da vendita a cittadini, contributi pubblici e grant da fondazioni. La quota di servizi per aziende è maggiore per le cooperative B rispetto alle A, assai più legate ai ricavi per servizi svolti in appalto per conto di pubbliche amministrazioni. Sono indicatori che dicono della presenza di una diversificazione ed integrazione delle relazioni commerciali dal pubblico al privato; una tendenza che lascia spazio però ad un ampio margine di azione per lo sviluppo di potenzialità che a parere di Associazione Isnet, sono ancora ampliamente inespresse.

 

Performance positiva per le imprese sociali con partnership aziendali

Tale convinzione è confermata anche dall’analisi per cluster di organizzazioni realizzata dall’Osservatorio. Infatti, l’analisi degli indicatori sull’andamento economico rivela la presenza di due cluster di organizzazioni meglio performanti, con indicatori di crescita economica e occupazionale.

Il primo cluster è rappresentato dalle cooperative sociali di tipo A di medie e grandi dimensioni con relazioni consolidate con enti pubblici e locali e buoni indici di innovazione; il secondo cluster riguarda le cooperative sociali di tipo B fortemente orientate all’innovazione e molto dinamiche nelle relazioni, soprattutto con le imprese for profit.

Questi due tipi di soggetti rappresentano la grande maggioranza delle organizzazioni – il 23%del campione nel suo complesso – che prevedono un sentiment economico in crescita nelle ultime due edizioni dell’Osservatorio.

 

Tendenze occupazionali e focus sull’inserimento lavorativo

Tra le serie storiche dell’Osservatorio, una sezione di approfondimento è dedicata alle previsioni occupazionali.

Alla domanda “ritiene che alla fine del prossimo anno, il personale retribuito della sua organizzazione risulterà…”, ben 7 imprese sociali su 10 del Panel Isnet dichiara valori di stabilità; valore leggermente cresciuto anche rispetto allo scorso anno, quando tale risposta era indicata dal 62% dei rispondenti. Si conferma similmente agli anni precedenti l’attenzione di questa forma di impresa a valorizzare il lavoro anche nei casi non si preveda una crescita del fatturato. Vi è poi un’alta anche la percentuale di imprese che prevede un incremento del personale, pari al 23% del campione. Questo indicatore sale al 29,5% nel caso di imprese sociali di inserimento lavorativo, che evidenziano quindi una maggiore propensione ad aumentare il numero di occupati.

Accanto a questa analisi generale, l’ultima edizione dell’Osservatorio ha realizzato per il primo anno, un approfondimento sulle tendenze per i lavoratori svantaggiati inseriti nelle cooperative sociali di tipo B. Emerge che la quota di persone svantaggiate inserite appartenenti alle categorie previste dalla Legge 381/1991 (persone con disabilità, area della salute mentale, dipendenze, carcere) è pari al 38,7% degli occupati, un dato superiore al vincolo del 30% previsto dalla legge. Se poi si considerano anche alle categorie di lavoratori non svantaggiati ai sensi della 381/1991, ma considerati invece svantaggiati dal d.lgs. 112/2017 (che applica la Riforma del terzo settore con riferimento all’impresa sociale) tale percentuale sale al 43,1%. Il sentiment delle cooperative B rispetto all’occupazione dei soggetti svantaggiati vede prevalere un’aspettativa di stabilità (83,8%); il 13,5% delle cooperative prevede un aumento e solo il 2,7 % dichiara invece valori al ribasso, evidenziando come, malgrado un contesto di mercato sicuramente non facile, sia diffuso un orientamento a non escludere e anzi, per quanto possibile a valorizzare, l’occupazione delle fasce di lavoratori più deboli. Su come ciò avvenga, è utile ricorrere, oltre ai dati dell’Osservatorio, anche ad altre esperienze maturate dall’Associazione Isnet, in specifico nei percorsi di accompagnamento alle partnership e agli studi mirati a verificare gli effetti e l’impatto sociale delle collaborazioni con le aziende;  queste esperienze evidenziano come in tutti i casi studiati le modalità di inserimento non rispondano ad una procedura standardizzata, ma siano guidate da una attenzione alla valorizzazione delle competenze e dei talenti, con la capacità di trasformare gli elementi di debolezza in punti di forza, come approfondito in un altro articolo pubblicato su Welforum.

 

Conclusioni

L’annuale fotografia dell’Osservatorio Isnet, restituisce un quadro in cui malgrado le importanti variazioni negli andamenti economici, si riconferma la tenuta occupazionale delle imprese sociali e in specifico la tenuta e anzi una prospettiva di lieve avanzamento anche per i lavoratori più deboli. Certo sono valori che stante l’attuale crisi dovuta all’emergenza Coronavirus rischiano di esser rivisitati, ma questo non impedisce di apprezzare la performance delle imprese di inserimento lavorativo che hanno realizzato nell’ultimo anno partnership aziendali. Una chiara conferma di una tendenza e dell’importanza di continuare ad investire per consolidare le alleanze dell’impresa sociale con l’attore privato, accompagnandole ad attrezzare la propria offerta di prodotti e servizi in linea con i criteri aziendali, ma anche rafforzando la loro consapevolezza del valore aggiunto che esse sono in grado di offrire alle imprese for profit in una prospettiva di apprendimento reciproco ad elevata ricaduta sociale1.

  1. Il tema sarà a approfondito il 1 aprile prossimo in un webinar gratuito “La collaborazione tra imprese sociali e aziende per l’inserimento lavorativo funziona, perché sono ancora così poche?realizzato da Associazione Isnet nell’ambito della proposta Attiviamo energie positive ciclo di webinar coordinata da Produzioni dal Basso, Banca Etica e Assimoco.