A che prezzo barattiamo la libertà per la salute?


Cesare Cislaghi | 1 Settembre 2022

Il dibattito “serio” sfiorato dalle scaramucce elettorali “meno serie” di questi giorni è il rapporto tra salute e libertà. Di fronte ad una pandemia le posizioni estreme passano dal “tutti chiusi a casa” a “tutti liberi in giro” e potremmo dire che chi propende per la prima ritiene che “la salute non ha prezzo” e simmetricamente chi propende per la seconda ritiene che é “la libertà che non ha prezzo!

In realtà chi ha governato la pandemia ha cercato un compromesso tra le due posizioni e quindi in qualche modo ha assegnato un suo valore a salute ed a libertà e quindi a quanto di questa “convenisse” rinunciare per mantenere almeno in parte la seconda.

 

Sono moltissime le situazioni in cui rinunciamo, singolarmente o collettivamente, alla libertà per conservare la salute. Rinunciamo alla libertà di fumare, di mangiare tutto ciò che vogliamo, oppure rinunciamo a superare i limiti di velocità, a passare col rosso, a portare liquidi in aereo, ad accendere i camini in città, a buttare la spazzatura dove ci fa più comodo, a riscaldarci con il carbone, ecc.ecc. Allora la domanda è: a che prezzo compriamo della salute barattandola con libertà? Certo non con prezzo zero ma neppure con prezzo infinito. La libertà ha un gran valore e quindi venderla ha un prezzo, come ha un prezzo però rinunciare alla salute.

 

Dal punto di vista strettamente preventivistico è evidente che se una malattia infettiva si propaga attraverso i contatti tra le persone, più si riesce a contrastare i contatti e più si riuscirà ad evitare i contagi e quindi la circolazione dell’infezione. Ma sono le conseguenze dell’infezione da una parte e le conseguenze dell’isolamento fisico dall’altra che devono essere valutate per determinarne il miglior bilanciamento possibile. Ed inoltre un conto è la valutazione che ciascun soggetto può condurre per sé, un conto è la valutazione sul complesso della società. Se individualmente penso di potermi isolare senza rinunciare a molta parte delle libertà, così può non essere per la complessità delle persone.

 

E allora “quanta” salute la pandemia ha fatto perdere a noi italiani? dal 24 febbraio 2020 al 17 agosto 2022 sono passati 906 giorni di pandemia Covid: i decessi variamente attribuiti al Covid sono stati  174.300, cioè 192 decessi al giorno, 8 ogni ora, uno ogni 7 minuti e mezzo! Il numero ufficiale di contagi è stato di 21.554.626 cui si dovrebbero aggiungere tutti i contagi non diagnosticasti e quelli magari diagnosticati ma non denunciati: significa 23.791 al giorno, 991 all’ora e 16,5 val minuto, quindi 3,6 al secondo!

 

Il numero di giornate in condizione di positività sono state 448.327.150, cioè quasi mezzo milione al giorno, esattamente ogni giorno 494.842 persone infette sono state isolate perché non contagiassero gli altri e di queste ben 11.071.668 giornate sono state passate in ospedale, e lascio a chi lo desidera calcolare il costo sociale di mezzo miliardo di giornate di malattia e undici milioni di giornate di ricovero ospedaliero.

Che sarebbe successo se non si fossero adottate misure di contenimento dei contagi? che sarebbe successo se non si fosse riusciti a vaccinare quasi tutta la popolazione? Ma adesso è finita? speriamo stia presto finendo, ma oggi ci sono ancora 834.760 ufficialmente contagiati, nell’ultima settimana si sono contagiati nuovamente 154.743 persone e tra i positivi muoiono più di 110 persone al giorno e di questi solo trenta sarebbe morti se invece fossero stati negativi.

 

Calcoliamo comunque anche il “danno” creato dal lockdown dei sani, i problemi per l’economia, il disagio per gli studenti, ecc. quale sarebbe il risultato di un calcolo “costi-benefici”. Ai deceduti non possiamo chiederlo, agli scampati però neppure perché immagineranno che tutto è stato superfluo dato che a loro non è capitato nulla!

 

È ancora presto per tirare le somme e calcolare quanto i benefici siano stati maggiori dei costi, ma sapendo che una pandemia ahimè potrebbe ripresentarsi facciamo capire che il “non far nulla per prevenire” non è la soluzione politica più intelligente, anzi è una soluzione del tutto sciagurata!