Analizzando la scrittura riflessiva nei tirocini professionali


Da questo contributo prende avvio un percorso, che porterà a proporre a Welforum.it una serie di articoli che descrivono un progetto dal titolo: “Pratiche co-costruite di scrittura nel lavoro sociale”. Si tratta di un lavoro sul campo, ancora in divenire, che coinvolge un gruppo di studiosi di discipline diverse (sociologia, antropologia, servizio sociale) afferenti a più sedi universitarie1. Il progetto è animato da due traiettorie: una è quella che valorizza lo spazio della scrittura riflessiva all’interno dei percorsi di tirocinio professionale in corsi di laurea che formano assistenti sociali, pedagogisti, educatori; l’altra è quella che si concentra, invece, sul significato che assume la scrittura nell’ambito delle organizzazioni e nella pratica professionale.

La ricerca è pensata in un continuum tra formazione e azione sul campo dei professionisti. La scrittura acquisisce, in quest’ottica, una funzione di analisi e di riflessione sul proprio agire da studente/tirocinante e da professionista2.  In tal senso, i contenuti che proponiamo in questo articolo possono risultare di un certo interesse non solo per gli studenti, ma anche per i professionisti impegnati sul campo, come stimolo per interrogarsi sull’importanza della scrittura riflessiva in senso complessivo, come strumento per l’attività quotidiana delle professioni sociali.

Focus portante del progetto è il confronto sulle diverse esperienze di tirocinio attraverso la scrittura, che diviene uno spazio libero nel quale lo studente e il professionista possano esprimere il proprio punto di vista attraverso valutazioni che siano approfondite e meditate.

Il progetto utilizza un metodo di lavoro improntato sulla partecipazione attiva delle persone con esperienza (tirocinanti e professionisti) e sul loro protagonismo nelle fasi del lavoro sul campo. Anche la scrittura di questo e dei contributi successivi è parte del lavoro di ricerca collettivo del gruppo e la stesura è affidata ad un sottogruppo di tirocinanti direttamente coinvolti nel percorso di riflessione e supportata da una parte dei docenti che fanno parte del board del progetto. Il contributo mira a riflettere sull’esperienza del tirocinio, in un’ottica che coinvolge i professionisti in quanto supervisori di tirocini, ma anche, più in generale, in quanto membri di una comunità professionale che si sente “responsabile” della formazione delle future colleghe e dei futuri colleghi.

L’evolversi del progetto ha permesso di comprendere l’importanza del mantenimento della scrittura riflessiva; essa, infatti, rappresenta uno strumento che presuppone al suo interno una crescita non solo professionale, ma anche personale. Una pratica che sarebbe importante portare avanti anche una volta terminata l’esperienza del tirocinio stesso.

Riflettere sulle esperienze fatte, sulle conoscenze apprese e sui modelli attuati dalle figure professionali/ tutor consente di elaborare un metodo di lavoro personale ma anche di ragionare sulla professione e di rinnovarsi sempre.

Nei Corsi di studio a carattere professionalizzante il tirocinio rappresenta per lo studente un’esperienza formativa importante per il percorso di studi universitari. Nei percorsi che formano alle professioni sociali, in particolare, esso serve a far acquisire competenze qualificanti per il futuro professionale. Per la realizzazione dello stesso, lo studente è chiamato ad indicare le proprie preferenze rispetto alle diverse aree d’intervento e si svolge presso Enti selezionati con i quali le rispettive Università stipulano delle convenzioni. 

I percorsi universitari che consentono alle professioni sociali (tra le quali consideriamo in particolare l’assistente sociale e l’educatore) sono diversi. Provando a individuare dei punti in comuni, possiamo evidenziare che il percorso di tirocinio è articolato in fasi: ideazione, progettazione, azione e, infine, quella conclusiva. Inoltre, garantisce allo studente la possibilità di confrontarsi attivamente con il mondo lavorativo. La durata del percorso varia a seconda dei Corsi di studio e di altri fattori, come il numero di Crediti (CFU) previsti; anche l’anno di studi in cui viene attivato non è univoco. Il tirocinio garantisce la possibilità di tenere in stretta sinergia il rigore metodologico, la teoria e l’azione pratica. Questo sguardo tridimensionale è fonte di garanzia per una corretta realizzazione del tirocinio universitario. 

Per lo studente, l’attivazione del tirocinio garantisce la possibilità di verificare l’apprendimento ricevuto durante il Corso di studi, osservando e sperimentando direttamente sul campo. Esso sarà accompagnato e monitorato da figure diverse, appartenenti agli enti in cui il tirocinio si svolge e alle sedi formative. Queste ultime prevedono in particolare la figura del tutor, professionista che proviene dalla professione e che al tempo stesso, pur non essendo incardinato nelle università, svolge attività di collaborazione formalizzate con le università. La possibilità di confronto col tutor  e la sperimentazione sul campo rappresentano risorse fondamentali per arricchire il bagaglio formativo  dello studente e per le sue possibilità di apprendimento nell’ottica dell’accesso alla professione. 

La scrittura può rappresentare un mezzo, anche affascinante3, attraverso il quale attribuire un valore all’esperienza; la pratica dello scrivere presuppone infatti una riflessione e un’analisi sull’esperienza che permette di valorizzarla e di descriverla. A tal proposito risulta essere di fondamentale importanza la costante promozione della scrittura nell’ambito dell’esperienza di tirocinio, in quanto rappresenta un importante e valido strumento di riflessione4 e di valutazione sull’attività formativa. Essa permette inoltre di valorizzare il tirocinio universitario e di esplicitare quanto vissuto e appreso ripercorrendo le sue diverse fasi; questo rappresenta un elemento fondamentale per poter cogliere i punti di forza e di debolezza dell’esperienza e le eventuali difficoltà riscontrate.

La fase del tirocinio rappresenta un’opportunità di apprendimento diretto e la narrazione, in particolar modo per le professioni sociali, caratterizzate da un’esigenza costante di riflessività, è fondamentale, perché permette di restituire e ricostruire il senso delle esperienze vissute attraverso una loro rielaborazione e interpretazione.

Dunque, la scrittura rappresenta uno degli strumenti cardine all’interno delle professioni sociali: si configura come uno spazio individuale di riflessività per il professionista, con lo scopo di elaborare determinate situazioni ed esperienze, e al tempo stesso rappresenta l’opportunità di condividere queste esperienze con l’esterno, con soggetti terzi che presumibilmente stanno vivendo situazioni simili allo scrivente. Inoltre, è altresì fondamentale per lo studente, garantendogli la possibilità di relazionarsi con la professione futura.

In conclusione, la scrittura riflessiva è di aiuto alla comprensione dell’esperienza e permette la condivisione dei vissuti attraverso la loro trasformazione in concetti comunicabili. Permette altresì di fissare dei contenuti sui quali è possibile tornare, integrando l’esperienza vissuta nel bagaglio di conoscenze che ognuno di noi possiede. Possiamo quindi concepire la scrittura come un mezzo di riflessività “universale”, che non si conccentra solo ed esclusivamente sul singolo, bensì prende in considerazione le esperienze individuali e le rende note a più soggetti interessati.

  1. Comitato scientifico e gruppo di ricerca: Marco Accorinti (Università di Roma Tre), Eduardo Barberis (Università di Urbino), Giovanni Cellini (Università di Torino), Cecilia Gallotti (Università di Bologna), Angela Genova (Università di Urbino), Sabina Licursi (Università della Calabria), Carlotta Mozzana (Università di Milano-Bicocca), Emanuela Pascuzzi (Università della Calabria), Paolo Rossi (Università di Milano-Bicocca), Armida Salvati (Università di Bari “Aldo Moro”), Michela Semprebon (Università di Parma), Federica Tarabusi (Università di Bologna), Tiziana Tarsia (Università di Messina), Tiziana Tesauro (CNR-IRPS di Fisciano), Dario Tuorto (Università di Bologna), Fiorella Vinci (e-Campus).
  2. Schön, D., Il professionista riflessivo: per una nuova epistemologia della pratica professionale, Dedalo Bari, 1993.
  3. Dellavalle, M., “Fascino e responsabilità dello scrivere nel servizio sociale”, La Rivista di Servizio Sociale, 4, 2000, pp.4-18.
  4. Sicora, A., “Errore e apprendimento nel tirocinio: le potenzialità della scrittura riflessiva nella formazione dei futuri assistenti sociali”, Rassegna di servizio sociale, 3-4, 2014, pp. 78-89; Iori, V., “La scrittura nelle professioni di cura”, Educational reflective practices, 1, 2012, pp.55-68.