Il Tirocinio di Inclusione sociale come opportunità

Il modello dell'ASP Ambito 9 di Jesi


Rita FerroMaria Pina Masella | 20 Novembre 2024

Di tirocini di inclusione sociale (TIS) si parla per la prima volta nel 2015 quando la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano sigla l’accordo con il Governo che disciplina le “Linee Guida per i tirocini di orientamento, formazione e inserimento/reinserimento finalizzati all’inclusione sociale, all’autonomia delle persone e alla riabilitazione”. I tirocini di cui si tratta in questo articolo si rivolgono a persone prese in carico dai servizi sociali e/o sanitari.

Fino al 2015 esistevano le borse di lavoro che erano rivolte solo a persone in carico a servizi sanitari o provenienti da percorsi specifici, come l’uscita dalla detenzione o dalla violenza familiare. L’apertura di questo intervento anche a persone in carico ai servizi sociali, dà per la prima volta l’opportunità di legare il servizio sociale territoriale a percorsi di inclusione personalizzati, calati sulle esigenze individuali, e di favorire la partecipazione attiva delle persone nella comunità. Di seguito approfondiremo come il ruolo di tutti gli attori coinvolti all’interno del progetto di TIS sia fondamentale per il percorso di empowerment della persona.

La Regione Marche ha recepito l’accordo con la Delibera di Giunta n. 293 del 13 marzo 2016, che delinea i ruoli dei soggetti coinvolti, oltre al tirocinante. Vi è un soggetto promotore che sigla una convenzione con un ente ospitante, un’azienda privata o un ente pubblico dove il soggetto espleterà l’attività di TIS. Il soggetto promotore non può coincidere con il soggetto ospitante. Vi è anche un ente finanziatore che di norma coincide con il soggetto promotore.

Al soggetto ospitante viene attribuito l’onere di nominare un tutor aziendale, un dipendente in possesso delle esperienze e competenze professionali adeguate a garantire il raggiungimento degli obiettivi, per tutta la durata del TIS (massimo 24 mesi). Il tutor deve essere in grado di accompagnare il tirocinante, facilitando l’integrazione nel contesto lavorativo e aiutandolo a costruire competenze specifiche.

Lo stigma associato alla perdita del lavoro e la disabitudine al raggiungimento degli obiettivi possono pesare molto su queste persone. È quindi essenziale creare un clima di fiducia, incoraggiando il tirocinante a superare queste barriere. L’obiettivo è non solo l’inserimento lavorativo, ma anche la valorizzazione del potenziale umano e la costruzione di un percorso di crescita personale.

Il servizio che ha in carico la persona si avvale di una figura preposta che ha il compito di individuare il soggetto ospitante, stilare il progetto di TIS, coordinare le diverse fasi di esecuzione dell’attività, facendosi da tramite tra le esigenze del tirocinante e quelle dell’azienda ospitante, monitorare l’andamento del TIS e verificare i risultati ottenuti in termini di autonomia/riabilitazione della persona.  (Cfr. Tab.1)

È importante sottolineare che il TIS non deve essere visto semplicemente come un intervento, ma più come un’opportunità di crescita e di sviluppo personale nonché come una chance di inserimento lavorativo. Questo implica un impegno reciproco: il servizio sociale deve sostenere e orientare, mentre il tirocinante deve essere disposto a collaborare, partecipando attivamente al percorso e cercando di raggiungere i propri obiettivi. Solo così si può creare un contesto favorevole alla reintegrazione e alla valorizzazione delle potenzialità individuali.

Tabella 1 – Ruolo e funzioni dei diversi attori

RUOLI

FUNZIONI

SOGGETTO OSPITANTE

Garantisce lo svolgimento del TIS in coerenza con gli obiettivi previsti nel progetto del TIS.

TIROCINANTE

Svolge il TIS attenendosi al progetto che ha sottoscritto e concordato con il Tutor ed il Case Manager.

SOGGETTO CHE HA IN CARICO IL TIROCINANTE

E’ l’assistente sociale, case manager del progetto, che attiva l’operatore per la mediazione lavorativa.

SOGGETTO PROMOTORE

Favorisce l’attivazione del TIS, fornisce supporto a tutta la rete nella gestione delle procedure amministrative, corrisponde l’indennità di TIS.

OPERATORE DELLA MEDIAZIONE

Ricerca le aziende ospitanti, conosce il tirocinante, si confronta con il case manager per approfondire i contenuti di invio, abbina il tirocinante all’azienda e monitora l’andamento del TIS attraverso il confronto tra tutti i soggetti coinvolti.

 

Rispetto all’indennità di TIS, l’art. 8 co. 1 della DGR 293/2016 stabilisce che si tratta di un sostegno di natura economica finalizzata all’inclusione sociale e all’autonomia delle persone. Tuttavia, al comma successivo specifica che dal punto di vista fiscale, l’attività di TIS è considerata reddito da lavoro dipendente.

Al tirocinante deve essere corrisposta una indennità non inferiore a € 180, mentre non stabilisce una soglia massima e viene corrisposta al tirocinante al raggiungimento della percentuale di presenze mensili, stabilite dalla normativa. Nel 2017 la Conferenza permanente Stato Regioni sigla un nuovo accordo che va ad integrare quello del 2015. Nel nuovo accordo si fa esplicito riferimento all’abuso che può derivare dall’utilizzo dei tirocini nelle aziende e chiarisce che i tirocinanti non possono essere utilizzati per colmare la carenza di personale del soggetto ospitante. Il messaggio è chiaro. Il TIS non deve diventare elusione del rapporto di lavoro.

Così la regione Marche con propria Delibera di Giunta n. 593 del 7 maggio 2018, revoca la precedente delibera del 2016. La modifica più importante, rispetto alla precedente normativa riguarda l’indennità di TIS. Infatti, all’art. 14 co. 1 si stabilisce che l’indennità di TIS costituisce un sussidio assistenziale finalizzato all’inclusione sociale, all’autonomia e alla riabilitazione delle persone e che, pertanto, NON è assimilabile a reddito da lavoro dipendente.

Il modello sperimentato dall’ASP Ambito 91 di Jesi (AN), Ente Capofila dell’Ambito Territoriale Sociale IX della Regione Marche, nasce da alcune riflessioni degli operatori in concomitanza con l’avvento del reddito di inclusione (REI) che è stato istituito in Italia dal 1 gennaio 2018. Il REI si componeva di un contributo economico e di un progetto personalizzato di inclusione sociale e lavorativa, predisposto dai servizi sociali. Il TIS era uno degli strumenti atti a raggiungere l’obiettivo. Si è cominciato a riflettere dunque su come il TIS potesse diventare un mezzo di inserimento lavorativo per le persone in condizione di disagio economico e sociale e non solo uno strumento formativo di orientamento e di riabilitazione. Si parla di persone che sono difficilmente collocabili all’interno del mondo del lavoro: over 50, disoccupati di lungo periodo, persone appartenenti a minoranze etniche. Si riteneva che fosse necessario che l’inserimento in un’attività di TIS fosse mirata, ossia calata sulle reali competenze della persona, sulla base delle sue aspirazioni, in aziende dove la persona potesse esprimersi al meglio, farsi conoscere ed avere una chance di inclusione lavorativa. Per fare ciò era necessario che l’assistente sociale case manager fosse affiancata da una figura specifica, che si occupasse solo di TIS. Questa figura è stata individuata nell’operatore per la mediazione lavorativa, finanziata tramite la Quota servizi del fondo di lotta alla povertà.  Si è cominciato così ad immaginare percorsi di inserimento lavorativo per persone in carico ai servizi sociali in condizione di disagio economico, seguite dal servizio sociale dell’ASP con la modalità di seguito delineata.

Nell’ambito della presa in carico delle famiglie in condizione di disagio economico e sociale, l’assistente sociale valuta che uno o più componenti del nucleo, possa essere un candidato per l’attivazione del TIS. L’assistente sociale, quindi, compila una scheda di attivazione e la invia all’operatore per la mediazione lavorativa. Con la scheda di attivazione l’assistente sociale dà l’impulso all’operatore ad avviare la conoscenza del soggetto. L’operatore poi convoca la persona per un primo colloquio conoscitivo dove approfondisce esperienze pregresse, competenze, aspirazioni e disponibilità oraria. Sulla base del profilo emerso l’operatore inizia la ricerca dell’ente ospitante adeguato alla persona, lo cerca tra le aziende già convenzionate con l’ASP oppure ne ricerca di nuove, al fine di creare l’abbinamento giusto. Di norma, una volta individuato il soggetto ospitante l’operatore per la mediazione lavorativa accompagna la persona per un colloquio conoscitivo in azienda, dove vengono tra l’altro chiariti orari e giorni, mansioni e viene presentato il tutor che si occuperà poi del monitoraggio dell’attività. Quest’ultimo diventa anche il punto di riferimento per l’operatore per la mediazione in caso di difficoltà o non rispetto delle regole. Infatti nel caso in cui dovessero insorgere delle criticità nello svolgimento dell’attività, il tutor contatta direttamente l’operatore per la mediazione che nel suo ruolo ha anche quello di mediare tra l’azienda e il tirocinante.  Nelle questioni più complesse subentrano anche il coordinamento dell’ASP e l’equipe che ha la presa in carico della persona. La fragilità dei tirocinanti infatti può comportare l’insorgere di comportamenti non adeguati al contesto lavorativo quali il non rispetto degli orari, le difficoltà ad inserirsi nel gruppo di lavoro per diversi motivi (linguistici, igienici, di antisocialità). Nella maggior parte dei casi, l’azione dell’operatore della mediazione, unito eventualmente all’intervento dell’equipe che ha in carico la persona, riesce a risolvere le criticità emerse anche modificando il progetto.

Questo aspetto si è rivelato vincente in quanto l’azienda ospitante si sente più tranquilla, avendo un filo diretto con il servizio nel dirimere questioni o difficoltà che possano presentarsi.

Gli operatori per la mediazione sono responsabili di costruire e mantenere relazioni con una vasta rete di aziende, comprendendo le esigenze specifiche di ciascuna realtà. Non hanno solo la conoscenza del territorio e delle dinamiche aziendali, ma anche quella dei servizi sociali e delle persone in carico agli stessi. Queste figure sono in grado di intersecare i bisogni delle aziende con le fragilità ed i punti di forza dei tirocinanti. Per questo l’abbinamento tra tirocinante e azienda è un processo delicato che richiede attenzione e competenza. Questo approccio personalizzato non solo aumenta le probabilità di successo del TIS, ma favorisce anche una maggiore soddisfazione tra le parti. È grazie a questo attento lavoro che oggi si contano più di 100 convenzioni attive nel territorio con aziende che, come soggetti ospitanti, hanno creato un’ampia rete di opportunità. Questa collaborazione ha coinvolto una varietà di settori, dalle cooperative sociali ai negozi di vendita al dettaglio, fino ad aziende di produzione, officine meccaniche, panifici, ristoranti, stirerie, parrucchieri, agenzie di comunicazione e società sportive. La scelta di rivolgere la ricerca di enti ospitanti prevalentemente a settori privati, nasce dalla volontà di dare al tirocinante una reale opportunità di inserimento lavorativo, di giocarsi una chance, dati i limiti della Pubblica Amministrazione che prevedono l’accesso all’impiego mediante procedure concorsuali.

Il salto di qualità è avvenuto con l’avvento del Reddito di cittadinanza e il contemporaneo finanziamento da parte della Regione di fondi dedicati all’attivazione di TIS, provenienti dal Fondo Sociale Europeo. Nell’ambito di tale misura di contrasto alla povertà è stato siglato un protocollo con il centro per l’impiego (CPI) che prevedeva, e prevede tuttora, la presenza per alcuni giorni dell’operatore per la mediazione negli uffici del CPI; tale scelta ha come obiettivo generale quello di amplificare le opportunità di relazione tra il servizio, l’operatore per la mediazione lavorativa ed il CPI, in un positivo interscambio di obiettivi e strumenti. In modo particolare, per i beneficiari del TIS, si intende facilitare alcune operazioni (rinnovo iscrizione al CPI, informazioni sulle offerte formative, accesso alle offerte del CPI, una volta concluso il percorso del TIS attraverso lo stesso soggetto ospitante, quali tirocini extracurriculari ed altre misure di politica attiva).

Grazie a questa rete che si è strutturata negli anni, i tirocinanti hanno l’opportunità di sviluppare competenze specifiche e professionalità in vari ambiti. Ogni TIS rappresenta un passo fondamentale per la loro crescita, permettendo loro di apprendere sul campo e di confrontarsi con le dinamiche lavorative reali. Il successo di questi tirocini non si misura solo in numeri, ma anche in storie di vita trasformate. Grazie a un ambiente lavorativo stimolante e all’impegno delle aziende, molti partecipanti hanno trovato un posto nel mondo del lavoro, contribuendo così a una maggiore inclusione sociale. Dal 2018 ad oggi si contano circa 300 TIS attivati nel territorio dell’ATS IX, con una percentuale di assunzioni post TIS, di varia tipologia, pari al 20 per cento. Questi numeri sono molto elevati se si tiene conto della fragilità dei soggetti coinvolti, della pandemia che ha messo in difficoltà numerose aziende del territorio e in generale della crisi economica.

Nel territorio dell’Ambito Territoriale Sociale 9 di Jesi, il progetto continua a evolversi, con l’intento di ampliare ulteriormente il numero di partecipanti e le aziende coinvolte. Ad oggi l’ASP finanzia tre operatori per la mediazione lavorativa, nel progetto di tirocinio sono impegnati tutti gli assistenti sociali dell’ATS 9 che hanno la presa in carico di persone, di età compresa tra 16 ai 67 anni, che hanno bisogno di un accompagnamento nel percorso di inclusione sociale e lavorativa.

Nell’ambito dei servizi sociali le buone prassi possano diventare modelli replicabili e adattabili a contesti diversi, aumentando la loro efficacia e diffusione. Il modello presentato non solo favorisce l’inclusione sociale e lavorativa, creando un impatto positivo nella comunità, ma può anche ispirare politiche e pratiche a livello più ampio.  Il successo di questi tirocini di inclusione sociale è la prova che, unendo forze e risorse, si possono creare percorsi di integrazione significativi e duraturi.

 

Una versione più approfondita di questo articolo verrà proposta in una prossima pubblicazione su Prospettive Sociali e Sanitarie nel 2025.

  1. L’ASP AMBITO 9 è un’azienda servizi alla persona che si occupa della gestione, per conto di 21 comuni della Vallesina, di funzioni socio-assistenziali, socio-sanitarie e, più in generale, della gestione dei servizi alla persona a prevalente carattere sociale. I servizi erogati dall’Azienda sono principalmente orientati alle seguenti aree di intervento: anziani, soggetti in disagio, disabili, minori e famiglia, immigrazione, prima infanzia, promozione della salute