Barriere e disabilità in Europa

Risultati e prospettive alla luce della Strategia europea e del dibattito sull’Accessibility Act


Claudio Castegnaro | 27 Aprile 2017

La Strategia europea sulla disabilità 2010-2020 è illustrata in un documento programmatico presentato nel 2010 dalla Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni. Il documento ha il suggestivo sottotiolo “un rinnovato impegno per un’Europa senza barriere” e si focalizza su otto principali aree di intervento: accessibilità, partecipazione, uguaglianza, occupazione, istruzione e formazione, protezione sociale, salute e azione esterna. Si stima che nel 2020 i cittadini con disabilità saranno 120 milioni. L’obiettivo generale è quello di eliminare le barriere che ostacolano una loro piena partecipazione alla vita sociale. L’Unione Europea ha ratificato la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e ha elaborato conseguentemente proprie linee strategiche, individuando per ogni area di intervento degli obiettivi specifici e delle azioni “chiave”.

 

Lo scorso 2 febbraio la Commissione Europea ha presentato un rapporto sullo stato di attuazione  della Strategia 2010-2020 basato su un monitoraggio specifico, una consultazione pubblica di medio termine – alla quale hanno contributo in maggior misura i rispondenti italiani – e l’analisi di dati comparati. L’articolata fotografia che ne emerge evidenzia una progressione in tutte le aree di intervento. Il numero di europei con disabilità, ad esempio, sta aumentando notevolmente, indice della incrementata aspettativa di vita grazie ai progressi nelle cure, ma il loro tasso di occupazione resta molto più basso di quello delle persone non disabili (48,7% rispetto a 72,5%1). Sappiamo che nel nostro Paese tale differenza è ancora più marcata e non motivata viste le previsioni normative e le possibilità tecnologiche oggi offerte per mettere a disposizione delle persone luoghi di lavoro ergonomici, sistemi di trasporto adeguati, strumenti accessibili e modalità di collaborazione flessibili.

 

Il rapporto evidenzia i principali obiettivi raggiunti. La Strategia descrive l’accessibilità come una “precondizione”.  L’impegno, su questo piano, è quindi rivolto a prevenire, identificare ed eliminare le barriere nel cosiddetto ambiente costruito, nei servizi di trasporto, nell’area dell’informazione, nelle comunicazioni. Tra i principali progressi segnalati figura l’elaborazione di una proposta normativa intesa ad armonizzare i requisiti di accessibilità di un ventaglio di prodotti e servizi, di cui parleremo tra poco. Si segnalano l’adozione nel 2016 di una direttiva sui siti internet e le app del settore pubblico e la revisione della normativa sui trasporti; la previsione di un criterio premiante nel campo degli acquisti e appalti pubblici nel caso si preveda l’adozione di dispositivi e strumenti accessibili. Ciò nonostante, la percezione di chi ha partecipato alla consultazione pubblica di medio termine non è sempre positiva: un quarto dei rispondenti afferma che dopo cinque anni la situazione per quanto riguarda l’accessibilità non è affatto migliorata.

 

La Commissaria per l’Occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità dei lavoratori, Marianne Thyssen, ha così commentato: “Dobbiamo proseguire con gli sforzi a tutti i livelli per rimuovere gli ostacoli che impediscono alle persone con disabilità di partecipare pienamente alla società e ai mercati del lavoro. L’adozione imminente di un pilastro europeo dei diritti sociali contribuirà a sostenere il nostro impegno per un’Europa più sociale e inclusiva per tutti”. La costruzione di un European Pillar of Social Rights è al centro del dibattito politico a livello europeo. Il pilastro sociale si rivolge a un ampio ventaglio di policy. Il Presidente Jean-Claude Juncker ha proposto fin dalla data di insediamento una riflessione sull’Europa quale spazio geopolitico a “tripla A”, sul piano della salvaguardia dei diritti sociali e sul piano socioeconomico con l’obiettivo strategico di una crescita inclusiva. In tale contesto una delle priorità è proprio quella della disabilità: se ne parla alla priorità 6, in tema di pari opportunità nell’accesso al mercato del lavoro, e alla 16 che tratta del sostegno economico alle persone con disabilità.

 

Questa visione dovrebbe riverberarsi nel percorso di elaborazione dell’European Accessibility Act, ovvero il nuovo atto europeo sull’accessibilità dei prodotti e dei servizi ove si considerano naturalmente le strutture, ma anche i beni strumentali e i servizi di cui si servono imprese e famiglie. La norma coprirà infatti il comparto tecnologico (computer e sistemi operativi, telefoni, tv, sportelli automatici), quello dei media digitali, i trasporti, i servizi bancari, l’editoria e il commercio elettronico. La Commissione Europea ha stilato una proposta che le associazioni hanno valutato positivamente.

Sottoposto al vaglio della Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO) il testo della proposta è stato tuttavia modificato. Due importanti organizzazioni sociali come il Forum europeo della disabilità (EDF) e AGE Platform Europe, nonché l’organizzazione di rappresentanza dei consumatori ANEC, hanno quindi indirizzato una lettera aperta ai membri del Parlamento affinché vengano considerate le attese delle persone con disabilità, fornendo suggerimenti per una politica che riguarda tutti i cittadini europei e le imprese. Sono cinque i punti critici richiamati nella lettera: ad esempio i) la rimozione del riferimento all’accessibilità dell’ambiente costruito; ii) la cancellazione dei requisiti fondamentali di accessibilità dall’allegato I del documento; iii) l’esclusione dall’ambito di applicazione di soggetti importanti come le piccole imprese le quali possono costituire opportunità di collocamento per le persone con disabilità. Le associazioni hanno annunciato per il 6 marzo una manifestazione a Bruxelles davanti al Parlamento europeo per sollecitare una linea politica più incisiva che consenta di abbattere le barriere fisiche, tecnologiche e culturali.

 

Il tema dell’accessibilità è riconosciuto dai cittadini come un tema cruciale perché impatta sulle vite di persone con disabilità  e rappresenta un fattore di sviluppo a livello produttivo e di mercato. Lo si può vedere dai dati raccolti dall’Eurobarometro riportati nella documentazione preparatoria della direttiva: 7 europei su 10 pensano che un livello superiore di accessibilità a beni e servizi possa migliorare le vita delle persone, non solo quelle con disabilità, nonché ampliare le opportunità di mercato per l’industria.

 

Fonte: Eurobarometer on Accessibility (2012)

 

E’ importante seguire l’evoluzione del provvedimento sull’accessibilità considerandolo in uno scenario più ampio che, in questa fase storica, spinge da una parte gli organismi dell’Unione Europea a considerare con estrema attenzione i bisogni della popolazione e il consenso sociale e politico all’interno dei Paesi membri, dall’altra le organizzazioni della società civile a rappresentare in modo incisivo le esigenze di cui sono portatrici.

 

L’attivismo di un gruppo numeroso e variegato di organizzazioni, fra le quali EDF, si è infatti manifestato in occasione delle celebrazioni della firma dei trattati di Roma (#EU60). L’appello rivolto ai leader europei si intitola “The Europe we want: Just, Sustainable, Democratic and Inclusive”, un’Europa sostenuta da un robusto pilastro sociale che assicuri buona occupazione e lotta alle diseguaglianze. Ne parla in questo sito Chiara Crepaldi nel suo Accade in Europa.

 

A livello europeo si è espresso anche il Consiglio d’Europa, collaborazione istituzionale che conta oggi 47 stati membri (compresa la Russia). Avendo come riferimento la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, il Consiglio riconosce che le persone con disabilità debbano aver accesso e godere, al pari di tutti, al complesso dei diritti sanciti dalla Convenzione, dalla Carta sociale europea e dalla Convenzione ONU. La strategia Human Rights: A Reality for All, lanciata nella Conferenza di Cipro del 27 e 28 marzo, delinea le priorità per il periodo 2017-2023. L’obiettivo generale è di conseguire eguaglianza, dignità e pari opportunità in cinque aree specifiche: eguaglianza e non discriminazione; aumento della consapevolezza; accessibilità; pari riconoscimento davanti alla legge; libertà da sfruttamento, violenza e abuso. Questo comporta l’impegno ad assicurare indipendenza, libertà di scelta, attiva e piena partecipazione in tutte le aree della vita sociale.
Diversamente dalla Convenzione ONU, recepita da quasi tutti gli stati membri, la strategia concordata in sede di Consiglio d’Europa non è vincolante, ma si propone di accompagnare il percorso di implementazione della Convenziona ONU in un’ampia arena politica composta da portatori di interesse a livello nazionale e locale.

  1. Stime dell’Academic Network of European Disability experts (ANED) su dati EU-SILC 2014