Carta Ri-Mediare. Cura, cultura, apprendimento

Visioni, strumenti e alleanze per la trasformazione


La Carta Ri-mediare nasce dal confronto, compiuto in questi ultimi anni, da parte del Gruppo Ri-mediare1 con oltre 150 organizzazioni ed esperti italiani attivi nell’ambito della cultura, della cura e dell’apprendimento e formazione. Si tratta di: medici, psicologi, urbanisti, giuristi, docenti, educatori, psicoterapeuti, economisti, curatori, attori, architetti, artisti, pedagogisti, amministratori, bibliotecari, funzionari pubblici, designer, comunicatori, massmediologi, sociologi, formatori, informatici.

Partendo dall’esame di alcuni recenti e nuovi scenari (povertà, diseguaglianze, crisi ambientale, guerra, povertà educativa, disagio, ecc.) sono state analizzate alcune criticità sociali, economiche e culturali presenti nel Paese e si è cercato di delineare possibili processi, strumenti e modalità per affrontarle. Le proposte avanzate e presenti nella Carta, partono dal confronto e dalla delineazione di visioni prospettiche che devono guidare le trasformazioni, i progetti e gli interventi da realizzare nei prossimi anni, anche in relazione all’utilizzo dei fondi del PNRR, REACT, PN Metro, ecc. per far sì che non si tratti di una mera spesa, ma di risorse che siano in grado di produrre dei veri cambiamenti in più ambiti della vita delle comunità e dei cittadini del Paese.

Un percorso che necessita, affinché sia efficace, della messa a fuoco di processi di condivisione, co-progettazione, co-programmazione per l’utilizzo delle risorse, l’elaborazione e l’aggiornamento di competenze, la definizione di idonei strumenti tecnici e normativi con gli enti, le organizzazioni, le associazioni, gli operatori, le comunità e i cittadini dei diversi territori.

Ri-Mediare come piattaforma

Ri-mediare è di fatto una piattaforma di interazione collaborativa grazie a cui è possibile contribuire a delineare ed approfondire:

  • un sistema di valori orientato a trasformare una realtà che appare da ri-mediare unitamente alla consapevolezza che la responsabilità di progettare e trasformare il Paese debba essere condivisa tra attori politici, attori sociali ed economici, i/le cittadini/e delle diverse età e anche tra le stesse organizzazioni che vi partecipano;
  • percorsi di trasformazione mediante visioni, obiettivi, metodi e linguaggi;
  • relazioni reciproche fondate sulla fiducia, la mutualità e la cooperazione.

La piattaforma che si è così originata è, e vuole essere, uno spazio di apprendimento, una comunità di pratiche, di socializzazione, di elaborazione di proposte, nella diversità e complementarità delle singole specificità.

La scelta dei luoghi e della loro riconnessione con le persone e le comunità si è dimostrata centrale, non tanto per l’originalità o novità del tema, quanto, da un lato, per il modo in cui abbiamo proposto di affrontarlo e, dall’altro, per la fase di trasformazione e costruzione che vede proprio nei luoghi uno degli ambiti centrali della spesa pubblica.

Per affrontare gli aspetti e le dinamiche di tali ambiti si è deciso di porre al centro dell’attenzione diversi luoghi specifici in cui agiscono pratiche ed esperienze: i luoghi della cura, della cultura e della formazione e apprendimento, visti nelle loro diverse articolazioni e funzioni, sia già operanti, sia di prossima costruzione con le diverse risorse disponibili. Lo si è fatto con due principali obiettivi: individuare le necessarie trasformazioni degli spazi già presenti e attivi nei territori e delineare le caratteristiche (progettuali, organizzative, professionali, ecc.) che i nuovi luoghi (case di comunità, scuole, asili, aree sportive, ospedali, digitalizzazione, centri culturali, ecc.) dovrebbero avere.

Il sostenere e l’aver portato a comune denominatore del dialogo per le alleanze i luoghi come snodi essenziali per la costruzione di ecosistemi abilitanti e per lo sviluppo di “pratiche di accompagnamento” rappresenta un punto nodale, che ha raccolto e reso visibili convergenze di interessi, orizzonti e scenari non solo odierni ma anche di medio e lungo periodo, ha prodotto riflessioni e processi per delineare, più puntualmente in base alle esperienze condotte, quella che viene chiamata democrazia progettuale o partecipativa, ha innescato percorsi di individuazione e progettazione di fattori chiave, elementi e strumenti per “immaginare” nuovi luoghi/ nuovi servizi, ha messo in atto processi di cortocircuitazione (senza effetti tilt) di elementi, saperi, conoscenze, approcci, diversi, differenti e separati.

 Questa modalità di concepire e strutturare il lavoro prosegue, permettendo di prendere parte al Laboratorio Ri-mediare anche per periodi limitati, per specifici singoli progetti, per interessi specifici e temporanei, per singole attività. Ciò per far sì che la piattaforma Ri-mediare sia “aperta e porosa”, riducendo così il rischio di sviluppare una struttura atrofizzata e cristallizzata.

La Carta di Ri-mediare

La Carta nella sua stesura finale rappresenta pertanto lo strumento ed è il dispositivo sul quale vi sono state le convergenze e le alleanze con soggetti di tutto il Paese.

La Carta Ri-mediare, presenta in modo sintetico alcune delle criticità, dei bisogni, delle esigenze e delle proposte che potrebbero essere di aiuto per elaborare delle strategie di carattere transdisciplinare, trasversale e intersettoriale, a livello nazionale e locale in alcuni specifici ambiti.

E dal confronto delle esperienze e delle politiche attive in questi ambiti si è in primo luogo evidenziato come sia senza dubbio necessario riformulare il rapporto tra Pubblica Amministrazione, organizzazioni, comunità e cittadini, ma anche di riflettere maggiormente su come vengono attivate, nella pratica quotidiana da parte di professionisti e delle organizzazioni forme, strumenti e metodologie e istituti per la partecipazione, il welfare, il dialogo, l’innovazione.

Per evitare il rischio di una deriva manageriale, tecnologica e burocratica, tendente a incrementare le attività (anche legittime e motivate) di posizionamento e accreditamento, di rincorsa all’intercettazione di risorse, di svolgimento di pratiche burocratico-amministrativo e, d’altro lato, di moltiplicazione e iperproduzione di progetti (richieste dall’attuale diffuso progettificio) e prodotti di tipo creativo, sociale, educativo, assistenziale, digitale che rischiano di essere “improvvisati”, con scadenze a brevissimo, con notevoli criticità sulla efficacia dei risultati.

In sostanza, alcuni di questi meccanismi e dinamiche sono stimolati sia dal pubblico sia dal privato con il rischio di imprimere tempi, regole e processi non condivisi e maturati dalle organizzazioni, con l’effetto di produrre un’overdose progettuale/operativa/gestionale.

Carta Ri-mediare, da oggi in poi

Alla data odierna siamo a 110 sottoscrizioni da parte di organizzazioni ed esperti. Altre organizzazioni ancora stanno discutendo l’adesione nei loro organismi decisionali.

Le adesioni potranno proseguire anche nei prossimi mesi, perché ci proponiamo di estendere la conoscenza della Carta a chi finora non ha partecipato al percorso.

È in fase di avvio l’apertura di uno specifico blog con l’accesso libero a tutti.

Intendiamo portare quanto elaborato comunemente alle diverse organizzazioni ad alcuni decisori pubblici e privati del paese, perché riteniamo che incontrare i decisori sia un passaggio indispensabile, per dar voce a proposte e indicare possibili percorsi che si sono delineati, verificando la possibilità di trovare dispositivi di interlocuzione immediata e di più lungo tempo.

Info e per ricevere la Carta: Indialogo.rimediare@gmail.com

  1. Giulia Allegrini, Simone Arcagni, Lucio Argano, Riccardo Balestra, Arianna Ballanti, Laura Bigoni, Alessandro Bollo, Annalisa Cicerchia, Francesco De Biase, Saura Fornero, Aldo Garbarini, Alma Gentinetta, Maurizio Grandi, Francesco Maltese, Ezio Manzini, Monica Marcasciano, Roberta Paltrinieri, Emanuela Pergolizzi, Loredana Perissinotto, Debora Perri, Renato Quaglia, Matteo Serra.