Dall’Europa: diritto d’asilo; crescita inclusiva; corpo europeo di solidarietà; pilastro europeo dei diritti sociali; congedo paterno


Chiara Crepaldi | 1 Maggio 2017

Eurostat ha diffuso le statistiche 2016 relative alla concessione del diritto di asilo nei 28 paesi UE nel corso del 2016. Lo scorso anno in Europa è stata garantita la protezione internazionale a 710.400 richiedenti asilo, più del doppio rispetto al numero registrato nel 2015. La metà dei beneficiari sono stati cittadini siriani (405.600 persone) pari al 57% del totale, seguiti dai cittadini iracheni (65.800, il 9%) e dell’Afghanistan (61.800 sempre circa il 9%). Il numero dei richiedenti di nazionalità siriana è anch’esso raddoppiato rispetto al 2015. Del totale di richiedenti asilo siriani oltre il 70% ha trovato accoglienza in Germania (294.700). Le domande accolte in Italia sono state 35.450 (meno dell’8% di quanto ha fatto la Germania, la metà della Svezia e ad un livello pari a quello della Francia e dell’Austria) e hanno riguardato la Nigeria come prima nazionalità accolta, con 4.610 casi, il Pakistan (4.300) e l’Afganistan (4.000). Il 24 aprile 2017 si è tenuta a Bruxelles la Conferenza annuale per la Crescita Inclusiva con l’obiettivo di mettere a confronto policy makers e società civile sulle azioni da intraprendere a livello di UE per assicurare che tutti i cittadini possano beneficiare di una crescita che sia veramente inclusiva, e su come rafforzare i propri sforzi per sviluppare, insieme agli Stati membri, soluzioni a lungo termine per migliorare la propria dimensione sociale attraverso la lotta alla povertà, la crescita dell’occupazione e il rafforzamento della coesione sociale e l’inclusione per tutti. Il tema giovani e inclusione sociale sono stati posti al centro del dibattito insieme alle strategie da adottare affinchè essi possano sviluppare appieno le proprie potenzialità.1 La Commissione Europea insieme all’European Disability Forum da diversi anni premiano le città europee che dimostrano di aver adottato misure per favorire la mobilità e l’accesso ai servizi per le persone con problemi di disabilità. Nel 2017 il premio è stato assegnato alla città di Chester (Gran Bretagna), per aver reso accessibili a tutti la città e le sue mura medioevali. Le altre città premiate e le motivazioni delle scelte fatte sono riportate nel report pubblicato il 6 aprile sul sito della Commissione europea.  Per l’Italia è stata premiata la città di Alessandria per essere riuscita a promuovere iniziative a favore delle persone disabili ed anziane, anche in un contesto economico di forte difficoltà, caratterizzato da scarsità di risorse pubbliche, grazie alla forte valorizzazione e messa in rete delle realtà della società civile già presenti sul territorio. Nel 2015 Premio per città accessibili (Access City Award) era stato assegnato a Milano per il grande sforzo fatto in tema di accessibilità in occasione dell’EXPO. Il bando 2018 è in fase di predisposizione e appena reso pubblico ogni città europea può candidarsi. Continua il dibattito attorno al tema del finanziamento e delle modalità di implementazione del Corpo Europeo di Solidarietà (CES). Il Parlamento Europeo in sessione plenaria il 7 aprile ha approvato una risoluzione per chiedere alla Commissione di non finanziare tale iniziativa attraverso la distrazione di risorse da altri programmi UE rivolti ai giovani, quale ad esempio Erasmus+, anche in considerazione del grande interesse suscitato dall’iniziativa: più di 20 mila giovani europei si sono infatti registrati in occasione del lancio del nuovo sito web a dicembre 2016.  Il Parlamento ritiene quindi che tale iniziativa necessiti di fondi propri e di una legislazione adeguata. Il CES sosterrà i giovani tra i 17 e i 30 anni che svolgono servizi di volontariato da due a dodici mesi nel loro Paese o all’estero. Porterà avanti due filoni complementari: quello del volontariato e quello occupazionale, includendo un’ampia gamma di attività come istruzione e attività giovanili, salute, integrazione sociale e lavorativa, assistenza nella fornitura di prodotti alimentari e non alimentari, costruzione di rifugi, edilizia, ristrutturazione e gestione, accoglienza, supporto e integrazione di migranti e rifugiati, riconciliazione post-conflitto, protezione dell’ambiente e conservazione della natura. Il 26 aprile 2017 la Commissione Europea ha presentato il Pilastro europeo dei diritti sociali facendo un passo in avanti nella direzione della realizzazione di un’economia che sia allo stesso tempo competitiva e capace di promuovere piena occupazione e progresso sociale. Il pilastro stabilisce 20 principi e diritti fondamentali per sostenere il buon funzionamento e l’equità dei mercati del lavoro e dei sistemi di protezione sociale. I principi e diritti presenti nel pilastro sono articolati in tre categorie: pari opportunità e accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque e protezione e inclusione sociali. Il Pilastro Europeo dei diritti sociali viene affiancato da un sistema di indicatori volto a misurare le tendenze in atto in Europa e a valutare i progressi compiuti nella direzione di una crescita della attenzione verso il Sociale in tutta l’UE (nella direzione della “tripla A” sociale uno degli obiettivi del mandato del Presidente Juncker): si tratta del quadro di valutazione della situazione sociale.  Il dibattito che si sta sviluppando sul tema verrà proposto in un prossimo articolo. La Commissione Europea intende proporre regole comuni a tutta la UE in tema di Congedo paterno, prevedendo 10 giorni di astensione obbligatoria anche per i neopapà, per favorire una più equa distribuzione del lavoro familiare tra i membri del nucleo. Per aggirare gli ostacoli posti dai paesi che non hanno normato il matrimonio gay, la proposta della Commissione specifica che i padri possono usufruire del congedo indipendentemente dallo status familiare o coniugale. La proposta contiene anche la sollecitazione ad introdurre misure di revisione del congedo parentale più ampiamente considerato, da rendere integrabile con forme di astensione retribuita per la cura e l’assistenza a familiari malati. E’ stata dunque avanzata la proposta di una Direttiva sul tema della conciliazione tra lavoro e lavoro di cura.

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