Europa e cittadini europei

Valori e priorità nel nuovo Eurobarometro


Chiara Crepaldi | 24 Febbraio 2022

Nei mesi di novembre e dicembre 2021 è stata realizzata un’indagine campionaria sui cittadini europei nell’ambito delle rilevazioni periodiche realizzate da Eurobarometro per il Parlamento Europeo, sul tema del ruolo del Parlamento Europeo e sui valori e le priorità che dovrebbe difendere, al giro di boa di metà legislatura. L’indagine ha coinvolto 26.510 cittadini europei, 1.020 dei quali in Italia.

 

Accanto al report complessivo,  relativo ai 27 paesi europei, sono stati anche pubblicati i risultati di ciascun paese. Per l’Italia è possibile scaricare un breve factsheet in Italiano1 .

Si tratta della terza rilevazione realizzata post pandemia e i risultati che emergono sembrano essere particolarmente interessanti perché evidenziano che l’Europa non solo continua a rappresentare un punto di riferimento importante per i cittadini europei, ma la percezione del valore delle istituzioni europee sembra essersi consolidato in molti paesi, in contrasto con quanto è invece avvenuto in occasione di precedenti gravi crisi occorse nell’ultimo decennio. Negli ultimi due anni i cittadini hanno dunque rafforzato la loro visione positiva del Parlamento Europeo, che rimane l’istituzione europea che gode del più alto livello di fiducia tra i cittadini europei. In considerazione di questo crescono anche le aspettative che essi ripongono riguardo al suo futuro ruolo all’interno dell’UE, che ritengono debba rafforzarsi.

 

I temi più interessanti affrontati dalla survey riguardano da un lato i valori che il Parlamento europeo dovrebbe difendere, e dall’altro le priorità politiche che dovrebbe perseguire.

Per quanto riguarda i principali valori che il Parlamento Europeo dovrebbe difendere, al primo posto vi è la democrazia, tema fondamentale per il 32% dei cittadini europei (ogni rispondete poteva date al massimo tre risposte), seguito dalla libertà di parola e di pensiero, col 27%, e dalla protezione dei diritti umani nella UE e nel mondo (25%).

La democrazia come valore è stato aggiunto per la prima volta in questa indagine ed è stato scelto come il più importante da difendere da parte del Parlamento Europeo in undici paesi (Svezia, Germania, Finlandia, Italia, Danimarca, Austria, Lussemburgo, Malta e Polonia). Gli intervistati in Cechia e Ungheria mettono la democrazia al primo posto pari merito con la protezione dei diritti umani.

In alcuni paesi la democrazia come principale valore da difendere è risultato maggiormente segnalato rispetto agli altri paesi: si tratta in particolare della Svezia (45%) e della Germania (43%). In Italia il 36% degli intervistati lo ha messo al primo posto, percentuale comunque superiore alla media europea. Fanalino di coda sono l’Estonia e il Portogallo dove la democrazia è stata individuata come un valore prioritario da solo il 19% dei rispondenti.

 

Come è possibile osservare dalla figura seguente, che mette a confronto le risposte attribuite dai rispondenti italiani rispetto a quelli esteri, le principali differenze si osservano per quanto riguarda appunto la priorità attribuita al valore della democrazia, da noi superiore rispetto alla media europea, come anche la libertà di movimento e la lotta alla discriminazione e tutela delle minoranze e il diritto di richiedere la protezione internazionale in caso di persecuzione. Minore rilevanza viene invece attribuita dai cittadini italiani rispetto a quelli europei alla protezione dei diritti umani nell’UE e nel mondo e alla tutela dello stato di diritto. Sarebbe interessante conoscerne le ragioni, ma le risposte raccolte sono risposte chiuse. Un’interpretazione, forse semplicistica ma plausibile, è da un lato la scarsa presenza nel dibattito pubblico del tema della tutela dello stato di diritto, concetto che probabilmente per una quota importante della popolazione non assume un significato preciso. Dall’altro, per quanto riguarda la protezione dei diritti umani nell’UE e nel mondo, che in media nei  paesi europei è il terzo in classifica, mentre per l’Italia è il sesto, il motivo potrebbe essere legato alla presenza di valori ritenuti maggiormente  a rischio, a cui forse occorre dedicare energie maggiori da parte della UE: in primis l’uguaglianza fra uomini e donne e la solidarietà tra gli stati membri, che potrebbe essere influenzato dall’atteggiamento dei paesi europei rispetto per esempio alla redistribuzione dei migranti che giungono sulle nostre coste.

 

 

 

 

Più interessanti ancora sono le priorità politiche che il Parlamento Europeo dovrebbe assumere.

Se da un lato non sorprende che la salute pubblica, in piena emergenza Covid, sia in testa alla classifica (42%), molto rilevante è il fatto che al secondo posto vi sia il tema della lotta alla povertà e all’esclusione sociale (prioritaria per il 40% dei cittadini europei), in una Europa che sia in tema di salute che di protezione sociale ha competenze assi limitate.

Si può infine osservare che la lotta ai cambiamenti climatici (39%) sia tra le massime priorità per i cittadini europei, piazzata al terzo posto, grazie in particolare agli intervistati più giovani che la considerano la massima priorità su cui il Parlamento europeo dovrebbe impegnarsi, in combinazione con l’attenzione al futuro dell’Europa.

Gli ambiti su cui si concentra oggi maggiormente l’azione della UE (digitalizzazione, industria ed energia) sono invece collocati in fondi alla classifica. Gli europei sembrano dunque chiedere di ridurre la rilevanza della dimensione economica e produttiva nell’azione UE a favore della crescita di una Europa che tutela i suoi cittadini.

 

La salute pubblica è la massima priorità per i cittadini di undici paesi, tutti del sud ed est Europa ad eccezione dell’Irlanda (Portogallo, Cipro, Spagna, Italia, Irlanda, Bulgaria, Romania, Slovacchia, Polonia, Estonia e Ungheria), mentre gli intervistati di cinque paesi (Lituania, Croazia, Francia, Slovenia e Lussemburgo) ritengono che il Parlamento debba concentrarsi in primis sulla lotta alla povertà e all’esclusione sociale. L’azione contro il cambiamento climatico è al primo posto in otto paesi (Svezia, Paesi Bassi, Danimarca, Germania, Belgio, Malta, Austria, Finlandia), tutti dell’Europa centrale e del nord (con l’eccezione di Malta) come era immaginabile. I gruppi di età più anziani danno priorità alla salute pubblica, a migrazione e asilo e alla lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata. Gli intervistati più giovani, invece, danno priorità all’azione contro il cambiamento climatico, il futuro e la parità di genere, inclusione e diversità.

L’Italia presenta delle differenze molto rilevanti rispetto a due temi chiave: i rispondenti italiani attribuiscono molta più rilevanza al tema della salute (priorità fondamentale per il 59% contro il 42% degli europei), la creazione e sostegno di nuovi posti di lavoro (46% contro il 32%) e la tutela dei diritti dei consumatori (19% contro 14%). Meno importante sembra essere invece il tema della lotta alla povertà e all’esclusione sociale (36% contri il 40%). La democrazia e lo stato di diritto sono più visti come valori che come priorità politiche da perseguire.

 

 

 

Tornando al ruolo e all’immagine attribuita alle istituzioni europee, si rileva che dall’ultima survey emerge un atteggiamento particolarmente positivo verso l’Europa, il più elevato registrato dal 2008. Attualmente infatti, quasi il 50% dei cittadini europei dà un giudizio positivo sulla UE, contro il 14% che ne ha una immagine negativa. Il 37% riporta un’immagine neutra. I cittadini irlandesi (76%), portoghesi (67%), del Lussemburgo e Svezia (entrambi 63%) e Polonia (58%) hanno un’immagine più diffusamente positiva dell’UE, mentre un’immagine più diffusamente negativa è stata riscontrata tra gli intervistati in Austria e Grecia (entrambe 25%). In Italia secondo Eurobarometro è circa il 45% dei cittadini ad averne una immagine positiva.  Come è possibile rilevare dall’immagine seguente tuttavia, mentre per il 62% degli europei è un bene che il proprio paese faccia parte della UE, anche perché secondo il 72% degli europei il proprio paese ha tratto vantaggi da tale appartenenza, questo atteggiamento appartiene solamente al 44% degli italiani, sebbene per ben il 63% l’Italia ne abbia tratto vantaggio.

 

 

Per i cittadini italiani l’appartenenza migliora la cooperazione con gli altri paesi UE e contribuisce a mantenere la pace e a rafforzare la sicurezza, valutazioni tuttavia un po’ meno diffuse in Italia che non in media tra i cittadini europei. Più importante per noi che per gli altri paesi è invece il fatto che l’Europa ci consente di avere una voce più forte nel mondo e ci aiuta ad affrontare il cambiamento climatico.

 

 

 

II principale limite della nostra appartenenza alla UE è legato al fatto che il governo italiano sembra avere scarsa influenza sulle decisioni prese a livello UE, oltre al fatto che le questioni importanti vengono meglio trattate a livello nazionale che non a quello europeo.

 

 

 

I ricercatori che hanno lavorato sull’Eurobarometro hanno osservato una chiara connessione tra il livello di conoscenza delle istituzioni europee e il sostegno all’UE. Più i cittadini conoscono il lavoro del Parlamento Europeo, più è probabile che ne abbiano un’immagine positiva e che sostengano che serva un rafforzamento del suo ruolo. Lo stesso tipo di correlazione è riscontrabile anche in relazione al livello di istruzione, all’età e alla condizione economica dei rispondenti.

Nel complesso comunque il 62% dei cittadini dell’UE ritiene che sia positivo che il proprio paese sia membro dell’Unione europea, con solo il 9% che considera negativa tale appartenenza. Viene fatto notare come dal 2011 ad oggi si registri una costante crescita. I paesi dove l’appartenenza alla UE registra il consenso più elevato sono il Lussemburgo (88%), Irlanda (86%) e Paesi Bassi (81%), mentre quelli dove si registrano i valori più bassi sono la Slovacchia (39%), l’Austria (41%) e Grecia (42%).

La maggioranza degli intervistati (63%) infine afferma di essere ottimista sul futuro dell’UE. I più alti livelli di ottimismo provengono dagli intervistati in Irlanda (89%), Danimarca (78%), Malta (74%) e, curiosamente in Polonia (73%), il paese che, insieme all’Ungheria in questi anni sta maggiormente mettendo in discussione i valori fondanti dell’Unione Europa. Sembra emergere una sorta di scollamento tra l’azione dei rappresentanti politici di alcuni paesi europei e il sentire dei propri cittadini.

I livelli di pessimismo sono per contro più elevati tra gli intervistati in Grecia (53%) e in Francia (48%): mentre per quanto riguarda la prima, il pessimismo può essere ancora conseguenza del trattamento riservato dalle istituzioni europee al paese durante la devastante crisi economica, il pessimismo registrato dai francesi è abbastanza curioso dato che le interviste sono state realizzate a pochi giorni dell’inizio del semestre di Presidenza francese della UE, in una fase nella quale il dibattito politico francese è stato molto incentrato sul ruolo del paese nel quadro delle relazioni internazionali, in vista delle elezioni presidenziali della prossima primavera.

 

Quello che la maggior parte dei cittadini europei chiede è maggiore conoscenza rispetto all’uso che viene fatto dei fondi europei e l’impatto sui paesi delle decisioni e delle scelte politiche fatte a Bruxelles. Questo non può che essere un auspicio più generale, anche in merito a quello che accadrà con l’utilizzo dei fondi del PNRR. È sulla capacità di gestire e spendere bene queste risorse e di rendere conto ai cittadini di quali risultati esse abbiano generato che si giocherà la fiducia dei cittadini verso l’Europa e verso la capacità di trarre vantaggio da questa appartenenza.

  1. Il factsheet in Italiano è scaricabile a questo link nella sezione Attachment – Country factsheets