Cosa manca nel contratto di governo


Sergio Pasquinelli | 22 Maggio 2018

Anche nel sociale governare significa, anzitutto, indicare priorità. E nel contratto che unisce Lega/M5S una priorità c’è: il Reddito di cittadinanza. Ma se guardiamo al resto, si affrontano sì capitoli importanti, dentro però un misto di vaghezze, omissioni e pochi numeri. Quattro esempi.

Un ministero per la disabilità

Si prevede un nuovo dicastero per la disabilità (e la non autosufficienza). Bene. Segue un elenco di temi e problemi certamente importanti, tra cui il rafforzamento dei fondi nazionali, l’inclusione scolastica, l’inclusione lavorativa. Non si menziona il “Dopo di noi”, una legge, la 112 del 2016, che andrebbe di molto rafforzata mentre, in modo un po’ velleitario, si prevede “una completa revisione delle leggi esistenti” alla luce della convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Le uniche indicazioni più precise riguardano la revisione del calcolo dell’Isee, da cui vanno escluse tutte le prestazioni assistenziali percepite, e un innalzamento delle pensioni di invalidità.

Nessun accenno all’indennità di accompagnamento, la vera misura nazionale, universalistica, a sostegno della disabilità, sulla cui necessaria revisione si pronunciano ormai anche i sindacati.

 

Famiglia e natalità

Alle politiche per la famiglia e il rilancio della natalità sono dedicate 19 righe, dove le indicazioni più precise riguardano “l’innalzamento dell’indennità di maternità, un premio economico a maternità conclusa per le donne che rientrano al lavoro e sgravi contributivi per le imprese che mantengono al lavoro le madri dopo la nascita dei figli”. E ancora: “Occorre introdurre agevolazioni alle famiglie attraverso: rimborsi per asili nido e baby sitter, fiscalità di vantaggio, tra cui ‘IVA a zero’ per prodotti neonatali e per l’infanzia”.

Tutte misure che si aggiungono, e si sovrappongono, a quelle esistenti, in un quadro che avrebbe tanto bisogno di semplificazione. Ed è lecito qualche dubbio che ciò basti a contrastare la denatalità, vero dramma nazionale.

Curiosamente poi, solo in questa sezione si parla di colf e badanti, e delle famiglie che le impiegano (che sono “da agevolare”). Il tema è ignorato nella sezione disabilità e non autosufficienza che ne registra in realtà la vera presenza, ma dove si sarebbe intrecciato pericolosamente con il tema immigrazione. Parlare di rimpatrio delle badanti irregolari porterebbe infatti a problemi su cui conviene tacere.

 

Reddito di cittadinanza

Questa importante misura dovrebbe poggiare sulle fragilissime gambe dei Centri per l’impiego, che certo andranno potenziati. Ma chi fa una previsione del genere evidentemente conosce poco di cosa stiamo parlando, un fenomeno che riguarda solo in parte il lavoro e l’occupazione. L’equazione povero = disoccupato è di un semplicismo disarmante. E fa rabbrividire la totale assenza di un ruolo assegnato ai Comuni, che invece nell’attuale Rei costituiscono il fulcro della misura.

Si evita accuratamente di citare proprio il Reddito di inclusione, che non va cancellato ma sviluppato in continuità, come chiede l’Alleanza contro la povertà, così come si evitano previsioni di spesa, e tantomeno di copertura (si veda l’intervento di Emanuele Ranci pubblicato su welforum.it).

Contrastare la povertà non è solo una questione occupazionale.

Vent’anni di ricerca e di consulenza su questo terreno, l’esperienza del Rei, recente ma già ricca di insegnamenti, oltre ad autorevoli studiosi come Chiara Saraceno (“Il lavoro non basta”, Il Mulino), ci dicono che prima del lavoro il contrasto della povertà chiede azioni di sostegno, educazione, riabilitazione, accompagnamento, formazione. E che sono i servizi sociali dei Comuni, le Asl, la Cooperazione sociale, molto più dei Centri per l’impiego, attrezzati su questi fronti. Peraltro, molti poveri over 50 non sono neanche in grado di riprendere a lavorare ma hanno bisogno di percorsi diversi. E anche di cose diverse: un alloggio dignitoso, un contesto relazionale diverso, aiuti alla mobilità e così via. Per non parlare poi dei working poor.

Un Reddito minimo che si misura solo in termini di occupati che genera (il contratto vagheggia una “piena occupazione”) è destinato a fallire.

 

Immigrazione

Giusto rivedere gli accordi di Dublino e rendere più veloci le procedure di accertamento dello status di rifugiato. Persino interessante lo spunto in cui si parla di una rete di centri di accoglienza meno privata e maggiormente in capo agli enti pubblici, ma cosa voglia dire “affidare la gestione dei centri stessi alle Regioni” costituisce un piccolo mistero: le Regioni al posto delle Prefetture? E’ realistico?

Non stupisce che sull’immigrazione i contenuti siano improntati ai respingimenti, l’esclusione, i rimpatri, oltre alla chiusura dei campi rom (senza cenni su quali alternative dare agli occupanti). Su questa linea non sorprende l’assenza di riferimenti a una rete come gli Sprar, a proposte per integrare i rifugiati riconosciuti tali, ai minori non accompagnati: attraverso quali soggetti, percorsi, stanziamenti. Comunque da ridurre, dato che si prevede di dirottare parte dei fondi destinati all’accoglienza verso il “Fondo rimpatri” (che è un fondo europeo)1.

 

Cambiamenti?

Altri capitoli mancano del tutto: la riforma del terzo settore, le pari opportunità, i livelli essenziali di assistenza nel sociale, il riordino della selva di misure a favore delle famiglie.

Senza importanti correzioni di rotta, precisazioni, priorità, e soprattutto senza dare valore alle tante competenze che esistono in questo paese (e con un po’ di umiltà apprendendo dall’esperienza), il nuovo governo rischia di introdurre sì dei cambiamenti, ma regressivi.

  1. Se venissero rimpatriati tutti i 500.000 stranieri irregolari, come si dice di voler fare, con una stima di costo di 4.000 euro a espulso (Sole 24Ore), parliamo di un’operazione da 2 miliardi di euro.

Commenti

Ma quando mai è successo che, all’indomani della formazione di un Governo si andassero a precisare tutti i dettagli di un agenda abbozzata per necessità di una negoziazione politica (causa una legge elettorale del Capogruppo PD Rosato (approvata con l’appoggio di Pd, Forza Italia, Lega e Alternativa Popolare e fortemente osteggiato da M5s e dalle sinistre)? Cerchiamo di uscire dai pre-giudizi e fare critica “costruttiva” o meglio ancora “appoggio solidale”… per il bene del Paese (sull’orlo di una crisi di nervi).

Nessun pregiudizio. Facciamo la nostra parte, come osservatorio, di analisi, interpretazione e proposta. E anche di critica. Certo, costruttiva. Però mi spiace, ma l’appoggio solidale a priori non ci sta.

Pasquinelli il Vs lavoro è ammirevole, completo, spesso fondato sulla comparazione e sull’analisi di dati, leggi e norme via via sovrapposte. Grazie anche per la forma pubblica dei Vs. articoli. Buona lavoro