Quella voglia di servizio pubblico


Sergio Pasquinelli | 15 Febbraio 2023

Sugli anziani aleggia l’idea di un’età tutto sommato abbastanza statica, i cui problemi sono grosso modo sempre uguali e le opinioni pure. Una recente ricerca sugli anziani in Lombardia smentisce completamente questo pregiudizio portando alla luce evidenze nuove.

Il secondo Rapporto di ricerca “Più fragili dopo la tempesta?”, promosso da Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil e realizzato dall’Associazione per la Ricerca Sociale, è stato presentato lo scorso 8 febbraio alla Casa della Cultura di Milano, assieme ai candidati presidente di Regione delle imminenti elezioni, tenutesi pochi giorni dopo.

Il Rapporto può essere scaricato qui e il video dell’incontro si può rivedere qui. Si tratta di una survey su un campione di 1.300 ultra 55enni lombardi, di cui Lombardiasociale.it riporta un’ampia sintesi. Uno dei risultati più sorprendenti riguarda un tema laterale rispetto al focus principale di indagine (l’invecchiamento attivo), e precisamente l’atteggiamento nei confronti dello Stato, dell’ente pubblico, di questa ampia fetta di popolazione composta da anziani e, come abbiamo chiamato i 55-64enni, da pre-anziani, o se si preferisce adulti maturi.

Chi dovrebbe farsi carico degli acciacchi di una persona che invecchia? Una domanda nel questionario proposto chiedeva proprio l’opinione su chi dovrebbe prendere in carico, assumersi la responsabilità della cura di un anziano non autosufficiente. Rispetto ad attività di assistenza e cura della persona, si davano tre possibilità:

  1. una responsabilità principalmente in capo alla famiglia;
  2. una responsabilità condivisa tra Stato e famiglia;
  3. una responsabilità principalmente in capo allo Stato.

I risultati raccolti sono stati messi a confronto con un’analisi del 2015 su un analogo campione di anziani lombardi, a cui è stata rivolta la stessa domanda1. Il confronto evidenzia un cambiamento rilevante, come mostra il grafico che segue.

“Chi dovrebbe assumersi la responsabilità della cura di un anziano non autosufficiente?” Confronto Lombardia 2015-2023

Se otto anni fa metà degli anziani lombardi si pronunciava per una responsabilità che deve rimanere in capo alla famiglia, oggi tale quota si è ridotta a due casi su dieci, a favore invece del ruolo dello Stato, che sale dal 2,9 al 27,5%, venticinque punti percentuali in più. È di tutta evidenza un grande spostamento avvenuto in questi otto anni, che riguarda tutte le età, dai 55 anni in su: la consapevolezza che gli oneri della cura non debbano più essere un affare tutto privato, ma una dimensione su cui lo Stato ha le sue responsabilità, e i cui costi vanno socializzati: costi economici, professionali, umani.

Tutto ciò viene confermato da un’altra domanda che il Rapporto conteneva, riguardante i soggetti da cui si desidera, nel caso di necessità legate alla salute, un intervento e una presenza maggiore.

Abbiamo infatti indagato il desiderio di avere più aiuti, che emerge maggiormente in chi è in condizioni di fragilità: i più anziani, i più isolati, i meno autonomi. Da chi si vorrebbe ricevere maggiori sostegni? Il desiderio di potenziamento degli aiuti riguarda soprattutto il servizio pubblico (in quasi un quarto dei casi), mentre solo al secondo posto figurano i familiari. Residuale è il desiderio di più aiuti da volontari o da vicini. L’ente pubblico è l’unico soggetto che vede aspettative di potenziamento molto maggiori dei relativi livelli di utilizzo: rilevante è il divario tra l’esistente (aiuti ricevuti, solo dal 3% della popolazione indagata) e quanto si desidera: lo stacco è di venti punti percentuali.

“Se riceve aiuti, chi li fornisce e da chi ne vorrebbe di più?”

Non è un caso che proprio in un momento in cui la sanità privata ha occupato tanto spazio, uno spazio diventato mercato a pagamento un tempo coperto dal Servizio sanitario nazionale, oggi sempre più in difficoltà e attraversato da mille problemi2, cambia l’atteggiamento delle persone, che esprimono una netta aspettativa di sostegno, tutela, protezione dalle istituzioni pubbliche. Si sta facendo realisticamente strada la consapevolezza che la famiglia e i caregiver di domani basteranno sempre meno a rispondere ai bisogni di cura in età anziana. La scarsa presenza dei servizi e tutte le difficoltà che il Covid ha rivelato nei termini di una sanità di prossimità trasforma questa attesa in desiderio, in tensione. Una diversa postura culturale, spinta – sono dati dello stesso Rapporto – soprattutto dalle fasce di popolazione economicamente più abbienti (35% vs 19%) e culturalmente più esigenti in termini di servizi e di diritti.

I risultati delle elezioni regionali, almeno nelle due regioni interessate, non sembrano purtroppo presagire un cambio di passo in questa direzione, mentre l’esasperazione del ricorso alle cure private rischia di portare a livelli di iniquità sempre meno sopportabili.

  1. S. Pasquinelli (a cura di), Primo Rapporto sul lavoro di cura in Lombardia, Santarcangelo di Romagna, Maggioli, 2015.
  2. Secondo dati Agenas a Milano le prestazioni sanitarie private a pagamento sono passate dal 41% nel 2019 al 58% l’anno scorso. Il tema della privatizzazione della sanità è ampio e complesso è non si riduce certo a questi due numeri, tema cruciale cui dedichiamo e dedicheremo attenzione come Welforum, anche per gli inevitabili intrecci con la rete dei servizi sociali.