Le tappe del percorso Looking4


Erica Caldaroni | 24 Maggio 2023

Looking4 è la grande iniziativa di partecipazione con la quale Fondazione Cariplo, nella primavera del 2022, ha voluto festeggiare i suoi trent’anni di vita e di attività. L’ha fatto portando sul territorio, all’interno delle comunità con le quali quotidianamente collabora, uno spazio di riflessione e di confronto per mettere a fuoco i temi e le sfide cruciali che attendono il futuro delle persone, delle comunità e dei territori. Nella convinzione che la complessità e la portata delle sfide aperte possano essere affrontate solamente all’interno di una visione ampia e corale. Il progetto si è sviluppato attraverso quattro giornate di incontro e di lavoro condiviso, che si sono svolte a Novara, Cernobbio, Brescia e Pavia, e in una giornata conclusiva di restituzione che si è svolta a Milano. Ogni giornata è stata dedicata a una delle quattro macroaree tematiche di impegno della Fondazione (ambiente, cultura, ricerca, servizi alla persona), ed è stata scandita da una sessione di interventi di esperti e racconto di esperienze dei protagonisti dei progetti, seguita da una sessione di confronto operativo svolto in “tavoli di lavoro” tematici. Un percorso generativo che ha coinvolto oltre 1.500 persone, impegnate nel condividere la propria esperienza e le proprie competenze nel tentativo di disegnare insieme un “Atlante dei bisogni e delle risorse delle comunità di domani”.

L’età giusta a tutte le età: i problemi demografici

C’era un’atmosfera particolare, quel giorno ad inizio di giugno, della scorsa estate. A Novara andava “in scena” la prima tappa del percorso Looking4, dedicata all’Area Servizi alla Persona. Al Teatro Coccia c’erano 300 persone, curiose e attente. Non a caso abbiamo scritto “andava in scena”, perché l’obiettivo di queste giornate era rendere empatiche ed emozionanti le testimonianze di chi saliva sul palco a raccontare i progetti realizzati insieme a Fondazione Cariplo in questi anni.  E così è stato. Tutti i testimonial erano stati preparati con un piccolo corso di public speaking e hanno saputo trasmettere quel supplemento d’anima che spesso non si raccoglie dai racconti su carta e sui bilanci. “L’età giusta a tutte le età”: era il tema cardine della giornata, scelto insieme ai colleghi dell’Area Servizi alla persona di Fondazione Cariplo, perché ritenuto uno delle questioni principali da affrontare; tant’è che rientra tra i nove obiettivi strategici della Fondazione. Sfide demografiche, benessere delle persone, accoglienza, patto di comunità sono state le direttrici su cui si sono mossi degli interventi. Da un lato, l’invecchiamento della popolazione, con uno squilibrio ormai drammatico all’interno della società tra anziani e persone attive; dall’altro, gli effetti di una pandemia che hanno colpito soprattutto le categorie più fragili e a rischio: una situazione complessa che genera nuovi bisogni e acuisce quelli già noti. La sfida demografica e i fenomeni ad essa correlati, dall’occupabilità all’abitare, insieme al contrasto alla povertà, sono ai primi posti nell’agenda d’intervento e richiedono un approccio sempre più collaborativo – fra pubblico e privato, fra enti e comunità – e multidisciplinare, per lo sviluppo di soluzioni innovative in campo medico, di ricerca, ambientale, culturale e sociale. Nell’ambito dei Servizi alla Persona, Fondazione Cariplo da 30 anni si occupa dei bisogni emergenti all’interno della nostra società in continua evoluzione, prendendosi cura di chi è a rischio di marginalità e fragilità. Dal 1991 ad oggi, la Fondazione ha sostenuto 17.178 mila progetti, pari a 1.735,2 milioni di contributi erogati.

Ad inaugurare la giornata, il talk di apertura del keynote speaker Gian Carlo Blangiardo, Presidente Istat.

Il suo discorso è partito da un excursus storico toccando gli anni della ricostruzione, del miracolo economico, gli anni di piombo, gli anni Ottanta, fino alla Seconda Repubblica arrivando al terzo millennio per analizzare il progressivo divario tra popolazione giovane e lavorativamente attiva e popolazione anziana. “Se prima gli anziani ogni 100 giovani erano una quota minoritaria, oggi sono quasi il doppio. Questo apre diverse riflessioni: sul rapporto tra popolazione anziana e popolazione attiva lavorativa, ma anche sul tema della sanità. La crescente presenza di anziani non è solo una questione di pensioni, è anche una questione di salute e di sanità, di qualità della vita per questa componente della popolazione”. Questa problematica è stata approfondita in seguito agli effetti del Covid-19 in Italia da cui deriva un’ulteriore riflessione: il basso tasso di natalità. “Un italiano su tre oggi ha più di 65 anni. Non è un dramma. L’importante è saperlo, e fare ciò che serve per far sì che questo non diventi un dramma. La demografia e la statistica servono a questo”.

A seguire si sono svolti gli interventi degli ospiti, suddivisi in tre tematiche: Ageing – Sistemi territoriali e risposte innovative; Povertà, inclusione sociale e inserimento lavorativo; Abitare – Accoglienza abitativa.

Nel pomeriggio le attività si sono spostate nel Castello della città lavorando intensamente sui tavoli tematici e mettendo a fattor comune esperienze e riflessioni.

Dai tavoli di lavoro sono emerse idee, esigenze, piste, ipotesi di cambiamento in merito a: sistemi di welfare territoriale per affrontare le sfide future attraverso connessioni tra le persone, fare rete, sostegno alla natalità e agli anziani, alleanze territoriali per la creazione di opportunità lavorative, Housing sociale, ricette di buona accoglienza, ricostruzione del tessuto sociale, necessità di una sinergia operativa1.

Dalla Pianura alle Alpi: il futuro del nostro pianeta

La seconda giornata dedicata all’Area Ambiente si è svolta nel verde rigoglioso di Villa Erba, a Cernobbio, sul lago di Como; anche la location è stata scelta con cura, per comunicare con coerenza il senso dell’incontro. Da quello splendido giardino si possono ammirare panorami mozzafiato, in tutta la bellezza della natura che li circonda, dal lago alle montagne. Ecco quindi “Dalla Pianura alle Alpi”, il tema su cui si è incentrata la seconda giornata, a metà giugno: ecosistemi ed economie alla luce dei cambiamenti climatici. Nuove sfide, valorizzazione del territorio e del paesaggio, agricoltura e resilienza: tanti gli approfondimenti, grazie al contributo del keynote speaker Telmo Pievani, Ordinario di Filosofia della scienza, bioetica e divulgazione scientifica all’Università degli Studi di Padova.

L’emergenza climatica, diventata sempre più rilevante anche in Lombardia e Piemonte, territori su cui opera Fondazione Cariplo, richiede un’azione rapida e coordinata del mondo pubblico e privato. Sono già in essere molte iniziative virtuose, definite a partire dalla conoscenza specifica del territorio, capaci di coinvolgere le comunità locali in prima persona, in un’ottica di resilienza e sviluppo sostenibile. La sfida ambientale, infatti, non può prescindere dalle persone. È questo il valore di progetti che mirano a creare nuova cultura sul tema: dal rilancio occupazionale in chiave green al percorso che guida le aziende verso la transizione ecologica, dalle ricerche scientifiche alle attività culturali e divulgative, fino al coinvolgimento delle scuole e delle nuove generazioni, vere protagoniste di un futuro più sostenibile. Con 2.298 progetti sostenuti negli ultimi 30 anni, pari a 214,1 milioni di euro erogati, Fondazione Cariplo intende promuovere stili di vita rispettosi dell’ambiente. Anziché affrontare emergenze ambientali, ha scelto di favorire l’innovazione culturale per contribuire alla diffusione di un nuovo approccio sostenibile, mettendo in moto un circolo nel quale ricerca, formazione, sensibilizzazione e azione si rafforzino a vicenda, grazie al coinvolgimento di cittadini, istituzioni, imprese, associazioni, mondo scientifico e comunità locali.

Il Professor Pievani ha inaugurato la giornata con tre parole chiave legate cambiamento climatico: Antropocene, biodiversità, speranza.

Uno dei focus è stato il collegamento tra biodiversità e aumento delle pandemie dagli anni 80 ad oggi.

“Perché sta succedendo? Perché noi esseri umani stiamo creando artificialmente delle nicchie, potremmo dire degli ecosistemi e degli insiemi di relazioni che favoriscono tantissimo il salto di specie degli agenti patogeni. La lista è lunga: i wet market, la deforestazione, il commercio illegale di animali esotici… Quando si parla di global health o di one health si parla esattamente di questo. Se io maltratto l’ambiente, riduco la biodiversità, non mitigo gli effetti del riscaldamento climatico, se non interveniamo per la salute dell’ambiente, tra le conseguenze ci sono nuove minacce per la salute umana. È qualcosa di molto concreto, significa che siamo connessi alla salute ambientale. Se non difendiamo la biodiversità, non difendiamo nemmeno la salute dei nostri figli e dei nostri nipoti. Le pandemie sono un esempio di questo; dietro le pandemie c’è un’ecologia”.

Pievani ha concluso speranzoso con uno sguardo rivolto alle generazioni future: l’augurio di proteggere la superfice terrestre affinché la distruzione della biodiversità si interrompa per almeno il 50%.

“Adesso siamo a meno del 20%. Dobbiamo passare dal 20 al 50%. La domanda finale è: ce la faremo? È utopistico? Io dico di sì, dico che ce la facciamo”.

Dopo Pievani, tante storie e progetti, anche in questo caso raccontati con grande capacità narrativa e coinvolgente. Suddivisi per tematiche, si sono succeduti diversi testimonial su tre tematiche: Clima e territorio; Clima e agricoltura; Clima e paesaggio2.

Nel pomeriggio, i tavoli tematici hanno visto il pubblico presente confrontarsi e scambiarsi momenti di riflessione in merito a: gestione e valorizzazione del territorio e delle sue risorse di fronte ai cambiamenti climatici, spopolamento, sistemi agroalimentari nella crisi climatica tra criticità e pratiche di resilienza, contrasto all’abbandono dei terreni, agricoltura e occupazione, competenze in agricoltura, capacity building, prospettive di sostenibilità, cura e valorizzazione del paesaggio in un contesto ambientale in cambiamento, strategie di transizione climatica a scala urbana.

L’idea che ne è uscita è quella di una comunità, di operatori, istituzioni, aziende, persone comuni che hanno il forte desiderio di cambiare le cose, per il futuro del nostro pianeta e delle generazioni future.

Se la cultura vien da te: come fare per portare la cultura dove di solito non arriva

Un altro magnifico teatro, il Grande di Brescia. Sontuoso ma capace di accogliere. Proprio come era negli intenti della terza giornata per raccontare che la cultura deve saper includere. Spesso le persone ne stanno lontane, anche perché ritengono di non essere all’altezza, di non comprenderla, o semplicemente si sentono inadeguati per entrare in certi luoghi. Ecco allora perché “Se la cultura vien da te”, la giornata dedicata a bellezza, conoscenza e partecipazione per le persone e il territorio. La cultura deve esser per tutti, proprio per la sua capacità di arricchire e di far crescere.

Il contributo che la cultura può fornire al benessere delle persone e allo sviluppo dei territori è innegabile. La sfida, oggi, è supportarne il costante rinnovamento, sperimentando nuovi modelli di partecipazione e produzione culturale. A cominciare dal digitale: l’accelerazione portata dalla pandemia sta modificando le attività museali. Un percorso – e un’opportunità – che chiede di essere adeguatamente supportata e che conferma la vivacità di un settore che si protende in ogni direzione, dagli interventi di conservazione e recupero di beni di interesse storico-architettonico alla prossimità di iniziative di inclusione e contaminazione artistica. Dai progetti che riutilizzano edifici dismessi per riavvicinare la comunità alla cultura locale a quelli che diffondono la bellezza e stimolano, ad esempio, la lettura. Fondazione Cariplo da sempre orienta le sue attività in campo culturale verso interventi di valorizzazione sia del patrimonio sia della produzione culturale, non solo da un punto di vista artistico, ma anche di fruizione e incentivazione alla partecipazione, con particolare attenzione alle fasce sociali più sfavorite. In 30 anni la Fondazione ha sostenuto 13.786 mila progetti per un totale di 1.161,2 milioni di euro erogati. Gli interventi in questo settore comprendono attività artistiche, culturali e performative, nonché i beni archeologici, artistici, architettonici, museali, archivistici e ambientali.

L’apertura dei talk è stata affidata al keynote speaker Dominique Meyer, Sovrintendente e Direttore artistico del Teatro alla Scala, che ha esortato il pubblico presente (circa 300 persone) ad intendere la cultura come mezzo di inclusione sociale, partecipazione attiva e condivisione che vada al di là dell’elitarismo e dei presupposti nozionistici per poterla comprendere ed apprezzare. Pensiero pienamente condiviso anche da Emilio Del Bono, Sindaco di Brescia: “La cultura è una leva di inclusione e di crescita civile, come nessun’altra leva riesce a fare, perché è una leva nella quale bisogna abbattere le differenze sociali, le differenze di censo, le differenze di origine”.

È con queste premesse che Meyer riporta l’esperienza del Teatro alla Scala legata ad un nuovo modello di partecipazione che arrivi ad abbracciare anche le periferie e le zone in cui la partecipazione culturale è poco accessibile: “La Scala in città”.

“Abbiamo improvvisato una tournée a Milano nei quartieri: ho chiamato l’orchestra, il ballo, il coro e abbiamo organizzato «La Scala in città», 18 spettacoli un po’ dappertutto nelle periferie a fine luglio. Indimenticabile. Se abbiamo distribuito 20.000 biglietti in 20 minuti, significa che c’è fame, desiderio di assistere a questo tipo di spettacoli. La gente non ha paura della musica classica, del balletto, ma talvolta ha paura di entrare nel «luogo sacro». Dobbiamo aiutarla”.

Una cultura che incontra il pubblico e una partecipazione più “popolare” è l’invito di Dominique Meyer, espresso con le seguenti parole: “Dobbiamo scendere dal nostro piedistallo, smettere di essere arroganti quando si parla di cultura. Abbiamo la possibilità di toccare il cuore di tante persone che ritengono che la cultura non sia per loro e convincerli che la cultura è un bene che appartiene a tutti. Sta a noi fare in modo che lo diventi davvero”.

La giornata si è conclusa anche qui con i tavoli tematici del pomeriggio, momenti di scambio e dialogo su: cultura diffusa e rigenerazione urbana, bellezza come leva di sviluppo, identità e gentrificazione, «buona» gestione del patrimonio culturale religioso, fruibilità dei beni, multiculturalità, coinvolgimento dei più giovani, cultura d’impresa e mecenatismo culturale, digitale per il coinvolgimento, cultura del dono, fundraising per la cultura, comunicazione efficace e visione a lungo termine, alleanza strategica.

Alle tre sezioni di interventi del mattino hanno partecipato invece tanti testimonial. Per loro che si occupano di questi temi forse è stato più facile vincere l’emozione di salire su un palcoscenico così importante3.

Avevamo scritto che per loro doveva essere più facile salire sul palco. Non fatevi ingannare, l’emozione c’è sempre e per tutti. Ed è stato questo che ha fatto la differenza anche in questa mattinata.

Pane e Ricerca: è vero, servono tutti i giorni

“Pane e Ricerca”. Quanto è vero che sia uno che l’altra sono nutrimento necessario, ormai. Il titolo dell’ultima giornata è già evocativo. Scienza, dati e condivisione dei saperi per rispondere ai bisogni di persone e comunità: questo il quarto e ultimo appuntamento del percorso di Looking4 che si è svolto nella bellissima aula magna dell’Università degli Studi di Pavia.

Di fronte a sfide decisive come l’aumento della popolazione mondiale, le ripercussioni delle attività antropiche sull’ambiente, la fragilità di comparti e paradigmi della nostra società che richiedono un urgente ripensamento in ottica di innovazione e sviluppo, la ricerca scientifica e la condivisione del sapere possono contribuire in modo determinante alla definizione di modelli di sviluppo socio-economici più inclusivi, circolari e sostenibili. Supportare la ricerca indipendente è perciò una scelta più che mai strategica in ogni settore. Ciò significa dedicare grande attenzione ai percorsi di carriera dei giovani ricercatori, alla produttività scientifica e alla compartecipazione delle risorse strumentali e intellettuali. Nel corso della sua storia, Fondazione Cariplo ha sostenuto 2.338 progetti, pari a 538,1 milioni di euro erogati, negli ambiti della ricerca biomedica, delle nuove tecnologie, dell’agrifood e dell’economia circolare. E ancora nella ricerca sociale, l’istruzione tecnica e la valorizzazione dei talenti. Solo nell’ambito della ricerca scientifica, Fondazione Cariplo ha contribuito a sostenere i percorsi di carriera di 6.200 nuovi ricercatori, e a realizzare 4.225 pubblicazioni sulle più autorevoli riviste scientifiche e 68 brevetti depositati.

Ad aprire la mattinata dedicata all’ispirazione, il keynote speaker Alberto Sangiovanni-Vincentelli – The Edgar L. and Harold H. Buttner Chair, Department of EECS, University of California, Berkeley, Co-founder and Board Member Cadence Design Systems.

Un discorso esortativo ad esplorare, essere curiosi e considerare le esperienze all’estero come opportunità preziose per conoscere, approfondire e ritornare nel proprio Paese per investirle al meglio contribuendo alla ricerca e al progresso. Fare buona ricerca per investire nel capitale umano. Ecco le sue parole più significative:

“È fondamentale che un giovane ricercatore circoli, perché la ricerca non può essere concentrata in un posto soltanto, deve essere fatta di esperienza, di continuo apprendimento. Quando partii per l’America, non ci volevo andare assolutamente. Stavo benissimo in Italia, svolgevo le mie ricerche al Politecnico, dove ero già professore nel 1974, però mi è capitata questa occasione. Gli allora «baroni» del Politecnico di Milano mi dissero: «Vai a imparare come si fa ricerca». Obiettai: «Perché? Non facciamo ricerca anche qua?». E loro risposero: «Sì, però devi andare dove c’è un tale capovolgimento di idee che impari a proiettare verso il futuro ciò che fai nelle tue ricerche». Quindi presi le valige e andai a Berkeley. Dopo un anno pensai: «Voglio tornare a Milano», e lo feci, ma non per molto, perché mi invitarono di nuovo a Berkeley e i miei colleghi italiani mi dissero: «Vai, perché ci servi più là che qua», nella convinzione che il «cervello di esportazione» è utile anche a fare da ponte, per portare idee dagli Stati Uniti verso l’Italia e viceversa (…). È questa circolarità del sapere che è importante sostenere, quindi dire: «No, non devi andare all’estero, perché poi impoverisci il Paese» secondo me è una stupidaggine storica. Ciò che bisogna fare è incoraggiare le persone ad andare al di fuori, ad allargare gli orizzonti, la mente e poi, se ci sono le condizioni per poter contribuire nel proprio Paese, ben venga, ma bisogna anche dare l’opportunità alle persone di farlo”.

Gli interventi del mattino sono stati suddivisi per tematiche: Scienza, Dati e Condivisione dei saperi e il loro contributo nel rispondere ai bisogni di persone e società4.

Anche questa quarta giornata si è conclusa con momenti di dialogo, brainstorming e condivisione di idee per il futuro in merito a: opportunità per i giovani, varietà di sbocchi professionali, soft skills, favorire il rientro dall’estero, Covid e Long Covid, misure di contenimento dei virus e informazione, co-costruzione, avvicinamento tra scienza e società, cultura del trasferimento tecnologico, politiche per la ricerca e l’innovazione, sinergie tra mondo accademico e imprese, start-up, economia circolare, ruolo delle Università, agricoltura a ridotto impatto, gestione degli sprechi, food policy.

Una comunità di ricercatori e scienziati si è messa al tavolo con rappresentanti delle istituzioni, delle aziende e di enti non profit. Questo era l’obiettivo di Looking4: creare connessioni su temi strategici che guardano al futuro.

 

Survey: La voce delle comunità

Durante le quattro giornate del percorso LOOKING4, l’Evaluation Lab di Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore ha condotto una survey per rilevare e misurare le sensibilità relative alle priorità, ai bisogni e alle preoccupazioni che le comunità si trovano ad affrontare rispetto agli ambiti tematici approfonditi dall’iniziativa e la corrispondenza rispetto alle risposte che i progetti sostenuti da Fondazione Cariplo riescono a mettere in campo. Il pdf che presenta ciò che è emerso è disponibile qui.

  1. Gli interventi della mattinata: Chiara Fornara, Direttore Consorzio Servizi Sociali del Verbano Onlus; Federico Gaudimundo, “Soli mai”; Elena Rolandi, “Cyber – Scuola per nonni”; Daniela Sironi, “A casa è meglio”; Cristina Masella, “Cremona Beside Caregivers”; Roberto Mauri, “Il paese ritrovato”; Alessandro Rosina, Docente di Demografia e Statistica sociale – Università Cattolica di Milano; Lucia Iannaccone, “Progetto Top”; Alessandro Figini, “For & From”; Anna Attolico, “Ri-partire Energie”; Massimo Bevilacqua, “+ Segni positivi”; Camilla Archi, “Bella Dentro”; Carlo Alberto Caiani, Fondazione Somaschi Onlus; Alberto Fontana, “Casa su misura”; Fabio Terraneo, “Casanostra”; Michelangelo Belletti, “Convivenze solidali”; Elisa Rimotti, “Sentirsi a casa, sentirsi accolte”; Don Roberto Trussardi, “Emergenza Ucraina”.
  2. Gli interventi della mattinata: Daniele Bocchiola, Environmental scientist;  Sibiana Oneto, “Bosco Clima”; Andrea Del Duca, “Contratto di Lago per il Cusio”; Fabrizio Veronesi, “AttivaAree Valli Resilienti”; Marco Bordoni, “Ripristino della naturalità del torrente Mallero”; Sara Ghirardi, “Emysfero”; Salvatore Ceccarelli, Genetista e agronomo; Anna Crescenti, “Diffondere diversità, rafforzare comunità”; Francesca Casale, “IPCC MOUPA – Impatti del cambiamento climatico sui pascoli di montagna”; Roberto Viganò, “Filiera eco-alimentare: valorizzazione delle carni da selvaggina nei territori alpini”; Federico Raveglia, “Lariomania”; Costanza Pratesi, Responsabile Ufficio Paesaggio e Patrimonio presso FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano; Daniele Piazza, “Terra VI.VA.”; Mita Lapi, “ClimADA”; Maria Chiara Pastore, “ForestaMI”; Maddalena Calderoni, “Tones on the Stones”.
  3. Ai blocchi di interventi intitolati Cultura è partecipazione, Cultura è bellezza, Cultura è conoscenza hanno partecipato: Thomas Emmenegger, Psichiatra e imprenditore sociale; Laura Ricchina, “Biblioteca partecipata”; Riccardo Soriano, “Fuori fuoco – Laboratorio di giornalismo partecipato”; Paola Delmonte, “Quartiere San Polo – Torre Cimabue”; Daniela Airoldi Bianchi, “Medicina narrativa”; Marco Ermentini, Architetto, fondatore della Shy Architecture Association; Daniela Bruno, “La bellezza ritrovata”; Marta Moretti, “Villa Longoni”; Christian Gancitano, “Street art per la rigenerazione urbana”; Orietta Pinessi, “Moroni 500”; Giacomo Papi, Scrittore e giornalista; Anna Detheridge, “Cenacolo Live!”; Jacopo Boschini, “BUAN, esercizi dell’abitare”; Camilla Lietti, “Loading Liveness”; Mario Ferrari, “Con il teatro cresco”.
  4. Hanno partecipato Alberto Mantovani, Professore emerito presso Humanitas University e Direttore scientifico dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas; Francesca Levatelli, “Quanto poco conosciamo sulle malattie rare”; Marco Rasponi, “Un viaggio dalla microfluidica teorica agli organi su chip”; Alessandro Reali, “Matematica, modellistica e meccanica: la «cassetta degli attrezzi» per capire, predire e progettare”; Giulia Mancini, “Le nanotecnologie e le loro applicazioni: un percorso da Pavia agli Stati Uniti… e ritorno”; Mirko Lalli, CEO & Founder The Data Appeal Company; Cristina Lavecchia, “Senza dati ogni affermazione sui cambiamenti climatici è solo un’opinione”; Stefano Karadjov, “Visitare i musei al tempo dei dati”; Cristina Cattaneo, “Dati e scienza per ridare dignità alle vittime della migrazione”; Francesca Buffa, “Dati per la ricerca biomedica”; Francesca Gasparini, “La scienza dei dati: un contributo per studiare la povertà multidimensionale”; Hellas Cena, Prorettore Terza Missione Università di Pavia; Marco Cartabia, “In simbiosi con la Natura per fare innovazione”; Antonella Santoro, “Dall’invenzione all’innovazione: l’imprenditrice si relaziona a tanti stakeholder”; Tommaso Gianna, “Il sapere condiviso aiuta il territorio”; Emanuela Sala, “Come affrontare le sfide complesse? Multidisciplinarietà, triangolazione e rigore metodologico”.