Opportunità e criticità nell’attuazione dei PUC

L’esperienza dell’Ambito piemontese Consorzio C.I.S.S.A.B.O./Consorzio I.R.I.S


Deborah Attene | 16 Novembre 2020

Reddito di Cittadinanza: a che punto siamo

Al 9 ottobre 2020, i nuclei beneficiari Reddito di Cittadinanza (d’ora in poi RDC) dell’Ambito piemontese Consorzio C.I.S.S.A.B.O./Consorzio I.R.I.S. sono 2.253. Il 36% di questi è stato rilasciato dalla piattaforma Ge.PI per la definizione del Patto d’Inclusione Sociale, mentre i restanti sono stati assegnati al Centro per l’Impiego (d’ora in poi CPI) per la definizione del Patto per il Lavoro. Sappiamo, tuttavia, che la maggior parte di questi versa in condizioni multiproblematiche: ci aspettiamo quindi, non appena l’interoperabilità Ge.PI/MyAnpal sarà messa a sistema, un gran numero di invii al servizio sociale. Degli 805 nuclei in capo ai servizi sociali, 167 sono in stato di Analisi Preliminare, 29 in Quadro di Analisi e 179 in Monitoraggio (per questi ultimi il Patto d’Inclusione Sociale è stato quindi definito).

Il periodo primaverile di lockdown ha visto la sospensione della maggior parte delle attività – ad eccezione del monitoraggio di situazioni già conosciute – per via di una grossa difficoltà emersa nella conoscenza mediante videochiamate e/o colloqui telefonici di nuclei non in carico al servizio sociale, che rappresentano circa il 65% del totale dei beneficiari RDC. A partire dal 17 luglio u.s., termine della sospensione delle condizionalità dettato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il servizio ha ripreso ad incontrare i beneficiari RDC per conoscenza, valutazione del bisogno e definizione del Patto d’Inclusione Sociale. Allo stesso modo, nel mese di settembre, sono riprese a distanza le équipes multidisciplinari settimanali con i CPI. È inoltre in fase di definizione il coinvolgimento dei servizi sanitari (Ser.d, Centro di Salute Mentale e Neuropsichiatria Infantile) con i quali si sta pensando di condividere gli stessi i modelli di Quadro di Analisi e di Patto d’Inclusione Sociale.

 

I Progetti Utili alla Collettività: alcune riflessioni

Ad oggi, nell’Ambito piemontese Consorzio C.I.S.S.A.B.O./Consorzio I.R.I.S., 38 Comuni su 65 hanno già approvato PUC per un totale di circa 200 posizioni aperte. L’80% di questi prevede attività riconducibili alla riqualificazione ambientale e del territorio (manutenzione, operazioni di cantonierato, pulizia, tutela beni comuni) e il 20% immagina interventi nell’ambito sociale (supporto consegna pasti a domicilio, accompagnamento persone anziane, supporto in casa di riposo, supporto ad attività scolastiche ed extra-scolastiche).

Approfondiamo di seguito fasi di lavoro, modello organizzativo, criticità, vantaggi ed opportunità rilevati.

 

Le fasi di lavoro

Nei mesi di dicembre 2019 e di gennaio 2020 abbiamo incontrato tutti i 65 Comuni afferenti all’Ambito per condividere i contenuti della normativa di riferimento dei PUC e per ipotizzare una modalità organizzativa che ci consentisse di attuarli in modo coordinato. Nel primo trimestre del 2020 sono stati raccolti tutti i progetti promossi da Comuni. Nel corso della sospensione delle attività per via dell’emergenza sanitaria abbiamo avuto modo di elaborare una bozza di convenzione da stipularsi tra Consorzio C.I.S.S.A.B.O (in qualità di capofila d’Ambito) e ogni Comune per la definizione del modello organizzativo, dei ruoli e compiti delle parti. A settembre si è proceduto con la condivisione e la firma della convenzione, mentre da ottobre si è iniziato a inserire i progetti promossi dai Comuni nella piattaforma Ge.PI. Dal mese di novembre avvieremo la fase di attivazione dei progetti.

 

Il modello organizzativo

Ogni Comune ha pensato ai propri progetti e li ha elaborati nei vari ambiti previsti dal Decreto Ministeriale del 22 ottobre 2019. I Comuni hanno delegato il Consorzio C.I.S.S.A.B.O. all’individuazione di un Responsabile PUC per l’inserimento dei progetti elaborati in piattaforma Ge.PI e per la validazione degli abbinamenti. C.I.S.S.A.B.O ha individuato come Responsabili PUC due operatori dell’équipe RDC, suddividendo il loro lavoro per Comuni. I Responsabili PUC si coordineranno con case manager, operatori CPI e referenti comunali per la validazione degli abbinamenti e si occuperanno della gestione delle attività propedeutiche all’avvio degli stessi, quali l’organizzazione della visita medica, l’inserimento dei candidati in corsi di formazione per la sicurezza sui luoghi di lavoro, la fornitura dei dispositivi di protezione individuale e delle attrezzatture necessarie.

 

Quali criticità?

Nonostante il consenso unanime raccolto dai Comuni rispetto alla gestione centralizzata proposta per l’attuazione dei PUC, l’effettiva realizzazione del coordinamento a livello d’Ambito e della gestione diretta da parte del capofila di alcune attività si è scontrata con qualche difficoltà, che ha richiesto un tempo di riflessione e di ricerca di pareri esperti rispetto alla possibilità di gestire direttamente le attività propedeutiche all’avvio dei PUC stessi.

Lo scoglio più grande è stato il tema della sorveglianza sanitaria e della gestione delle visite mediche obbligatorie propedeutiche all’inserimento dei beneficiari RDC in alcune tipologie di attività: essendo infatti i Comuni titolari dei PUC e le attività proposte riconducibili ai loro Documenti di Valutazione dei Rischi (DVR), è il medico di ciascun Comune responsabile dell’individuazione dei rischi connessi alle medesime attività. Per ottemperare alle previsioni normative in materia di sorveglianza sanitaria e poter contestualmente soddisfare l’esigenza di un impianto organizzativo centralizzato, si è definito che il C.I.S.S.A.B.O. individui un unico medico che effettui la visita medica al soggetto candidato allo svolgimento delle attività previste nei PUC sulla base del DVR elaborato dal medico competente del Comune, rifacendosi totalmente alle previsioni previste dallo stesso. Il datore di lavoro responsabile della sorveglianza sanitaria resta ovviamente il Comune.

Anche l’acquisto dei dispositivi di protezione individuale e delle attrezzature è stato previsto a carico del capofila d’Ambito. La fornitura di quanto necessario, così come individuato dai Comuni nell’ambito dei progetti, sarà gestita dai Responsabili PUC. Questi ultimi accompagneranno le persone individuate per l’inserimento nei PUC nelle fasi precedenti all’attivazione e in corso d’opera: organizzeranno la visita medica, le inseriranno nei corsi di formazione per la sicurezza sui luoghi di lavoro, metteranno a loro disposizione DPI e attrezzature necessarie per l’espletamento delle attività, concorderanno con il Comune la data di avvio e di fine progetto, riceveranno mensilmente dal Comune i fogli presenza validati dal tutor ai fini della gestione in piattaforma del pagamento della polizza INAIL. Il tutor comunale affiancherà il soggetto per tutta la durata del progetto e si occuperà di effettuare un’idonea formazione ed addestramento sull’attività prevista nel progetto, in modo da trasferire le competenze operative per la corretta esecuzione dell’attività e il corretto utilizzo delle attrezzature.

 

Quali vantaggi ed opportunità?

I vantaggi del modello impostato sono molteplici e siamo fiduciosi del fatto che impatteranno positivamente sull’attuazione dei progetti, dalla fase di attivazione alla fase di monitoraggio. La gestione diretta di queste attività con operatori dell’équipe RDC, già costituita ed operativa a livello d’Ambito, consente infatti di:

  • mantenere un raccordo con il CPI in fase di abbinamento tra progetti e persone, tenendo in considerazione che metà delle posizioni aperte sono da destinarsi alle persone valutate proprio dagli operatori CPI;
  • mantenere un raccordo con i Comuni, anche precedente alla validazione del matching, affinché le valutazioni di case manager e navigator possano integrarsi al meglio con i progetti e con le attività previste dai Comuni;
  • organizzare corsi di formazione per la sicurezza sui luoghi di lavoro una volta individuati un numero di candidati PUC, ottimizzandone la gestione e i costi;
  • evitare il trasferimento di risorse per il rimborso delle spese sostenute per l’attivazione dei PUC a 65 altri enti con annesse richieste di produzione di documentazione giustificativa complessa, considerata la tipologia di rendicontazione richiesta per le attività finanziate dal Fondo Povertà;
  • sgravare i comuni dall’utilizzo di Ge.PI nelle funzioni dedicate ai PUC;
  • fornire supporto, nel caso emergessero difficoltà in fase di espletamento delle attività, tramite l’impiego dei Responsabili PUC che fungeranno da raccordo tra tutor comunali e case manager/navigator occupandosi di tutte le attività sopra esposte.

Tra ritardi generali per l’avvio delle attività connesse al Reddito di Cittadinanza – ricordiamo che solo a fine estate 2019 la piattaforma Ge.PI è stata resa disponibile – e battute d’arresto intervenute, imprevedibili e sorprendenti, siamo ora pronti a realizzare a pieno regime quanto previsto dalla normativa RDC e a rendere concreto l’impegno dei beneficiari nei Progetti Utili alla Collettività, perché contestualmente possa sia essere soddisfatto il principio di restituzione sociale ispiratore dei PUC sia essere favorito un maggior grado di inclusione sociale, valorizzazione e riconoscimento dell’impegno delle persone beneficiarie.

 

Il Consorzio Cissabo è membro, insieme ad altri 15/16 territori del Centro/Nord Italia, della Comunità di Pratica IRS, attiva dal 2017 sulle misure di contrasto alla povertà. L’articolo riprende e sintetizza le testimonianze portate appunto durante l’ultimo incontro della Comunità di Pratica, tenutosi il 9.10 u.s