Con l’introduzione del Reddito di Cittadinanza quale misura unica di contrasto alla povertà, viene sancita la fine del Reddito di Inclusione, misura che potrà essere richiesta fino al 28 febbraio e che a decorrere da aprile 2019 non verrà più riconosciuta. I dati pubblicati dall’Osservatorio statistico nazionale dell’INPS, relativi al 2018 e aggiornati al 22 gennaio 2019, assumono evidente rilevanza in quanto offrono, seppur in modo ancora parziale, un quadro complessivo in merito all’implementazione della misura.

 

 

I beneficiari del Reddito di Inclusione

Complessivamente, nel periodo gennaio-dicembre 2018 sono stati erogati benefici economici a 462 mila nuclei familiari coinvolgendo 1,3 milioni di persone. Dall’analisi di tali dati si conferma sostanzialmente invariato quanto già evidenziato nelle precedenti rilevazioni1:

  • La maggior parte dei benefici sono stati erogati nelle Regioni del Sud (che registrano il 68% dell’importo complessivo erogato ed interessano il 71% delle persone coinvolte) con il 46% dei nuclei beneficiari (ovvero il 50% delle persone coinvolte) residenti in sole due Regioni: Campania e Sicilia (vedi Tavola 1);
  • La distribuzione dei nuclei percettori per cittadinanza del dichiarante mostra come a livello nazionale il 10% risulti extracomunitario, percentuale quasi triplicata se osserviamo il dato per area geografica relativo al Nord Italia, pari al 29% (vedi Figura 1);
  • Gli importi medi mensili in relazione al numero di componenti dei nuclei familiari beneficiari mostrano una forte variabilità a livello territoriale con un valore minimo, pari a 237 euro, per Valle d’Aosta e un valore massimo, pari a 328 euro, registrato in Campania. Complessivamente le Regioni del Sud hanno un valore medio del beneficio più alto di quelle del Nord per 51 euro (+20%) e di quelle del Centro per 34 euro (+12%) (vedi sempre Tavola 1);
  • L’universalizzazione dei requisiti per l’accesso alla misura, a partire da luglio 2018, ha consentito di includere tra i beneficiari coloro che precedentemente risultavano tra i più penalizzati, ovvero le persone sole, pari ora al 39% del totale dei percettori (vedi Figura 2). Va, altresì, precisato che tale modifica nelle tipologie dei beneficiari ha determinato una diminuzione dell’importo medio mensile erogato: infatti, dal valore massimo di maggio 2018, pari a 312 euro, si è scesi a 282 euro nel dicembre 2018.

 

 

Tavola 1 – Percettori REI per Regione

Figura 1 – Distribuzione dei nuclei percettori di REI per cittadinanza del dichiarante: comunitari ed extracomunitari (gennaio – dicembre 2018)

  

 

 

Figura 2 – Nuclei percettori REI da gennaio per numero di componenti il nucleo familiare (gennaio – giugno 2018 e luglio – dicembre 2018)

 

 

Nel Nord Italia la prima Regione per i valori assoluti registrati relativamente ai percettori della misura si conferma la Lombardia, che assorbe il 36,4% del totale per area geografica.  Regione Lombardia mostra, complessivamente, 32.646 nuclei beneficiari per un totale di 88.779 persone coinvolte, pari, rispettivamente al 7% e al 6,7% del dato nazionale, coerentemente con le precedenti rilevazioni. In linea con quanto rilevato a livello nazionale, si riscontra inoltre una diminuzione dell’importo medio mensile da 265,24 euro, rilevato al 30 settembre, a 260,51 euro, dato da attribuirsi alle caratteristiche familiari dei nuclei decorrenti da luglio 2018.

Tra le Regioni del Centro Italia è invece il Lazio a registrare il maggior numero di percettori della misura: 33.116 nuclei per un totale di 89.278 persone coinvolte, pari, rispettivamente al 7,1% e al 6,7% del totale nazionale. Anche in questo caso l’importo medio mensile, pur mantenendosi superiore rispetto a quello lombardo, è diminuito da 289,23 euro a 282,98 euro.

Infine, nel Mezzogiorno il primato per numero di percettori del REI spetta alla Campania, seguita a stretto giro dalla Sicilia. La prima registra 107.610 nuclei per un totale di 351.069 persone coinvolte, pari, rispettivamente, al 23,3% e al 26,4% del dato nazionale. La Sicilia registra, invece, 105.388 nuclei beneficiari per un totale di 318.793 individui, pari, rispettivamente, al 22,8% e al 24% del totale nazionale. Si conferma anche per le Regioni del Sud la diminuzione degli importi medi mensili, pur restando tra i più elevati a livello nazionale (327,63 euro in Campania e 315,62 euro in Sicilia).

 

 

Quale possibile bilancio?

  • I dati relativi al primo anno di attuazione del REI sembrano confermare il raggiungimento di poco più del 50% di quella platea potenziale degli aventi diritto alla misura stimata in 2,5 milioni di individui, ossia circa la metà, secondo i dati ISTAT, dei 5 milioni in povertà assoluta presenti in Italia;
  • Trova conferma l’“identikit” del beneficiario REI: prevalentemente italiano o cittadino comunitario, persona sola e in cui è maggiormente frequente, rispetto alle altre tipologie di nuclei familiari, che si presenti una condizione di disabilità;
  • L’implementazione della misura sul territorio nazionale mostra una forte eterogeneità sia nella distribuzione dei percettori della misura che, in connessione alle diverse tipologie familiari intercettate, nella distribuzione delle risorse economiche in relazione agli importi medi mensili dei benefici economici.

 

Non è noto, ed è sicuramente ancora prematuro, un bilancio in merito a quanto la misura abbia consentito una effettiva attivazione dei beneficiari consentendo loro di fuoriuscire dalla condizione di povertà che li ha portati ad accedere alla misura. Va, quindi, ancora verificato quanto l’esiguità degli importi mensili abbia inciso, nel bene e nel male, nel raggiungimento degli obiettivi previsti dai progetti personalizzati stipulati con i servizi.

 

I dati dell’Osservatorio, inoltre, non danno evidenza dei diversi esiti possibili delle prese in carico: quanti progetti personalizzati semplici e complessi sono stati sottoscritti? Sono stati effettivamente coinvolti i servizi specialistici? Quanti percorsi hanno avuto come protagonisti esclusivi i Centri per l’Impiego? Quest’ultimo dato è ancor più rilevante alla luce della funzione che rivestiranno all’interno del Reddito di Cittadinanza e in considerazione, inoltre, del limitato ruolo finora svolto nell’attività di ricerca di un’occupazione da parte delle persone disoccupate, come evidenziato recentemente anche dall’ISTAT.

 

Per un approfondimento sulla Lombardia, vedi l’articolo pubblicato su LombardiaSociale.it.

  1. A tal proposito si veda l’articolo di Carla Dessi pubblicato su LombardiaSociale il 21 novembre 2018 e l’articolo di Carla Dessi ed Eleonora Gnan pubblicato su Welforum il 20 dicembre 2018