Formare le badanti
A proposito delle nuove linee guida nazionali
Sergio PasquinelliFrancesca Pozzoli | 22 Ottobre 2025
Dopo anni di disordine
Sono state pubblicate alla fine di settembre le linee guida “per la definizione degli standard formativi degli assistenti familiari” (qui), previste dalla legge delega di riforma dell’assistenza agli anziani (33/2023, art 5, lettera b) e dal conseguente decreto attuativo (d. lgs. 29/2024, art. 38). A lungo attese per colmare una lacuna: l’assenza di un profilo univoco, a livello nazionale, di “assistente familiare” e di un relativo iter formativo.
La formazione – in un settore che vede oggi impiegato oltre un milione di persone – è una leva fondamentale per migliorare un’assistenza solitamente costruita nel fai-da-te dell’assistenza domestica a una popolazione che esprime oggi bisogni sempre più complessi. L’adozione di linee guida rappresenta una buona notizia: un passo importante nella direzione della qualificazione del lavoro privato, nello sforzo di superare la grande frammentazione che si è venuta a creare in materia.
Tutte le Regioni italiane hanno infatti previsto, negli anni, una qualche iniziativa di qualificazione professionale della figura di assistente familiare. Le modalità con cui questo è avvenuto scontano però una grande variabilità, che abbiamo analizzato in dettaglio negli ultimi “Report Fidaldo” qui e qui.
Ci sono Regioni in cui la qualificazione dell’assistenza fa parte della formazione professionale ed esiste un profilo di “assistente familiare”, altre in cui la formazione rientra nell’ambito delle politiche sociali e viene prevalentemente gestita a livello di Ambiti Territoriali Sociali, insieme a iniziative di supporto all’incontro tra domanda e offerta di lavoro di cura. Le proposte formative variano tra le Regioni per la durata dei corsi (dalle 60 alle 600 ore), per la loro articolazione (corsi base versus corsi avanzati), per contenuti trattati, per il “titolo” rilasciato (assistente familiare, operatore per l’assistenza familiare, assistente personale e così via) e le modalità di riconoscimento di eventuali crediti formativi (a volte previsti in ingresso, più raramente in uscita).
Per quanto in questa variabilità possiamo trovare buone pratiche ed esperienze significative, il quadro, sostenuto da molte evidenze, è quello di un’offerta formativa limitata, che interessa un numero marginale di lavoratori e che ha inciso poco nello sforzo di qualificare il settore. Sono deboli gli incentivi a formarsi, con una formazione che non si è legata a livelli economici o di status professionale riconosciuti.
I contenuti principali, in sintesi
Le linee guida, emanate in modo congiunto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dell’Istruzione e del Merito, dell’Università e della Ricerca, hanno l’obiettivo di stabilire standard formativi uniformi sul territorio nazionale, finalizzati a uniformare e migliorare l’offerta formativa per le professioni di cura e a consentire l’acquisizione della qualificazione professionale di assistente familiare. Il testo mira a definire i contenuti delle competenze e i riferimenti univoci per l’individuazione e la validazione delle competenze pregresse.
Il profilo professionale dell’assistente familiare è definito come un operatore che svolge attività di assistenza personale a soggetti con diversi livelli di non autosufficienza psicofisica, presso il loro domicilio, contribuendo a promuoverne l’autonomia e il benessere. L’assistente familiare opera come dipendente, assunto dalla famiglia o da un’agenzia per il lavoro1.
Lo standard di competenze previsto rientra nell’ambito del settore economico professionale “Servizi alla persona” dell’Atlante del lavoro e delle qualificazioni: ADA.20.02.01. Esso si colloca al livello minimo 2 del quadro nazionale ed europeo EQF (Quadro Europeo delle Qualificazioni), un riferimento super partes, utile a fronte dell’ampia differenziazione regionale. Le competenze riguardano sei aree:
- Competenze tecnico-professionali: mirano al presidio delle attività di assistenza alla persona (definite nel profilo).
- Competenze di salute e sicurezza: includono conoscenze di primo soccorso e relative alla disabilità e alle principali patologie croniche, degenerative o invalidanti. Viene fatto esplicito riferimento all’umanizzazione delle cure. Devono coprire anche la prevenzione e la sicurezza, comprese quelle ambientali in contesto domestico.
- Competenze personali e sociali: fanno riferimento alle competenze dell’area personale/sociale quali: “autoregolazione”, flessibilità, benessere, empatia, comunicazione e collaborazione (riferimento: Quadro comune europeo LifeComp).
- Competenze imprenditoriali: comprendono il “pensiero etico” e la sostenibilità, il prendere l’iniziativa, l’affrontare l’incertezza e il lavorare con gli altri (riferimento: Quadro comune europeo EntreComp, livello 3).
- Competenze digitali comprendono l’utilizzo di strumenti digitali e di comunicazione (riferimento: Quadro comune europeo LifeComp, livello minimo 3).
- Competenze linguistiche: riguardano la comprensione, la conversazione e la scrittura della lingua italiana (riferimento: Quadro comune europeo QCER, livello minimo B1).
È fissata una durata minima di 70 ore complessive per gli obiettivi minimi di cui alle lettere a), b) e c), ed è prevista, punto cruciale, una organizzazione modulare dell’offerta formativa, per consentire la massima personalizzazione in ingresso. Per agevolare la partecipazione è inoltre prevista la formazione a distanza (e/o E-learning), con un limite del 50% in modalità asincrona, escludendo le ore di formazione pratica (si tratta di un livello consistente, dato che nella formazione professionale la soglia solitamente si ferma al 30%). È inoltre prevista la validazione delle competenze già acquisite, sia per riconoscere crediti di accesso alla qualificazione e rendere più snelli i percorsi, impostati per moduli che si possono ridurre alle sole aree ritenute necessarie, sia per favorire l’accesso ad altre qualificazioni (ausiliario, infermiere, OSS). La validazione delle competenze pregresse è tema cruciale in questo settore, dato che due terzi delle assistenti familiari hanno più di 50 anni, spesso con una lunga attività lavorativa pregressa.
E ora: fine del disordine?
Nel complesso si tratta dunque di un atto utile, a lungo atteso, funzionale alla qualificazione professionale del settore. Apre a una prospettiva di profilo uniforme sul territorio nazionale, e di percorsi formativi omogenei e soprattutto modulari, in relazione alle competenze eventualmente già acquisite sul campo, un tema – come dicevamo -che tocca ampiamente il settore. Apprezzabile l’attenzione, oltre alle prestazioni di assistenza di base, agli aspetti relazionali, di comunicazione, di sicurezza, ambientali e di impiego nuove tecnologie. Uno spettro di competenze se si vuole ambizioso, ma coerente con una domanda di assistenza che si fa via via più complessa e diversa.
Queste linee guida sono l’inizio di un percorso. La formazione professionale è infatti competenza regionale, e quindi è evidente che la loro messa a terra passa attraverso ciò che le Regioni decideranno di fare. Ora è necessario uno sforzo congiunto fra Regioni, parti sociali, enti di formazione, terzo settore e operatori delle politiche attive del lavoro per renderle operative.
Vengono dati otto mesi di tempo alle Regioni per recepirle nei propri ordinamenti, senza tuttavia prevedere alcuna attività di accompagnamento in questo senso. Una criticità, perché i passaggi necessari, almeno tre, risultano tutt’altro che fluidi e scontati. In successione:
- l’Atlante del lavoro e delle qualificazioni dovrebbe essere modificato da Inapp, al fine di accogliere queste linee guida e i suoi contenuti, più puntualmente all’ADA 20.02.01 più sopra menzionata;
- le Regioni avrebbero così una piattaforma verso cui convergere le proprie proposte formative, o ridefinire gli iter formativi già in essere, e allineare i percorsi. Un allineamento che potrebbe riguardare anche l’iter formativo dell’ente bilaterale Ebincolf e la certificazione da questi rilasciata (ad oggi secondo la norma UNI);
- a questo punto si potrebbero avviare i nuovi programmi aggiornati, con il coinvolgimento degli enti di formazione. Allo stesso tempo si possono mettere in cantiere attività di validazione e certificazione delle competenze già acquisite, per rendere la formazione, impostata per moduli, più snella per chi è già formato. Un accompagnamento sovra-regionale su questa materia sarebbe assai auspicabile (per esempio qui gli enti di terzo settore potrebbero avere un ruolo, come avviene nei progetti di servizio civile).
A tendere, si dovrebbe andare verso un profilo professionale certificato, con un iter formativo unificato e collegato al contratto collettivo nazionale, con livelli retributivi dedicati. Un incentivo reale, finalmente, a formarsi, incentivo attualmente assente o molto debole. Oggi siamo molto lontani da tutto questo, manca una infrastruttura che sorregga un sistema simile. E salti in avanti in questa direzione rischierebbero solo di produrre danni, colli di bottiglia disfunzionali.
L’auspicio è pertanto che si avvii la costruzione di una governance della formazione del lavoro privato di cura, nel rispetto dei passaggi necessari e delle competenze istituzionali dei diversi attori coinvolti. Lo dobbiamo a milioni di anziani, ai milioni di loro caregiver, e a una rete di servizi pubblici ancora distante da questo mondo2.
- Con funzioni che includono: supporto emotivo e relazionale; pulizia e igiene della persona e del suo ambiente di vita; preparazione e somministrazione dei pasti; movimentazione e accompagnamento; comunicazione con assisto/famiglia; monitoraggio dello stato di salute generale e sorveglianza sul rispetto di prescrizioni terapeutiche e medicinali; segnalazione tempestiva delle variazioni dei bisogni ai servizi preposti; svolgimento di acquisti, funzioni amministrative e interfaccia con operatori professionali, se richiesto e su delega.
- Un sentito ringraziamento va a Federico Boccaletti di “Anziani e non solo” società cooperativa, per le utili informazioni fornite. La responsabilità di quanto scritto rimane solo nostra.