Cari lettori di welforum


Emanuele Ranci Ortigosa | 30 Maggio 2025

Seguo naturalmente con grande emozione quanto accade a Gaza, e così penso facciano molti di voi. Ogni servizio televisivo, quei volti, quei corpi, quelle rovine, quegli assalti a un mestolo di cibo sono una stretta al cuore.

Welforum non può osservare in silenzio quanto sta accadendo a Gaza, dove una popolazione civile inerme di due milioni di bambini, anziani, donne e uomini, è attaccata e massacrata da mesi, ogni giorno e ogni notte, con bombardamenti letali effettuati da aerei, missili e droni, cannoneggiamenti navali o terrestri, e pure da esecuzioni ravvicinate di fanteria, a fronte dei quali non ha alcun riparo. E dove la stessa popolazione nello stesso tempo viene ridotta alla fame, esposta senza cure alle malattie, privata di ogni riparo abitativo, di ogni soccorso ospedaliero, di ogni sostegno scolastico.

Il governo e l’esercito israeliano sono i diretti responsabili di queste azioni criminali e delle decine e decine di migliaia di morti, e ancor più di feriti, direttamente e scientemente prodotti. Una ecatombe e sofferenze di proporzioni immani, di cui non si intravede la fine, di cui anzi si minaccia di continuo l’ulteriore incremento.

In gran parte del mondo, e anche nel nostro paese cresce la commozione, si diffonde lo sdegno, nascono e si condividono sentimenti di solidarietà, di cui come Welforum siamo pienamente partecipi. Accompagnati purtroppo da un senso di impotenza a fronte della pervicacia, della crudeltà, della disumanità dello Stato di Israele e dei suoi organi. Che possiamo fare?  Non molto, ma qualcosa si. Coltivare in noi i sentimenti e le valutazioni ora esposte, condividerli nelle nostre relazioni e esprimerli pubblicamente e in forme collettive e partecipate, come l’esposizione dei sudari bianchi, come l’adesione alle manifestazioni che si vanno attivando, quella nazionale di sabato 7 giugno a Roma, e altre che nascono in più sedi e località.

Occorre che esercitiamo una forte e diffusa pressione sulle autorità, e soprattutto sul governo nazionale, gli organismi europei, le istituzioni internazionali, perché rivedano tempestivamente e radicalmente i rapporti di collaborazione economica, commerciale, militare, scientifica esistenti con Israele, eredità di tempi e comportamenti ben diversi dagli attuali, perché Netanyahu e i suoi complici e sostenitori si rendano conto della condanna, dell’isolamento e dei rischi cui espongono lo stesso popolo israeliano con le loro folli e disumane politiche. Il nostro paese non deve esitare su questa pista, e non deve farsi condizionare né dalle discontinue e imprevedibili scelte di Trump, né da malintesi complessi derivanti dalle persecuzioni anti ebraiche del nostro passato regime fascista. Erano altri tempi, altri soggetti, un’altra storia contro cui il nostro paese si è diffusamente ribellato, e che oggi né il governo israeliano ne autorità nazionali possono strumentalmente e cinicamente usare per impedire le attuali doverose crescenti condanne.

Vogliamo che l’Italia esca da posizioni ambigue e si collochi con i paesi che più si impegnano per fermare il massacro in corso, usando tutti i possibili strumenti di pressione per ottenere che rapidamente tacciano le armi, si liberino tutti gli ostaggi e i prigionieri, e si avvii un processo volto a garantire a ciascun popolo, e soprattutto al popolo palestinese di Gaza e della Cisgiordania che ne è oggi privato, un suo spazio di vita, di salute, di libertà. Non sarà facile, dato l’odio che si è seminato, ma la pace è la sola via per avviare, perseguire e conseguire questo obiettivo.

Abbiamo espresso i nostri sentimenti, auspici e speranze al popolo di Gaza, ma non dimentichiamo che una simile tragedia si sta consumando in Ucraina, e che anche a quel popolo martoriato da un aggressore violento e disumano dobbiamo analoga vicinanza e solidarietà, in una prospettiva anche per esso di libertà e di pace.