Dal RdC all’AdI: l’esperienza di Rho


Sofia Moretti | 18 Dicembre 2023

L’articolo sintetizza come l’Ambito del Rhodense1  ha affrontato la fase di transizione dal Reddito di Cittadinanza (RdC) alle nuove misure di contrasto alla povertà: Supporto Formazione e Lavoro (SFL) già attiva dal 1° settembre 2023 e Assegno di Inclusione (AdI) che invece entrerà in vigore dal 1° gennaio 20242. I Servizi sociali dell’Ambito sono gestiti in maniera associata dall’Azienda Speciale Consortile Ser.Co.P; il Servizio Reddito di Cittadinanza è attualmente costituito da un’équipe dedicata di professionisti case manager, che opera nelle sedi dei nove Comuni, affiancando i colleghi del Servizio Sociale di Base.

Nel Rhodense l’équipe dedicata alla gestione del Reddito di Cittadinanza è composta ad oggi da un coordinatore assistente sociale, da undici case manager (tra questi, alcuni dedicati per metà tempo al Servizio Sociale di Base) e da un impiegato amministrativo. Per gestire al meglio la fase di transizione tra le misure di contrasto alla povertà – che ha iniziato a prendere forma a partire dalla Legge di Bilancio 2023, per poi entrare nel vivo a maggio con il Decreto Legge n. 48/2023 – gli operatori coinvolti hanno fin da subito investito nella formazione. Infatti, per meglio comprendere quanto previsto dalla nuova normativa di riferimento, nei mesi scorsi vi è stata un’assidua partecipazione ai cosiddetti “Lunedì di GePI” e ad altri appuntamenti dedicati promossi dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, in aggiunta agli eventi formativi con altri Enti riconosciuti al fine di raccogliere quante più informazioni possibili, nonché punti di vista diversi sulla tematica. Oltre a questi incontri, nell’équipe è stata promossa l’auto-formazione a partire dalla lettura diretta delle Leggi e dei Decreti: durante alcune riunioni si è favorita la discussione e l’apprendimento tra pari, lasciando spazio a dubbi e domande, nonché a ipotesi sul futuro in merito alla presa in carico dei singoli casi. Tale conoscenza è stata poi condivisa e trasmessa a tutti gli operatori coinvolti, tra cui i colleghi del Servizio Sociale di Base e i referenti di alcuni Servizi interni/esterni all’Azienda, in modo da generare intorno al Servizio un ecosistema coinvolto e competente.

Altrettanto importante in questa fase di transizione è stata la collaborazione con il Centro per l’Impiego (CpI) di Rho, con cui nel tempo si sono costruiti rapporti professionali proficui e costanti a partire dalla gestione del Reddito di Inclusione (REI). Si segnala che prima di luglio 2023 non era mai stato possibile ricevere formalmente su GePI i nominativi presenti sulla piattaforma utilizzata dal CpI denominata SIUL, mentre l’invio delle domande da GePI a SIUL era già una pratica collaudata e funzionante. A causa di questo malfunzionamento, durante il periodo di transizione, gli assistenti sociali hanno comunicato preventivamente ai beneficiari di RdC occupabili presenti su piattaforma SIUL l’impossibilità di una loro presa in carico ufficiale, nonostante quanto previsto dalla comunicazione inviata da INPS alla fine dello scorso luglio. Questa notizia è stata accolta in maniera diversa dalle persone: alcune ne prendevano semplicemente atto, altri invece portavano a colloquio la loro rabbia e frustrazione, poiché si sentivano titolati invece del diritto a percepire RdC fino a fine anno. Infatti, sebbene in alcuni casi il Servizio Sociale avesse valutato positivamente l’opportunità di prendere in carico il nucleo occupabile, ciò non era possibile poiché a livello informatico le due piattaforme non riuscivano a comunicare.

Tuttavia alla fine di luglio 2023, a seguito dello sblocco della funzione “trasformato” della piattaforma SIUL, è stato finalmente possibile ricevere su GePI domande di RdC da parte del Centro per l’Impiego. Di conseguenza, i case manager hanno provveduto a ricontattare le persone che avrebbero avuto diritto a percepire RdC fino a dicembre 2023, sulla base di una propria valutazione tecnica. Questo cambiamento, sebbene sia stato accolto con positività dalle famiglie interessate, ha prodotto anche un clima di ambiguità e incertezza tra e verso gli operatori stessi, i quali hanno dovuto lavorare con velocità e solerzia per rientrare nelle scadenze ministeriali, più volte prorogate. Si segnala che ciò, in particolare in alcuni Comuni dell’Ambito, ha particolarmente messo in difficoltà gli operatori, interessati tra l’altro da un elevato turnover proprio in quel periodo.

L’interoperabilità delle piattaforme ha rappresentato una preziosa opportunità ed è stata preceduta da una stretta collaborazione con il CpI, al fine di costruire insieme una procedura di trasferimento chiara, trasparente e soprattutto condivisa tra le parti, frutto della corresponsabilità tra le parti e della volontà di gestire al meglio questa fase di transizione che è risultata complessa per tutti. Dopo alcune riunioni, i referenti dei due Servizi hanno individuato le due modalità per concretizzare l’invio tra piattaforme:

  • Richiesta di invio da parte del Servizio Sociale: quando un beneficiario è già noto al Servizio, ma non è presente su GePI, si verifica la sua presenza su SIUL con una richiesta all’operatore di AFOL. Se la pratica è visualizzabile e attiva, il case manager segnala il nominativo al coordinatore dell’équipe che richiede formalmente il trasferimento tra piattaforme. La persona per cui si richiede l’invio, oltre a presentare un bisogno lavorativo, deve essere portatore di uno o più bisogni sociali complessi;
  • Richiesta di invio da parte del Centro per l’Impiego: se il beneficiario di RdC non è già noto al Servizio Sociale, l’operatore di AFOL può segnalare il nominativo durante un’équipe congiunta. Il case manager di riferimento, dopo un colloquio con il diretto interessato, valuterà se prendere o meno in carico la situazione. L’operatore di AFOL può valutare l’appropriatezza del passaggio di caso in base a quanto riportato dalla persona in sede di colloquio: tuttavia si è deciso di non prendere come riferimento gli item previsti dalla scheda di profilazione presente nell’Accordo della Conferenza Unificata del novembre 2020. 

Tra gli elementi di criticità relativi alla fase transitoria si può citare l’attivazione tardiva della procedura di trasferimenti dei casi appena descritta, che ha generato difficoltà nel dare alle persone informazioni certe e corrette, con un successivo dietrofront degli operatori come anticipato sopra. Si segnala inoltre che non tutti i trasferimenti tra piattaforme sono andati a buon fine: le domande RdC relative a due persone sono state correttamente “trasformate” da SIUL, ma non sono ancora comparse su GePI. Per risolvere tale anomalia, sono stati contattati l’assistenza di GePI e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Solo il 10 novembre scorso Regione Lombardia ha inviato una comunicazione a tutti gli Ambiti Territoriali esplicitando e riconoscendo l’esistenza di tale annosa problematica, invitando i Coordinatori dei Patti per l’Inclusione Sociale a contattare i referenti del progetto. Si auspica che tale problematica venga risolta al più presto.

Per concludere questo breve affondo sulla fase di transizione tra le misure di contrasto alla povertà, si può affermare che questo può essere definito un periodo intenso di scelte e responsabilità. Infatti, gli operatori di riferimento hanno dovuto apprendere e gestire le numerose novità apportate dalle modifiche normative, operando in maniera congrua rispetto alle scadenze ministeriali. I case manager, sulla base di una valutazione professionale approfondita, hanno di fatto autorizzato il prolungamento della fruizione del beneficio di RdC per alcune famiglie occupabili, mentre non lo hanno riconosciuto per altre sulla base dei bisogni presentati. Da mesi l’équipe sta lavorando per creare un prospetto aggiornato di tutte le prese in carico, al fine di provare ad ipotizzare quali di queste possano rientrare nell’Assegno di Inclusione o nel Supporto Formazione e Lavoro, con particolare attenzione a quelle famiglie per cui sono attivi degli interventi a carico del Fondo Povertà. Infatti, l’abrogazione del RdC porta con sé non solo incognite per gli operatori di riferimento, ma anche per i Comuni stessi perché numerosi interventi ad oggi sono coperti dal Fondo Povertà e ciò potrebbe portare – in caso di mancata presa in carico successiva – difficoltà a garantire alcuni sostegni, a causa di risorse economiche limitate.

A fronte della consapevolezza delle incognite e delle sfide che si prospettano nei prossimi mesi, si rende sempre più necessario e urgente un lavoro di formazione e di rete sul tema con tutti gli operatori e figure di riferimento, al fine di accompagnare al meglio le famiglie interessate e garantire i supporti adeguati.

  1. Costituito da 9 Comuni, con una popolazione residente di quasi 200 mila abitanti.
  2. Vedi anche altre esperienze pubblicate da welforum.it: Dal RdC all’AdI: l’esperienza di Padova e Dal RdC all’AdI: l’esperienza di CISSABO