Dall’Europa: reddito minimo; occupazione giovanile; pilastro europeo dei diritti sociali


Chiara Crepaldi | 9 Ottobre 2017

Il 26 settembre a Bruxelles la Commissione Parlamentare Lavoro e affari sociali (EMPL) ha approvato a larga maggioranza (36 voti a favore, 7 contrari e 4 astensioni) la risoluzione proposta dalla parlamentare italiana Laura Agea volta a promuovere un framework europeo che sostenga l’introduzione di sistemi di reddito minimo in tutti gli Stati membri dell’Unione e, laddove necessario, potenzi quelli già esistenti, quale strumento efficace per consentire l’uscita dalla condizione di povertà. Obiettivo della risoluzione è quello di promuovere il dibattito sulla questione a livello europeo e obbligare la Commissione europea ad assumere una posizione ferma. Il prossimo passo per procedere in questa direzione, sarà l’approvazione del provvedimento, di natura non vincolante, da parte della plenaria del Parlamento europeo a fine ottobre. La risoluzione finora approvata propone il sostegno allo sviluppo di sistemi di reddito minimo che combinino forme di supporto finanziario con un più facile accesso ai servizi pubblici e sociali tra cui le abitazioni, la sanità, l’educazione e la formazione, offrendo al contempo a coloro che non lavorano forme di assistenza per facilitare l’ingresso nel mercato del lavoro. Ciò che viene proposto nella risoluzione è l’adozione di una “strategia a doppio binario”: occorre partire dall’“arrestare l’impatto sociale della crisi” e, in seguito, “incoraggiare politiche attive per l’occupazione”.   Tra gli altri temi al centro dell’agenda di inizio ottobre della commissione parlamentare EMPL vi è il tema giovani con un progetto di risoluzione parlamentare sull’attuazione dell’Iniziativa per l’occupazione giovanile negli Stati membri. La proposta di risoluzione sollecita una discussione in merito allo status futuro dell’iniziativa, che non metta in discussione il suo proseguimento, bensì che affronti la possibilità di trasformarla da uno strumento da utilizzare in fasi di crisi in un importante strumento di finanziamento dell’UE per affrontare la disoccupazione giovanile e che stabilisca un requisito di cofinanziamento, al fine di sottolineare la responsabilità primaria degli Stati membri. Sempre in tema giovani l’altro tema caldo è quello del Corpo europeo di solidarietà: per il 10 ottobre è stata convocata presso la Commissione EMPL una audizione volta a mettere a fuoco quelli che sono i nodi problematici dell’iniziativa europea, formalmente avviata, per quello che riguarda l’Italia, nel mese di giugno. L’iniziativa prevede a regime di coinvolgere 100.000 giovani europei tra i 18 e i 30 anni garantendo loro un supporto al trasferimento in un altro paese dell’Unione europea, per lavoro o tirocinio (di durata da 2 a 12 mesi) in organizzazioni private, del terzo settore, amministrazioni pubbliche e organizzazioni internazionali, in settori solidali. Per l’Italia per il momento l’opportunità è rivolta a 2.000 giovani. Obiettivo della audizione in programma è quello di affrontare questioni ancora problematiche legate agli obiettivi dell’iniziativa, che non deve sovrapporsi a programmi di promozione dell’occupazione giovanile, le sue ancora complesse modalità di implementazione, e la relazione con altri programmi e finanziamenti europei dedicati ai giovani. Per approfondire il tema è possibile consultare uno studio pubblicato a fine settembre dal Parlamento Europeo.   Jean-Claude Juncker, Presidente della Commissione europea, il 13 settembre ha pronunciato a Strasburgo, dinanzi ai membri del Parlamento europeo, il discorso sullo stato dell’Unione 2017, presentando le priorità per l’anno prossimo e delineando la sua personale visione di come potrebbe evolvere l’Unione europea fino al 2025. Juncker ha dedicato poco spazio ai temi sociali, fatta eccezione al tema delle migrazioni, trattato in modo ampio, e con grande enfasi al ruolo svolto all’Italia in tale contesto. Questa parte del discorso viene presentata nella sezione politiche europee del sito. Juncker ha anche sollecitato gli Stati membri ad attivarsi rapidamente in direzione dell’implementazione del pilastro europeo dei diritti sociali, pur nella consapevolezza che non sarà lo strumento in grado di armonizzare i sistemi sociali nazionali, che continueranno ad essere diversi ancora a lungo: con esso però l’Europa potrà contare almeno su alcuni standard comuni di riferimento che garantiscano “una visione comune di cosa è giusto sul piano sociale nel nostro mercato unico”. Molte delle proposte illustrate da Juncker nel suo discorso sono state accolte con favore dal Governo italiano.