Ai giovani, forse, serve altro


Sergio Pasquinelli | 8 Giugno 2021

Ha fatto discutere la proposta del segretario del Partito Democratico di una dote di 10mila euro ai giovani prelevata da una diversa tassazione sui grandi patrimoni ereditati. È vero, l’Italia ha misure fiscali molto blande sulle eredità, ma che sia un bonus economico a ridurre efficacemente l’altissima quota di Neet di questo paese – giovani che non studiano né lavorano: sono quasi un terzo nella fascia cruciale 25-34 anni – nutriamo qualche ragionevole dubbio. Basta guardarsi indietro e vedere gli effetti che hanno avuto i vari bonus introdotti, per vari motivi, negli ultimi vent’anni: hanno prodotto gli effetti desiderati? No, sono andati a sostenere i consumi delle famiglie in modo ampiamente indistinto.

 

Una proposta simile era stata lanciata l’anno scorso da Fabrizio Barca nel volume scritto con Patrizia Luongo “Un futuro più giusto” (il Mulino), anche se con caratteristiche un po’ diverse: chiamata “eredità universale”, l’idea era che ogni giovane, a prescindere dalle sue condizioni economiche (prima differenza con la proposta PD), al compimento dei 18 anni riceva una dote di 15mila euro. Un trasferimento non vincolato nell’uso (seconda differenza). Una misura i cui costi sarebbero coperti modificando appunto la tassa sulle successioni, introducendo una progressività in base alle dimensioni patrimoniali coinvolte (terza differenza)1.

L’assenza di ogni vincolo all’uso e soprattutto l’assenza di collegamenti ad una rete di interventi complementari, sul piano dell’accesso alla formazione, al mondo del lavoro, alla casa, lasciano entrambe le proposte, la seconda in particolare, in un limbo di “solitudine monetaria” francamente un po’ naif. C’è bisogno di ben altro per favorire la transizione alla vita adulta nel nostro paese: agevolando assunzioni a tempo indeterminato estendendo la durata massima dei contratti a termine, e poi con un sistema di raccordi tra formazione e mondo lavorativo più stretto, aiuti sostanziali nell’accesso a nuove abitazioni, il potenziamento dei servizi all’infanzia e sostegni alla conciliazione dei tempi dei neo-genitori, di cui ci occupiamo ora.

 

Educazione, equità, empowerment

Sono le parole chiave e gli ambiti d’intervento ritenuti strategici su cui poggia il nuovo Piano per l’infanzia e l’adolescenza, il quinto, approvato il 21 maggio dall’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza.

Interessante il modo in cui è stato costruito, come riportato da Redattore Sociale. Come ha spiegato la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti. “lo abbiamo coprogettato per la prima volta con il contributo dei ragazzi e insieme al terzo settore, le associazioni, la società civile, soggetti del pubblico e del privato, individuando nell’educazione, l’equità e l’empowerment tre assi strategici. È un piano che sceglie un approccio nuovo: coinvolge i ragazzi, si integra con gli obiettivi del millennio, la strategia e la Child guarantee europee, individua azioni concrete e integrate, ma soprattutto è un piano che si basa sulla scelta di rimettere al centro l’educazione e la conseguente responsabilità educativa che tutto il Paese deve assumere”.

Ad essere coinvolti nella realizzazione sono stati infatti i soggetti e gli enti partecipanti all’Osservatorio nazionale ma anche società civile e terzo settore, soggetti pubblici quali amministrazioni centrali, enti pubblici e territori, soggetti privati, esperti, università e ricerca. Non solo. Per la prima volta, al fine di affermare pienamente il protagonismo dei bambini e delle bambine, e dei ragazzi e delle ragazze all’interno del Piano, l’Osservatorio nazionale ha promosso una consultazione online sui temi del Piano, a cui hanno partecipato ragazzi e ragazze fra i 12 e 17 anni di età grazie al supporto tecnico-scientifico dell’Istituto degli Innocenti. Dai 2mila questionari raccolti e dai 9 focus group organizzati con gruppi vulnerabili, – si legge nel documento – è emerso che i ragazzi e le ragazze condividono le priorità e i temi individuati dall’Osservatorio nazionale nel 5° Piano, pur conservando preoccupazioni sul futuro e la consapevolezza delle difficoltà familiari.

 

Le tre aree principali del Piano sono composte da obiettivi generali e azioni specifiche, per un totale di 12 obiettivi generali e 31 azioni. I contenuti si integrano con i diritti e le strategie internazionali ed europee per i minori, in particolare: la Convenzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo del 1989, gli Obiettivi Onu di sviluppo sostenibile – Agenda 2030, la Strategia dell’Unione europea sui diritti dei minori 2021-2024 e il Sistema europeo di garanzia per i bambini vulnerabili: la European Child Guarantee di cui abbiamo parlato qui.

Il Piano parte dall’esistente con una sintesi della condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia, analizzando gli interventi esistenti e le azioni che necessitano di nuovi interventi migliorativi, anche tramite l’analisi di dati statistici. Si tratta quindi di un piano contestualizzato, in cui decisori pubblici e società civile possono individuare gli elementi che necessitano di nuove soluzioni, innovative e più efficaci.

Per l’adozione definitiva del Piano sono ora necessari ulteriori passaggi formali. In particolare, il 5° Piano dovrà essere sottoposto al parere dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, a quello della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, della Conferenza unificata e alla deliberazione in Consiglio dei ministri, per terminare con l’adozione con decreto del Presidente della Repubblica.

Il valore di sportelli multifunzionali

Sono tanti e diversi i bisogni di chi è anziano e di chi gli è a fianco. Non c’è solo da cercare magari la badante giusta, ma anche da sbrigare pratiche per ottenere sgravi fiscali, oppure si ha il desiderio di cercare associazioni o servizi che migliorino la vita quotidiana grazie a iniziative di aggregazione. E a Milano sono nati quattro interessanti sportelli, CuraMI&ProteggiMI, che sono in grado di fornire tutte le informazioni su un ampio ventaglio di servizi dedicati alla cura e all’assistenza. Il progetto nasce grazie a quattro organizzazioni sul territorio specializzate nella presa in carico delle persone fragili: le coop sociali Eureka!, Piccolo Principe e Genera e l’associazione InCerchio, con il supporto della Fondazione Ravasi Garzanti.

“Il termine ‘curami’ indica il prendersi cura, cioè riconoscere alle persone il diritto alla valorizzazione delle capacità a ogni età, mettendole in grado di svolgere attività, compiere scelte, godere di affetti – spiega Carla Piersanti, coordinatrice del progetto -. ‘Proteggimi’ significa offrire la soluzione migliore di servizi offerti, necessari al benessere della persona, all’interno di un percorso personalizzato e continuativo”.

 

Ricerca di badanti e assistenti familiari, assistenza domiciliare, formazione dei caregiver, pratiche fiscali e amministrative sono i servizi offerti sul fronte dell’assistenza. Per quanto riguarda l’area dei diritti, è offerta la consulenza nell’ambito della protezione giuridica e l’amministrazione di sostegno. Servizi di sollievo, Casa Anziani, Villaggio Alzheimer e Centri Diurni è il pacchetto della residenzialità. Infine per il benessere della persona, i servizi offerti riguardano il counselling e il supporto psicologico, la stimolazione cognitiva, la pet therapy e il nuovo progetto di adattamento degli ambienti di vita “Casa su Misura”. Alcuni servizi sono gratuiti, come quelli informativi e di orientamento ai sostegni amministrativi, altri richiedono un contributo calmierato; nei casi di indigenza la Fondazione valuta un intervento di supporto economico dedicato.

L’accesso ai servizi avviene sia in presenza sia per telefono (tutte le modalità di contatto su: www.curamieproteggimi.it). Nati nel maggio 2020, i primi due sportelli hanno funzionato prevalentemente con consulenze da remoto, mentre negli scorsi mesi è stato possibile avviare anche le consulenze in presenza.

  1. La proposta di Enrico Letta riguarda invece una dote di soli 10mila euro, con vincoli di utilizzo, e rivolta non a tutti i giovani ma solo a circa metà di loro, meno abbienti. Inoltre, la diversa tassazione riguarda solo i patrimoni oltre i 5 milioni di euro.