Sogni infranti


Sergio Pasquinelli | 3 Luglio 2017

Ahmed mi guarda con due occhi attoniti, sperando che io possa davvero cambiare qualcosa del suo futuro. Diciannove anni dichiarati al primo screening, diventati poi diciassette quando ha intuito che questo lo avrebbe in qualche modo favorito, è sbarcato a Lampedusa due settimane fa e non si capacita di una persona che gli chiede se gli piace il cibo che mangia. Ma è troppo forte la tentazione di andare oltre e chiedergli che idea ha del suo futuro. Il suo sogno è venire a Milano e fare l’avvocato.

 

Per il paese da dove viene lo status di rifugiato quasi certamente non lo otterrà, e dopo due anni in un limbo giudiziario di audizioni, commissioni, ricorsi e appelli, diventerà uno dei centomila fantasmi che girano per l’Italia, o per l’Europa, senza identità. Penso questo e provo dolore nel vedere questo ragazzo pieno di energia, sorriso solare, disponibile (ancora per quanto?) a impegnarsi e a sognare. Perché Ahmed potrei incontrarlo di nuovo fra un anno, e a quel punto la domanda sul cibo potrebbe diventare imbarazzante.

Dopo il lungo calvario africano, lunghi mesi passati nelle carceri libiche fino ad arrivare a Zuara, dove partono tutti per l’Europa, i rifugiati giungono in cerca di una sola cosa: un punto di ripartenza, un luogo e un tempo dove ricostruire il proprio futuro. La realtà è che oggi in Italia questo “punto di ripartenza” è circondato da grande incertezza. Per almeno tre motivi: per i tempi biblici della burocrazia; per due sistemi – quello giuridico e quello legato ai processi di accoglienza/integrazione – che non fanno minimamente sistema; e per una “seconda accoglienza” poco attrezzata a ingaggiare le persone, costruire progetti in cambio di impegni, garantire diritti e fare rispettare doveri.

Dirottare gli arrivi verso porti stranieri, accordo che sembra delinearsi, porterà l’Europa alle sue responsabilità e farà diminuire i flussi di ingresso, ma non cambierà di una virgola questi problemi, che anno dopo anno rendono il nostro paese la terra dei sogni infranti.

 

Un’emergenza nazionale, quella delle migrazioni, cui dedicheremo spazio su Welforum nei termini di una discussione pacata ma urgente. Cui ora affianchiamo recenti accadimenti importanti da richiamare.

 

A cominciare dai decreti attuativi della riforma del terzo settore: il Codice del terzo settore, il decreto sull’Impresa sociale e il decreto fiscale. Sono stati approvati il 28 giugno, mentre i testi ufficiali sono in uscita al momento in cui scriviamo. Si tratta di documenti complessi che andranno capiti e assimilati; gli interrogativi già prospettati da Gianfranco Marocchi su questo sito rimangono e sarà necessario in primo luogo interrogarsi su quanto il Codice rappresenti effettivamente un quadro unitario o un compromesso al ribasso. Rispetto all’impresa sociale sembra che alcuni degli aspetti problematici evidenziati – ad esempio la preclusione per le cooperative sociali da molti degli ambiti di attività – siano in parte stati affrontati, anche se i dubbi rimangono molti. Welforum raccoglierà su questi temi analisi e pareri a partire dai prossimi giorni.

 

L’attuazione della legge 112 sul Durante e Dopo di Noi ha catalizzato l’attenzione istituzionale, a livello centrale e regionale, e delle associazioni delle persone con disabilità. Il fondo di 90 milioni di euro è stato ripartito dal Ministero e 2 regioni su 3 dispongono ormai delle risorse per sostenere i programmi operativi “per la realizzazione degli interventi in favore di persone con disabilità grave prive del sostegno familiare” che proprio in queste settimane cominciano a essere promulgati. E’ previsto un monitoraggio a fine giugno. Sono ora attesi anche i bandi territoriali che ingaggeranno i diretti beneficiari e i servizi.

 

L’altra novità importante è l’emanazione del Decreto Legislativo n. 66 per la promozione dell’inclusione degli alunni con disabilità (ex lege 107/2015). Tra le novità introdotte, il riconoscimento ricondotto ai criteri ICF, per una puntuale definizione del profilo di funzionamento delle persone, e la valorizzazione del ruolo delle famiglie e delle loro associazioni, anche nella definizione del piano educativo individualizzato e del progetto di vita.