Gli Stati Generali degli assistenti sociali

E il trentennale dell’Ordine professionale


Giovanni Cellini | 22 Maggio 2023

Si sono svolti a Roma il 21, 22 e 23 marzo scorsi gli Stati Generali degli assistenti sociali1. L’evento ha coniugato la celebrazione della Giornata mondiale del servizio sociale (21 marzo) con un importante anniversario, cioè i trent’anni dell’Ordine degli assistenti sociali (1993-2023). Hanno partecipato non solo assistenti sociali, ma anche -fra gli altri- esperti, studiosi, politici, giornalisti, esponenti della società civile. Oltre 100 relatori, circa 400 le persone presenti a Roma, 5000 quelle collegate da remoto.

Ampia parte dell’iniziativa è stata strutturata in diversi workshop, che si sono concentrati in particolare su: contesti dell’azione professionale, famiglie, povertà, salute, dialogo interprofessionale, luoghi della diversità, competenze. Segnaliamo in proposito la recentissima pubblicazione, sul sito del CNOAS, di una sintesi dei workshop stessi.

L’avvio degli Stati Generali con la Giornata mondiale del servizio sociale rivela l’attenzione a collocare riflessioni ed analisi sul contesto italiano nel quadro più ampio della dimensione internazionale della professione. Il tema della giornata, cioè “Rispettare la diversità attraverso un’azione sociale comune”, sottolinea la stretta relazione tra la specificità dei diversi contesti locali nazionali e la caratterizzazione globale dell’azione professionale; ciò significa coniugare l’expertise locale con quello globale, per azioni trasformative basate su valori comuni.

L’apertura a soggetti diversi e l’attenzione alla dimensione globale del social work rivelano indubbiamente un approccio non autoreferenziale da parte del servizio sociale italiano, bensì un’apertura “plurale” al confronto e al dialogo, un’attenzione particolare a processi di trasformazione della società e delle politiche nel panorama internazionale. Al tempo stesso, il focus sui trent’anni dell’Ordine mette in evidenza il bisogno di riflettere sulla specificità e sulla qualità del servizio sociale in Italia. L’ottica proposta negli Stati Generali non si limita a valorizzare il percorso fatto, ma è proiettata anche sul futuro, come indicato dai titoli delle giornate dei lavori: “Assistenti sociali e…i temi del presente e del futuro”, “Il futuro in un anniversario”.

In merito al percorso fatto, va ricordato il riconoscimento ricevuto al termine degli Stati Generali dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha rilasciato una dichiarazione ufficiale in cui esprime gratitudine “per il lavoro svolto in tutti questi anni da migliaia di professionisti impegnati quotidianamente per la tutela dei cittadini più vulnerabili, un’azione preziosa che ha alimentato il capitale sociale del Paese”. Il Capo dello Stato, che ha ricordato la prima presidente dell’Ordine Paola Rossi, ha inoltre posto l’accento sull’attenzione della professione alla centralità della persona e sull’impegno per la dignità, l’inclusione e la giustizia sociale, il miglioramento della coesione e della qualità di vita dei membri delle comunità. Rimarcato anche il ruolo fondamentale della professione “nell’integrazione sociosanitaria, componente essenziale dello stato di salute di ogni popolazione, sfida che l’Italia ha dovuto affrontare anche nella recente pandemia”.

La celebrazione del trentennale offre un’occasione preziosa per riflettere sull’Ordine e sulle sue funzioni in prospettiva futura. Il percorso che conclude il trentennio, in realtà, continua nel progressivo aumento della complessità nella società, nelle vite delle persone, nelle difficoltà che queste devono affrontare. In quest’ottica, come afferma Dente, “gli albi delle professioni di aiuto si muovono nella direzione di assicurare al cittadino un livello qualitativo della prestazione del professionista al quale sono richieste puntuali e competenti prestazioni intellettuali che devono essere ispirate al valore assoluto della conoscenza, dell’etica e della deontologia professionale”2. Proprio sul tema della conoscenza riteniamo importante soffermarci, per sottolinearne la centralità nell’attuale complessa fase storica, caratterizzata da studi, riflessioni e dibattiti su prospettive di mutamenti futuri, che coinvolgono il sistema formativo universitario e l’Ordine professionale. La conoscenza, infatti, “è un aspetto inerente e insuperabile della professione intellettuale ed è evidente che la stessa non può essere valutata dal mercato ma dalle università, che, in un ordinamento come il nostro, nel quale il titolo di studio valore legale, sono deputate all’offerta formativa in stretta sinergia con le organizzazioni professionali”.3

L’attività dei professionisti “è esercitata non solo per uno scopo economico personale ma per un fine diretto di utilità sociale, per cui il professionista (…) non può essere lasciato arbitro della propria formazione”4. Dunque, la professione del servizio sociale, come tutte quelle esercitate con lavoro intellettuale, richiede necessariamente l’acquisizione di competenze basate sull’ apprendimento di teorie, metodologie, saperi teorico-pratici di un settore di conoscenza formalizzato, nell’ambito del sistema formativo universitario.   Il possesso di un elevato livello di conoscenze scientifiche conferisce alle professioni “la capacità di prendere le decisioni sul proprio lavoro al riparo dal giudizio degli estranei”5, ovvero di coloro che non in grado di valutare gli interventi delle professioni stesse. L’aver acquisito conoscenze scientifiche, in tal senso, conferisce autonomia ai professionisti. Al tempo stesso, questi devono dare ai cittadini delle garanzie “in ragione della loro preparazione professionale, della loro responsabilità etica e patrimoniale, della loro adeguatezza organizzativa, della completezza e attendibilità delle informazioni, della corrispondenza dei compensi alla qualità delle prestazioni fornite”6. Va ricordato in proposito che la riforma degli ordinamenti professionali del 2012 (DPR 137/2012) ha avuto tra gli obiettivi proprio quello del rafforzamento di tali garanzie. È evidente che per tale obiettivo vi è la necessità di porre particolare enfasi sulla formazione specifica che caratterizza le professioni ordinate, necessaria per l’esercizio di attività riservate.

Per quanto riguarda il servizio sociale, va ricordato che si è avviato da tempo un processo di studio e riflessione su tematiche quali il riconoscimento delle discipline di servizio sociale in ambito accademico e i bisogni formativi dei futuri assistenti sociali; più in generale, la formazione al servizio sociale appare sempre più al centro dell’attenzione, non solo nell’ambito della letteratura scientifica. Su Welforum.it segnaliamo, fra gli altri, i contributi di Cellini e Dellavalle e di Fazzi.

Gli Stati Generali, nel già richiamato intreccio tra dimensione internazionale e nazionale, hanno rappresentato un luogo di confronto anche sulla formazione, con spunti di riflessione interessanti. Ricordiamo in particolare l’intervento della professoressa Annamaria Campanini, presidente dell’Associazione internazionale delle scuole di servizio sociale (IASSW) e il suo richiamo ai Global Standard della formazione al social work, siglati proprio dalla IASSW insieme alla Federazione internazionale del social work (IFSW). È stato evidenziato in proposito il percorso che resta ancora da fare in Italia per il raggiungimento degli standard stessi. Ricordiamone solo alcuni: la definizione di meccanismi chiari per l’attuazione e la valutazione delle componenti teoriche e di formazione sul campo; l’ attenzione alla revisione e allo sviluppo costanti dei programmi; indicazioni chiare per l’uso etico della tecnologia e dei media nella formazione; il supporto agli studenti per sviluppare capacità di pensiero critico e atteggiamenti di ragionamento scientifico; percorsi formativi adeguati nella durata e nelle opportunità di apprendimento, per garantire che gli studenti siano preparati alla pratica professionale.

Proprio sulla durata del percorso formativo universitario è emerso negli Stati Generali un orientamento verso un percorso di studi più lungo degli attuali tre anni, per poter accedere all’esame di Stato e dunque alla professione. L’obiettivo è quello di promuovere l’eccellenza nella formazione, che dev’essere sempre più adeguata e approfondita nella crescente complessità, nell’approccio alle diversità. Nel workshop “Contesti professionali”, in particolare, è emerso “il richiamo ad una formazione accademica completa, conforme alle richieste del mercato del lavoro (sia esso pubblico o privato o libero professionale), che si esprime necessariamente in un percorso magistrale e che preveda una corposa integrazione di discipline di servizio sociale proprio al fine di rafforzare competenze e capacità sia per le nuove generazioni professionali sia per chi perfeziona il proprio curriculum con master e percorsi di alta formazione”7.

Nella fase storica attuale, caratterizzata da un grande fabbisogno di assistenti sociali che vadano a coprire i posti richiesti dai diversi enti nel sistema di welfare, la prospettiva di prolungare la formazione dei futuri assistenti sociali richiede tuttavia un processo di riflessione articolato, attento ad interrogarsi su diverse questioni rilevanti. Citiamo ad esempio il problema dell’esiguo numero di assistenti sociali incardinati e a tempo pieno nelle università, oltre alla necessità per il servizio sociale di interagire a più livelli con un mondo complesso, come quello accademico, sostenendo posizioni che siano al tempo stesso di difesa della propria identità e di attenzione ai rischi di chiusura autoreferenziale. Un processo ricco di sfide per la formazione degli assistenti sociali, uno dei “temi del presente e del futuro” indicati dagli Stati Generali, sul quale occorrerà proseguire un dibattito costruttivo.

  1. Organizzati dal CNOAS (Consiglio nazionale assistenti sociali), con la collaborazione di tutti i Consigli regionali e la partecipazione di: Asit (Assistenti sociali su internet), Ass.Nas (Associazione nazionale assistenti sociali), Asproc (Assistenti sociali per la protezione civile), Fnas (Fondazione nazionale assistenti sociali), SocIss (Società italiana di servizio sociale), Sostoss (Società per la storia del servizio sociale) e Sunas (Sindacato unitario nazionale assistenti sociali).
  2. Dente, F., “Ordine Professionale degli Assistenti Sociali”, in Campanini, A. (a cura di), Nuovo Dizionario di Servizio Sociale, Carocci, Roma, 2022, p.396.
  3. Dente, F. “Ordine Professionale degli Assistenti Sociali”, in Campanini, A. (a cura di), Nuovo Dizionario di Servizio Sociale, Carocci, Roma, 2022, pp.396-397.
  4. Ibidem
  5. Tousijn, W., “Logica professionale e logica manageriale: conflitto o integrazione?” in Tousijn, W., Dellavalle, M. (a cura di), Logica professionale e logica manageriale. Una ricerca sulle professioni sociali, Il Mulino, Bologna, 2017, p.25.
  6. “Ordine Professionale degli Assistenti Sociali”, in Campanini, A. (a cura di), Nuovo Dizionario di Servizio Sociale, Carocci, Roma p.397.
  7. CNOAS, “Stati generali degli assistenti sociali. La sintesi dei nove workshop”, p.5.