Il calo dei volontari: è solo colpa del Covid?


Nel primo rilascio dei dati di censimento da parte di Istat viene evidenziata la diminuzione del numero di volontari attivi nelle istituzioni non profit nel 2021 (4.661.270) rispetto alla precedente rilevazione del 2015 (5.528.760) in misura pari al 15.7% (circa 900.000 volontari in meno), tornando al di sotto dei livelli del 2011 (4.758.622); questo, peraltro, in un panorama in cui sia il numero di enti che di lavoratori continuano invece a crescere (82.000 lavoratori in più dal 2015 al 2020, con un saldo positivo anche nelle ultime due annualità considerate pari a circa 8 mila lavoratori all’anno).

Il dato di per sé, come evidenziato in un precedente articolo, non va sopravvalutato: si tratta di un periodo ancora fortemente condizionato dall’emergenza sanitaria, in cui le misure di distanziamento possono avere causato l’interruzione di attività e il conseguente ritiro dei volontari in esse impegnati. Mentre per i dipendenti erano infatti presenti talune forme di tutela del posto di lavoro frutto della legislazione emergenziale, è presumibile che il volontario che da alcuni mesi non poteva più operare si sia, temporaneamente o definitivamente, allontanato dall’organizzazione. Solo dati successivi potranno offrire un quadro più chiaro a questo riguardo.

Ciò detto, il dato sulla diminuzione dei volontari contribuisce comunque a sollevare un’area di attenzione rispetto alla quale può essere utile introdurre una diversa e complementare pista di riflessione, costituita dalle indagini multiscopo Istat sugli aspetti della vita quotidiana che, tra i diversi aspetti, indagano la presenza di taluni comportamenti connessi all’azione volontaria da parte dei cittadini.

Questi dati, diversamente da quelli relativi alle organizzazioni, sono raccolti in ciascuna annualità e quindi ci consentono un monitoraggio degli andamenti tale da poter individuare e isolare gli effetti legati alla pandemia da altri non riconducibili a tale causa.

La prima tabella proposta riguarda la partecipazione a riunioni in associazioni culturali, ricreative o di altro tipo. Ci si concentri in primo luogo sul periodo 2015 – 2019. Sino ai 64 anni assistiamo, per tutte le fasce di età, ad una diminuzione della partecipazione: con l’eccezione della fascia di età 35-44 anni, i cittadini che dichiarano di avere preso parte a tali riunioni sono, a seconda della fascia di età, l’1% – 2% in meno rispetto a 4 anni prima.

Tabella 1 – Partecipazione negli ultimi 12 mesi ad almeno una riunione in associazioni culturali, ricreative o di altro tipo

(% di persone sul totale della popolazione sopra i 14 anni e per ciascuna fascia di età)

Classe di età

2015

2016

2017

2018

2019

2020

2021

14-17 anni

8.4

8.5

7.6

9.3

7.6

6.9

4.1

18-19 anni

11.3

10.6

9

8.3

9.1

9

6.1

20-24 anni

11.1

9.8

10.3

9

8.2

7.8

5.1

25-34 anni

10.7

8.2

9.2

8.6

8.2

7.1

6

35-44 anni

8.7

9.3

8.5

8.2

9.1

8.1

5

45-54 anni

10.3

9.6

9.1

9.9

9.3

8

5.3

55-59 anni

11.2

9.5

10

10.3

9.9

9.1

5.2

60-64 anni

12.3

10.2

10.9

11.4

9.9

10

5.3

65-74 anni

8.5

9.9

9.4

11.1

9.5

9.3

6

75 anni e più

5.6

5.7

5.9

5.6

5.5

5

2.6

14 anni e più

9.4

8.9

8.8

9.1

8.6

7.9

5

 

Diversa la situazione per le fasce di età più anziane, dai 65 anni in su, in cui la quota di cittadini resta analoga. In termini generali questo comporta una riduzione, anche se contenuta (dal 9.4% all’8.6%) sulla generalità dei cittadini nei quattro anni precedenti al Covid.

Su questa situazione si innesta poi l’emergenza pandemica, che fa decrescere drasticamente la partecipazione a riunioni, che risulta nel 2021 quasi dimezzata.

Lievemente diversa la situazione rispetto alla partecipazione a riunioni in associazioni ecologiche, per i diritti civili e per la pace. In questo caso si tratta in generale di numeri molto più bassi, cinque volte inferiori nel primo anno considerato. Anche in questo caso il saldo complessivo 2015 – 2019 è negativo, ma a contenere la diminuzione è l’aumento della partecipazione dei giovanissimi, soprattutto dei ragazzi tra 14 e 17 anni, sicuramente più sensibili alle tematiche ambientali e dei diritti, come testimoniato dalla ampia partecipazione a iniziative come i Friday for future o alla presenza giovanile visibile ai Pride in molte città italiane.

Tabella 2 – Partecipazione negli ultimi 12 mesi ad almeno una riunione in associazioni ecologiche, per i diritti civili, per la pace

(% di persone sul totale della popolazione sopra i 14 anni e per ciascuna fascia di età)

Classe di età

2015

2016

2017

2018

2019

2020

2021

14-17 anni

1.8

1.7

2.3

1.8

3

2.7

1.6

18-19 anni

3.6

3.9

1.9

2.5

4

4.4

3.2

20-24 anni

2.7

2.1

2.5

1.8

2.3

2.6

2.5

25-34 anni

2.4

1.6

2.3

1.7

2.1

1.8

1.7

35-44 anni

1.3

1.8

1.6

1.4

1.4

1.9

0.9

45-54 anni

2

2

1.7

1.4

1.7

1.5

1

55-59 anni

2.3

1.9

2.2

1.7

1.6

1.9

1.3

60-64 anni

2.5

2.2

2

2.7

1.8

1.6

0.8

65-74 anni

1.1

1.1

1.3

1.6

1.4

1.5

1.1

75 anni e più

0.5

0.6

0.5

0.5

0.5

0.5

0.3

14 anni e più

1.8

1.7

1.7

1.5

1.6

1.7

1.2

 

Ovviamente anche su questo tipo di partecipazione impatta poi il Covid, cui si associa un ulteriore e più significativo decremento della partecipazione.

La terza tabella riguarda lo svolgimento di attività gratuite in associazioni di volontariato. Anche in questo caso l’andamento del periodo pre Covid mostra una diminuzione complessiva pari allo 0.8%, con la tenuta solo delle fasce di età superiori ai 65 anni e il calo drastico del volontariato tra i 19 e i 20 anni. Su questo impatta poi il Covid, determinando una riduzione generale di 2.5 punti percentuali.

Tabella 3 – Svolgimento negli ultimi 12 mesi di almeno un’attività gratuita in associazioni di volontariato

(% di persone sul totale della popolazione sopra i 14 anni e per ciascuna fascia di età)

Classe di età

2015

2016

2017

2018

2019

2020

2021

14-17 anni

9.7

10.4

11

10.5

8.7

9

3.9

18-19 anni

16.6

14.2

13.2

11.5

13.3

12.2

8.9

20-24 anni

13

13.1

13.6

11.9

12

11.3

8.9

25-34 anni

11.3

10.7

11.4

9.9

9.8

7.5

8.1

35-44 anni

10

11.1

11

9.6

9.7

9.2

6.5

45-54 anni

11.8

11.5

10.3

12.5

10.5

9.9

8.5

55-59 anni

12.3

12

11.8

12.2

10.8

11.8

8.8

60-64 anni

12.8

13.2

12

12.3

11.3

11.3

7.8

65-74 anni

10.2

10.1

10.7

11.5

10.9

10.4

8.3

75 anni e più

5.4

5.5

4.6

5.7

5.4

4.5

3.8

14 anni e più

10.6

10.7

10.4

10.5

9.8

9.2

7.3

 

Rispetto allo svolgimento di attività in ambiti diversi dalle associazioni di volontariato (intendendo con questo quindi qualsiasi altra attività di volontariato: ad es. in associazioni sportive, cooperative sociali, onlus, parrocchie, Comune, RSA, in forme occasionali non organizzate, etc. etc.) , meno diffuse rispetto a quelle della tabella precedente, assistiamo ad un andamento simile: lieve diminuzione generale (in questo caso con una tenuta delle fasce di età più giovani, oltre che degli ultrasessantacinquenni) e caduta più significativa con l’emergenza sanitaria.

Tabella 4 – Svolgimento negli ultimi 12 mesi di almeno un’attività gratuita non in associazioni di volontariato

(% di persone sul totale della popolazione sopra i 14 anni e per ciascuna fascia di età)

Classe di età

2015

2016

2017

2018

2019

2020

2021

14-17 anni

3.2

3.3

3.5

2.9

3.3

2.4

1.6

18-19 anni

3.7

5.8

5.1

3.8

3.7

2.8

3.2

20-24 anni

4.8

4.8

4.7

3.8

3.5

3.7

2

25-34 anni

4.9

3.7

4.2

3.2

3.8

3.3

2.6

35-44 anni

3.4

4.3

3.9

3.6

3.8

3.2

2.1

45-54 anni

3.6

3.7

3.6

4.1

3.1

3.1

2.4

55-59 anni

3.8

3.9

4.3

3.8

3.1

3.8

2.3

60-64 anni

4.1

3.4

4.7

4.5

3.8

3.4

1.7

65-74 anni

2.8

3.1

2.8

3.9

3.1

2.8

2.2

75 anni e più

1.3

1.5

1.4

1.4

1.5

1.5

0.8

14 anni e più

3.5

3.5

3.6

3.5

3.2

3

2.1

 

Infine, la tabella 5 registra il versamento di denaro ad una associazione. Anche questa pratica mostra un andamento in lieve discesa nel corso degli anni, particolarmente evidente nelle fasce centrali di età, quelle in cui questo comportamento è più diffuso. Vale forse la pena di notare che nel 2020, l’anno del Covid, assistiamo ad un prevedibile aumento delle donazioni, seguito però da una diminuzione nel 2021 che in qualche modo riallinea questo comportamento alla tendenza registratasi tra il 2015 e il 2019; il tema è di un certo interesse in quanto in questo caso non si tratta di un atto inibito dalle misure di distanziamento.

Tabella 5 – Negli ultimi 12 mesi almeno un versamento di denaro ad un’associazione

(% di persone sul totale della popolazione sopra i 14 anni e per ciascuna fascia di età)

Classe di età

2015

2016

2017

2018

2019

2020

2021

14-17 anni

4.7

4.5

4.4

3.9

4.5

2.5

1.7

18-19 anni

7.6

7.8

6.4

4.3

6.2

4.8

3.1

20-24 anni

9.1

8.4

9

7.4

6.6

9.2

5.7

25-34 anni

11.9

12

11.9

11.5

10.5

10.9

10.4

35-44 anni

15.2

16.1

14.4

13.5

13.2

15.3

10

45-54 anni

17.9

17.3

16.7

18.3

15.1

16

14.1

55-59 anni

19.9

19.1

18.9

18.7

16.9

18.3

15.5

60-64 anni

21.6

18.9

19.3

19.8

17.2

20.3

15.7

65-74 anni

17.8

17.7

17.1

18.3

17.3

17.9

16.3

75 anni e più

11.2

12.2

12.2

12.6

13.1

12.1

11.4

14 anni e più

14.9

14.8

14.3

14.5

13.4

14.3

12

 

In ultimo può essere utile un confronto dirette fra gli anni 2015-2021, riportando non solo i valori % delle persone con 14 anni che svolgono attività sociale negli ultimi 12 mesi, ma anche i valori assoluti.

In sintesi, questi dati ci dicono che la caduta della partecipazione volontaria registrata con riferimento alle istituzioni non profit nel censimento è senz’altro stata influenzata dalle misure emergenziali; ma che ciò ha in qualche modo enfatizzato una tendenza già presente negli anni precedenti e che interessa con poche eccezioni tutte le forme di impegno analizzate e tutte le fasce di età; questo dato è ancora più significativo se si considera che, sempre con alcune eccezioni, in generale per ciascun anno sono le fasce di età più alte ad esprimere una partecipazione maggiore. Si tratta di una diminuzione lieve ma costante, con un ordine di grandezza che, in assenza di Covid, non sarebbe stato quello registrato dal Censimento delle istituzioni non profit, ma che tuttavia appare essere qualcosa di più di una fluttuazione casuale.

Questi numeri possono dare una prima stima del fenomeno. In talune sedi è stata ipotizzata la caduta del volontariato presso le associazioni a fronte di un’azione che si esprime in altre sedi, ma la lettura incrociata dei dati del Censimento e dell’indagine sui diversi aspetti della vita quotidiana, pare segnalare una diminuzione tout court delle persone che fanno volontariato, in qualsiasi sede e modalità.

Una lettura di questo fenomeno esula dai contenuti di questo articolo e chiama in causa diversi fattori culturali, economici, sociali, demografici; ma appare, alla luce di questi indizi, quanto mai utile sviluppare un’analisi che interpreti queste tendenze, si interroghi sui successi o meno degli strumenti per promuovere l’azione volontaria sinora introdotti e avvii azioni per creare un ecosistema che faciliti l’impegno e la disponibilità della cittadinanza attiva.