Immigrazione: una questione di percezione


A cura di Tortuga | 1 Giugno 2023

Nelle ultime legislature, l’immigrazione è stata spesso al centro dell’agenda politica. La classe politica e i media italiani hanno rivolto l’attenzione principalmente all’immigrazione irregolare, alla sicurezza e alla criminalità, mentre tematiche quali l’integrazione e la gestione dei migranti stessi sono spesso passate in secondo piano, come analizzato in uno studio di Michele Colucci del 2018. Una delle conseguenze di questo approccio è la distanza tra il fenomeno reale (ovvero i dati sull’immigrazione in Italia) e quello percepito (l’incidenza del tema nell’opinione pubblica). Questa distorsione porta i cittadini a sovrastimare il fenomeno migratorio a livello numerico, alimentando il circolo vizioso delle paure e dei timori legati al tema.

La posizione geografica dell’Italia la rende particolarmente esposta all‘immigrazione irregolare via mare, i cosiddetti “sbarchi”. Trattandosi della tipologia di immigrazione maggiormente soggetta alla copertura dei media (e della politica), si alimenta facilmente l’idea che il nostro paese subisca in misura maggiore il fenomeno migratorio rispetto ad altri in Europa. Così si crea il luogo comune per cui “arrivano tutti in Italia”, ma alcuni dati ci possono aiutare a smentirlo.

La dimensione del fenomeno migratorio in Italia

Secondo i dati Istat, gli stranieri, definiti come individui aventi una cittadinanza estera, residenti in Italia al 1° gennaio 2023 sono circa 5,05 milioni e costituiscono l’8,6% della popolazione residente. Questo rende l’Italia il quarto paese in Europa per numero assoluto di cittadini stranieri residenti, al pari della Francia e dopo Germania (10,6 milioni) e Spagna (5,4 milioni). Il dato, però, si ridimensiona notevolmente se rapportato alla popolazione totale, portando il nostro Paese al quattordicesimo posto in Europa, come mostrato nel seguente grafico.

 

Se rapportati alla popolazione totale, anche i dati sui flussi migratori si ridimensionano. Nel 2021, l’Italia è stata il quarto Paese per influsso migratorio in termini assoluti (318.366) ma quartultima in UE in termini relativi. In modo simile, tra il 2013 ed il 2022, l’Italia è terza per numero assoluto di richieste di asilo ricevute (652.000), quindicesima in UE se si confronta il dato con il totale della popolazione residente, con un richiedente asilo ogni novantuno persone.

 

Considerando solo il 2022, il nostro paese è stato invece ultimo tra i grandi Paesi Ue per numero di richiedenti asilo. Questo nonostante l’invasione russa, che a fine febbraio 2022 ha portato 166.467 rifugiati ucraini a cercare protezione in Italia. A ottobre (mese di picco delle richieste sia in UE che in Italia), la Germania ha ricevuto 23.915 richieste, mentre l’Italia 8.385, ossia tre volte meno.

Rappresentazione e realtà

I numeri riportati non rispecchiano, però, la percezione del fenomeno migratorio da parte della popolazione. Per analizzare più a fondo questa discrepanza, riportiamo dei dati tratti dal report YouGov del 2021 realizzato per Leading European Newspaper Agency (LENA), dal report Carta di Roma del 2022 e dall’elaborazione dati da noi condotta sui tweet a tema ‘Immigrazione’ nel periodo 2017-2022.

Il primo sondaggio, condotto tra i cittadini europei, rivela che sei persone su dieci pensano che siano arrivati più immigrati del dovuto nel decennio 2012-2022, e più del 40% appoggia l’innalzamento di barriere fisiche contro i flussi migratori. Nel dettaglio, l’Italia è prima nella speciale classifica: ben il 77% del campione intervistato ritiene che i flussi migratori in entrata negli ultimi dieci anni siano stati troppo intensi.

Confrontando il grafico sulle percezioni con i numeri presentati in precedenza, si evince che la valutazione dei cittadini europei non è strettamente correlata con l’effettivo numero di stranieri e migranti nel Paese. Certo, all’interno della classifica troviamo Stati che hanno un’importante presenza straniera, come la Germania e la Francia, ma l’Italia detiene un primato non giustificato dai numeri.

Un sondaggio Ipsos del 2019 ci aiuta a comprendere ancora meglio la dimensione della distorsione tra immigrazione effettiva e percepita. Secondo la ricerca, i cittadini italiani stimano una presenza straniera al 31% della popolazione – ovvero più di 18 milioni di persone – gonfiando il dato fermo all’8,5% nel 2019.

I dati relativi alla percezione dei cittadini ci spingono, di conseguenza, a riflettere circa i fattori che potenzialmente influenzano la percezione degli individui e, in primis, sulla formazione dell’opinione pubblica, strettamente collegata alla copertura mediatica e politica dell’argomento. In particolare, la distorsione percettiva è evidente se si osserva la relazione tra l’andamento mensile degli sbarchi effettivi, la tendenza di ricerca del termine “Sbarchi” su Google e la frequenza di tweet a tema nel periodo gennaio 2016-dicembre 2022.

 

Il grafico è di per sé molto eloquente: si evince chiaramente come l’andamento delle ricerche su Google sia simile a quello delle tendenze di Twitter, ma entrambi i fenomeni sembrano slegati dall’andamento effettivo degli sbarchi nel relativo periodo. La correlazione tra ricerche su Google e Twitter è infatti positiva e relativamente marcata (circa 0,4), al contrario dell’associazione Google/Sbarchi effettivi o Twitter/Sbarchi effettivi (in entrambi i casi la correlazione è bassa e per di più negativa, di circa -0,15). Infatti, l’apice di tendenza di questo tema si attesta a giugno 2018, primo mese del governo Conte I, nonostante gli arrivi fossero molto più bassi rispetto ad altri periodi.

Per indagare l’esistenza di un possibile impatto della narrazione politica sulla discrepanza rilevata, abbiamo rivolto l’attenzione alle attività delle forze politiche su Twitter nello stesso periodo. Nei grafici riportati qui sotto, possiamo notare la progressione del numero di tweet a tema immigrazione sia da parte degli account ufficiali dei leader di partito che dei partiti stessi. Nel periodo di riferimento, la Lega Nord e Salvini sono indiscutibilmente i più attivi al riguardo, con notevole distacco sulle altre forze politiche e rispettivi leader.

 

Alcuni partiti nazionali, quali la Lega e successivamente Fratelli d’Italia, hanno sempre fatto dell’immigrazione un tema di sicurezza e legalità piuttosto che di gestione e opportunità, nonché un importante tema politico e identitario. È, quindi, da leggere in quest’ottica l’azione mediatica di questi partiti rispetto alla questione, che rivela una sovraesposizione del fenomeno anche in periodi in cui il flusso migratorio verso le coste italiane è stato relativamente basso. Questa strategia di comunicazione è stata esacerbata nel 2019, anno della caduta della coalizione gialloverde e del conseguente passaggio della Lega all’opposizione: è infatti il 2019 l’anno in cui si registra l’apice di tweet riconducibili all’immigrazione in termini assoluti da parte dei leader di partito. Lo scenario politico sembra, quindi, svolgere un ruolo determinante per capire l’attenzione rivolta al tema. Infatti, è durante il triennio 2018-2020, ovvero quello di alti consensi e centralità politica della Lega, che si registra la più alta attività mediatica di tutte le forze politiche sul tema.

Quindi…

In conclusione, in Italia la percezione allarmistica nei confronti dell’immigrazione non è giustificata da una maggiore dimensione del fenomeno rispetto agli altri Stati dell’Ue. L’opinione negativa sul tema è, dunque, da collegare più alla dimensione presunta dell’immigrazione che a quella effettiva. I dati sulla copertura da parte di partiti e leader suggeriscono che la comunicazione politica sull’immigrazione in Italia contribuisca, come minimo, ad alimentare una distorsione percettiva del tema, aumentando la polarizzazione del dibattito pubblico.

Ricordiamo che la distorsione percettiva può essere non solo causa, ma anche effetto di un atteggiamento sfavorevole nei confronti dei migranti. Paure e pregiudizi possono indurre i cittadini a ingigantire la portata della questione, disincentivando un approccio basato sui dati e rendendo più difficile una gestione efficace del fenomeno.