L’offerta di servizi sociali del terzo settore

I risultati di un'indagine Inapp


Annalisa Turchini | 29 Giugno 2023

Il volume “L’offerta di servizi sociali del terzo settore1” presenta i risultati della IV indagine Inapp “I servizi sociali erogati dal non profit” realizzata nel 2021 e riferita all’annualità 2020. Si tratta di una rilevazione nazionale campionaria ideata per far luce sui servizi sociali, un settore strategico del sistema di welfare poco conosciuto nei suoi aspetti specifici ed esplorato solo marginalmente. I servizi sociali comprendono azioni di cura, assistenza e sostegno atte a superare le condizioni di bisogno dei cittadini (anziani, disabili, minori, soggetti con dipendenze, immigrati, ecc.). Pur se negli ultimi anni è cresciuto l’interesse da parte di studiosi e policy maker nei confronti dei servizi sociali e del terzo settore, le necessità conoscitive sui temi permangono e l’indagine si è andata affermando come importante strumento informativo.

Obiettivi

L’obiettivo primario dell’indagine, che la contraddistingue rispetto ad altre e importanti rilevazioni similari via via intervenute (per tutte, il Censimento permanente dell’Istat sulle istituzioni non profit), punta a fornire un quadro informativo unitario di carattere statistico, puntuale e articolato, su un duplice oggetto d’indagine o, per meglio dire, sul punto di intersezione e binomio di due elementi, di solito indagati separatamente, costitutivi parte significativa del welfare state italiano: i servizi sociali e le organizzazioni non profit impegnate nella realizzazione di tali servizi.

Metodologia

L’unità d’analisi è costituita dagli enti non profit – cooperative sociali (o imprese sociali), organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, enti filantropici, reti associative, società di mutuo soccorso, altri enti di Terzo Settore – appartenenti a specifici settori di attività economica (Istruzione e ricerca; Sanità; Assistenza sociale e Protezione civile; Sviluppo economico e coesione sociale).

L’ambito d’intervento dell’indagine è quello altrettanto ampio e variegato dei servizi sociali così come classificato nel repertorio di ben 79 prestazioni individuate dal “Nomenclatore degli interventi e servizi sociali” del CISIS, tassonomia ufficiale condivisa tra le regioni entro cui la rilevazione Inapp si situa in modo originale.

Sono stati invitati a partecipare alla rilevazione online 27.367 enti non profit; i questionari rientrati sono stati pari a 4.999 e, sottoposti alle procedure di verifica di validità, hanno definito un totale di 4.694 enti partecipanti alla rilevazione.

La fase di campo è stata realizzata interamente in house con tecnica CAWI (Computer-assisted web interviewing) e tramite l’utilizzo di un applicativo on line (limesurvey) per l’implementazione di un questionario strutturato. Tale modalità di indagine, adottata sin dalla prima edizione e via via affinata con il succedersi delle tornate di rilevazione, ha permesso di procedere anche nella congiuntura avversa rappresentata dalla pandemia grazie, appunto, alla modalità a distanza.

Il volume ricostruisce, attraverso i dati rilevati, un quadro organico delle dimensioni e caratteristiche peculiari dei provider non profit di servizi sociali nella convinzione che l’evidenza empirica possa aiutare a capire meglio uno snodo cruciale del welfare state, a coglierne punti di forza e criticità finalizzate a superare rappresentazioni parziali e stereotipate e narrazioni retoriche. La collocazione temporale della rilevazione incrocia processi ed eventi di grande impatto per il terzo settore  – crisi pandemica, riforma del settore in via di compimento, rinnovato interesse delle policies verso i servizi sociali – rendono il lavoro utile a una più chiara definizione delle traiettorie evolutive del terzo settore e dei rischi di involuzione del welfare.

Risultati

L’indagine conferma la significatività del non profit nella realizzazione del sistema di welfare. Si riscontra una consistente crescita degli erogatori di servizi sociali che passano dai 18.971 enti del 2016 ai 33.973 rilevati al 31 dicembre del 2020. L’aumento è da attribuire, in parte, ai settori neo-inseriti nel campione (Istruzione e Ricerca e Sviluppo economico e coesione sociale). In ogni caso, la crescita netta (esclusi i due nuovi settori) è comunque consistente e si attesta a +8.569 enti impegnati nei servizi sociali. È il Mezzogiorno la ripartizione geografica dove si concentra la crescita più consistente di enti rispetto al precedente periodo (32,2%).

L’intervento del non profit ha un profilo multi-tipologico caratterizzato da aree di attività diversificate, appena un quarto degli enti si dedica all’erogazione di una sola area di servizio sociale, mentre la stragrande maggioranza copre più aree (73,9%).  Si spazia dall’area degli interventi residenziali e socioassistenziali (36,6%), alla valutazione e accoglienza (26,3%) fino ad interessare la marginalità sociale e il sostegno all’inclusione, concentrandosi sull’area dell’informazione e prevenzione (51,0%) e su quella dell’integrazione socioeducativa (51,0%).

Le Organizzazioni di volontariato sono il principale fornitore non profit di servizi sociali (39,1%), in crescita rispetto al 2016 (+6,2%). Le Cooperative sociali (35,9%) sono molto rappresentate e in pieno sviluppo, segnando un incremento di +7,7%. Seguono, a grande di distanza, le Associazioni di promozione sociale (9,1%) e le Fondazioni in calo rispetto al periodo precedente (-3,2%).

La distribuzione per tipologia giuridica degli enti non profit (tabella 1) informa che nel Mezzogiorno i servizi sociali hanno un profilo d’impresa più marcato rispetto al resto del Paese. Le cooperative sociali sono infatti il 44,4%, un valore di quasi 10 punti maggiore rispetto alla media nazionale (35,6%) mentre nelle altre ripartizioni si attestano su valori sotto la media: Centro 31,6%, Nord-Est 30,9% e Nord-Ovest 30,3%. Viceversa, le organizzazioni di volontariato prevalgono nelle aree centro-settentrionali (Nord-Est 47,3%, Centro 42,2 e Nord-Ovest 42,1%) piuttosto che nel Mezzogiorno (30,9%). La presenza del non profit nei servizi sociali segue, quindi, una diversa evoluzione territoriale: il Mezzogiorno privilegia lo sviluppo di cooperative sociali come forma strutturata d’azione sociale mentre, nel resto del Paese, si propende per soggetti a valenza volontaria che, grazie ad una maggiore flessibilità organizzativa e a minori costi operativi2, sono in via di progressiva affermazione nel campo dei servizi sociali.

Le Fondazioni spiccano nel Nord-Ovest (7,3%) mentre nel Mezzogiorno sono fanalino di coda (3,1%).

La costituzione degli enti filantropici ha natura patrimoniale e necessita di condizioni finanziarie solide e di una certa vivacità economica del tessuto locale, ragione che spiega, in parte, la maggiore presenza in realtà socioeconomiche più dinamiche.

Le Associazioni di promozione sociale prevalgono nel Centro (11,1%) seguito dal Mezzogiorno (10,9%), meno diffuse nel settentrione (Nord-Ovest 6,8% e Nord-Est 6,6%). Le Reti associative e le Società di mutuo soccorso presentano valori talmente bassi (rispettivamente pari al valore assoluto di 116 e 69) da non rendere statisticamente significativo il loro intervento.

Infine, la categoria “Altri enti del Terzo settore” si attesta al valore medio nazionale del 10,7% e soltanto il Nord-Ovest presenta una percentuale sopra la media (12,7%). Questo gruppo tipologico è stato mutuato dal RUNTS3 dove raccogliere i molti soggetti che non si riconoscono o non vogliono identificarsi in nessuna delle altre sezioni del Registro Unico.

Tabella 1. Distribuzione degli enti non profit per tipologia giuridica e ripartizione geografica. Anno 2020 (val. %)

Tipologia giuridica

Nord-Ovest

Nord-Est

Centro

Mezzogiorno

Italia

Impresa sociale (o Cooperativa sociale)

30,3

30,9

31,6

44,4

35,6

Ente filantropico (o Fondazione di Terzo settore)

7,3

3,9

5,6

3,1

4,9

Associazione di promozione sociale

6,8

6,6

11,1

10,9

9,1

Organizzazione di volontariato

42,1

47,3

42,2

30,9

39,1

Reti associative*

0,3

0,2

0,8

0,2

0,3

Società di mutuo soccorso*

0,5

0,3

0

0,1

0,2

Altri enti del Terzo settore

12,7

10,8

8,7

10,4

10,7

Totale

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

Nota: (*) dati statisticamente non significativi.

Fonte: 4° Indagine sui Servizi sociali realizzati dal non profit Inapp, 2022

 

Una particolare sottolineatura merita il dato sugli addetti: oltre 1.200.000 unità di personale, in aumento rispetto al 2016 di quasi 250mila unità, a conferma dell’altissima intensità di lavoro caratteristica del settore dei servizi sociali offerti dal non profit. Questo significativo contingente si divide quasi equamente tra componente retribuita (49,8%) e volontaria (50,2%) con una lievissima prevalenza di lavoro volontario, dando vita ad un’originale combinazione di opportunità d’impegno sociale e prospettive occupazionali, tra i principali fattori di affermazione del settore. La distribuzione territoriale degli addetti mostra un diverso andamento: il Nord-Ovest con il 39,4% ha il maggior numero di addetti mentre il Mezzogiorno assorbe solo il 20,6% del totale degli addetti a livello nazionale. Inoltre, la distribuzione del personale tra retribuiti e volontari vede, soprattutto nelle aree settentrionali, una maggiore consistenza di lavoro volontario (nord-ovest 31,6%) mentre nel mezzogiorno si osserva il fenomeno contrario con una prevalenza di lavoro retribuito (43,3%).

Specifica notazione riguarda la fortissima presenza delle donne nel settore che, con oltre 800mila addette, rappresentano il doppio degli uomini, presenza tuttavia interamente concentrata nelle posizioni operative e scarsamente rappresentata a livello apicale di governo degli enti. Prevale per le donne il lavoro retribuito e, in particolare, sono più numerose che altrove nelle Cooperative sociali e nelle Fondazioni.

La pervasività degli enti non profit nella realizzazione di servizi sociali risulta confermata dalla ragguardevole numerosità di utenza raggiunta che, mediamente, si attesta intorno a quota 3milioni e mezzo di persone. La maggior parte delle prestazioni è rivolta alle famiglie (63,7%) seguite dalle persone disabili (57,1%) e dai minori (53,8%).

Rispetto alla tipologia di utenza dei servizi sociali offerti dal non profit (figura 1), la maggior parte delle prestazioni è rivolta alle famiglie (63,7%) seguite dalle persone disabili (il 57,1%) e dai minori (53,8%). Anche agli adulti con disagio e alle persone non autosufficienti è destinata un’offerta piuttosto ampia (rispettivamente con il 40,8% e il 34,4% degli enti impegnati in queste attività) che si riduce però progressivamente in riferimento ad anziani autosufficienti e immigrati e, soprattutto, ad altri destinatari che richiedono particolare attenzione come le persone con dipendenze o con disturbi psichiatrici (rispettivamente con l’11% e il 20,9% di enti che si rivolgono a questi segmenti di utenza).

Figura 1. Target dei servizi sociali. Anno 2020* (val. %)

Nota: (*) domanda a risposta multipla la somma è superiore a 100.

Fonte: 4° Indagine sui Servizi sociali realizzati dal non profit Inapp, 2022

 

La destinazione dei servizi offerti mette in luce significative differenze interne agli enti del Terzo settore. A ciascun target è, infatti, associata una specifica conformazione organizzativa di soggetto non profit che, evidentemente sul campo si è mostrata la più adatta a soddisfare gli specifici bisogni di quella platea. Le famiglie, ad esempio, vengono servite soprattutto da Organizzazioni di volontariato di piccole dimensioni. Le persone con disabilità fanno prioritariamente capo a Cooperative sociali e Associazioni di volontariato di grandi dimensioni. I minori che, chiudono il podio dei target più presenti, sono di preferenza assistiti da Cooperative sociali.

Nella drammatica crisi scatenata dal Covid i livelli occupazionali del settore si sono mantenuti costanti e, in alcuni casi addirittura in espansione, grazie allo stato di operatività degli enti consentito soprattutto dalle forze di lavoro retribuite che hanno compensato il ridotto contributo dei volontari imposto dalle norme di distanziamento sociale. L’operatività dei servizi sociali erogati dal non profit è stata supportata, in certa misura anche, dallo smart working utilizzato dal 19,4% di enti su personale retribuito e 9,6% di enti per il lavoro volontario. Nei limiti della natura labour intensive dei servizi sociali, la pandemia ha favorito una familiarizzazione del settore con nuovi modelli di smart welfare flessibili e dinamici.

Nel corso della pandemia il principale vulnus dei servizi sociali si è aperto sul fronte economico con la diminuzione delle entrate dovuta a vari fattori: totale inattività dei servizi nell’area della semi-residenzialità; impossibilità di effettuare campagne di raccolta fondi e, non ultimo, aumento del costo medio delle prestazioni dovuto al divieto di avvalersi del lavoro volontario in presenza.

Conclusioni

L’indagine tocca aspetti diversi e attraverso il riscontro empirico, concorre a dare un’identità più definita al sistema degli interventi sociali. Rispetto al periodo in cui si è svolta la prima edizione dell’indagine, caratterizzato da una scarsa attenzione delle politiche per i servizi sociali e da risorse economiche ad essi dedicate ai minimi storici (2012), nell’ultimi anni, e con una particolare accelerazione impressa dalla pandemia, si registra un’inversione di tendenza anche sotto il profilo finanziario. L’accresciuta considerazione per il settore, unitamente all’aggravamento dei bisogni sociali, complicati dalla pandemia, rafforzano il fabbisogno conoscitivo e quindi la necessità di disporre di dati, anche in serie storica, sull’intersezione tra l’ambito dei servizi sociali e quello del non profit. In tal senso, l’opportunità di proseguire nella rilevazione apre ad approfondimenti ulteriori di dimensioni già indagate e a questioni da trattare ex novo.

Il quadro informativo sul sistema di offerta dei servizi sociali è in corso di ulteriore approfondimento da parte di Inapp attraverso l’apertura di una nuova pista di indagine dedicata all’offerta (pubblica) di servizi sociali a diretta erogazione dei Comuni (ambiti territoriali sociali, servizi sociali comunali, ecc.) la cui fase di campo è prevista per il 2024.

  1. Il volume è disponibile a questo link.
  2. Favorite anche da appalti al massimo ribasso.
  3. Tale sistema di registrazione degli Enti rappresenta una importante novità della riforma del Terzo settore. Ai sensi dell’art. 4 della L. n. 117/2017 gli enti del Terzo settore sono tali solo se iscritti al Registro Unico Nazionale del Terzo settore.