Nuova governance territoriale: l’impegno di Anci Lombardia


A cura di Valentina Ghetti | 16 Maggio 2017

Questa intervista a Graziano Pirotta, Presidente dipartimento Welfare Anci Lombardia, è stato pubblicata anche su Lombardia Sociale.it.

Anci ha realizzato di recente un incontro con gli Uffici di Piano lombardi, volto a mettere a fuoco l’attuazione della DGR 5507/2016 sul nuovo assetto di governance post riforma. Quali sono stati i riscontri avuti, a che punto sono i territori e quali sono le questioni prevalenti con cui si sta misurando la definizione dei nuovi organismi istituzionali?

A marzo scorso il Dipartimento Welfare ha incontrato una trentina di Ambiti, sia nella loro componente tecnica – responsabili degli uffici di piano – che politica – assessori e sindaci presidenti delle nuove Assemblee.
La promozione dell’incontro è nata dalla condivisione con i membri del dipartimento Welfare di Anci Lombardia e i presidenti dei Consigli di Rappresentanza dei Sindaci della necessità di un maggiore confronto e condivisione con i referenti dei nostri territori. Abbiamo ritenuto necessario creare un migliore collegamento centro/periferia, in modo che come presidente io abbia sempre un supporto tecnico adeguato circa le questioni che ci vengono sottoposte dalla Regione e, di contro, sia sempre in grado di portare elementi oggettivi di riscontro delle scelte regionali e le loro ricadute sul territorio, soprattutto per quelle che rivelano criticità.

Da parte dei presenti c’è stata ampia condivisione relativamente alla proposta, anche nella parte in cui abbiamo richiesto che Anci Lombardia possa diventare il riferimento principale dei passaggi Regione-Ambiti.
Provo ad esemplificare: quando Regione convoca gli Ambiti per presentare qualche misura legislativa o altro, bypassando Anci e i Comuni, si rischia di generare una condivisione limitata e soprattutto una scorrettezza istituzionale-operativa, che non porta vantaggio a nessuno, e men che meno ai
nostri cittadini.

Gli Ambiti, dal loro canto, ci hanno invitato a costruire spazi di maggiore riscontro e confronto in merito alla condivisione delle scelte che poi hanno ricadute sul territorio e a perseguire con sempre maggiore convinzione la necessaria comunicazione delle ragioni delle scelte assunte dal livello
centrale regionale.
Anche qui per esemplificare: la misura Nidi Gratis è stata valutata variabilmente dagli ambiti in base alle ricadute concrete che si sono determinate nei territori (in base a n. comuni in cui sono presenti servizi, a quanti si sono candidati e a quanti poi sono stati valutati idonei…), abbiamo rilevato invece generalmente molta soddisfazione nel percorso di conoscenza condotto sulla “trattativa” con Regione.

Venendo alla nuova governance, abbiamo riscontrato una diversa situazione in merito all’elezione dei nuovi organismi di rappresentanza e alle nuove perimetrazioni territoriali/istituzionali. Dove, per esempio, i confini delle ATS sono rimasti quasi del tutto analoghi a quelli delle vecchie Asl e nei territori dove vi era già una consuetudine di lavoro comune, i passaggi sono sicuramente stati più fluidi e veloci.
Molto poi è dipeso dall’impostazione del lavoro e dalla disponibilità del lavoro di confronto con i territori da parte della Direzione strategica dell’ATS. Anche per questo motivo riteniamo indispensabile avviare al più presto un momento di confronto con il livello regionale, sia per condividere i dati di conoscenza, che per mutuare buone prassi di collaborazione sindaci/Ats e sindaci/Asst, dove ciò sembra riuscire.
Abbiamo rilevato una mobilitazione in tutti territori, che si sono attivati per rendere operativa il prima possibile la nuova organizzazione delineata dalla l. 23, nella convinzione generale che prima si mettono a regime tutti i tasselli, prima si possono valutare le oggettive criticità che si vanno generando e prima si potranno tentare risoluzioni.

Fintanto che la situazione rimane in “perenne adeguamento”, è molto difficile avere punti fermi per strutturare nuovi e proficui rapporti/condivisioni. Rileviamo infatti che i territori che sono in fase più avanzata, nella definizione degli organismi e nel loro funzionamento operativo, siano quelli che avevano già una storia di lavoro insieme e che hanno avuto aggiustamenti territoriali e organizzativi limitati (Bergamo, Brescia, Brianza).

Come presidierete questa fase di cambiamento e come pensate di supportare i territori ad affrontarla?

La volontà di Anci Lombardia è quella di creare un coordinamento permanente tra il Dipartimento Welfare e i Presidenti dei Consigli di Rappresentanza dei Sindaci delle 8 ATS e, in aggiunta un coordinamento tecnico politico degli Uffici di Piano lombardi, tramite la collaborazione e il supporto di 1/2 Uffici di Piano per ogni territorio di ATS.

Abbiamo chiesto ai territori di manifestare il loro interesse a collaborare per la formazione di questa nuova modalità di lavoro condiviso, in prima istanza tramite un percorso di verifica territoriale. La raccolta delle disponibilità si è conclusa a ridosso della Pasqua, con una buona risposta dei territori dell’ATS Milano (numerose candidature), Bergamo (unica candidatura definita a livello di Consiglio di rappresentanza dei Sindaci), Brianza e Val Padana. Si stanno risollecitando le aree rimanenti (Insubria, Montagna, Pavia e Brescia) per giungere ad avere almeno una rappresentanza anche per quei territori, sempre al fine di ottenere una visione ampia, la più aderente possibile alle diverse realtà territoriali.
Una volta recuperate anche queste aree mancanti, promuoveremo un primo incontro nella prima metà di maggio per impostare il lavoro, con alcune indicazioni come di seguito:

  • proseguire negli incontri di coordinamento tra il Dipartimento Welfare e i Presidenti di Consigli di Rappresentanza per ciò che riguarda il comparto del sociale;
  • ampliare tale coordinamento, per le tematiche di carattere sanitario e socio sanitario, a Federsanità Anci Lombardia, con l’obiettivo di raccogliere le istanze dai territori e studiare soluzioni adeguate per integrare la rete dei servizi, anche contribuendo alla costruzione dei provvedimenti legislativi;
  • creare, come detto, un tavolo di coordinamento permanente tra Dipartimento Welfare, Presidenti dei Consigli di Rappresentanza e Uffici di Piano.

Si avvicina la scadenza della nuova programmazione territoriale, in un momento in cui ritornano incertezze sui fondi e in cui non sono ancora chiari i perimetri della programmazione (ambito territoriale o distretto?).

Per questo abbiamo chiesto un impegno diretto della Regione. All’Assessorato al Reddito di Autonomia e Inclusione Sociale abbiamo avanzato diverse richieste:

  • la costituzione di un Tavolo permanente Anci/Regione Lombardia sulla gestione dei Fondi economici a disposizione (FNPS, FNA, FSR; FSE per Reddito di Autonomia; Fondi PON, ecc.), al fine di una maggiore condivisione sull’utilizzo delle risorse per una migliore risposta al bisogno dei cittadini;
  • l’avvio di un tavolo di lavoro per l’anno 2017 per la definizione delle linee guida della nuova triennalità dei Piani di Zona.

 

Al di là di queste richieste, è difficile dire cosa è possibile aspettarsi per i nuovi piani, nel concreto. Mi piacerebbe, però, che si provasse a partire da una riflessione sugli esiti della triennalità che va a terminare. In particolare: si era parlato di creazione di fondo indistinto e di maggiore libertà di azione degli Ambiti all’interno di una cornice regionale…è stato così? E tutta la partita del reddito di autonomia? è possibile che all’interno della stessa legislatura si sia virato in questo modo?

E ancora, gli Ambiti sono davvero cresciuti e a loro sono stati affidati – in misura crescente – servizi, programmazione e attività. Dal punto di vista formale arriveranno, e sono già arrivate partite importanti da gestire come per esempio i Fondi PON o la L.112 sul Dopo di noi, o ancora – per
rimanere alla Regione – la riforma della legge sull’edilizia residenziale pubblica che metta al centro della gestione l’Ambito territoriale. Di contro mi sembra che il livello di riconoscimenti istituzionale sia ancora fermo al palo, per motivi che hanno responsabilità dall’una e dall’altra parte. Penso che su questa partita ci sia molto lavoro da fare.

Particolare attenzione credo poi debba avere anche l’integrazione tra le misure nazionali e quelle regionali (in particolare tutta la partita che diventerà strutturale della lotta alla povertà e le connessioni con le varie misure del reddito di autonomia), con la possibilità di aggiornare “in corsa” gli strumenti programmatori adeguandoli dove necessario con gli avvenimenti contingenti.

In collaborazione con ANCI, Regione dovrebbe considerare di più il grande supporto che può venire da un lavoro congiunto con gli Ambiti per la strutturazione delle politiche regionali e la loro gestione, cercando di viverli sempre più come partner e sempre meno esecutori di scelte centrali.
I territori, da parte loro, dovrebbero aumentare le possibilità di confronto e di scambio, sfruttando anche la nuova struttura inserita nella l. 23 (l’Assemblea di Distretto) che può essere per tutti un punto di confronto e condivisione, di programmazione e di raccolta di istanza e contrattatazione, in contraddittorio sia con ATS ma anche con gli enti erogatori socio sanitari, pubblici e privati.

 

Per ulteriori approfondimenti sul welfare lombardo è possibile consultare anche il sito LombardiaSociale.it