Patti educativi di comunità

Verso una misura ordinaria contro la povertà educativa


Alessandra Pernetti | 14 Settembre 2023

I Patti educativi di comunità sono stati riconosciuti ufficialmente dal Ministero dell’Istruzione nel piano scuola del 2020/2021 come uno dei modelli per garantire la ripresa delle attività scolastiche e formative e per contrastare la povertà educativa e la dispersione scolastica. Il documento ministeriale nasceva con l’obiettivo di definire gli strumenti utili ad assicurare il perseguimento delle attività educative e scolastiche durante il periodo di restrizioni dovute alla pandemia. Pertanto, all’interno del piano sono indicati ad esempio i protocolli di igiene da seguire, le modalità di utilizzo degli spazi in relazione all’utenza, e anche la creazione di una Cabina di Regia nazionale. Durante l’emergenza i Patti educativi di comunità hanno permesso la definizione di nuovi progetti educativi attraverso la collaborazione tra la scuola, gli altri presidi locali (biblioteche, musei e altri spazi), gli studenti e le famiglie.

La Rete EducAzioni ha recentemente diffuso un Documento di Sintesi relativo al contributo dei Patti Educativi di Comunità. Il testo, oltre a descrivere questa tipologia di Patto, ne sottolinea l’importanza come strumento per lo sviluppo educativo dei territori non solo in risposta all’emergenza pandemica. La loro implementazione ha infatti mostrato la necessità di superare la logica sperimentale che ha comportato la loro introduzione per trasformarli in strumenti di policy ordinari finalizzati al miglioramento complessivo del sistema scolastico e alla promozione dello sviluppo locale sostenibile. Inoltre, i Patti favoriscono l’integrazione tra pubblico e privato (ad es. scuole, enti locali, università, centri per la formazione professionale, enti culturali, Terzo settore, mondo imprenditoriale e del lavoro, cittadinanza) per rafforzare l’offerta educativa. Tale rafforzamento è previsto attraverso l’arricchimento del curriculum scolastico, con attività di apprendimento permanente incentrate sullo sviluppo delle competenze trasversali.

L’importanza della rete territoriale

Il perseguimento di tutti questi obiettivi avviene quindi attraverso il coinvolgimento attivo della comunità e la valorizzazione delle risorse territoriali. Il concetto del “Patto Educativo di Comunità” ha perciò guadagnato notorietà come risposta di emergenza alla pandemia, ma rappresenta in realtà un passo avanti significativo per lo sviluppo educativo dei territori, la cui continuazione oltre il termine delle condizioni pandemiche è auspicabile. Per garantire una loro efficacia di lungo periodo, i Patti dovrebbero essere convertiti in uno strumento ordinario di politica di contrasto alla povertà educativa, permettendo un maggior sviluppo delle competenze dei docenti e educatori, promuovendo l’inclusione scolastica e contribuendo al successo formativo del territorio. È importante sottolineare quindi che i “Patti Educativi” non devono essere concepiti come uno svuotamento della scuola o uno strumento utile esclusivamente al contrasto alla dispersione scolastica, ma costituiscono soprattutto una misura fondamentale per il potenziamento e la valorizzazione della scuola pubblica. I Patti permettono, infatti, di mettere a sistema interventi innovativi in grado di intercettare bisogni nuovi o non ancora coinvolti nelle precedenti misure. Le scuole, che rappresentano il perno dei Patti, collaborano quindi con gli attori del territorio (famiglie, terzo settore, enti locali, ecc.) per la prevenzione della povertà e del disagio educativi. La creazione di una rete collaborativa è un elemento chiave per il successo dei Patti, con una scuola aperta alla comunità, coinvolgendo vari attori, tra cui istituzioni pubbliche, enti locali, terzo settore e soggetti del mondo produttivo, per garantire una maggiore integrazione tra le politiche educative, sociali, culturali ed economiche.

Il documento menziona diverse proposte pedagogiche e ambienti di apprendimento alternativi utilizzati, oltre a sottolineare la partecipazione attiva degli studenti nella progettazione delle attività educative; l’approccio dei Patti si caratterizza, infatti, per una natura partecipativa, che mira alla valorizzazione delle esperienze e delle risorse già presenti sul territorio attraverso la stipula di accordi ad hoc. L’arricchimento formativo è quindi garantito dalla possibilità di svolgere attività didattiche complementari al tradizionale curriculum scolastico in spazi come strade, parchi, teatri, biblioteche, cinema e musei. Si promuovono, quindi, proposte pedagogiche innovative come l’outdoor learning e il service learning, che favoriscono l’osservazione e la scoperta del territorio. Le aree di intervento previste nei Patti educativi spaziano dall’attività motoria alla musica, dai laboratori di arte alle tecnologie informatiche e ai percorsi di educazione ambientale. La collaborazione tra enti locali, istituzioni educative e soggetti del terzo settore è essenziale per costruire reti territoriali dei servizi per l’apprendimento permanente, ma lo è anche la collaborazione con i partecipanti alle attività. Infatti, gli studenti partecipano attivamente alla progettazione delle attività, aumentando così la loro motivazione e la percezione dell’utilità dei percorsi di apprendimento; tutti elementi che concorrono allo sviluppo della loro “cittadinanza attiva”.

Come proseguire l’esperienza dei Patti Educativi di Comunità?

Secondo la rete EducAzioni, al fine di stabilizzare e potenziare i Patti, potrebbero essere necessari alcuni interventi ed integrazioni a quanto già implementato:

  • L’estensione dei Patti anche alla povertà educativa degli adulti, con particolare riferimento al supporto all’apprendimento permanente e al contrasto all’analfabetismo funzionale. L’integrazione degli adulti negli interventi rappresenterebbe un ulteriore intervento per il contenimento del disagio educativo giovanile, poiché le competenze del contesto famigliare costituiscono un elemento rilevante nei rendimenti scolastici degli studenti;
  • La co-progettazione degli interventi con tutti gli attori locali di riferimento per le tematiche di interesse, includendo anche con il coinvolgimento degli studenti e delle famiglie in un’ottica partecipativa. I genitori potrebbero essere direttamente coinvolti anche in attività di volontariato, gruppi di lavoro o progetti educativi;
  • La definizione di una governance integrata e di risorse finanziarie adeguate a supporto della prosecuzione dell’implementazione dei Patti e della collaborazione tra diverse entità della comunità educante, tra cui scuole, comuni e servizi sociali, il terzo settore e gli studenti, agenzie artistiche, culturali e sportive. La governance dovrebbe prevedere un Tavolo di coordinamento nazionale con funzioni di ricognizione, monitoraggio e diffusione delle migliori esperienze educative, guidato da dirigenti ministeriali, rappresentanti degli organi consultivi, esperti tematici ed enti di ricerca, con dispositivi di ascolto e partecipazione dei minori. A livello locale si potrebbe invece prevedere la definizione di cabine di regia sia comunali che per ciascuno dei Patti in essere sul territorio;
  • L’istituzione di un fondo nazionale ad hoc per il finanziamento dei Patti Educativi, in sinergia con il Fondo Nazionale di Contrasto della povertà educativa, con la previsione di finanziamenti pluriennali, in linea con i piani triennali dell’offerta formativa, e non esclusivamente annuali;
  • La condivisione delle buone pratiche tra i diversi territori. Se da una parte è fondamentale costruire interventi ad hoc, che rispondano alle particolari esigenze di una determinata area, è altrettanto utile condividere le esperienze elaborate, in modo tale da renderle replicabili e adattabili ad altri contesti;
  • L’organizzazione di una formazione continua dei docenti ed educatori che collaborano ai Patti per dotarli degli strumenti necessari a supportare gli interventi e le esigenze del territorio;
  • Il riconoscimento nelle politiche regionali e nazionali dell’importanza di questo strumento, al fine di fornirvi adeguate risorse finanziarie e logistiche;
  • La previsione di studi di valutazione di impatto, specialmente in ottica partecipativa, dei Patti per disporre di dati relativi alla loro efficacia al fine di migliorare gli interventi e l’allocazione delle risorse.

Conclusioni

I Patti Educativi di Comunità rappresentano una visione innovativa del contrasto alla povertà educativa, basata sulla collaborazione e sinergia tra scuola e territorio. Questi accordi offrono un’opportunità unica per affrontare le sfide educative e sociali attuali, attraverso la promozione di un’istruzione inclusiva e di alta qualità, più aderente alle esigenze reali della comunità locale.

I Patti costituiscono quindi uno strumento centrale per il potenziamento del sistema educativo, della valorizzazione delle risorse locali, dell’inclusione sociale e dell’apprendimento continuo per tutta la cittadinanza. La cooperazione tra attori locali (scuole, insegnanti, studenti, famiglie, istituzioni e comunità locali) è fondamentale per il loro funzionamento: infatti, la loro sinergia permette di unire le competenze, creando un ambiente educativo stimolante e sostenibile, accogliente e rispettoso della diversità, dove ogni individuo possa esprimere il proprio potenziale. Grazie alla valorizzazione delle risorse territoriali, ogni territorio può sviluppare un piano educativo personalizzato, adeguato alle sue peculiarità e potenzialità. La condivisione delle buone pratiche tra i vari territori è altrettanto importante, poiché favorisce lo scambio di idee e soluzioni efficaci, contribuendo a prevenire o affrontare le criticità.

Affinché i Patti Educativi di Comunità diventino una realtà concreta e duratura, è fondamentale il sostegno costante e coerente da parte delle istituzioni, regionali e nazionali. Solo attraverso un impegno continuo a tutti i livelli, in termini di riconoscimento e di risorse, sarà possibile proseguire le esperienze maturate attraverso i Patti, al fine di sviluppare un’istruzione, e quindi una cittadinanza, più inclusiva e consapevole.