Diritti LGBTI, salute sessuale, aborto

Nuove leggi, in Spagna


Marta Cordini | 28 Marzo 2023

La Spagna ha approvato a febbraio il disegno di legge che segna un cambiamento di paradigma rispetto a temi particolarmente sensibili e fortemente dibattuti, vale a dire l’autodeterminazione di genere, la salute sessuale e riproduttiva e l’aborto. I passaggi normativi vanno tutti nella direzione di una maggiore apertura e semplificazione rispetto all’esercizio dei propri diritti attinenti alla sfera sessuale e riproduttiva, ma dettano anche gli orientamenti per sensibilizzare l’intera società sui suddetti temi e formare in maniera adeguata gli operatori sanitari e non solo. Le Ley Trans, come sono meglio conosciuti gli articoli sui diritti delle persone LGBTI1, e le disposizioni sulla salute sessuale e riproduttiva segnano marcatamente la via che il paese ha deciso di perseguire.

La Ley Trans

La Legge per l’uguaglianza reale ed effettiva delle persone trans e per la garanzia dei diritti delle persone LGBTI, meglio conosciuta come Ley Trans, è stata redatta con l’obiettivo di favorire e garantire i diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, trans e intersessuali, sradicando le situazioni di discriminazione e assicurando che in Spagna si possa vivere l’orientamento e la diversità sessuale in piena libertà. La legge consente di cambiare nome e sesso all’anagrafe dall’età di 16 anni con una semplice autodichiarazione, senza che siano necessarie relazioni mediche o psicologiche che attestino l’incongruenza di genere, come previsto fino ad ora dalla legge del 2007, né previo trattamento ormonale di due anni. Tra i 14 e i 16 anni servirà il consenso dei genitori e tra i 12 e i 14 anni anche l’autorizzazione di un giudice. La Spagna non è il primo paese a introdurre l’autodeterminazione di genere. Già in Danimarca, Finlandia, Irlanda, Belgio, Portogallo, Svizzera e Norvegia è sufficiente l’autodichiarazione per cambiare nome e genere all’anagrafe. La Spagna, però, insieme ai Paesi Bassi, sarebbe l’unico paese in cui questa possibilità viene concessa a partire dai 16 anni senza l’avvallo dei genitori.

La legge non si ferma a questo, ma garantisce anche l’accesso alle tecniche di riproduzione assistita per lesbiche, trans e bisessuali con capacità gestazionali. Allo stesso tempo permette al partner della persona lesbica, gay o bisessuale di riconoscere come propri i figli anche al di fuori del matrimonio.

A fini della promozione dei diritti e del contrasto alla discriminazione, la norma adotta un approccio a 360 gradi, prevedendo la protezione e la promozione della salute delle persone LGBTI, in particolare promuovendo la conoscenza del fenomeno, orientando la formazione del personale sanitario non solo verso la conoscenza ma anche verso il rispetto degli orientamenti sessuali e delle espressioni di genere, garantendo che tutti i piani e le strategie di politica sanitaria includano i diritti e i bisogni delle persone LGBTI. Le campagne di educazione sessuale e riproduttiva, di prevenzione e di identificazione precoce di infezioni sessualmente trasmissibili dovranno tenere in conto le necessità specifiche delle persone LGBTI, evitando qualsiasi forma di discriminazione e stereotipizzazione.  Tale formazione non si limita solo ai presidi sanitari, ma è estesa a tutte le realtà che hanno un potenziale educativo e di formazione, come le scuole.

Le legge, infine, proibisce le cosiddette terapie di conversione, vale a dire quei trattamenti atti a modificare l’orientamento sessuale o l’espressione di genere, in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo vengano messe in pratica. Si tratta di un insieme di procedure di natura psichiatrica, psicologica, religiosa o spirituale già condannate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dal Parlamento spagnolo nel 2006, ma che erano ancora vigenti nel paese. Sebbene, infatti, l’Unione Europea abbia adottato infatti i principi di Yogyakarta – una serie di regole riguardo l’orientamento sessuale e l’identità di genere, che prevedono esplicitamente che ogni paese debba promulgare leggi che vietino le terapie di conversione – la materia è lasciata però di fatto ai singoli stati membri. In Italia, per esempio, tali terapie non sono ancora formalmente vietate. Malta è stato il primo paese europeo a vietarle nel 2016, seguito dalla Francia nel 2021 e da Grecia e Germania, che hanno introdotto il divieto solo per i minorenni.

Riforma della legge sull’aborto e congedo mestruale

La nuova legge sulla Salute Sessuale e Riproduttiva riforma la precedente normativa sull’aborto, che nel 2010 lo aveva reso legale e gratuito entro la quattordicesima settimana di gestazione. La nuova legge ha come obiettivo quello di garantire e tutelare il diritto all’aborto su tutto il territorio nazionale, anche nei contesti più marginali. In particolare, la legge prevede che le Comunità Autonome (ovvero gli enti regionali) organizzino la propria spesa perché le donne possano interrompere gratuitamente le gravidanze indesiderate negli ospedali pubblici, perlomeno in quelli collocati nei capoluoghi di provincia. L’obiettivo è quello di promuovere la prossimità, in modo che le donne intenzionate a interrompere la gravidanza non debbano spostarsi per una distanza superiore ai 100 chilometri dal proprio domicilio, come accade invece spesso nelle condizioni attuali. Si stima, peraltro, che l’80% degli aborti in Spagna abbia luogo in cliniche private, come conseguenza dell’ingente presenza di obbiettori di coscienza tra i medici che operano nel settore pubblico, che genera l’impossibilità di prendere in carico molte delle prestazioni richieste. La riforma consente, inoltre, alle giovani tra i 16 e i 17 anni di decidere per l’interruzione di gravidanza senza l’obbligo dell’autorizzazione dei genitori. Elimina anche la procedura, obbligatoria sino ad ora, di informare la donna incinta in merito agli aiuti alla maternità, se non previa sua richiesta, e sopprime i tre giorni di riflessione previsti tra la richiesta di abortire e l’effettivo avvio della procedura. Le donne potranno usufruire di un congedo ad hoc e verranno istituiti servizi di accompagnamento e di supporto integrati e specializzati.

La pillola del giorno dopo, che oggi si può acquistare in farmacia ad un costo di 20 euro, verrà distribuita gratuitamente nei presidi medici e nei centri per la salute sessuale e riproduttiva. Allo stesso modo contraccettivi di ultima generazione verranno forniti gratuitamente nei centri educativi, che sono vincolati a promuovere campagne di salute sessuale e riproduttiva, nei penitenziari e nei centri sanitari statali. La legge istituisce anche un registro per gli obiettori di coscienza: una volta iscritti all’albo, i professionisti risulteranno obiettori sia nel pubblico che nel privato.

Un’altra novità introdotta dalla Legge sulla salute riproduttiva e sessuale è il congedo mestruale. Già presente in alcuni paesi asiatici, Giappone, Taiwan e Indonesia, in Europa costituisce una novità, sebbene sia un tema già dibattuto in molti paesi. Il documento di legge riconosce la salute mestruale come parte del più ampio diritto alla salute, introducendo un congedo che può andare dai tre ai cinque giorni nel caso di mestruazioni con dolori invalidanti certificati dal medico di base. Inoltre, sgrava l’IVA dai prodotti specifici per l’igiene femminile. Si prevede anche che tali prodotti vengano forniti gratuitamente nei centri educativi, servizi sociali e prigioni.

La norma introduce delle novità anche rispetto alla maternità, con il diritto a godere di un permesso remunerato, in aggiunta al congedo di maternità, dalla 39esima settimana.  

In generale le nuove disposizioni propongono un approccio alla salute sessuale e riproduttiva a partire dall’intersezionalità e dalla non discriminazione, tenendo in conto l’eterogeneità delle condizioni di genere e degli orientamenti, così come dei fattori socio-demografici, come l’età, la situazione socio-economica e il territorio di residenza. Pongono, inoltre, fortemente l’accento sull’educazione alla salute sessuale e riproduttiva, stabilendone l’obbligatorietà in tutte le tappe educative. L’obiettivo verrà perseguito tramite la formazione degli insegnanti, dei funzionari e dei lavoratori dei servizi pubblici. La legge non dimentica poi la lotta contro le forme di violenza sessuale e riproduttiva, tra cui annovera la sterilizzazione o l’aborto forzoso, di cui sono vittime soprattutto donne con disabilità, e la maternità surrogata o Gpa (Gestazione per Altri), vietando anche la pubblicità delle cliniche all’estero.

Si tratta nel complesso di un disegno molto ambizioso e vasto, che getta i presupposti non solo per l’introduzione di nuove pratiche, ma anche per un forte cambiamento culturale. Resta ora da vedere come i cambiamenti prospettati verranno implementati e quali saranno le reazioni delle diverse Comunità Autonome e dei diversi territori che esse rappresentano, data la loro varietà e le differenze politiche e culturali che le contraddistinguono. Monitorare tali sviluppi sarà interessante anche dal punto di osservazione del nostro paese, dove la regolazione di molti di questi aspetti segna ormai il passo rispetto ai cambiamenti registrati sul versante sociale e culturale.

  1. Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali/Transgender e Intersessuali.

Commenti