L’inclusione chiama verbi, non categorie


Sergio Pasquinelli | 30 Novembre 2021

Quando parliamo di inclusione sociale dovremmo smettere di usare le note categorie di bisogno: anziani, minori, poveri, persone con disabilità e così via. Dovremmo usare verbi: vivere con dignità, abitare, lavorare, relazionarsi. Questo, oltre a obbligarci a “integrare” interventi diversi, ci aiuterebbe anche a uscire dal linguaggio un po’ tecnico che circola tra gli addetti ai lavori, a farci capire da tutti, soprattutto da chi è estraneo al mondo dei servizi, del welfare, dell’assistenza.

 

Il Rapporto di Fondazione per la sussidiarietà

Eppure quando parliamo di risorse economiche ritornano inevitabilmente le note categorie di bisogno con cui ci confrontiamo col resto d’Europa. Ed emerge che l’Italia destina all’assistenza di anziani e disabili risorse insufficienti, il 2,5% del prodotto interno lordo, contro il 3,5% dei paesi Ocse più sviluppati e molto meno di Germania (4,5%), Gran Bretagna (4,3%) e Francia (4,1%). È quanto emerso a Roma alla presentazione del Rapporto “Anziani e disabili: un nuovo modello di assistenza” realizzato dalla Fondazione per la sussidiarietà (Fps), in collaborazione con Cesc – Università degli studi di Bergamo, Crisp – Università degli studi di Milano, Politecnico di Milano e Università degli studi di Parma e con la partecipazione di Fondazione Don Gnocchi e Fondazione Sacra Famiglia.

Lo studio, come ha evidenziato Redattore Sociale, rileva il ruolo chiave del non profit, che copre metà dell’offerta di posti letto per anziani e disabili (49%), rispetto al 42% di 10 anni fa. Cresce anche il privato, ora al 26%, mentre il settore pubblico è sceso dal 30% al 25%. La ricerca segnala la necessità di istituire un Servizio nazionale per la non autosufficienza che superi l’attuale frammentazione degli interventi. Un sistema integrato, con un fondo nazionale e un unico canale di accesso.

“L’attenzione del governo Draghi e del ministero della Salute verso i bisogni di anziani e disabili è alta e costante, in particolar modo durante questa emergenza sanitaria ed economica – afferma Andrea Costa, sottosegretario di Stato alla Salute – Insieme con il generale Figliuolo, nell’organizzazione della campagna vaccinale prima e con la terza dose poi, abbiamo inserito questi soggetti fra le categorie prioritarie da proteggere e tutelare. Mi sono fortemente battuto per permettere ai parenti di ospiti delle Rsa di tornare a salutare e abbracciare i propri cari nelle strutture, consapevole che l’affetto di un famigliare sia la migliore cura. La conferenza Stato-Regioni- ha poi annunciato Costa- ha appena deliberato un incremento di 20 milioni del Fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare.

Molti però sono i passi ancora da compiere – prosegue il sottosegretario – il Pnrr sarà l’occasione, che non possiamo perdere, per investire sulla prossimità e sull’assistenza domiciliare. Sarà necessario rafforzare i servizi sociali territoriali, promuovendo una collaborazione sinergica, un’integrazione strutturata tra associazioni del terzo settore e il Servizio sanitario nazionale. Va consolidata questa rete di solidarietà che conosce le problematiche dei diversi territori e sa come intervenire efficacemente per rispondere ai bisogni della popolazione fragile”.

 

Una popolazione anziana in crescita costante

Con 13,8 milioni di anziani, l’Italia ha uno dei livelli più elevati al mondo di popolazione con oltre 65 anni, quasi il 23% (20% nell’Unione Europea). Una quota destinata a salire in futuro, prevede il Rapporto Fps. I disabili con gravi limitazioni nelle attività abituali sono circa 3 milioni e 100 mila, il 5,2% della popolazione. La spesa per il ‘long term care’ (Ltc) è in Italia circa lo 0,7% del prodotto interno lordo, la metà rispetto ai paesi Ocse (1,5%), e molto inferiore rispetto ai maggiori partner europei, come Francia (2,4%), Gran Bretagna (2,4%) e Germania (2,2%). Gli interventi per il supporto ai disabili rappresentano circa l’1,8% del prodotto interno lordo, contro la media del 2,0% nell’Ocse. In questo caso siamo in linea con Francia (1,7%) e Gran Bretagna (1,9%), ma lontani dalla Germania (2,3%).

Questo scenario pone sfide cruciali che richiedono maggiori risorse e una riorganizzazione delle attività. Il sistema va ripensato mettendo in rete i servizi, valorizzando il ruolo dei medici di base e del volontariato. Bisogna rafforzare l’assistenza domiciliare e nel contempo rendere le residenze (Rsa) luoghi più accoglienti. Occorrono strutture a bassa intensità di cura, ma anche ad alta intensità. È necessario integrare i servizi territoriali con l’assistenza sanitaria e superare la loro frammentarietà e standardizzazione.

Osservando l’offerta – rileva il rapporto Fps – bisogna superare i pregiudizi sulla natura degli enti (pubblico / privato / non profit) per concentrarsi invece sulla valutazione di qualità, efficacia ed efficienza del servizio. Va perciò coinvolto chi opera sul campo e offre un contributo essenziale nel ridisegnare i modelli di cura.

 

Volontariato, lanciata la campagna per la candidatura a bene immateriale Unesco

 “Il volontariato, ogni giorno di più, afferma la sua centralità nella vita democratica del Paese. Questa mattina lo abbiamo compreso dalle parole del vicepresidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato e lo abbiamo affermato nella giornata di ieri che ha permesso di illustrare la strada lunga che il volontariato ha compiuto nel ventesimo e ventunesimo secolo in Italia. Ma non basta”, ha dichiarato Emanuele Alecci, presidente di Padova Capitale europea del volontariato, del Csv di Padova e Rovigo e del comitato promotore per il riconoscimento del volontariato a bene immateriale Unesco in occasione del convegno nazionale “Patrimonio Volontariato” promosso da Padova Capitale europea del volontariato e Vita per rilanciare la candidatura Unesco.

 

È giunto il momento che il volontariato non venga vissuto solo come la buona riserva della Repubblica quando lo Stato non è in grado di portare a termine i suoi compiti – ha aggiunto Alecci -. È necessario che si diffonda sempre più, all’interno delle Istituzioni, quella consapevolezza rispetto alla preziosità e unicità del volontariato ben chiara al Presidente Mattarella. Per questo, a conclusione di questa due giorni, chiediamo che il governo dichiari il prossimo anno, 2022, “anno del volontariato”. Lo chiediamo perché sono passati più di vent’anni dalla celebrazione mondiale, dieci da quella europea ed è quindi tempo per dedicare un intero anno nazionale al nostro volontariato. Altri stati europei stanno dedicando il 2022, anno della rinascita, al volontariato. È importante riavviare quel cammino di sensibilizzazione e consapevolezza della società italiana rispetto a un tema così nevralgico legato alla convivenza sociale”.

 

Una rete in movimento

Questo il titolo dell’evento conclusivo del progetto “Orizzonte Vela”, promosso dalla Fondazione CRC e durato, complessivamente, cinque anni, avendo come oggetto la sperimentazione di interventi nel campo della disabilità intellettiva. L’appuntamento, tenutosi a Cuneo oggi, 30 novembre, con la partecipazione, tra gli altri, della ministra Erika Stefani, è stato l’occasione per raccontare, confrontarsi, ritrovarsi su ciò che il progetto ha prodotto, oltre che restituire i passaggi chiave della valutazione degli ultimi due anni del progetto, condotta da chi scrive assieme a Claudio Castegnaro e Giulia Assirelli.

Un laboratorio di risposte inedite, che ha saputo prototipare percorsi per dare risposte a spazi non coperti dai servizi tradizionali: questo è stato il progetto. Il valore aggiunto maggiore di Orizzonte Vela è stato infatti costruire qualcosa in spazi che erano vuoti, in cui mancava un intervento, che si è rivelato necessario, utile.

Strategica è risultata la capacità di codificare ciò che si è sperimentato: nei documenti su Autonomia Lab e Presa in carico 0-6, con il protocollo di valutazione funzionale, con l’esperienza di Comunicazione Aumentata Alternativa si propongono dispositivi riproducibili altrove, proposte per altri territori.

La sfida di domani sarà consolidare e sviluppare quanto sinora maturato, e forse fare ulteriori passi in avanti. Da questo punto di vista l’orizzonte di lavoro non può che andare verso i progetti individuali di vita e il Budget di salute, quale strumento che valorizza il percorso fatto sin qui, e apre a possibilità e a sfide nuove, che la provincia di Cuneo è ora pronta a raccogliere1.

I «prototipi» che Orizzonte Vela ha collaudato troveranno una collocazione ideale nelle «Case della Comunità» previste dal PNRR, anche nell’ottica, necessaria, di estendere sempre più i numeri delle persone e delle famiglie coinvolte.

  1. Si veda il Disegno di Legge Delega sulla Disabilità, recentemente presentato dal Governo al Parlamento, segnalato su welforum.it