I numeri delle WISE in Europa e in Italia


Questo articolo è frutto del lavoro di ricerca svolto degli autori per incarico rispettivamente di Euricse (Galera e Tallarini) e di Idee in Rete (Marocchi) nell’ambito del progetto Europeo B-WISE. Il report completo è disponibile a questo indirizzo. È stato inoltre pubblicato in lingua italiana e con adattamenti al contesto nazionale questo articolo sulla rivista Impresa Sociale, che tratta in modo più ampio i temi qui sinteticamente proposti.

Nell’articolo si utilizza il termine “WISE” (Work Integration Social Enterprises), comunemente utilizzato in ambito comunitario, per indicare le Imprese Sociali di inserimento lavorativo e quindi, prendendo ad esempio il contesto italiano, le cooperative sociali di inserimento lavorativo.

 

Uno sguardo europeo

Misurare la dimensione delle imprese sociali di inserimento lavorativo è un’impresa estremamente ardua, se non impossibile, nella maggior parte dei Paesi europei. Infatti, eccezion fatta per pochissimi Paesi in cui vi sono dati affidabili disponibili, aggiornati con regolarità, non esistono fonti nazionali di dati accessibili sul numero di WISE e di occupati. In questo articolo si supplisce parzialmente a tale mancanza con l’analisi realizzata nell’ambito del Progetto B-WISE, pur nella consapevolezza che in molti casi – compresa l’Italia – si tratta di stime con un certo grado di approssimazione. Ovviamente il fatto che in un certo paese siano state realizzate ricerche sul tema dell’impresa sociale e dove almeno alcune tipologie di WISE, se non tutte (ad esempio nel caso del Belgio), sono state riconosciute a livello normativo o politico attraverso leggi ad hoc, politiche, oppure programmi mirati di supporto, rende più probabile la presenza di dati attendibili. Ma non è questo sempre il caso. In Slovenia, ad esempio, la legge sulle imprese sociali introdotta nel 2011 e revisionata nel 2018, anziché agevolare il processo di raccolta dati, lo ha complicato. Vi è infatti un’ampia forbice tra WISE titolate a registrarsi ufficialmente e WISE che hanno per vari motivi preferito non farlo. La tendenza prevalente (e altresì l’orientamento delle misure di supporto) in Slovenia è quella di riconoscere solo le WISE ex lege, ignorando quindi la grande maggioranza di organizzazioni che operano come WISE a tutti gli effetti e a questo approccio non si sottraggono nemmeno alcune organizzazioni che pur presentandone le caratteristiche non si riconoscono nella definizione di WISE.

In assenza di statistiche ufficiali sulle WISE de facto, a complicare la comparazione dei dati sono pertanto i diversi approcci seguiti nello stimare la dimensione dell’impresa sociale nei contesti nazionali. Se, in sostanza, alcuni prediligono un approccio piuttosto conservativo, altri tendono ad adottare un approccio più inclusivo che tende ad intercettare anche nuove dinamiche di sviluppo di WISE de facto, non ancora riconosciute talvolta come tali nemmeno dalle stesse organizzazioni interessate. Ne consegue che nel primo caso le reali dimensioni delle imprese sociali tendono ad essere sottovalutate, mentre nel secondo possono essere in alcuni casi sopravvalutate (Commissione europea, 2020).

Fatte queste premesse, ai fini della presente analisi ci si è concentrati solamente su 6 Paesi che dispongono di dati abbastanza affidabili, per i quali è stato tuttavia possibile stimare solo il numero delle WISE e dei lavoratori inseriti, ma non il valore del fatturato, né tantomeno il numero dei volontari.

Come evidenziato dalla successiva tabella, con riferimento alle persone svantaggiate occupate, si distinguono l’Austria con le Agenzie di consulenza e supervisione e la Spagna con i Centri speciali per l’impiego, che si rivolgono esclusivamente a persone con disabilità. Se in Austria e Spagna le persone inserite sono oltre 100.000 e in Italia e in Belgio sono quantificabili tra le 25.000 e le 30.000, in Grecia rimangono invece sotto le 3.000 e in Romania non raggiungono le 1.000 persone.

Guardando alle tipologie di WISE operanti nei Paesi, mentre in Italia la cooperativa sociale è la forma di WISE largamente prevalente, in Spagna spiccano i centri speciali per l’impiego e in Grecia la cooperativa agricola di donne è l’unica forma di WISE che è di fatto riuscita a consolidarsi, in Belgio e Austria coesistono molteplici tipologie di WISE, che si adoperano per inserire al lavoro un numero significativo di persone svantaggiate.

Posta la necessità di raccogliere dati affidabili con riferimento anche agli altri Paesi e ad una serie di variabili aggiuntive, se analizzati criticamente con riferimento alle misure pubbliche di supporto, i pochi dati disponibili parlano tuttavia chiaro. Laddove esistono sistemi di sostegno adeguati, i numeri delle persone inserite raggiungono livelli ragguardevoli. Viceversa, nei Paesi in cui le politiche di supporto sono deboli, solo un numero esiguo di persone svantaggiate riesce ad essere inserito.

Le imprese sociali di inserimento lavorativo in Austria, Belgio, Grecia, Italia, Romania e Spagna

Imprese sociali di inserimento lavorativo per Paese

Numero di imprese sociali di inserimento lavorativo

Numero di persone svantaggiate

% minima di persone svantaggiate

Numero di lavoratori “ordinari”

Austria

Imprese socio-economiche

5.752

19.657 

No 

n/a 

Progetti di occupazione di beneficienza

1.542

4.823 

No 

n/a 

Agenzie di consulenza e supervisione 

58.251 

167.326 

No 

n/a 

Belgio

Lavori collettivi personalizzati: imprese sociali produttive e dipartimenti di inserimento lavorativo

156 

23.447 

65% o 5 ULA

~ 4.800 

Servizi di prossimità

178 

2.635 

5 ULA

~ 540

Imprese di integrazione

98 

~ 6,000 

50% 

~ 500 

Imprese che organizzano lavori personalizzati per persone con disabilità

54 

~ 8.500 

70% 

~ 1.800 

Iniziative di sviluppo occupazionale nel settore dei servizi sociali di prossimità

62 

~ 500 

100% 

~ 150 

Grecia

Cooperative sociali a responsabilità limitata

29 

191 ULA

30%

348 

Imprese cooperative sociali di integrazione di gruppi speciali

10

50% 

Imprese cooperative sociali di integrazione di gruppi vulnerabili

33 

26 ULA

30% 

47

Cooperative sociali di inclusione

35% 

Cooperative agricole di donne 

141 

2.046

100% 

Italia

Cooperative sociali di tipo B 

5.300 

25.000 

30% 

75.000 

Altre imprese con lo status di Impresa Sociale che si occupano di inserimento lavorativo di persone svantaggiate 

n/a (comunque residuali)

n/a 

30%

 

n/a 

Altre imprese senza lo status di Impresa Sociale che si occupano di inserimento lavorativo di persone svantaggiate 

n/a 

n/a 

n/a 

n/a 

Romania

Imprese di inserimento sociale

19 

86 

30% 

217 

Laboratori protetti

124 

511 

30% 

266 

Spagna

Cooperative di iniziativa sociale

850 

n/a 

No

n/a 

Centri speciali per l’impiego

2.202 

97.653 

70% 

97.653 

Imprese di inserimento lavorativo

185 

4.228 

30% nei primi 3 anni; successivamente: 50%

4.228 

 

I numeri delle WISE in Italia

In via provvisoria e con la consapevolezza che, in assenza di rilevazioni specifiche, si tratta di numeri orientativi, si può ipotizzare che vi siano circa 5.300 cooperative sociali di inserimento lavorativo nel nostro Paese, ove lavorano circa 25-30 mila persone la cui caratteristica di svantaggio è riconosciuta dalla legge; si possono ipotizzare, incrociando fonti diverse e con un notevole margine di approssimazione (e facendo riferimento ad un totale di 25.000 lavoratori svantaggiati), che si tratti di circa 13.500 persone con diverse forme di disabilità, 6.000 persone con problemi di dipendenze, 4.000 con problemi di salute mentale, 1.500 detenuti che lavorano in cooperativa o all’interno del carcere o, più frequentemente, che sono ammessi a benefici che consentono di lavorare all’esterno. Va inoltre ricordato che nelle cooperative sociali opera un numero di persone definibile con ancor meno precisione, non appartenendo a categorie riconosciute dalle normative del nostro Paese, ma stimabile in almeno 10 – 15 mila unità, che si trovano in una condizione di svantaggio più o meno significativa e generalmente riconosciuta come tale a livello comunitario: si pensi a persone con bassa istruzione, ultracinquantenni, con carriera lavorativa discontinua e dequalificata, ripetute prese in carico da parte dei servizi sociali e provenienti da uno stato di disoccupazione prolungato, oppure a donne sole con figli, a stranieri con difficoltà di integrazione, ecc. Chi ha confidenza con il mondo delle cooperative sociali non fatica ad individuare numerosi lavoratori con queste caratteristiche, che però da un punto di vista normativo figurano tra i lavoratori non svantaggiati. Si può ipotizzare che lavorino nelle cooperative sociali in tutto circa 90 mila lavoratori. Questi numeri, con piccole variazioni, descrivono a grandi linee il fenomeno in Italia in questi ultimi 15 – 20 anni; va comunque rilevato che, come evidenziato dai dati Euricse, il lungo ciclo di crisi che dal 2008 si prolunga in Italia sino a metà degli anni Dieci, non ha determinato una contrazione della cooperazione sociale di inserimento lavorativo, che si è anzi consolidata, pur senza modificare l’ordine di grandezza dei numeri in questione; ed è ragionevole ipotizzare, pur non essendovi oggi dati sufficienti per affermarlo con certezza, che anche la crisi pandemica non abbia avuto effetti recessivi significativi se non nell’anno 2020. Ciò detto, confrontando il contesto italiano con quello di paesi dotati di un sistema di supporto più generoso, in grado di coprire i costi dell’inserimento lavorativo, il numero delle persone vulnerabili inserite è ben al di sotto delle potenzialità del sistema WISE del nostro paese, come si avrà modo di argomentare più diffusamente in un successivo articolo.