La segregazione nella scuola secondaria italiana


Matteo Piolatto | 6 Giugno 2018

Numerosi contributi di ricerca hanno evidenziato l’esistenza di un effetto della segregazione scolastica, ovvero la composizione più o meno omogenea del corpo studentesco di una scuola o classe in riferimento ad una data caratteristica, su voti, apprendimenti e attitudini verso l’istruzione. Questi contributi hanno mostrato che l’interazione tra alunni gioca un ruolo nel definire i risultati scolastici, anche se meno rilevante rispetto alle caratteristiche individuali quali background socio-economico e migratorio. Un ambiente “segregato” limita le interazioni possibili, confinandole a quelle tra individui appartenenti allo stesso gruppo. I risultati di queste ricerche mostrano un generale effetto negativo della segregazione di minoranze etniche e gruppi sociali svantaggiati sugli apprendimenti degli alunni: la segregazione scolastica rafforza le difficoltà di alunni con background socio-economico basso amplificando la distanza da quelli con estrazione sociale più elevata. Similmente se consideriamo i gruppi etnici. La segregazione scolastica è quindi uno strumento che riproduce e rafforza le disuguaglianze educative, con effetti anche di lungo periodo. Nei sistemi scolastici in cui la residenza in un bacino di utenza non vincola alla frequenza della scuola di riferimento (es. Italia) sono due le principali cause di questo fenomeno: da un lato la competizione tra scuole per avere gli studenti migliori, dall’altro la competizione tra famiglie per garantirsi l’accesso alle scuole percepite come migliori. In quest’ultimo caso, l’accesso alle informazioni necessarie per una completa valutazione e la disponibilità di risorse per sostenere eventuali maggiori costi (trasporto, ripetizioni, altro) risultano determinanti.

 

Nel sistema scolastico italiano la scuola secondaria inferiore ricopre il ruolo fondamentale di raccordo e indirizzo tra la scuola primaria e quella superiore. In virtù di questa funzione, l’azione strategica dei genitori per garantire l’iscrizione dei propri figli alle scuole “migliori” può generare processi di segregazione, con effetti sulle successive carriere. Per capire se tali processi sono all’opera nelle città italiane abbiamo utilizzato i dati Invalsi 2014 della terza media, arricchiti con informazioni provenienti dall’Anagrafe Nazionale degli Studenti, dal relativo questionario studenti della prima media e dai dati Istat sul censimento 2011. Il campione è costituito da circa 110.000 studenti, provenienti dalle scuole medie di 39 città italiane selezionate regionalmente tra quelle con il più alto tasso di disoccupazione e di immigrazione. Il nostro obiettivo è duplice: confrontare la composizione scolastica con quella dei bacini di utenza in cui le scuole sono inserite e vedere quali sono le caratteristiche di chi si iscrive in una scuola diversa da quella pubblica più vicina a casa. Poiché non siamo in possesso dei confini dei bacini di utenza di ogni singola città, li abbiamo approssimati con un cerchio di raggio pari a 500 m iscritto attorno alla scuola di riferimento.

 

A livello macro per quanto riguarda la segregazione socio-economica, le scuole sono generalmente più segregate dei rispettivi bacini di utenza specialmente nelle regioni del centro e sud Italia. I livelli medi di segregazione non sono elevati, così come la differenza tra la segregazione scolastica e quella del bacino di utenza di riferimento. Infatti, gli indici di segregazione (indice di Theil e un indicatore che consente di confrontare diversi gruppi) calcolati oscillano tra il 7% nelle scuole del nord Italia e il 12% in quelle del meridione. A livello micro la situazione è molto variegata. Nel nostro campione il tasso di studenti che si iscrivono ad una scuola diversa dalla pubblica più vicina a casa è pari a circa il 60%. Gli studenti con estrazione sociale alta si muovono di più (66%) rispetto ai pari di estrazione sociale bassa (53%), ma non c’è una sostanziale differenza tra studenti italiani e immigrati di prima o seconda generazione. La tavola 1 mostra i flussi tra scuole. Ogni puntino è una scuola, sull’asse delle ascisse c’è il valore medio dell’indicatore di status socio-economico del gruppo di studenti che non si è iscritto a quella scuola anche se era l’opzione più comoda, sulle ordinate c’è lo stesso valore ma per il gruppo in ingresso. Le scuole in rosso sono quelle che “fanno meglio” in termini di composizione, viceversa le blu.

 

Tavola 1

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Similmente la tavola 2, con riferimento alla numerosità di studenti stranieri. Le scuole in rosso espellono più stranieri di quanti non ne ricevano, viceversa le blu.

 

Tavola 2

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Queste figure mostrano il processo di segregazione che sta interessando la scuola media italiana. Chi decide di cambiare scuola si iscrive, tendenzialmente, in una con composizione media più simile alle proprie caratteristiche, facilitando la riproduzione di disuguaglianze sociali. Infatti, gli alunni che frequentano scuole molto segregate registrano punteggi del test Invalsi più bassi di circa 1.5 punti. Un effetto piccolo, sulla cui precisa identificazione c’è ancora bisogno di contributi scientifici.