L’impegno di Caritas nel contrasto alla povertà


Emanuele Ranci Ortigosa | 17 Maggio 2023

Il contrasto alla povertà è al centro dell’azione sui territori e della riflessione di Caritas Italiana. Allo stesso tema welforum.it dedica continua attenzione. Su questa convergenza abbiamo convenuto con Caritas, da sempre fra i nostri sostenitori, di dedicare a questo tema un Punto di welforum, per riproporre dei contenuti di due recenti rapporti Caritas di grande interesse e qualità. Si tratta del 21° Rapporto su povertà ed esclusione sociale, dal titolo “L’anello debole”, presentato lo scorso 17 ottobre in occasione della Giornata internazionale di lotta alla povertà, e di un secondo rapporto, Adeguate ai temi e ai bisogni: le politiche contro la povertà in Italia”, diffuso in un convegno il 1 dicembre, mentre era in corso in Parlamento la discussione della legge di bilancio. Alcuni ulteriori articoli aggiornano l’osservazione e le valutazioni al presente, alle scelte che il governo prospetta e alle loro probabili conseguenze.

Caritas offre al nostro paese un contributo originale e significativo in tema di conoscenza e di contrasto alla povertà, esito di un fecondo intreccio fra due dimensioni del suo agire. La prima è l’azione sul campo che la rete dei centri Caritas svolge offrendo aiuto materiale e relazionale, e raccogliendo contestualmente vissuti personali, famigliari, di gruppi di popolazione e anche informazioni sui contesti. La seconda è la rilevazione di dati e la rielaborazione delle conoscenze che l’azione sul campo offre, per una riflessione sul tema e una proposta sulle politiche di contrasto alla povertà che Caritas sviluppa a livello nazionale, e anche a alcuni livelli locali. Caritas è quindi una fonte cui anche welforum.it costantemente fa riferimento per riproporre una visione della povertà, o meglio delle persone, delle famiglie, delle popolazioni povere – Partire dai poveri, si legge nel rapporto – non solo quantitativa, ma più articolata, più umana, e quindi meglio in grado di generare conoscenza non superficiale, comprensione, anche solidarietà.

Con questo nuovo Punto, welforum.it propone una serie di contributi che sintetizzano, riprendono e talora anche sviluppano temi trattati nei rapporti e nei convegni Caritas prima richiamati.

Nel primo articolo, Contrasto alla povertà e oltre. Questioni, priorità e politiche per il futuro, Nunzia De Capite si sofferma sulle politiche di contrasto alla povertà, sviluppando una riflessione su come realizzare buone politiche contro la povertà assoluta, quali interventi realizzare per fronteggiare l’alto rischio di povertà ed esclusione sociale in Italia, quale ruolo la rete delle Caritas può svolgere in uno scenario di politiche pubbliche profondamente mutato negli ultimi anni. Il testo prende in esame le statistiche ufficiali sulla povertà e i dati di fonte Caritas, provenienti da quasi 2.800 Centri di ascolto sparsi in tutto il territorio nazionale, in contatto quotidiano con storie di fragilità e di bisogno.

I due successivi articoli di Vera Pellegrino e di Federica De Lauso trattano il tema della povertà ereditaria, valorizzando gli esiti di due indagini empiriche: una titolo di taglio quantitativo realizzata su un campione rappresentativo di utenti Caritas che giunge a quantificare i casi di povertà intergenerazionale nel nostro paese; la seconda titolo di taglio qualitativo, sul vissuto delle famiglie in povertà intergenerazionale, che offre possibili chiavi di lettura su come “spezzare la catena”.

Il tema della transizione scuola-lavoro dei giovani che vivono in famiglie in difficoltà è trattato da Walter Nanni e Renato Cursi nel successivo contributo dal titolo “Dal disagio alla rinascita” che si avvale dei dati di un’inedita indagine transnazionale condotta in 10 paesi europei congiuntamente con Caritas Europa e Don Bosco International.

Nell’ulteriore contributo “I percorsi di inclusione. Che cosa abbiamo imparato dall’esperienza e come affrontare il futuro“, Nunzia De Capite si sofferma sui percorsi di inclusione che costituiscono “l’altra faccia della medaglia” delle misure contro la povertà, spesso tuttavia non adeguatamente considerate nella fase di ripensamento delle misure, mentre invece impattano moltissimo sulla vita delle persone, sulla organizzazione dei servizi territoriali nonché sulla percezione complessiva dell’utilità ed efficacia della misura stessa. Per promuovere e sostenere i percorsi di inclusione occorre lavorare sul campo, con i protagonisti, a tutti i diversi livelli. Ma le recenti posizioni governative non pare se ne facciano carico, purtroppo, ignorando anche l’insegnamento offerto da precedenti passaggi, come quello dal Rei al Rdc.

Come non sembrano farsi carico dei problemi delle disuguaglianze di reddito, di ricchezza, disparità di condizioni di lavoro e di trattamento economico e di tutele, che affliggono il nostro paese da tempo. “Occorre pretendere che a livello centrale si mettano in campo anche interventi “predistributivi”, in grado cioè di agire a monte sui processi di creazione dei divari di reddito e di ricchezza fra le persone (regole del mercato del lavoro, tassazione, fisco, istruzione, salario minimo, ecc.)” perchè “se non si scioglieranno i nodi delle cause, la povertà e la disuguaglianza resteranno un destino ineluttabile per troppe persone nel nostro paese”.

Nell’ultimo scritto Cristiano Gori, consulente scientifico di Caritas e anche di welforum.it, individua nelle recenti scelte nazionali di contrasto alla povertà un cambiamento di ordine valoriale. Lo evidenzia ripercorrendo le fasi delle nostre politiche contro la povertà: una prima di interventi sperimentali, temporanei, su alcuni profili di povertà (Reddito Minimo di Inserimento (1999-2003) e Sostegno per l’Inclusione Attiva (Sia, 2014-2016). Una seconda fase, in corso, di universalismo più selettività, che introduce interventi strutturali di reddito minimo (Reddito d’Inclusione (2017-2019) e Reddito di Cittadinanza (2019-2023), basati sul diritto a ricevere un sostegno di chiunque si trovi al di sotto di una determinata soglia economica di povertà. La terza fase inizierà nel 2024 con l’introduzione dell’Assegno d’Inclusione (Adi), intervento strutturale di reddito minimo che abbandona l’universalismo per assumere il principio della categorialità familiare: fra tutti coloro che sono sotto una specifica soglia economica di povertà avranno diritto a ricevere un sostegno solo gli appartenenti a famiglie con certe caratteristiche: presenza di figli minori, componenti con limitazioni fisiche, ecc. Per tutti gli altri poveri, invece, c’è il Sfl, il Supporto per la Formazione e il Lavoro, per i cosidetti occupabili, un aiuto temporaneo, che dura solo 12 mesi, il cui ammontare perlopiù non permette un’esistenza accettabile. È l’addio all’universalismo, che afferma come compito dello Stato l’assicurare il diritto ad una vita decente per tutti i poveri. Le posizioni di Caritas che Gori riprende a conclusione del suo articolo richiedono come fondamentale la reintroduzione di una misura universale di contrasto alla povertà, integrata con una misura complementare di inserimento occupazionale per le persone a rischio di povertà che non hanno accesso ad altri sussidi di disoccupazione.