Anziani e reti di relazioni durante la pandemia


Il periodo di lockdown, introdotto in alcune zone della Lombardia già dalla fine di febbraio 2020, ha avuto un forte impatto sulle fasce più deboli della popolazione, i bambini e gli anziani in primis. In collaborazione con gli studenti del primo anno del corso di Laurea in Servizio Sociale dell’Università di Milano Bicocca abbiamo condotto uno studio esplorativo volto a indagare il ruolo svolto dalle relazioni sociali (quelle tradizionali e quelle mediate dalle nuove tecnologie) nel gestire la quotidianità degli anziani, esplorare il loro benessere psico-sociale e, infine, investigare i loro bisogni. La raccolta dati è stata effettuata il weekend del primo maggio su un campione non probabilistico di 68 anziani residenti in Lombardia. Lo studio è parte delle attività di ricerca del progetto Aging in a Networked Society. Older people, Social Networks and Well-being, finanziata dalla Fondazione Cariplo.

 

Chi sono gli anziani intervistati?

Gli anziani intervistati sono costituiti per il 48% da uomini e il 52,5% da donne; l’età media è pari a 75 anni (valore minimo e massimo: 65 e 92 anni). Il 53% degli intervistati ha conseguito, al massimo, la licenza media inferiore; il 59% sono coniugati/e, il 34% vedovi/e e il rimanente celibe/nubile o divorziato/i. Il 32% degli intervistati/delle intervistate risiede nella provincia di Milano, il 18% nella provincia di Bergamo, il 16% in provincia di Monza e Brianza, e il rimanente nelle altre province lombarde.

 

Le reti sociali degli anziani: un fitto scambio di aiuti (anche reciproci) con parenti, amici e conoscenti

Durante il periodo del lockdown, le reti sociali degli over 65 appaiono contraddistinte da fitti scambi di aiuti (anche reciproci) con parenti e amici (si veda la tabella 1). Sebbene solo una minoranza degli intervistati abbia prestato aiuti “pratici” (ad esempio, con la spesa o il ritiro dei farmaci), circa il 70% di loro ha invece contribuito ad alleviare la solitudine di parenti o amici, fornendo loro compagnia telefonica. Gli anziani hanno ricevuto diversi tipi di sostegno, che includono sia aiuti con la spesa e il ritiro dei farmaci (principalmente forniti dalle reti parentali) che supporti di tipo psicologico, attraverso contatti telefonici, erogati sia dai parenti, ma anche dalle reti amicali. A titolo di esempio, il 75% degli intervistati ha ricevuto aiuto con la spesa da parte dei parenti e l’80% ha beneficiato dalle compagnia telefonica degli amici.

 

Tabella 1 – Tipo di aiuto prestato/ricevuto durante il lockdown (% di risposte positive)

Tipo di aiuto Prestato aiuto Ricevuto aiuto
Cura nipoti 5,6 n/a
Spesa parenti 11,8 75,0
Spesa amici/conoscenti 16,2 28,4
Farmacia parenti 19,1 61,5
Farmacia amici/vicini 8,8 11,8
Compagnia telefonica parenti 70,6 85,3
Compagnia telefonica amici/conoscenti 67,2 79,7
Accompagnare qualcuno dal medico 14,7 n/a
Essere accompagnato dal medico da un parente n/a 20,9
Essere accompagnato dal medico da amici/vicini di casa n/a 1,5

Nota: n/a: non si applica. La base per il calcolo delle percentuali varia in relazione all’item considerato.

 

L’uso dei social media durante il lockdown

I social media hanno permesso agli over 65 di rimanere in contatto con la rete parentale e amicale di riferimento durante le settimane del lockdown (si veda la tabella 2). Circa il 70% degli intervistati ha effettuato videochiamate, ad esempio utilizzando Skype, o ha inviato brevi messaggi ai propri famigliari ed amici. Sono invece una minoranza, seppur significativa,  coloro che hanno utilizzato i social network, come Facebook, o le e-mail per interagire con gli altri. L’emergenza sanitaria ha indotto molti anziani ad apprendere nuove competenze digitali: il 27% degli intervistati infatti ha imparato ad effettuare video-chiamate (le percentuali relative all’utilizzo dei social media precedente al lockdown fanno riferimento alle modalità “Spesso” e “Talvolta”). Non si segnalano differenze di rilievo nell’utilizzo degli altri social media.

 

Tabella 2 – Tipo di social media utilizzato prima e durante il lockdown (% risposte positive)

Social media utilizzato Utilizzo durante il lockdown Utilizzo prima del lockdown
Videochiamate (es. Skype) 69,1 41.8
Servizi di messaggeria istantanea (es. Whatup) 70,6 67,2
Social networks (es: Facebook) 27,9 25,4
E-mail 32,4 34,3

Nota: La base per il calcolo delle percentuali è 68.

 

Il benessere psico-sociale degli anziani

Sulla base del quadro fin qui emerso, non sorprende quindi che solo il 12% degli anziani abbia dichiarato di essersi sentito/a spesso solo/a durante il periodo del lockdown (si veda la tabella 3). Coloro che hanno affermato di essersi sentiti/e soli/e “qualche volta” o “mai o quasi mai” sono (in entrambi i casi) il 44%. Il fatto che gli intervistati, in generale, non abbiano sperimentato un’intensa sensazione di solitudine, non significa tuttavia che non si siano sentiti tristi o depressi. Infatti, il 65% degli anziani ha confessato di essersi sentito/a triste o depresso/a durante i mesi di isolamento.

 

Tabella 3 – Solitudine durante il lockdown (% colonna)

Frequenza
Spesso 12
Qualche volta 44
Mai o quasi mai 44
Totale 100
n 68

Alcune considerazioni conclusive

Nonostante i limiti metodologici di uno studio di natura esplorativa, i risultati di questa indagine ci restituiscono alcuni spunti interessanti sulle strategie di gestione messe in pratica da un gruppo di anziani lombardi per fronteggiare i cambiamenti introdotti nella quotidianità dalle norme di distanziamento sociale attuate dalle autorità competenti. Innanzitutto gli over 65 anche durante il periodo di lockdown hanno continuato a fornire il loro supporto agli altri, soprattutto attraverso il sostegno telefonico ad amici e parenti. Proprio per fronteggiare il rischio di isolamento e solitudine, l’utilizzo delle più recenti tecnologie di comunicazione sembra avere giocato un ruolo determinante: l’impossibilità di mantenere i rapporti sociali tradizionali in questo caso ha creato un’opportunità per gli over 65 di acquisire nuove competenze che hanno portato, come si è visto precedentemente, ad un significativo incremento dell’utilizzo soprattutto della videochiamata. Considerando il clima di incertezza che a tutt’oggi caratterizza i mesi a venire, diventa allora ancor più necessario prevedere degli interventi mirati che consentano agli anziani di acquisire questo tipo di competenze. Le competenze digitali devono essere soprattutto acquisite da quegli anziani che si trovano in una situazione di maggior fragilità fisica e sociale e che più di tutti potrebbero trarre beneficio da iniziative che consentano di mantenere i rapporti sociali o di crearne di nuovi per prevenire il rischio di isolamento o di depressione. Ad esempio, si è posta proprio questo obiettivo l’iniziativa “Nonni connessi” (https://www.unimib.it/coronavirus-informazioni-e-servizi/bicocca-cittadinanza/nonni-connessi) attraverso la quale nel mese di marzo 2020, proprio durante il periodo più complesso di diffusione dell’epidemia COVID-19 in Italia, si è voluto fornire un insieme di semplici e brevi tutorial pensati per accrescere le competenze degli anziani nell’utilizzo delle tecnologie di comunicazione e socializzazione.

 

I risultati preliminari di questa indagine non sono generalizzabili per le già citate caratteristiche metodologiche dello studio; ciò tuttavia, essi mostrano alcune tendenze interessanti, come la capacità degli anziani di attivare le proprie risorse, o quelle della propria rete, al fine di alleviare la loro sensazione di solitudine. Sarebbe quindi auspicabile che si conducano in futuro studi con un’impostazione metodologica più solida volti ad approfondire queste tematiche e a comprenderle più a fondo.


Commenti

Massimo Sideri, responsabile dell’inserto “Innovazione” del Corsera, ha coniato il seguente acronimo: N.A.-I.D..
Ovvero: Nativi Analogici – Invecchiati Digitali.
Al posto del trattino, ci potremmo mettere la GBB: la Generazione dei Baby Boomers, cioè tutti noi oggetto di vari approfondimenti/studi/questionari su come ce la siamo cavata nella Fase di Lockdown. Sento parlare di inziative pro Anziano sull’alfabetizzazione digitale, nel senso di come usare lo Smartphone, di come navigare in Rete…ma non sento parlare di “Cittadinanza Digitale”, di Smart People in ambito Smart City e, last but not the least, del ruolo “aumentato” del Cittadino Soccorritore.